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Una magica storia di sangue, cappa e spada

Vanillaware riempie i nostri schermi di pura magia nipponica con un'altra produzione che tiene alta la bandiera dell'azione classica a due dimensioni

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   02/12/2009
Muramasa: La Spada Demoniaca
Muramasa: La Spada Demoniaca
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I lavori di Vanillaware non possono passare inosservati, con tutti i difetti che vi possono essere ascritti, il loro aspetto peculiare li rende in ogni caso notevoli e ben distinguibili nella massa dei videogiochi attuali. Dopo aver ammirato Princess Crown e Odin Sphere, in diversi avranno pensato a come sarebbe stato bello vedere gli abili amanuensi nipponici al lavoro su un soggetto maggiormente affine alla loro cultura d'appartenenza, e quasi ad accontentare tutti, è giunto questo Muramasa: La Spada Demoniaca.

Una magica storia di sangue, cappa e spada

Action game dal gusto antico ma dalla tecnica sopraffina, questo nuovo titolo punta a riabilitare la struttura e la rappresentazione tipica in 2D di capisaldi come Castlevania e Metroid all'interno dell'attuale mercato, dove prodotti simili sono spesso relegati ad operazioni alternative in digital delivery o simili, e ci riesce in buon parte grazie anche al suo particolare aspetto che contribuisce a caratterizzarne il carisma. E' vero che dopo la meraviglia iniziale di fronte alla grafica i difetti strutturali tendono ad emergere, ma soffermarsi eccessivamente sul bicchiere mezzo vuoto può farci perdere di vista il valore complessivo di questa nuova produzione Vanillaware: un gioco d'azione, piattaforme ed esplorazione che ci riporta ai fasti dell'epoca bitmap e degli action a scorrimento anni 90, di cui questo Muramasa potrebbe rappresentare l'evoluzione ed attualizzazione in linea con la nuova consapevolezza delle potenzialità espressive del videogioco. Certo, un miglior bilanciamento tra i fasti del comparto grafico e l'effettivo divertimento scaturito dal gameplay sarebbe stato auspicabile, motivo per il quale Muramasa non si presenta certamente come un capolavoro ma "solo" come un buon titolo d'azione che ha il pregio di riferirsi - cosa divenuta non comune - ad un pubblico non necessariamente casual.

Due storie in una

Buona parte del fascino di Muramasa risiede nella sua particolare collocazione storica e stilistica. Riprendendo vari spunti della cultura classica nipponica - i monogatari, il teatro kabuki, le leggende classiche - la storia mette in scena un canovaccio che tocca diverse figure topiche del repertorio, raccontando due storie diverse che si intersecano, percorrendo i medesimi scenari (per la maggior parte) in ordine diverso, raccontate attraverso una cadenza ritmica lenta e riflessiva, quasi teatrale anche nella sua affettazione. Da una parte c'è Momohime, una principessa posseduta dallo spirito di un feroce spadaccino e dunque costretta a perseguire i suoi disegni di vendetta e la sua sete di sangue, nonostante l'aspetto grazioso, dall'altra c'è Kisuke, giovane guerriero in fuga che ha perso la memoria e ricorda soltanto di dover recuperare una spada. Il tutto si innesta nel Giappone medievale dell'era Genroku, nel periodo in cui lo shogun Tokugawa Tsunayoshi mette a ferro e fuoco l'intero arcipelago per la sua sete di potere.

Una magica storia di sangue, cappa e spada

Le battaglie che ne scaturiscono comportano un vasto impiego di spade sempre più potenti, tanto da risvegliare e condurre sulla terra dei e demoni dell'aldilà. L'esperienza di gioco sostanzialmente non cambia nella scelta tra i due combattenti, ma si assiste a storie sensibilmente diverse che portano anche a scontri differenti, in particolare per quanto riguarda gli spettacolari boss, snodi focali delle trame. La possibilità di attraversare il gioco attraverso due punti di vista differenti va a tutto vantaggio della longevità, che si assesta in totale poco oltre le 10 ore di gioco, un buon quantitativo per un titolo prettamente d'azione. Diverse tra loro sono anche le spade utilizzabili per ogni personaggio e le loro relative evoluzioni, che determinano poteri e tecniche differenti.

Le spade demoniache

Le katana rappresentano l'elemento centrale del gioco: i protagonisti possono equipaggiarne tre per volta e passare in ogni momento da un all'altra, ma il numero totale di spade utilizzabili si aggira sul centinaio. Oltre a quelle conquistate sconfiggendo i boss, è possibile forgiarne un gran numero nell'apposita sezione, seguendo uno schema ad albero che rappresenta l'evoluzione delle armi verso i livelli più alti. Per sbloccare una nuova arma, è necessario peraltro raggiungere determinati requisiti di spirito, forza e vitalità del personaggio che possano consentirne l'utilizzo. Si distinguono inoltre tre tipologie standard di katana: quella media, quella piccola e veloce e quella dalla lama lunga, lenta e potente.

Azione d’altri tempi

Ci si trova dunque ad esplorare un vasto mondo interamente realizzato in 2D, scorrendo tra schermate sequenziali con occasionali bivi, cercando di raggiungere i vari obiettivi progressivi. La struttura dei livelli ricorda quella dei già citati Castlevania o Metroid: invece di proporre sezioni chiuse e separate l'una dall'altra, i livelli sono esplorabili liberamente una volta aperte le barriere che li racchiudono, costringendo alla consultazione frequente della mappa e anche a parecchio backtracking. Sostanzialmente, quello che viene richiesto al giocatore è raggiungere vari punti di interesse per portare avanti la trama, quasi sempre corrispondenti a scene d'intermezzo e scontri con enormi boss: battuti questi, si ottengono spade sempre più potenti in grado di distruggere barriere di vario colore che ostruiscono l'accesso a varie sezioni della mappa, espandendo progressivamente l'ampiezza del mondo esplorabile. La relativa vacuità dei pur meravigliosi ambienti e la totale mancanza di enigmi o quest secondarie da portare a termine (a parte i livelli alternativi interamente incentrati sugli scontri) determinano una certa piattezza nell'esplorazione, mal supportata dall'assenza di un valido sistema di spostamento rapido e da un level design strutturalmente poco accurato, che costringe spesso a macinare chilometri in vuoto backtracking, salvato in parte dalla bellezza delle schermate. La componente propriamente action è incentrata sugli scontri all'arma bianca: con la katana è possibile colpire i nemici, parare i colpi avversari, respingere le armi da lancio ed eseguire tecniche speciali differenti per ogni spada. Mentre il livello di difficoltà minore non propone dinamiche troppo diverse dalla forsennata pressione del tasto d'attacco, la modalità difficile costringe ad un approccio più ragionato: il ricorso alla parata è obbligatorio e particolare attenzione va riposta nell'energia della spada, che porta al cambiamento frequente tra le tre katana equipaggiabili per volta.

Una magica storia di sangue, cappa e spada

Le spade infatti si usurano e infine si spezzano, salvo rigenerarsi all'interno della fodera, cosa che determina la necessità di non abusare di una sola lama, ma piuttosto di passare al volo dall'una all'altra (lo sfodero in combattimento rappresenta peraltro una tecnica di per sé, che colpisce contemporaneamente tutti i nemici sullo schermo). Per godere appieno di quanto il gioco ha da offrire in termini di sfida, dunque, è altamente consigliato affrontarlo al livello di difficoltà maggiore. Ci sono anche dei piccoli spunti "ruolistici", limitati all'evoluzione delle statistiche di vitalità, forza e spirito dei personaggi che crescono insieme al livello d'esperienza e consentono l'utilizzo di spade sempre più potenti.

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Controllo classico

Muramasa consente l'utilizzo del classic controller, del controller di Gamecube o del Telecomando con Nunchuck, ma non possiede nessuna implementazione collegata ai sensori di movimento. Anche in questo senso, è un gioco profondamente classico, nel quale utilizziamo lo stick per muovere il personaggio (correre e saltare), un tasto per l'attacco e la parata (svariati colpi possono essere effettuati combinando la pressione del tasto con le direzioni dello stick), un tasto per l'abilità speciale della spada e uno per cambiare arma al volo, oltre alla croce direzionale utilizzata per selezionare e consumare gli oggetti curativi.

Pittura interattiva

Basta vedere qualche immagine per capire l'effetto che Muramasa ha sul giocatore: la grafica interamente disegnata in 2D è semplicemente splendida e lo stile classico adottato aumenta il fattore meraviglia. I boschi, le campagne e le città sono del tutto simili a quadri interattivi che si ispirano alla pittura classica giapponese con la suddivisione in schermate che ricorda peraltro la struttura a pannelli e rotoli tipica della pittura-narrazione dello Yamato-e e dell'Emakimono.

Una magica storia di sangue, cappa e spada

I colori sgargianti e i piccoli particolari animati ripagano l'occhio tanto da rendere la curiosità di vedere i nuovi scenari il vero motore che spinge a proseguire nel gioco, nonché l'elemento che salva dalla noia nelle lunghe fasi di backtracking. Gli sprite dei personaggi sono anch'essi ben disegnati e animati, sempre caratterizzati dal particolare stile adottato che li rende in certi casi grotteschi, in altri sinuosi o terrificanti ma mai banali. C'è un necessario riciclo di elementi per quanto riguarda scenari e personaggi, con modelli uguali riproposti magari con differenze cromatiche o leggere modifiche - soluzione anche questa tipica della vecchia scuola videoludica in 2D - ma il risultato non è mai spiacevole e quello che appare sullo schermo resta sempre e comunque una festa per gli occhi. Sempre in linea con la grande cura estetica sono i momenti d'intermezzo che amplificano la capacità di immersione nel clima generale del gioco: quando si arriva nei villaggi e nelle città è possibile visitare locande o negozi nei quali comprare qualche vivanda tipica della cucina giapponese, con tanto di attenta rappresentazione in "soggettiva" del piatto da consumare, oppure in certi casi una scimmietta può accompagnarci verso una sorgente termale segreta nella quale recuperare le forze; sono piccoli tocchi che denotano la grande cura riposta nella componente estetica del gioco. La medesima cura è riscontrabile nel comparto audio, che musicalmente mischia brani dal gusto nipponico-classico ad elementi moderni e di rottura per sottolineare meglio i momenti più movimentati, mantenendosi comunque come un insieme organico, supportato da effetti sonori a tema e dialoghi parlati opportunamente in Giapponese, per mantenere intatta l'atmosfera tipica.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (67)
8.7
Il tuo voto

Muramasa non è privo di difetti, anzi. La monotonia dell'azione si fa sentire a lungo andare, amplificata dall'inopportuna scelta di riempire ampie fasi di gioco con un backtracking particolarmente "vuoto", dalla mancanza di una sostanziale evoluzione dei personaggi ed elementi diversivi come quest secondarie o enigmi legati al level design. Detto questo, non si può però non rimanere positivamente impressionati dal lavoro effettuato da Vanillaware: il gioco riempie lo schermo di una magia particolare, una meraviglia che - viene da pensare - pare necessariamente legata ad un periodo passato, l'epoca d'oro degli action-platform a scorrimento. Muramasa è un omaggio a quell'era e un'attualizzazione valida di quei principi di semplicità e immediatezza, nonché un raro esempio di "artigianato" videoludico d'alto profilo.

PRO

  • Esteticamente meraviglioso
  • Divertente e immediato da subito
  • Longevo, considerando anche il genere

CONTRO

  • Level design poco strutturato
  • Non si percepisce una reale evoluzione del personaggio
  • Mancanza di elementi diversivi nell'azione