Visuale in prima persona, enigmi da risolvere e un protagonista di cui non sappiamo praticamente nulla: ci siamo già ritrovati tra le mani titoli del genere, e soprattutto quando vengono realizzati con un numero estremamente limitato di risorse a disposizione la speranza è sempre quella che oltre l'apparenza, oltre meccaniche rugginose, da qualche parte di ci sia una buona idea. Una buona idea non salva un gioco cattivo, sia chiaro, ma dimostra che può sempre esserci qualcosa di positivo da cercare. Con Suicide Guy è andata così: c'è una buona idea... e poco altro, a parte sicuramente la volontà di cercare situazioni sempre fresche e originali, strizzando l'occhio a un gran numero di media diversi. Oh, e c'è anche un protagonista molto simpatico. Abbiamo passato qualche ora in compagnia del suo portatile eroe, e tra alti e bassi ci ha strappato più di una volta un sorriso.
Cosa fai di bello oggi? Muoio
Suicide Guy è un prodotto molto curioso, così come è particolare lo stesso titolo: l'apparenza però inganna, e mai come in questo caso, dal momento che non si tratta di un gioco che voglia istigare al suicidio di massa. Il titolo sottolinea invece la meccanica di base della piccola creazione di Chubby Pixel e Fabio Ferrara, che costituisce nei fatti anche l'unico vero elemento vincente e originale della produzione: per "vincere" in Suicide Guy dobbiamo in realtà "perdere". Non siate confusi, dopo i primi due livelli di gioco la questione diventa in realtà molto intuitiva: il protagonista di Suicide Guy è un buffo panzone che richiama oltre ragionevole dubbio Homer Simpson, spiaggiato sul suo divano e tutto preso dal divorare qualsiasi cosa di commestibile nelle vicinanze, naturalmente con la fidata bottiglia di birra a basso costo al suo fianco. Il problema è che il protagonista è anche particolarmente incline ad addormentarsi, rimanendo così rinchiuso all'interno di sogni dai quali non si riesce più a svegliare: per tornare nel nostro mondo deve prima trovare un modo per morire nel sogno. Ed ecco spiegato l'arcano: ogni livello di Suicide Guy per essere completato richiede al giocatore di trovare un modo per morire, per "perdere" nel senso comune del termine.
Il nostro compito è quello di guidare il panzone attraverso i 25 livelli dell'avventura principale, tutti diversi, tutti concettualmente separati l'uno dall'altro, di volta in volta affrontando la situazione pensata dagli sviluppatori. Ogni livello di gioco ha un'estensione modesta, e non prevede in realtà più di un modo per morire: solitamente c'è un oggetto particolare da trovare o un'azione specifica da compiere, che può essere più o meno chiara sin dai primi passi nel sogno, a noi il compito di riuscire a mettere in piedi il piano suicida. E qui può essere spesa più di una parola per sottolineare come non solo l'idea di base sia simpatica, ma anche quanto siano originali alcune situazioni pensate dagli sviluppatori nei diversi livelli: è difficile che venga riproposta più di un paio di volte la stessa idea, e temi e contesti sono i più disparati. Sono anche valide le citazioni e i rimandi ad altri prodotti di volta in volta differenti: in Suicide Guy trovano spazio (ma con la dovuta soluzione di continuità) un romanzo come Moby Dick, un livello di Super Mario in 3D, l'improbabile e deformato mostro di Frankenstein, Portal e tantissimi altri nomi noti al pubblico più o meno specializzato. I due cavalli di battaglia di Suicide Guy sono esattamente questi: una meccanica di base originale e il dilagante citazionismo che investe proprio tutto e tutti.
La grazia di un elefante
Il nostro protagonista è l'ultima persona al mondo che invitereste ad un evento culturale, ma a ben pensarci non ve lo portereste dietro neanche a fare una passeggiata: tra le azioni che è in grado di compiere spiccano i salti, i pugni e i rutti. Non è sicuramente una persona cattiva, ma neanche una in possesso delle buone maniere, tuttavia c'è un dettaglio importante: se si muove in modo così sgraziato, se è così goffo, se così spesso non riesce a saltare su una piattaforma senza cadere, forse è anche un po' colpa di un sistema di controllo e di una fisica di gioco che sembrano ben lontani dall'essere completi e rifiniti.
La grazia dell'elefante non è soltanto quella del protagonista, ma dell'intera produzione: è un po' tutto Suicide Guy ad essere così, a mostrarsi un titolo forse completo nei contenuti, ma un po' carente sotto molto altri punti vista, anche se bisogna ricordarsi che è un prodotto pensato per essere sin dall'inizio leggero oltre che poco costoso (il prezzo si aggira sui cinque Euro su PC, che diventano otto su Nintendo Switch). Ed è così che abbiamo riscontrato durante le nostre folli sessioni in cerca della morte alcuni problemini: l'aggancio alle piattaforme sopraelevate non sempre funziona, afferrare un oggetto significa semplicemente guardarlo levitare davanti al nostro volto, l'interazione tra una chiave e un baule è qualcosa a metà tra il magico e il soprannaturale (volano, si incastrano, in qualche modo collaborano). Non sono di certo fattori che possano rovinare più di tanto l'esperienza di gioco: sin dall'inizio Suicide Guy fa intendere ai giocatori la sua natura impacciata e poco aggraziata, ma è proprio questo aspetto che vuole rendere divertente un gameplay a tratti improbabile, e ancora più credibile un protagonista che tutto riesce a sembrare tranne l'eroe della situazione. Gli enigmi proposti nei vari livelli oscillano tra l'interessante, il geniale e il banale, come se alcuni avessero ricevuto molta più attenzione di altri: nella maggior parte dei casi o la soluzione è immediatamente intuibile, oppure c'è davvero da lambiccarsi il cervello; e tra gli ostacoli per completare la missione bisogna pur sempre fare i conti con la fisica di gioco, a tratti veramente ai limiti del frustrante, ma non così tanto da rovinare quella che si rivela in ultimo un'esperienza leggera e adatta a tutti.
Conclusioni
Suicide Guy parte da un'idea interessante e simpatica, e offre anche un buon numero di livelli, di situazioni e di citazioni se pensiamo che è stato sviluppato da un team composto da un paio di persone e con budget estremamente limitato. Non è sicuramente perfetto, né vuole esserlo: conosce i suoi punti forti ed è lì che va ad insistere, sulla risoluzione di enigmi fantasiosi, sulla costruzione di livelli originali che richiamano ora Portal ora Tomb Raider, offrendo più di una volta situazioni che riescono a strappare un sorriso. Bisogna fare i conti con vari (e a volte fastidiosi) problemi di tipo tecnico e con la fisica di gioco, ma sono elementi che a conti fatti non rovinano l'esperienza nel suo complesso. Potreste anche valutare di dargli una possibilità: ve lo abbiamo detto, costa veramente quanto una pizza al piatto.
PRO
- Un'idea di base simpatica
- Il numero di livelli è onesto
- I collezionabili rappresentano uno stimolo in più
CONTRO
- La fisica di gioco andrebbe perfezionata
- Movimenti a tratti goffi e legnosi
- L'HD Rumble si attiva un po' a caso