Le prime console realizzate da Nintendo sotto il comando di Iwata (Wii e DS) avrebbero potuto - e secondo alcuni dovuto - riportare alla ribalta il genere delle avventure grafiche, sia per l'enorme pubblico che hanno saputo attirare sia, soprattutto, per il sistema di controllo apparentemente affine a questa tipologia di giochi: sia il touchscreen che il wiimote consentono di avvicinarsi a quei comandi via mouse che per anni hanno fatto sì che le avventure grafiche si sviluppassero su computer piuttosto che su console, un connubio tanto potente che un modo alternativo di definire il genere è divenuto proprio "punta e clicca" (per quanto erroneo e inappropriato possa essere).
I risultati come abbiamo già ribadito più volte sono stati molto, molto lontani dalle aspettative: su DS ci sono state alcune conversioni di giochi famosi e pochi progetti originali, e questi pochi, solitamente, sono stati anche scarsamente ambiziosi... su Wii, purtroppo, è andata ancora peggio.
Avventure spagnole
Runaway: the Dream of the Turtle per Wii non è altro che la diretta conversione dell'omonimo gioco uscito su PC nel 2007, seguito dell'apprezzato e lodato Runaway: a Road Adventure del 2001. Tutti e due gli episodi sono stati creati da una talentuosa software house spagnola, Pendulo Studios, che ha pensato bene di capitalizzare il più possibile con The Dream of the Turtle: oltre a essere sostanzialmente identica a quella di due anni fa, la versione Wii esce in concomitanza con la pubblicazione - su PC, naturalmente - del terzo capitolo della serie. Insomma, una mossa votata a catturare nuovi potenziali seguaci piuttosto che ad accontentare i fan di vecchia data; d'altro canto questa piatta, svogliata conversione rappresenta, nonostante tutto, una delle migliori avventure grafiche - se non la migliore in assoluto - disponibili su Wii.
La storia di The Dream of the Turtle non richiede conoscenze pregresse, è apprezzabile anche da tutti quelli che non hanno provato il predecessore, e fa di tutto per coinvolgere fin da subito il giocatore attraverso delle tecniche narrative più cinematografiche che videoludiche, visto che, senza la pressione di alcun pulsante, si assiste al susseguirsi dei titoli di testa e del filmato introduttivo, fin quando non si viene catapultati direttamente nella prima area di gioco. Il protagonista, Brian Basco, ex-nerd di prima classe, si ritrova perduto in un'isola tropicale in seguito a un incidente aereo e, quel che è peggio, deve anche scoprire che fine ha fatto Gina, la sua fidanzata, lanciatasi col paracadute durante la caduta del velivolo. L'intreccio in poco tempo si sviluppa, si ingigantisce e, com'è tipico per le storie d'avventura, assume una portata sempre più ampia, fino a coinvolgere militari, colonnelli e altre personalità d'alto rango - fatto che, naturalmente, comporta vari cambi d'ambientazione qua e là per il mondo. Niente di particolarmente originale, ma il tutto è narrato bene e il fatto che sia lo stesso protagonista a raccontare le sue (dis)avventure giustifica in qualche modo quel senso di sicurezza che da sempre accompagna l'esplorazione nelle avventure grafiche tradizionali.
Avatar sciente
I personaggi sono caratterizzati abbastanza bene, ma non si può dire che gli sviluppatori abbiano osato in questo ambito: il ricorso a stereotipi è continuo, e non prevede alcuna rivisitazione degli stessi.
Nel peggiore dei casi, per far sì che il giocatore comprenda subito la personalità di un personaggio secondario, sono stati inseriti dei dialoghi al limite della decenza, che estremizzano alcuni lati del carattere (il dispotismo del falco americano, la sciattezza della bella barista) e, allo stesso tempo, appiattiscono completamente lo spessore umano che certe scelte, prese di posizione o caratteristiche avrebbero potuto (dovuto?) generare. Insomma, tutto è immolato all'avventura più sfrenata, al divertimento e alla rassicurazione nonostante ci si trovi isolati, sperduti e poi accerchiati e ricercati dai militari, sulla scia di Indiana Jones e, in generale, di -quasi - tutto l'intrattenimento televisivo occidentale. Abbastanza peculiare invece è l'interazione tra giocatore e protagonista, visto che Brian non si limita ad accettare supinamente tutte le decisioni che gli vengono imposte, piuttosto le commenta, le critica e, spesso, le rifiuta: questo, oltre a permettere lo sviluppo della personalità del protagonista, trasforma i "comandi" in "consigli", e aiuta, attraverso una specie di dialogo, a trovare la soluzione ai vari enigmi; dall'altro lato naturalmente la forte presenza di Brian impedisce (spesso) al giocatore di sbagliare, provare, unire e distruggere oggetti, limita, in poche parole, la sua libertà d'azione.
Rompicapo
L'interazione con l'ambiente è affidata completamente al puntatore del Wiimote, che si sostituisce senza stravolgimenti al mouse della versione PC.
Per spostare Brian, prendere un oggetto, osservarlo, guardarlo o modificarlo, per scorrere i menù e in generale per qualsiasi altra funzione che il gioco mette a disposizione è sufficiente muovere il cursore e premere A o B: l'unica procedura che risulta in po' macchinosa - ma era così anche su PC - è l'apertura/chiusura dell'inventario. Gli enigmi complessivamente sono abbastanza creativi, logici e soddisfacenti, ma non mancano le eccezioni: in alcune circostanze la soluzione è talmente assurda che fa storcere il naso, in altre appare semplicemente artificiosa. Quel che è peggio, come in molte avventure grafiche vecchio stampo (e The Dream of the Turtle è consapevolmente vecchio stampo), si ha la sensazione - in certi casi - di dover procedere a "scatti": pur avendo compreso la soluzione finale di un enigma bisogna comunque compiere alcune fasi intermedie richieste dal gioco (ma non dalla logica). Visivamente l'opera di Pendulo Studios si attesta su ottimi livelli, sia per lo stile utilizzato, sia per la qualità delle animazioni (con qualche eccezione), sia per la caratterizzazione dei personaggi, sia per la qualità degli sfondi e dei filmati: l'unica pecca è lo scarso stacco che c'è - nelle ambientazioni - tra gli elementi a media distanza e quelli molto lontani, carenza che appiattisce eccessivamente alcune immagini.
Conclusioni
Nonostante sia uscito due anni fa su PC, nonostante sia rimasto identico nell'interfaccia, nel contenuto e nella forma e nonostante stia uscendo il terzo episodio proprio in questo periodo, Runaway: the Dream of the Turtle rappresenta probabilmente la migliore avventura grafica tradizionale disponibile su Wii. Non solo: tecnicamente - attraverso una grafica curata e un buon doppiaggio - si attesta su livelli decisamente superiori alla maggior parte dei giochi per la console Nintendo. Consigliato agli appassionati del genere.
PRO
- Buono stile grafico
- Avventura sapientemente conservatrice
- Narrazione coinvolgente
CONTRO
- Alcuni enigmi sono assurdi
- Troppi personaggi stereotipati