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Di Winning Eleven non si è mai sazi

Il ruggito del vecchio leone è ancora ben udibile su PlayStation 2!

RECENSIONE di Massimo Reina   —   04/08/2010
J-League Winning Eleven 2010 Club Championship
J-League Winning Eleven 2010 Club Championship
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La stagione calcistica è più o meno ufficialmente iniziata in quasi tutta Europa con i ritiri, e le squadre italiane sono in piena fase di preparazione con una serie di amichevoli che serviranno a rodare i loro meccanismi fisici e tattici in modo da renderle pronte alle battaglie che le attendono sui manti erbosi degli stadi del vecchio continente da Agosto in poi. In alcuni casi addirittura, vedi la Juventus, la stagione è ufficialmente iniziata da qualche giorno con gli impegni nei preliminari di Europa League, mentre in Giappone i vari tornei nazionali sono in pieno svolgimento. Proprio ai campionati di serie A e B nipponici, cioè la J-League divisioni 1 e 2, Konami dedica un nuovo capitolo della sua ormai ultra decennale saga calcistica, intitolato J-League Winning Eleven 2010 Club Championship.

Di Winning Eleven non si è mai sazi

Winning Eleven è una serie che ha da sempre saputo proporre fino a oggi su PlayStation 2 giochi particolarmente eccellenti, rinnovandosi di anno in anno, spesso di mese in mese quando venivano rilasciate le edizioni chiamate Evolution, senza perdere di vista quanto di buono costruito in precedenza ma anzi usando proprio gli aspetti positivi fino ad allora sviluppati come base per i successivi lavori. Soprattutto a livello simulativo e nei capitoli dedicati al campionato di calcio per club giapponese. Come quello che ci accingiamo ad analizzare. J-League Winning Eleven 2010 Club Championship offre al videogiocatore un elenco di ben 155 squadre dal quale selezionare quella preferita. 37 sono i club giapponesi completamente licenziati e con il proprio stadio personale, 118 quelli internazionali, alcuni dei quali non hanno però i permessi ufficiali e presentano di conseguenza maglie e loghi non reali.

Il campionato giapponese

In particolare abbiamo la copertura per il campionato olandese, quello francese, la Serie A nostrana (che però è priva di logo e nome della competizione) e la Liga Spagnola, dove sono solo 12 le compagini a poter vantare maglie e stemmi originali. Oltre ovviamente a quelle dei tornei nipponici e i club del resto del mondo. Tutti i roster sono aggiornati approssimativamente al mese di Maggio di quest'anno. Dalla schermata principale caratterizzata da menù dallo stile sobrio e funzionale si può accedere alle varie modalità di gioco, che sono poi quelle classiche e che per questo motivo non stiamo a rielencarvi. Ci limitiamo a segnalare semmai l'inedita opzione che permette di sfidarsi in amichevole nella Yamazaki Nabisco Cup o nella Emperor's cup. Una volta scelta la propria squadra e scesi in campo il gioco offre il meglio di sé.

Di Winning Eleven non si è mai sazi

Subito dopo il calcio di inizio, infatti, per l'utente già avvezzo alla serie tutto appare naturale visto che ritrova immediatamente il feeling di sempre con i comandi e con la costruzione di gioco, grazie anche a un sistema di controllo dei calciatori piuttosto immediato e che non ha subito sostanziali modifiche se non alcune limature atte a migliorarlo, come una maggiore "pesantezza" della palla. Sfruttando il sopraccitato sistema il giocatore può costruire fin da subito le proprie azioni offensive o difensive senza troppi problemi aiutato in questo sia dal buon sistema che gestisce i passaggi (tocchi di esterno, punta, interno, piatto), sia dall'ottima intelligenza artificiale che consente alle varie squadre, siano esse controllate in toto dalla CPU che in parte (quando cioè il videogiocatore umano gestisce un singolo atleta), di muoversi e agire in maniera molto credibile. Ovviamente a seconda degli schemi adottati, delle caratteristiche dei calciatori e delle situazioni che si presentano in quel preciso istante. Nel primo caso, come già nel precedente capitolo, a seconda del lasso di tempo che viene impiegato nella pressione del tasto, la potenza con cui si realizza il passaggio varia di intensità (stesso discorso per i tiri), mentre nel secondo la CPU costruisce azioni logiche, con sovrapposizioni sulle fasce o diagonali credibili in avanti così come in difesa con i centrali che stringono meglio, i mediani che fanno filtro a turno, etc. Per provare a saltare l'uomo nulla di meglio di una buona finta, tenendo però sempre in considerazione il fatto che oltre a essere più funzionali e naturali che in passato, esse aumentano di efficacia a seconda del calciatore che viene controllato e dalle sue qualità tecniche.

Giocare nella J-League

Se la giocabilità si conferma quindi sui soliti alti livelli a cui la saga ci ha abituato da anni, lo stesso può dirsi anche della sezione dedicata al campionato giapponese, che ha subito pochi cambiamenti di rilievo eccezion fatta per l'inedita modalità denominata J-player, che altri non è che la vecchia Fantasista applicata all'interno di una stagione in J-League. Con questa opzione l'utente può impersonare un qualsiasi calciatore presente nel roster dei due campionati nipponici di A e B, eccezion fatta per i portieri.

Di Winning Eleven non si è mai sazi

Altrimenti come avviene da un paio di edizioni a questa parte può semplicemente iniziare la stagione completa in questa competizione scegliendo la squadra intera da controllare per cercare di portarla alla vittoria finale. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico del gioco anche in questa edizione a emergere è la grafica, divenuta oramai da qualche tempo un altro dei punti di forza della serie anche su PlayStation 2. Intendiamoci, non assistiamo a cambiamenti eclatanti rispetto a quanto visto nel recente passato, e non potrebbe essere altrimenti visto l'hardware che oramai ha segnato il passo.
Però come da tradizione le chicche e i tocchi di classe ci sono, a volte impercettibili a prima vista ma tali da soddisfare l'occhio del videogiocatore più esigente. L'inconfondibile stile Tv di Fifa ormai mutuato dalla software house asiatica per offrire agli utenti una esperienza visiva a dir poco totale si evince nella cura con cui sono stati realizzati gli stadi, i manti erbosi e i calciatori, sempre più simili alle rispettive controparti reali anche nei movimenti. L'audio è di buona fattura con delle musiche che accompagnano l'utente durante il suo navigare fra i menù del gioco e svolgono bene il loro compito. Come i cori personalizzati per ogni club, specie quelli giapponesi, che sono assolutamente d'atmosfera grazie a un pubblico che segue più o meno direttamente le azioni che avvengono sul terreno di gioco, fischiando gli avversari o inneggiando i propri beniamini. Anche se questo atteggiamento dei tifosi non ha nessuna influenza sul comportamento di arbitro e calciatori, è anche vero che esso costituisce senza ombra di dubbio una piacevole presenza che offre un qualcosa in più all'aspetto realistico generale. Nota finale sulla sempre splendida telecronaca di Jon Kabira: non si capisce cosa dice, ma è coinvolgente e simpatica come non mai.

Di Winning Eleven non si è mai sazi

Conclusioni

Multiplayer.it
8.8
Lettori (20)
6.3
Il tuo voto

In attesa di vedere come sarà Pro Evolution Soccer 2011 su PlayStation 3 e Xbox 360 è ancora una volta una edizione per la vecchia PlayStation 2 a essere una delle migliori espressioni calcistiche su console. Nello specifico J-League Winning Eleven 2010 Club Championship pur essendo una sorta di versione 2.0 del suo quasi omonimo del 2009, si conferma comunque un prodotto di assoluto valore da avere assolutamente, segno che il monolite può ancora sfornare prodotti interessanti anche nei suoi ultimi giorni di sopravvivenza.

PRO

  • Giocabilità sempre ad alti livelli
  • Ottima fisica e intelligenza artificiale
  • La J-League ha sempre il suo fascino

CONTRO

  • Portieri talvolta poco svegli
  • Molto simile all'edizione 2009
  • Tutto in giapponese