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50 Cent: Bulletproof

Se è vero che 50 Cent è a prova di proiettile, lo stesso non si può dire della sua prima uscita videoludica...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   23/01/2006
50 Cent: Bulletproof
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50 Cent: Bulletproof

AK, Uzi e simpatia

50 Cent: Bulletproof ha l’indubbio pregio di essere un prodotto estremamente immediato nel suo modo di porsi all’utente: nei panni del frontman della G-Unit si ha il semplice compito di consumare la propria vendetta contro chi ci ha sparato alle spalle, ovviamente passando attraverso tutta una serie di livelli di carneficina urbana. Fin qui nulla di male, di certo da un tipo come 50 Cent non ci si poteva aspettare un simulatore di volo o un rpg. Bulletproof è un third-person shooter strutturalmente abbastanza convenzionale e lineare: si corre, si spara, ogni tanto si schiaccia qualche pulsante. La classica routine, insomma, che trova timidi spunti nella presenza della crew di 50 Cent a fare da contorno all’azione sparatoria: Young Buck, Lloyd Banks e Tony Yayo partecipano attivamente a fianco del giocatore, fornendo potenza di fuoco e sagaci commenti senza lesinare qualche abilità peculiare da sfruttare per risolvere “enigmi” invero circoscritti alla pressione di un tasto context sensitive. Tra una raffica di Uzi e l’altra, 50 Cent può trovare il tempo per dedicarsi anche a tutta un’altra serie di attività costruttive, come uccidere i nemici con brutali mosse ravvicinate (ovviamente visualizzate in slow-motion e con ampi spargimenti di sangue), prenderli alle spalle e sottoporli a cruenti interrogatori (peraltro del tutto inutili), utilizzare muri ed ostacoli come copertura, raccogliere vari tipi di bonus ed infine derubare i cadaveri dei propri averi. L’elemento denaro gioca un ruolo fondamentale nelle sezioni tra un livello e l’altro, nelle quali è possibile acquistare armi, pillole curative e nuove mosse da vero “gangsta”. Non sono certamente i contenuti a mancare in 50 Cent: Bulletproof, visto e considerato come il gioco offra tutta una serie di video e bonus sbloccabili, oltre ad un grandissimo numero di tracce originali dello stesso rapper o della sua G-Unit. Trattandosi di un videogame, però, il primo posto nella scala di valori dovrebbe essere occupato dal gameplay, e non dal numero di extra offerti dal pacchetto ludico...

50 Cent: Bulletproof
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One shot, no kill

La mancanza di cura che pervade l’intera struttura di gioco di 50 Cent: Bulletproof è qualcosa di davvero imbarazzante. Il sistema di controllo è quello che per primo stupisce, ovviamente in termini negativi: privo di un qualsivoglia sistema di lock-on il titolo Vivendi Universal su affida per la mira allo stick destro, che manco a dirlo risulta talmente impreciso da impedire di colpire un nemico a un metro di distanza. E non è un’esagerazione. Un difetto accompagnato ed ingigantito nella sua gravità da altre vere e proprie bestemmie videoludiche, a partire da un level design ai massimi storici di piattezza, affossato inoltre da un ingiustificato e fastidiosissimo respawn automatico dei nemici. Da antologia poi la totale mancanza di accuratezza dei comandi context sensitive: non è affatto raro dover premere due o tre volte lo stesso tasto prima che 50 Cent capisca di aprire una porta o di ripararsi dietro ad un oggetto, e in quest’ultimo caso –inspiegabilmente- capita spesso di trovarsi comunque vulnerabili al fuoco avversario. Ancora, i tre compagni della G-Unit sono assolutamente invulnerabili e mortalmente accurati nello sparare ai nemici, un elemento che, unito alla cronica imprecisione del proprio mirino e alla struttura elementare di tutti i livelli, apre una pittoresca opportunità di gioco: correre da un bonus all’altro, tentando di rimanere in vita, per arrivare alla fine dello stage e lasciare ai soldati guidati dalla CPU il compito di far piazza pulita degli avversari. Insomma, non il massimo in termini di appagamento. Come è evidente, 50 Cent: Bulletproof è un prodotto talmente lacunoso sotto il profilo ludico da sfiorare la poco invidiabile nomea di videogame ingiocabile: e difficilmente anche i fan più sfegatati del rapper e della sua combriccola riusciranno a chiudere un occhio (se non proprio tutti e due) di fronte agli enormi problemi che affliggono il titolo Vivendi Universal. Nemmeno un comparto tecnico tutto sommato dignitoso riesce a risollevare 50 Cent: Bulletproof da una sonora bocciatura: d’altronde una grafica che dà il suo meglio durante le cutscenes e un accompagnamento musicale fin troppo zelante nel voler proporre quante più tracce possibili del repertorio di 50 Cent non possono certo essere motivo d’entusiasmo...

50 Cent: Bulletproof
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Commento

Inutile girarci attorno: 50 Cent: Bulletproof è un prodotto promozionale mascherato da videogioco. Non si spiega altrimenti l’alacrità da parte degli sviluppatori di infarcire il titolo di video e brani musicali sbloccabili e di curarne esclusivamente l’aspetto visivo sorvolando clamorosamente su tutto il resto. Dotato di una struttura di gioco a dir poco limitata e subissato da una serie elevata di macroscopiche magagne tecniche, 50 Cent: Bulletproof non fa altro che rivelarsi tremendamente impacciato nel tentativo di attirare su di sé l’attenzione grazie al carico di violenza gratuita e alla notorietà del protagonista.

Pro

  • Comparto tecnico dignitoso
  • Molto materiale su 50 e la G-Unit
Contro
  • Sistema di controllo allucinante
  • Struttura di gioco lacunosa
  • Frustrante e quasi ingiocabile

Multipiattaforma

Le versioni PS2 e Xbox sono molto simili, anche dal punto di vista tecnico. Il risultato finale è purtroppo lo stesso, per un titolo che non verrà certo ricordato negli annali.

Da molti bollato come mera operazione commerciale già dai primi annunci del suo sviluppo, 50 Cent: Bulletproof è finalmente uscito nei negozi, a seguito di alcuni decisi rinvii e di pittoresche dichiarazioni dello stesso rapper circa un bacino d’utenza del proprio prodotto esteso anche ai più giovani. Un’uscita quantomeno infelice questa di 50 Cent, considerando come il suo Bulletproof non solo non rappresenti il massimo della morale applicata al videogioco, ma soprattutto non sia decisamente il miglior modo di avvicinare un ragazzino al mondo dell’intrattenimento elettronico...