Versione testata: PlayStation 3
Quando una persona si avvicina alla scelta del prossimo videogioco da avere nella propria collezione solitamente ci sono diversi aspetti che prende in considerazione aldilà della spesa puramente economica, che pure rappresenta uno degli aspetti che incidono maggiormente, e che sono legati a percezioni per certi versi sono ancora più importanti. D'altronde giocare un titolo significa ricevere qualcosa in cambio, divertimento ed emozioni più o meno forti che arricchiscono la propria esperienza, e anche la parte di attesa, di rivelazione di nuove informazioni e di continui filmati rilasciati contribuiscono a creare quell'hype che in giusta misura fa sempre bene e genera anche diverse chiacchiere interessanti.
L'atmosfera e l'ambientazione sono due tra gli aspetti egualmente determinanti, e incidono a seconda del genere in misura differente.
Stanchi di partecipare l'ennesima volta alla Seconda Guerra Mondiale - tanto da conoscerne di più quasi da chi l'ha realmente vissuta - oppure di muoversi tra le solite imitazioni di città famose americane tra spacciatori, protettori e boss mafiosi?
Ecco la recensione di Red Dead Redemption, gioco pronto a rimpolpare un'ambientazione Western (con qualche, purtroppo piccolo, richiamo a quello all'italiana) decisamente meno inflazionata rispetto a quelle sopracitate e che dispone di indubbio fascino, non a caso il titolo si è conquistato nel corso degli ultimi mesi l'attesa di una vasta schiera di videogiocatori. Bollato da qualcuno abbastanza velocemente come "Grand Theft Auto con i cavalli" -affermazione che tra le altre cose in linea teorica sarebbe anche molto positiva- il titolo sviluppato da Rockstar San Diego propone una struttura che nelle basi ovviamente condivide molto di quella creata dai fratelloni di Rockstar North, ma dispone anche di diverse caratteristiche peculiari che ne delineano la propria identità e di un multiplayer che per certi versi rappresenta un nuovo step evolutivo per il genere. Che l'allievo abbia superato il maestro? Vediamo se ci sono tutti gli elementi per avallare questa supposizione.
Minigiochi: non c'è West senza il gioco d'azzardo
Come ogni gioco free roaming che si rispetti, Red Dead Redemption mette a disposizione diversi minigiochi per tutti i gusti, pronti a far distrarre il giocatore dalla storia principale, aumentare le ore di gioco ma anche utili per rimpinguare il proprio portafoglio allo scopo di acquistare armi e oggetti. A guidare il lotto abbiamo il poker nella sua versione Texas Hold'em, col quale basta un attimo per passare diverse ore in compagnia, seguito dal Blackjack, i Dadi Bugiardi dove bisogna dichiarare il numero di dadi con la stessa faccia tra tutti i contendenti - con tanto di bluff e dichiarazione precisa - il gioco delle cinque dita dove bisogna ripetere alla perfezione i tasti visualizzati per non tagliarsi le dita, il lancio del ferro di cavallo ed il braccio di ferro, per una varietà e quantità in grado di accontentare tutti i gusti.
Meglio morire liberi che vivere da schiavi
È bene inquadrare innanzitutto il periodo storico legato a Red Dead Redemption, che come prevedibile è ambientato agli inizi del 1900 nel confine tra il New Austin e il Messico, luoghi ideali e incontaminati per ambientare un Western come si deve. Voi siete/sarete John Marston, pistolero abile dal solito passato fatto di rapine alle banche, ma anche dallo scopo nobile di colpire i più ricchi e magari distribuire parte dei "proventi" a quelli più bisognosi. Un Robin Hood del West quindi, ma che ha visto improvvisamente la sua banda disgregarsi sotto i fumi del potere e di scelte sbagliate, che l'hanno portato dopo una serie di vicissitudini a dover lavorare per conto del governo allo scopo di rintracciare i suoi ex compagni e riabbracciare la sua famiglia da quale è stato allontanato. Il resto lo lasciamo scoprire al giocatore, ma è bene dire che la trama di Red Dead Redemption è uno dei punti di forza della produzione Rockstar San Diego, in quanto nella sua narrazione può fregiarsi di dialoghi assolutamente interessanti da leggere, sempre ben interpretati, conditi dal giusto humour e che rendono il filo narrativo tra le varie missioni sempre chiaro, per concludersi con un finale tutt'altro che scontato e che sicuramente premia i giocatori che portano a termine il titolo.
Il doppiaggio di Red Dead Redemption è in inglese con i sottotitoli in italiano ed è di assoluto valore in quanto ad interpretazione e numero di persone ingaggiate per dare le voci a tutti i personaggi. Ovviamente l'ideale sarebbe stato averlo completamente in italiano ma al contempo sarebbe dovuto essere di altissimo profilo, cosa che purtroppo accade solo di rado in campo videoludico.
I sottotitoli permettono comunque di comprendere alla perfezione ogni dialogo e aspetto della storia e seppur ancora troppo piccoli, soffrono molto meno del problema di leggibilità quando si è cavallo o in carrozza, perché incroci o deviazioni non capitano così spesso come in una qualsiasi città di GTA, e inoltre Rockstar San Diego ha implementato un sistema che "aggiusta" in automatico la velocità del cavallo a quella del proprio compagno di turno premendo il tasto X, e quindi ci si può concentrare sulla lettura stando attenti alle deviazioni che ogni tanto capitano.
La progressione di gioco è la cosa che ricorda più da vicino Grand Theft Auto, abbiamo infatti il territorio diviso in tre parti e che viene sbloccato proseguendo nella storia principale, i cui protagonisti sono rappresentati da lettere sparse per la mappa, ma è anche possibile girare liberamente per le città alla ricerca di missioni disparate e di vario genere, che prevedono il domare cavalli piuttosto che ronde notturne, oppure altri eventi casuali come sfide a duello da parte di gente più o meno sobria piuttosto che ladri di cavalli e bestiame da individuare, taglie da riscuotere o donne rapite da salvare. Nel bel mezzo ci sono missioni più articolate e simili a quelle legate alla storia, date dagli "sconosciuti" e che spesso sono come dialoghi e complessità molto simili a quelle principali.
Dove invece il gioco spicca maggiormente il volo è nell'integrazione e nella struttura del tutto, si nota infatti come Rockstar San Diego sia riuscita ad aumentare la varietà, ridurre i tempi morti e donare al gioco un'atmosfera e un'imprevedibilità senza pari, evitando di allungare la durata di gioco oltre un certo limite che l'avrebbe resa meno interessante.
Tutto ciò funziona grazie al passaggio tra le ambientazioni, ben tre diverse e peculiari che riescono a dare un ottimo senso di progressione alla storia, inoltre la varietà e le tipologie di missioni che vengono proposte, offrono nuove armi, gadget e tipologie di obiettivi in maniera estremamente ben bilanciata, considerando che anche quelle più lunghe sono dotate di diversi checkpoint che non rendono mai frustranti le sezioni che vanno rigiocate in caso di morte prematura.
Tra assalti ai treni e ai covi dei nemici, corse a cavallo e la raccolta di oggetti, fughe dalla prigione o semplici chiacchiere in puro stile western c'è tanto da fare, e anche cavalcando per le enormi praterie, canyon e foreste del gioco è possibile incontrare personaggi di ogni tipo, e sentirsi parte del grande mondo di gioco.
Proprio il cavallo è ovviamente il mezzo di trasporto preponderante all'interno dell'economia di gioco ed è anche uno degli elementi maggiormente riusciti, a partire dalle sue animazioni per arrivare al controllo -presente in due tipi, relativo al cavallo stesso o alla visuale- e alla perfetta simbiosi col protagonista principale. Può essere richiamato in qualsiasi momento con un fischio (mediante la croce digitale verso l'alto) ed è possibile ovviamente utilizzare qualsiasi arma mentre si sta cavalcando in maniera molto semplice e immediata, rendendo le sgroppate sempre un piacere anche dopo diverse ore di utilizzo.
Le città di Red Dead Redemption sono caratterizzate da diversi negozi utili ad acquistare medicine, mappe, armi e vestiti, dispongono di una proprietà acquistabile all'interno della quale è possibile, dormendo, far avanzare di sei ore il tempo di gioco, cambiare vestito e salvare. E' presente ad ogni modo anche una funzione di autosalvataggio che si attiva dopo eventi importanti o caratteristiche sbloccate. Ma John Marston è anche un pistolero senza regole e orientato verso la libertà, e quindi cavalcando per la mappa di gioco ha la possibilità di incontrare diversi tipi di fauna locale che varia da locazione a locazione, e in questo caso può cacciare diversi tipi di animali più o meno pericolosi e quindi scuoiarli per ottenere le pelli utili per alcune quest o per essere vendute. Stando attenti sempre a non ricevere lo stesso trattamento però, perché magari di notte un bel branco di lupi potrebbe lasciare la propria firma sulla schiena del malcapitato protagonista principale.
Allo stesso modo è possibile dedicarsi alla raccolta di diversi tipi di erbe, dove a supportare questa parte del gioco ci ha pensato anche Rockstar San Diego, che oltre al completissimo menu di statistiche e di missioni completate, che possono essere rigiocate in qualsiasi momento per migliorare il punteggio e ottenere una medaglia più prestigiosa, ha messo in piedi un sistema di sfide per ogni tipologia che permette da un lato di sbloccare nuovi vestiti speciali (quello elegante permette ad esempio di barare a poker e obbiettivi), dall'altro di partecipare a quelle proposte dal Social Club, che tra le altre cose danno premi legati a PlayStation Home su PlayStation 3 e agli Avatar nel caso di Xbox 360. Non mancano infine i classici minigiochi, ai quali abbiamo riservato un box dedicato.
Ad indicare la reputazione del protagonista principale ci pensano Fama e Onore, con la prima che viene accresciuta completando le missioni principali e secondarie e permette di accedere a diversi titoli e scontistiche nei negozi, e la seconda legata a come si portano a termine le stesse missioni e al comportamento durante i momenti "liberi". In caso di condotta irreprensibile l'onore raggiungerà il suo grado più elevato e permetterà ugualmente di ricevere scontistiche nei negozi e meno attenzione da parte dei tutori della legge.
Quando invece per guadagnare più soldi si assaltano diligenze, scassinano casseforti, derubano piuttosto che uccidono i civili, allora l'onore diminuirà, la taglia sulla propria testa aumenterà più rapidamente e in generale ci saranno diversi scontri a fuoco per la mappa di gioco quando si passa in prossimità di sceriffi o squadre mandate a cercarvi.
Red Dead Redemption quindi offre come sempre una serie infinita di cose che sono impossibili da elencare in toto, ma che come detto rendono il mondo di gioco vivo e sempre in grado di offrire qualcosa, secondo un bilanciamento davvero raro in questo genere di giochi.
Difficile quindi trovare difetti reali nella struttura di Red Dead Redemption: è un gioco divertente, comunque vasto e che da l'impressione di dare molta imprevedibilità, riducendo al contempo alcune delle criticità incontrate in Grand Theft Auto e soprattutto i tempi morti, tanto è vero che tra diligenze e accampamenti è quasi sempre possibile muoversi in maniera istantanea tra una parte e l'altra della mappa senza colpo ferire. Magari la parte dedicata a Fama e Onore sarebbe potuta essere più sviluppata, perché così com'è rimane sempre preferibile rimanere "puliti" e dedicarsi a guadagnare soldi con tanti metodi alternativi rispetto a quello di sporcare il proprio onore.
Il sistema di controllo riprende quello di GTA rifinendo leggermente alcuni aspetti, con i grilletti dedicati alla mira e allo sparo, il quadrato per saltare e rotolare e il tasto L1 per accedere ad un menu radiale per la scelta dell'arma, che spazia tra fucili a canne mozze e ripetizione, pistole, coltelli, molotov, lazo e così via, molto fedeli all'interno del contesto storico nel quale sono innestate. Non manca il sistema di copertura, attivabile col tasto R1, e il classico slow motion da pistolero del west, qui denominato Dead Eye, legato ad una barra rossa in basso a sinistra dello schermo e che si ricarica col tempo e con i nemici uccisi. Si attiva premendo il tasto R3 durante la mira, e col tasto R1 si possono marcare un numero prefissato di punti sui nemici, per poi colpirli in maniera quasi istantanea.
Nel gioco non è presente un livello di difficoltà, ma tre metodi di mira differente che determino anche quanto i nemici sono ostici nei nostri confronti. Quello di base prevede l'aggancio sempre e comunque automatico dei nemici alla pressione del tasto L2, quello intermedio invece l'aggancio iniziale col classico "tap" del grilletto sinistro, e quello esperto che offre un controllo completamente manuale della mira, che in verità diventa piuttosto ostico quando si è cavallo a fronteggiare nemici anche loro in continuo movimento.
Chiudiamo questo paragrafo con un po' di numeri che fanno sempre piacere, nella nostra prova specifica abbiamo portato a termine Red Dead Redemption in esattamente 30 ore di gioco, completandolo all'86%. Presumibilmente andando più spediti è possibile completarlo in 20-25 ore, mentre per completare tutti i vestiti, le sfide, i covi e quant'altro si possono raggiungere tranquillamente le 40 ore. Per essere ancora più precisi abbiamo affrontato 57 missioni della storia principale, 17 date da sconosciuti e 183 eventi casuali di cui 30 univoci, un bel po' di roba.
L'amore per i Canyon e la fauna selvaggia
Ma se è vero che un gioco deve essere innanzitutto divertente e ben bilanciato, in un titolo come Red Dead Redemption è anche l'atmosfera a giocare un ruolo fondamentale, per non andare ad inficiare tutto il resto. Ebbene, il titolo sviluppato da Rockstar San Diego ne ha da vendere in quantità industriale e il motore grafico ne fa da degna fondamenta.
Sembrerà una sciocchezza, ma la prima cosa che salta all'occhio è la conformazione del territorio e il cielo che ricopre il mondo di gioco, fattori che donano un impatto assolutamente piacevole. Di quest'ultimo ne abbiamo notato almeno una decina di varianti, tra versioni nuvolose o cristalline, da notte buia o stellata, tra temporali incessanti e pioggia appena accennata, con le pozzanghere che riflettono l'ambiente circostante, il vento battente che fa muovere insegne e bandiere in maniera più violenta, o con il sorgere del sole che fa filtrare la luce attraverso le piante e gli edifici, con un ottimo uso delle fonti di luce. Un piacere per gli occhi quindi, che merita già di per se una cavalcata, magari mentre un treno attraversa le rotaie e si procede a passo d'uomo a cavallo, giocando un po' con la visuale.
Anche una sparatoria in notturna all'interno della città di Escalera, con decine di spari che proiettano la luce sulle case e gli edifici, fa il suo bell'effetto. Cavalcare poi tra i canyon e la fauna del Messico, a nostro modo di vedere l'ambientazione maggiormente riuscita ed evocativa, aumenta questo senso di piacere e immedesimazione, per un risultato nel complesso davvero riuscito.
Dal punto di vista un po' più tecnico Red Dead Redemption utilizza una versione migliorata del motore Rage di Grand Theft Auto, e l'impatto complessivo è migliore nelle sue parti, con una profondità visiva perfetta e la netta riduzione del blur per gli elementi in lontananza. Anche la definizione e il filtering delle texture ha subito un miglioramento evidente (anche se non è ancora perfetto in diverse occasioni), così come le animazioni soprattutto legate al proprio cavallo e alla fisica di gioco. C'è da dire però che la densità di edifici e vegetazione nel gioco di Rockstar San Diego è sensibilmente minore rispetto a GTA, dove c'erano decine di grattacieli a costruire la città, e quindi non possiamo dire con certezza quanto dell'impatto sia migliorato a causa di questa diversa densità e quanto dall'effettivo miglioramento del motore grafico. Ad ogni modo persiste anche qualche difetto più evidente, derivato da un frame rate ballerino che si nota soprattutto in città e in condizioni di pieno giorno, dove si avvertono i famosi "scattini" presenti anche in GTA, e qualche fenomeno di shimmering in lontananza tra gli alberi sempre in condizioni di luce piena. Niente che vada ad inficiare il gameplay o più di tanto l'impatto complessivo, sia chiaro, ma siamo ancora ben lontani da un motore grafico solido e che non batta ciglio in qualsiasi occasione.
Il comparto audio dispone come detto di un doppiaggio eccezionale ed estremamente vario, così come di effetti sonori che riproducono alla perfezione gli spari delle diverse armi, ma anche tuoni ed effetti ambientali. La colonna sonora invece, seppur dinamica e dotata di una gran ricerca storica, è forse la parte più debole dell'intera produzione, con l'accompagnamento musicale di New Austin che ricorda un po' troppo quella di Grand Theft Auto, e per il resto fa il suo dovere senza eccellere e proporre brani memorabili che possano aumentare ancora più l'atmosfera, basti pensare che ci sono in totale solo 4 pezzi cantati, un peccato pensando al resto del valore della produzione e all'ambientazione.
Trofei PlayStation 3
Red Dead Redemption mette a disposizione 49 trofei, dei quali 23 di bronzo, 12 d'argento, 1 d'oro e 12 segreti. Alcuni sono dedicati al completamento delle missioni principali, altri a quelle secondarie, altri ancora alle sfide ambientali e al raggiungimento di un certo livello nel multiplayer. Non mancano quelli legati all'abilità di utilizzare la mira o all'uccidere un certo numero di animali della stessa specie. Tra quelli più simpatici ne abbiamo uno che prevede il mettere KO una persona in ogni saloon oppure imbavagliare una donna e metterla sulla rotaia del treno, per poi vederla passare a miglior vita al suo passaggio. Quest'ultimo magari è un po' meno simpatico.
Online: si vive insieme, si muore soli
Purtroppo, come spesso accade quando si ha la fortuna e l'onere di testare un gioco prima dell'uscita nei negozi, non abbiamo potuto testare troppo a fondo la modalità multiplayer di Red Dead Redemption, ci limiteremo quindi ad illustrarne le caratteristiche e le potenzialità che abbiamo scorto dalla nostra prova, demandando disquisizioni su bilanciamento e profondità in seconda battuta. È chiaro comunque che ci troviamo dinanzi ad un nuovo step evolutivo per il genere, una prosecuzione ideale del multiplayer di GTA ma con potenzialità davvero alte e in parte già espresse in questa iterazione.
Cuore pulsante è rappresentato dalla modalità "libera", all'interno della quale il giocatore vi accede una volta selezionato il multiplayer (completamente distaccato dal single player) e che rappresenta una sorta di lobby avanzata dalla quale poi è possibile accedere alle classiche partite competitive. In realtà e proprio questa parte ad essere quella più innovativa, in quanto permette fino a 16 giocatori di partecipare ad una stessa partita libera e di avere a disposizione l'intera mappa di gioco, con tanto di città, covi e mezzi di trasporto. A questo punto è possibile formare una banda fino ad 8 giocatori, e quindi muoversi assieme per assaltare alcuni covi nemici, scontrarsi con i tutori della legge, ingaggiare uno scontro a fuoco con la banda rivale, cacciare animali e piante, con il leader che può impostare punti di ritrovo e altro, sfruttando anche la chat vocale. Cavalcare tutti assieme al tramonto piuttosto che all'alba, muoversi nel Messico a caccia di animali feroci, assaltare i covi in cooperativa sono cose se vogliamo inedite e non da poco, e non è facile immaginare di spendere ore solamente per "cazzeggiare", ma al contempo migliorare la propria condizione secondo una struttura che illustreremo a breve.
In qualsiasi momento il leader della banda può catapultare tutti i propri compagni nelle partite competitive mediante diverse playlist dedicate, che offrono il classico deathmatch singolo e a squadre in diversi punti della mappa, il capture the flag col bottino ed un altro paio che prevedono il rubare più oro possibile e trasportarlo alla propria base e una variazione nella quale c'è un unico baule al centro della mappa, che va difeso e infine saccheggiato e trasportato per ottenere un punto.
In termini di gameplay il sistema di controllo è ovviamente ereditato dal singolo, ma ci sono un paio di interessanti variazioni e aggiunte. Il Dead Eye non scompare, ma per esigenze di bilanciamento il tempo non viene più rallentato; è possibile però utilizzarlo per "agganciare" le persone e quindi centrarle in pieno e in automatico secondo le zone individuate. Per il resto lo svolgimento dell'azione riesce benissimo a catturare l'atmosfera e non è mai troppo frenetico, bisogna utilizzare le coperture, muoversi spesso e in gruppo e in generale la conformazione delle cittadine permette molta varietà e divertimento.
Ad ogni inizio di modalità competitiva inoltre tutti i giocatori vengono messi in cerchio, per una classica sparatoria da film western dove tutti sono fermi e sparano all'impazzata, con l'ultimo a rimanere in piedi che riceve diversi bonus in termini di esperienza e titoli, un buon viatico per immedesimare ancora di più il giocatore nella sfida competitiva. Ad ogni modo quello che rende il tutto ancora più interessante, aldilà delle inedite possibilità offerte dalla modalità libera, è la struttura che fa da supporto a tutto il multiplayer di Red Dead Redemption, un lavoro mastodontico che prevede l'accumulo di punti esperienza per una moltitudine di azioni che si fanno sia in modalità libera stessa che competitiva. Ad ogni livello vengono sbloccate nuove armi e gadget, ma anche potenziamenti per la loro capienza e gittata, titoli per il proprio personaggio e una serie numerosa di skin dei personaggi, categorizzate per bande e tipologia, vestiti e cavalcature. Pensate che all'inizio della vostra avventura nel multiplayer di Red Dead Redemption sarete un banchiere sovrappeso, e il vostro cavallo sarà rappresentato da un fido ASINO che si stancherà subito dopo poche centinaia di metri di corsa.
A chiudere il cerchio ci pensano una moltitudine di sfide ambientali che prevedono la caccia di determinati animali e la raccolta di piante oppure uccisioni di fila alla testa e così via, ognuna delle quali restituisce punti esperienza oppure sblocca particolari aggiunte, che abbiamo contato essere nell'ordine di diverse decina. Come si suol dire però, l'appetito vien mangiando, e basta passare un po' di tempo in modalità libera per rendersi conto immediatamente di come sarebbe stato ugualmente bello poter partecipare ai minigiochi presenti in single player piuttosto che affrontare assalti ai treni o missioni più strutturate. Rockstar San Diego ad ogni modo ha da poco annunciato l'arrivo di un contenuto aggiuntivo gratuito a giugno, che permetterà di affrontare 6 missioni ben strutturate e in cooperativa fino a 4 giocatori, e sicuramente non sarà l'ultimo.
L’anima del selvaggio West
Il genere cinematografico Western è oramai caduto per gran parte nel dimenticatoio, perlomeno per quanto riguarda le nuove generazioni, ma ha rappresentato un pezzo importante della storia del cinema, e ha visto quello nostrano, denominato Spaghetti Western oltre oceano, dominare per diversi anni e influenzare tante produzioni arrivate da Hollywood; ancora oggi vede grandissimi fan che vi si sono ispirati, come Quentin Tarantino.
Questo genere era spesso e volentieri ambientato in Italia con attori italiani e stranieri, disponeva di humour nero e di momenti drammatici dove la distinzione tra buoni e cattivi erano molto meno marcata, era caratterizzato da una regia tesa a mantenere alta la tensione e da una colonna sonora sontuosa, basti pensare alle produzioni di Sergio Leone con Ennio Morricone come compositore, un'accoppiata davvero eccezionale.
Red Dead Redemption si rifà invece maggiormente al genere Western Americano, più serioso e schematizzato come impostazione, anche se talvolta ci sono chiari riferimenti allo Spaghetti Western quando si tratta di parlare di ideali dei protagonisti principali. Forse per questo la colonna sonora del gioco pecca un po' nella sua impostazione, ed è un peccato perché ad esempio il precedente Red Dead Revolver si avvicinava di più a questo concetto, e aldilà della qualità non paragonabile con l'ultima produzione Rockstar, aveva una colonna sonora ed un'atmosfera assolutamente valide.
È pur vero che tutte queste affermazioni sono molto personali e legate ad una cultura più italiana e occidentale, ma è indubbio che l'atmosfera unica evocata da un lungo duello fatto di sguardi e momenti drammatici ancor prima della sparatoria oppure da una colonna sonora di altissimo profilo, tipica dei Spaghetti Western, non è mai stata lontanamente avvicinata da quelli americani, che puntavano su altri fattori.
Conclusioni
Alla fine della recensione, Red Dead Redemption riesce a mantenere appieno tutte le alte aspettative che lo hanno contraddistinto fin dal sua annuncio e come da tradizione Rockstar è un gioco vasto che offre una quantità eccezionale di cose da fare, condite da una storia non banale e che si conclude in crescendo. Al resto ci pensano l'atmosfera e un ottimo comparto tecnico, che mai come questa volta riescono a riprodurre in maniera convincente un gioco ambientato nel selvaggio West, dove quello che "gira" attorno al protagonista principale è vivo e affascinante, tanto da meritare anche solo una cavalcata per goderne appieno la libertà che restituisce e tutto quello che ha da offrire.
In aggiunta è doveroso segnalare una componente multiplayer che rappresenta una nuova evoluzione del genere, e che è destinata ad aumentare la longevità in maniera esponenziale. Si ha però l'impressione che ad un passo si sarebbe potuta rendere ancora più completa, e siamo sicuri che parte di queste voglie verranno colmate con i prossimi contenuti aggiuntivi.
E' il momento di mettersi a cavallo insieme a John Martson, e rivivere senza alcuna remora la leggenda del vecchio West.
PRO
- L'ambientazione e l'impatto grafico
- Il sistema di controllo e l'interazione col cavallo
- La storia, i dialoghi e la varietà
- Multiplayer vasto ed evolutivo
CONTRO
- Qualche imperfezione grafica qua e la
- Alcuni (pochi) elementi meno sviluppati
- La colonna sonora non eccezionale