Inventato nel 1974 dall'omonimo architetto ungherese, il Cubo di Rubik è considerato uno dei giocattoli più famosi di sempre, con più di trecentocinquanta milioni di pezzi venduti in tutto il mondo. Dotato di sei facce e di altrettanti colori, questo curioso rompicapo ha un bel po' di cose in comune con Q.U.B.E., l'action puzzle in prima persona sviluppato da Toxic Games e disponibile su una serie di store digitali dal 16 dicembre (arriverà anche su Steam il 6 gennaio). In primo luogo, il gameplay del gioco è interamente basato sulla risoluzione di enigmi, la cui complessità aumenta in maniera progressiva, tramite un crescendo davvero ben congegnato. In secondo luogo, i colori giocano un ruolo fondamentale nelle sue meccaniche; e benché non si venga chiamati a mettere insieme le facce di un cubo facendone coincidere le tonalità, in pratica tutti gli elementi di interazione con lo scenario si basano sul rosso, sul giallo, sul blu, sul verde, sul viola e, soprattutto, sul bianco.
Quest'ultimo colore ricopre quasi interamente il misterioso luogo in cui il nostro personaggio si risveglia, vestito di una tuta dotata di particolari sensori sui guanti che gli consentono di controllare alcuni dei numerosissimi pannelli che lo circondano. La mano sinistra fornisce un input, la mano destra il suo opposto, e grazie a questa capacità possiamo puntare i blocchi rossi e farli sporgere di più o di meno, far sì che le triadi di blocchi gialli si rialzino formando una "scala" di natura differente a seconda del pannello che attiviamo per primo, "schiacciare" i blocchi blu perché il loro rilascio si trasformi in una catapulta in grado di proiettarci in alto, usare i cubi verdi come supporto per raggiungere zone altrimenti inaccessibili e interagire con i pannelli viola perché facciano ruotare una porzione di scenario in base alle nostre esigenze. Nelle fasi più avanzate potremo addirittura "attingere" da questi colori i relativi poteri e conferirli a blocchi bianchi interagibili, in una sorta di capovolgimento di fronte rispetto alla prima metà dell'avventura, in cui invece la tonalità neutra non fa che distinguere ciò su cui non abbiamo alcun controllo. Ovvero lo sfondo, che pure si modifica e si deforma al nostro passaggio, seguendo simmetrie che sembrano non lasciare nulla al caso. Almeno fino a un certo punto...
A rigor di logica
Come accennato, la struttura di Q.U.B.E. si basa interamente sulla risoluzione di enigmi man mano più complessi. La progressione con cui questi puzzle ci vengono proposti risulta davvero ben studiata e in generale, per stile e approccio, la produzione non sembra affatto il frutto del lavoro di tre ex compagni d'università inglesi: pur rimanendo ancorata a binari ben evidenti, la direzione artistica del gioco appare infatti matura, capace persino di stupire quando improvvisamente si passa dagli ambienti sterili della prima parte alle pareti divelte della seconda, o anche solo a location caratterizzate da tonalità lievemente differenti.
Q.U.B.E. è decisamente un gioco da mouse e tastiera, benché supporti perfettamente i controller; questo perché i puzzle talvolta richiedono un movimento veloce del "mirino" per l'attivazione di blocchi al volo, specie quelli basati sulle sfere "neutre", il cui percorso va controllato rapidamente perché giungano alla corretta destinazione, aprendoci le porte per la zona successiva. Nel primo di questi enigmi, ad esempio, ci viene chiesto di agire su di un interruttore che indica al sistema appunto di rilasciare una sfera, dopodiché questa rotola, per via della pendenza, a valle dello scenario. Lungo il percorso ci sono dei blocchi colorati in trasparenza, che la sfera deve attraversare per colorarsi a sua volta, e giungere dunque in un "foro" finale tinta della giusta tonalità. Per ottenere questo risultato dobbiamo ruotare porzioni del percorso, modificando dunque la traiettoria della sfera perché passi attraverso i blocchi trasparenti e arrivi infine a destinazione.
Vedo / non vedo
Il gameplay di Q.U.B.E. si concentra dunque su di un unico elemento, il puzzle solving, ma in tal senso è stato fatto un eccellente lavoro per rendere l'esperienza più varia possibile, proponendo rompicapo sempre differenti. Introdotte le funzionalità dei blocchi colorati, ad esempio, il gioco ci proietterà all'intero di una serie di ambienti completamente bui, in cui proprio le tonalità che ben conosciamo ci consentono di distinguere i contorni dello scenario. Gli stessi colori, però, si "spegneranno" non appena ne avremo utilizzato le funzioni, chiedendoci di memorizzare la posizione dei blocchi già usati mentre agiamo sugli altri.
Esplorata anche tale possibilità, ci troveremo a dover attivare degli interruttori spostando dei cubi nella posizione corretta e facendoli investire da un raggio di luce. Insomma, gli sviluppatori sembrano aver sfruttato davvero ogni possibile combinazione, arrivando alla fine addirittura a fornirci la libertà di assegnare determinati colori a dei blocchi neutri, rendendo di fatto la risoluzione degli enigmi ancora più libera e soggetta a molteplici variazioni. Un lavoro di straordinaria qualità, in definitiva, ma sempre limitato a un unico elemento, tanto che di fatto non esistono "contorni" rispetto alla modalità principale. La cosa non costituisce un enorme difetto, partendo dal presupposto che l'intera esperienza ci venga proposta come qualcosa di unico e irripetibile, il che alla fine dei conti corrisponde al vero, ma bisognava allora fare di più sotto il profilo della trama, spronarci a vedere "cosa c'è dopo" non solo per il gusto della sfida nei confronti del rompicapo successivo, ma anche per sapere chi è il personaggio che controlliamo e cosa ci fa all'interno di quella misteriosa struttura. Domande a cui persino la sequenza finale non fornisce risposte precise. Per quanto concerne la realizzazione tecnica, la grafica rende in modo impeccabile l'idea di partenza del gioco, l'ambiente "sterile" e simmetrico che però a un certo punto comincia a "corrompersi". Non c'è molto da vedere a parte i blocchi colorati e le interminabili pareti bianche, ma le mani del protagonista sono molto ben fatte e in più di un'occasione si notano similitudini con Mirror's Edge, benché la componente platform sia invero basilare. Insomma, anche in termini visivi Q.U.B.E. fa molto poco ma lo fa molto bene, coadiuvato da una colonna sonora elettronica che accompagna l'azione senza spiccare.
Conclusioni
Q.U.B.E. è una produzione indie molto interessante, che farà la gioia degli appassionati di puzzle ambientali e che, per alcuni versi, si pone come un possibile complemento a Portal 2. Chiaramente il titolo Valve è dotato di una cifra stilistica ben superiore e di dinamiche molto più sfaccettate, mentre la creatura di Toxic Games si concentra su di un unico elemento (i puzzle, appunto), anche se bisogna ammettere che lo fa molto bene ed esplora ogni possibilità del concept su cui si basa. L'acquisto è dunque fortemente consigliato a chi apprezza il genere e la sfida che rompicapo sempre più complessi possono comportare, mentre tutti gli altri potrebbero sentire la mancanza di un contorno che risulta praticamente inesistente, di una trama più significativa e magari di qualche concessione sul versante action.
PRO
- C'è una certa atmosfera
- Comparto tecnico di buona fattura
- Dinamiche puzzle davvero ben implementate...
CONTRO
- ...ma il gioco fa praticamente solo quello
- Ci aspettavamo qualcosa di più sul fronte narrativo
- Alcuni squilibri nel livelli di difficoltà
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore AMD Phenom X4 9550
- 4 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore da 2,00 GHz
- 1 GB di RAM
- Scheda video con supporto agli Shader 3.0
- 1 GB di spazio libero su hard disk
- Sistema operativo Windows XP SP2, Vista, 7
Requisiti consigliati
- Processore dual core
- 2 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA serie 8000 o superiore
- 1 GB di spazio libero su hard disk
- Sistema operativo Windows XP SP2, Vista, 7