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Orso al volante, pericolo costante

Chi ha detto che per andare in letargo serve la patente?

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   24/07/2009
Enviro-Bear 2010
Enviro-Bear 2010
Immagini

Con Enviro-Bear 2010, lo sviluppatore Justin Smith è riuscito in una vera impresa; rendere un piccolo cult un gioco per tutte le ragioni opposte a quelle che solitamente contribuiscono a decretarne il successo. Porting del quasi omonimo Enviro-Bear 2000 per piattaforma Windows, si tratta in estrema sintesi dell'emblema del brutto che diventa bello, del gusto dell'orrido, del repellente che muta per qualche strano motivo in attraente. Un prodotto così insolito e particolare da diventare irresistibile per chi è in grado di mettersi sulla sua lunghezza d'onda.

Obiettivo letargo

Le premesse sono semplici: nei panni di un orso, bisogna guidare una automobile per 5 minuti cercando di raccogliere cibo a sufficienza per ingrassare e andare quindi felicemente in letargo. No, non serve che rileggiate questa frase, è tutto corretto: malgrado sia difficile capire come una mente umana possa partorire un concept del genere, è effettivamente questo il tema alla base di Enviro-Bear. Eppure nell'assurdo, esiste una certa logica dentro al mondo creato da Justin Smith, che si realizza nel momento in cui il nostro orso deve effettivamente guidare la vettura; il povero mammifero, privo della abilità umana nel manovrare un mezzo motorizzato, deve infatti agire con una sola zampa sui comandi, rendendo quindi necessario utilizzarli uno alla volta alternandoli in maniera tale da potercisi spostare.

Orso al volante, pericolo costante

E così magari si mette la marcia in avanti, poi si preme l'acceleratore per avere un po' di gas, e infine si passa a sterzare per direzionare l'auto; il mix di questi elementi rende possibili i movimenti all'interno della location - una foresta stranamente popolata di altri orsi al volante -, con un risultato finale tanto goffo e macchinoso quanto a dir poco esilarante. Andando addosso agli alberi o agli stagni, se si ha fortuna, si potrà ricevere direttamente dentro all'abitacolo dei pesci o dei frutti, da raccogliere e portare alla bocca dell'animale per farlo nutrire e avvicinarsi così allo scopo finale. Ma la strada verso il letargo non è tutta in discesa, e gli imprevisti sono dietro l'angolo pronti a materializzarsi; andando a colpire gli arbusti sbagliati o le rocce si vedrà il cruscotto riempito di sassi, pigne, foglie se non addirittura un fastidioso e iperattivo tasso da gettare fuori dal finestrino il prima possibile. Fondamentalmente Enviro-Bear è tutto qua: un concept assurdo ma stranamente attraente, che spinge a giocare cercando di far ingrassare il proprio orso livello dopo livello. E questo nonostante ci sarebbero tutti i motivi per affermare il contrario, a cominciare da un sistema di controllo impreciso e frustrante che rende difficile anche semplicemente cambiare la marcia dell'auto, e la ripetitività che compare dopo praticamente un minuto. Ma la assurdità del contesto e la follia del gameplay, a patto ovviamente di essere inclini a questo tipo di prodotti "alternativi", donano al prodotto un fascino del tutto unico. Abbiamo lasciato per ultimo l'aspetto grafico, perchè davvero ha del clamoroso; volutamente orribile, stilizzato, infantile, quasi privo di dettagli e pieno di bug, ma proprio per questo irresistibile.

La versione testata è la 1.0

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (5)
4.2
Il tuo voto

Enviro-Bear 2010 è talmente brutto che è bello. Un capolavoro del trash, molto distante dai titoli presenti su iPhone ma più in generale estraneo a tutti i dettami del game design moderno. Certamente ci vuole uno spirito e una attitudine particolare per poterlo appezzare, una curiosità verso i giochi diversi dal solito e uno spiccato umorismo. Se siete in possesso di queste caratteristiche, correte a spendere i vostri 79 centesimi in Enviro-Bear 2010; mal che vi vada vi farete una grossa risata, il che non è poco.

PRO

  • Irresistibile
  • Stranamente ipnotico
  • L'unico bear-driving simulator!

CONTRO

  • Tutto... o niente?