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Sam, convincimi se ci riesci

E' giunto finalmente il momento di Conviction, il nuovo capitolo della saga Splinter Cell. Una gestazione lunghissima per un sequel estremamente atteso.

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   13/04/2010
Tom Clancy's Splinter Cell: Conviction
Tom Clancy's Splinter Cell: Conviction
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Versione testata: Xbox 360

Archiviato definitivamente il Sam Fisher dal fulgido capello lungo e brizzolato, dall'aspetto dismesso e dall'aria piuttosto cupa, Ubisoft Montreal è riuscita dopo alcune peripezie a portare finalmente sul mercato un sesto capitolo (tenendo conto anche dello spin off per PSP) di una serie che storicamente ha sempre avuto un posto di riguardo nei cuori degli appassionati.

Sam, convincimi se ci riesci

E così dopo un ripensamento globale del progetto che ha costretto il publisher a rimettere forzatamente sotto i ferri il sequel per almeno un paio di anni, il nuovo Splinter Cell si è finalmente concretizzato avvolto da una pericolosa aura di innovazione e carico di un'aspettativa che dovrà a tutti i costi soddisfare. Con questi gravosi fardelli sulle spalle Conviction, questo il sottotitolo del nuovo capitolo, si lascia giocare tutto d'un fiato su PC e Xbox 360 forte, tra le altre cose, di un'esclusiva console la cui genesi misteriosa deve ancora essere compresa fino in fondo. Probabilmente non si può parlare di capolavoro, ma gli ingredienti di questa rinascita sono stati mescolati nel giusto quantitativo e con la dovuta attenzione e il risultato è senza dubbio affascinante. E ora vediamo di scoprirli nel dettaglio tutti questi elementi.

Figlio illegittimo di Bourn e Bond

Splinter Cell: Conviction segue alla perfezione la linea narrativa della serie; sono passati una manciata di anni dal precipitare degli eventi di Double Agent. Sam Fisher ha definitivamente lasciato Third Echelon e gli Splinter Cell, sua figlia Sarah è morta a causa di un incidente all'apparenza casuale e il suo migliore amico, Irving Lambert, è stato brutalmente assassinato dallo stesso Fisher sul finire di Double Agent, come unico colpevole di altissimo livello per una serie di fughe di notizie e per un astruso comportamento da doppiogiochista.

Sam, convincimi se ci riesci

Conviction si apre buttando immediatamente il giocatore nel vivo dell'azione: Sam è braccato dalla stessa Third Echelon che ha deciso di mollare in modo unilaterale e Grim, la voce che per anni l'ha guidato in ogni missione, si è rifatta viva per aiutarlo in una disperata fuga tra le vie de La Valletta a Malta, livello che funge da tutorial e che ci stordisce da subito con una manciata di colpi di scena e cliffhanger. Sarah non è stata coinvolta in un banale incidente, dietro c'è forse addirittura un complotto ai danni di Fisher o magari potrebbe essere addirittura viva; Grimsdottir dondola silenziosamente tra le varie fazioni in gioco non rendendo mai chiara la sua posizione di alleato doppiogiochista; dal nulla ecco spuntare un nuovo alleato di Sam, Victor Cole, amico storico e intimo di Sam, conosciuto sul campo in una terribile missione in Iraq; Third Echelon sembra essere corrotta ai piani più alti e coinvolta in un enorme attentato che potrebbe mettere in ginocchio il vertice politico degli Stati Uniti d'America: e se non fosse stata Lambert la talpa? Di carne al fuoco insomma ce n'è veramente tanta e il risultato è chiaro anche da questa estrema sintesi: gran parte degli interrogativi rimasti appesi nella serie vengono adeguatamente ripresi, analizzati e nella stragrande maggioranza risolti. Non aspettatevi però un vero e proprio epilogo: una volta completato Conviction, come da tradizione per qualsiasi storia di spionaggio che si rispetti, capirete che c'è spazio per un prossimo capitolo della serie.

Sam, convincimi se ci riesci

E se da un lato è indubbio che questo Splinter Cell può essere apprezzato a dovere solo da chi ha giocato almeno Chaos Theory e Double Agent (rispettivamente il quarto e il quinto capitolo della serie), essendo numerosissimi i richiami alla saga e abbondanti le interconnessioni tra i personaggi, le storie personali e le organizzazioni coinvolte, allo stesso tempo lo stile narrativo strizza l'occhiolino a diverse scelte stilistiche a cui siamo stati abituati dalle serie TV più popolari degli ultimi anni e questo limita di molto lo spaesamento che potrebbe provare chi si avvicina a Splinter Cell tramite questo Conviction. E quindi largo a flashforward e flashback che alla perfezione si andranno ad amalgamare per tenere in uno stato di fascinoso mistero e adrenalinica agonia il giocatore che da subito capirà dove la storia andrà a parare, ma faticherà fino all'ultimo minuto a capire chi è coinvolto, in che misura e soprattutto con quale tragico epilogo.

Obiettivi Xbox 360

Splinter Cell: Conviction ha 45 obiettivi per un totale di 1000 punti. 18 sono segreti e completamente legati alla campagna single player e a quella cooperative e vi permetteranno in tutto di sbloccare quasi 400 punti una volta completata la storia. I rimanenti sono legati al completamento delle sfide P.E.C. e al potenziamento di tutte le armi e gadget disponibili (circa una decina) e ovviamente al multiplayer che permette di sbloccare un'altra decina di obiettivi, giocando in modo approfondito a tutte le modalità disponibili.

Nulla deve fermare il fluire dell'azione

Ma se vogliamo andare a trovare le reali novità frutto dei quattro intensi anni di sviluppo in cui è stata coinvolta Ubisoft Montreal, bisogna guardare al gameplay di Splinter Cell: Conviction. E le innovazioni saltano immediatamente agli occhi. Scordatevi prima di tutto strani indicatori su schermo o lucine lampeggianti: lo stealth, vera anima pulsante della serie, è ora connaturato più che mai allo stile grafico e artistico del gioco. L'alternarsi di luci e ombre, di scenari all'aperto e angusti spazi ristretti rivela da subito la natura del sequel che seppure potenziato da una vena action molto più immediata e frenetica, mantiene inalterato quello stile tipico stealth narrato da Tom Clancy e perfettamente incarnato dalla saga. La differenza è che questa volta sarà la nostra vista a farci capire se siamo nascosti o allo scoperto, modificando la palette cromatica di quanto appare su schermo in base alla copertura: quando siamo nell'ombra i colori scompaiono per trasformare il gioco in un action noir in tinte di grigio. Non appena il nostro corpo viene illuminato da una qualche fonte di luce, Conviction torna perfettamente a colori. Il risultato è un gameplay immediato dove in un istante il giocatore è libero di prendere le sue decisioni capendo a colpo d'occhio quanto è concreto il rischio di essere beccato in posti dove non dovrebbe essere. La scelta artistica ben si sposa con la cosiddetta Ultima Posizione Conosciuta: ennesima trovata su schermo ideata da quelli di Ubisoft per non interrompere il fluire dell'azione. In pratica una volta entrati nel cono visivo di un nemico avremo una piccola manciata di secondi (dipendente da quanto siamo esposti) per ritornare nell'oscurità o rompere la linea visiva, pena "l'attivazione" dell'avversario e la conseguente caccia a Sam Fisher. Una volta beccati se riusciremo ad eludere nuovamente l'attenzione delle guardie la nostra ultima posizione nota verrà concretamente marcata sullo schermo come una sorta di silhouette trasparente a indicare dove il nemico andrà a cercare l'ex agente segreto. Starà al giocatore sfruttare a dovere l'essere scoperti e utilizzare le routine di ricerca del nemico per metterlo magari ko prima che vada a chiamare rinforzi.

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Come se questo non bastasse, la semplificazione dell'hud e più in generale dell'acquisizione delle informazioni da parte del giocatore passa anche attraverso la trovata di mostrare direttamente sovrapposti sullo scenario gli obiettivi delle azioni di Sam. Vedremo quindi apparire scritte sui muri, sulle strade, sulle suppellettili di una stanza. Il giocatore non viene mai lasciato libero neanche per un attimo: in ogni momento sa precisamente dove deve andare e cosa fare, senza mai distrarsi dall'azione che corre rapida e fulminea sullo schermo. Ma l'apice di questo Splinter Cell restaurato, revisionato e ripensato è ovviamente il Marca e Giustizia. A lungo protagonista di tutti i video di Conviction mostrati fin dal suo restyling all'E3 del 2009, questa particolare meccanica rappresenta probabilmente alla perfezione il punto di contatto tra la natura intimamente stealth di Splinter Cell e la scalpitante volontà action di Conviction. Uccidendo concretamente un nemico con un colpo melee attiveremo la possibilità di marcare un numero variabile di avversari (solitamente da 2 a 4 a seconda dell'arma utilizzata e dei potenziamenti applicati) e, non appena li avremo tutti su schermo, con la semplice pressione di un singolo tasto, daremo il via a una rapida successione di one shot one kill assolutamente automatici. Nulla che snaturi il gameplay o che lo renda troppo facile: spesso riuscire in un attacco ravvicinato senza farsi beccare è meno semplice di quanto si possa pensare e nella stragrande maggioranza dei casi le possibili marcature sono largamente inferiori al numero di nemici in vista e il risultato è ritrovarsi con un paio di guardie a terra e almeno 5-6 istantaneamente sulle proprie tracce, richiamate da un colpo non silenziato o dalla vista di un cadavere nel bel mezzo della scena.

E' tutta una questione di longevità

E visto che abbiamo messo in mezzo la difficoltà, diciamolo subito, Splinter Cell: Conviction potrebbe essere finito in appena 6 ore se vi limitate a giocarlo a difficoltà Normale (quello di mezzo tra i tre disponibili). Se invece deciderete di affrontarlo a Realistico (e il nostro consiglio spassionato è di farlo), arriverete tranquillamente a una decina di ore per un totale di undici missioni. Ma il gioco ha un mare di modalità extra che offrono un grado elevato di rigiocabilità e profondità del gameplay.

Innanzitutto c'è il multiplayer, tutto rigorosamente affrontabile in cooperative su Xbox Live o in split screen. Un vero e proprio prologo agli eventi narrati nella campagna single player dove vi ritroverete a indossare, insieme a un amico, i panni di un agente del Third Echelon, Archer e di una spia russa, Ketrel, nella lunga corsa verso il ritrovamento di alcune armi dalla potenza devastante. Nelle quattro missioni che completerete in poco più di 3 ore al massimo livello di difficoltà, potrete apprezzare le stesse meccaniche della campagna in single qui arricchite di numerose opzioni e probabilmente anche maggiore varietà. Ci saranno azioni che andranno necessariamente fatte in due e anche la meccanica del marca e giustizia si carica dell'opzione di sparare in modo incrociato così da aggirare eventuali angoli morti nella visuale dei due agenti. Ma non è tutto perchè entrando nel menu delle Operazioni Speciali (per l'appunto il multiplayer), potrete affrontare tre ulteriori modalità di gioco: Cacciatore dove è fondamentale l'aspetto stealth nel comportamento dei giocatori, Scontro Finale, l'unica vera modalità competitiva dove sarà necessario uccidere l'altro giocatore evitando il disturbo delle pattuglie e un classico Ultimo Uomo dove è l'adrenalina la vera protagonista visto che l'obiettivo sarà difendere una testata a impulsi elettromagnetici da ondate crescenti di nemici.

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Il tutto all'interno di 6 mappe, 2 inedite e le restanti riciclate dalla campagna single player. A stimolare poi un certo tipo di collezionismo e ricerca spasmodica all'interno del gioco, vi sono le Sfide P.E.C.. In pratica dei veri e propri obiettivi che spaziano dalle uccisioni dei nemici nei modi più disparati, allo sfruttamento adeguato dello stealth per attaccare gli avversari e compiere determinate mosse. Sbloccando queste sfide, ce ne sono decine a disposizione, si guadagnano punti che possono essere spesi all'interno delle campagne single player e cooperative per potenziare le numerosissime armi a disposizione di Fisher e per acquistare uniformi aggiuntive da utilizzare nel multiplayer potenziando anche queste in seconda battuta. Ci siamo dimenticati nulla? Beh senza ombra di dubbio non possiamo tralasciare i difetti che affliggono Conviction perchè altrimenti con tutti questi contenuti e un gameplay che fila via liscio come l'olio, per quale motivo non ci troveremmo davanti a un capolavoro?

Un luccicare spento

E invece Splinter Cell: Conviction di difetti ne ha diversi. Nulla che mini in modo irrimediabile il gameplay, sia ben chiaro, ma quello che traspare già durante la prima sessione di gioco è inequivocabile: i 4 anni di sviluppo e il restyling totale si sono fatti sentire e hanno portato in dote un certo senso di incompiutezza e più in generale di mancata pulizia e ottimizzazione.

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Partiamo dai problemi minori: gli interrogatori in primis, sicuramente interessanti e coreografici sulla carta ma assolutamente inutili in termini di gameplay. Già al terzo vi sarete stufati di premere B vicino a qualche elemento dello scenario soltanto per far andare avanti il dialogo; non c'è alcuna possibilità di modificare le risposte del malcapitato, quello che vi deve dire ve lo dice in qualsiasi condizione. Probabilmente sarebbe stato più piacevole una semplice ma ben studiata cutscene in game per dare lo stesso risultato. E poi ci sono i checkpoint. Da sempre elemento distintivo di tutta la serie, Conviction specie se giocato a Realistico, vi porterà a morire in molte, troppe occasioni. E non è tanto il livello di difficoltà eccessivo (sempre comunque affrontabile e giustamente impegnativo) a far storcere il naso ma piuttosto la scelta di Ubisoft Montreal di mettere i punti di salvataggio automatici a distanza un po' eccessiva. Talvolta vi ritroverete ad affrontare 2, 3 scontri a fuoco anche in ambienti diversi, morire all'improvviso e doverli ripetere nuovamente tutti, magari anche con qualche sequenza di intermezzo assolutamente non saltabile che vi dovrete sorbire per la seconda o terza volta nella sua interezza. Senza dubbio è una questione di gusti, ma a parere di chi scrive, oggi non siamo più così abituati a ripetere la stessa, lunga sequela di combattimenti se magari ci siamo fatti beccare da una telecamera tra uno spostamento e l'altro. Ci saranno infatti un paio di situazioni di gioco in cui essere rilevati porterà alla "morte" istantanea e il tutto si andrà ad amalgamare fino a creare una netta sensazione di frustrazione nel giocatore.
Ma purtroppo è l'intelligenza artificiale a rappresentare il vero tallone d'Achille di Conviction.

Estremamente furba, intelligente e realistica nelle normali situazioni di gameplay o durante la ricerca attiva di Sam Fisher in cui potremo apprezzare movimenti di accerchiamento e di copertura, lanci di granate e più in generale una capacità di cooperare per colpire il nostro agente, nelle interazioni con i cadaveri, con la disattivazione delle luci e soprattutto con l'ultima posizione nota, sembra letteralmente andare in palla. Capiterà spessissimo di essere colti in flagrante, vedere la propria silhouette apparire e, una volta nascosti nuovamente, poter far fuori la prima guardia che viene a controllare di persona. La sua morte attiverà quindi una seconda guardia, che arriverà di conseguenza a controllare il cadavere pronta a beccarsi una bella pallottola in testa dalla distanza. A questo punto si attiva la terza guardia e così via, virtualmente all'infinito. Una sorta di bug trucchetto. Lo stesso capita ad esempio scaraventando un nemico da un balcone o una ringhiera. Le urla dovute alla sua caduta attireranno la guardia vicina che si precipiterà, anche lei, a dare un'occhiata, inerme davanti al nostro Sam pronto a lanciarla di sotto, con l'unico risultato di "attivare" il nemico successivo. Spesso in pratica vi capiterà di far fuori poliziotti e agenti nemici a ruota, semplicemente colpendoli uno dopo l'altro nel loro stupido avvicinamento in fila indiana. E questo è un peccato perchè, come già detto sopra, in situazioni normali, quando si è completamente allo scoperto, i movimenti dell'intelligenza artificiale sono perfettamente credibili ed estremamente avvincenti nei combattimenti che vanno a provocare.

L'inesorabile aspetto tecnico

Ma questa sorta di dualismo si ripercuote anche sull'aspetto tecnico del gioco. Splinter Cell: Conviction è piuttosto standard in termini grafici e non raggiunge mai picchi di eccellenza nel comparto video. I modelli sono buoni ma piuttosto scarni e decisamente ripetitivi e, fatta eccezione per il protagonista che gode di un ottimo dettaglio e animazioni curate fino all'osso, i nemici mostrano una cura nettamente minore. Anche il level design offre soltanto pochissimi spunti veramente notevoli.

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Per il resto si evolve attraverso dei costanti alti e bassi dove mappe ben strutturate e con la giusta suddivisione degli spazi si alternano a livelli più piatti e con meno mordente; su tutti, in termini negativi, quello ambientato nel luna park, evidentemente sopravvissuto al restyling concettuale del gioco. Sempre comunque, e questo è senza dubbio un bene visto lo stile di gioco, gli interni tendono a essere molto più curati e dettagliati rispetto agli esterni, e godono di un design che riesce a non renderli mai ripetitivi: ogni missione avrà il suo feeling inedito e singolare e non vi capiterà mai di provare delle sensazioni di deja vu anche quando vi ritroverete nascosti dietro alla centesima scrivania dell'ennesimo ufficio. Più in generale si notano comunque fenomeni di texture in bassa risoluzione e a colpo d'occhio è evidente la mancanza di effetti in post-processing che possano stupire il giocatore, che siano la presenza di buoni effetti particellari o la gestione delle luci dinamiche. C'è tutto ma sempre a un livello qualitativo nella media. Quello che invece manca, fortunatamente, è il fenomeno del tearing (quell'effetto in cui l'immagine sembra "spezzarsi" orizzontalmente) che tanto ha fatto preoccupare i giocatori fin dai primi filmati. Fatta eccezione per alcuni sporadici avvenimenti nei primi due, tre livelli, Conviction prosegue fluidissimo e praticamente ancorato ai suoi trenta frame al secondo, senza alcun tipo di imperfezione grafica.
Un ultimo appunto va mosso anche al doppiaggio, interamente in italiano del gioco. Ubisoft sembra proseguire con la scelta di team non all'altezza della produzione. Al di fuori della voce di Sam Fisher, tutti gli altri personaggi e in particolare i nemici, hanno dialoghi e impostazioni vocali senza particolari rilievi. Tutte molto simili e poco recitate. Nulla da dire invece sul fronte della colonna sonora, perfettamente in stile Splinter Cell, e sugli effetti audio, la cui varietà è enorme e particolarmente fedele nel caso di armi e gadget vari.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.9
Lettori (276)
8.4
Il tuo voto

Splinter Cell: Conviction non riesce a essere il perfetto epilogo di una saga decennale. In primis perchè un nuovo capitolo (o almeno un'abbondante sequel di DLC aggiuntivi) è praticamente scontato una volta raggiunta la fine della storia, ma soprattutto perchè la nuova avventura di Sam Fisher è sì adeguatamente architettata, ben strutturata e graficamente accettabile, ma pecca di diverse sbavature che non riescono a farla eccellere nel risultato finale. E' però indubbio che una volta passati sopra a quelle piccole incertezze che affliggono il gameplay e l'aspetto tecnico, Conviction riesce a essere uno shooter in terza persona che si lascia giocare con enorme gusto e coinvolgimento e in più di un'occasione diverte in modo intimo e viscerale, soprattutto nella campagna in cooperative, dove l'affiatamento con il proprio compagno di gioco può raggiungere vette veramente elevatissime. Un nuovo capitolo di Splinter Cell che i fan della serie non potranno che apprezzare e che sarà senza ombra di dubbio la testa di ponte per numerosi giocatori che proprio con Conviction si avvicineranno per la prima volta alla vita di Sam Fisher.

PRO

  • Le innovazioni nelle meccaniche di gioco funzionano bene
  • La trama è degna dei migliori spy-movie e il costante capovolgimento di fronte tiene il giocatore sempre sull'attenti
  • Estremamente elevato il coefficiente di rigiocabilità
  • L'intelligenza artificiale è molto evoluta nei comportamenti normali...

CONTRO

  • ...ma guadagna una strana stupidità all'attivazione di alcuni trigger
  • Tecnicamente non ha mai spunti di eccellenza