I giochi sportivi sono da sempre stati teatro di rivalità interessanti: PES vs FIFA, NBA Live vs NBA 2K, e così via. Sicuramente il ritorno di Yukes's all'interno del ring del wrestling avrà destato un po' di interesse in diversi appassionati. Stiamo infatti parlando dell'azienda che ha creato tutti i giochi di wrestling su licenza dal 2000 al 2018, ma soprattutto l'autrice del sempre più nostalgicamente citato WWE SmackDown! Here Comes the Pain. Dopo che 2K ha deciso di sviluppare internamente i giochi WWE, Yuke's si è rivolta all'AEW, l'azienda rivale della famiglia McMahon che settimanalmente propone show televisivi ormai di interesse globale. Sarà riuscita dunque THQ Nordic a portare sul mercato una valida alternativa a WWE 2K23?
Scopriamolo nella recensione di AEW: Fight Forever.
Ritorno al futuro
Iniziamo col dire che sì, Yuke's non ha perso la capacità di offrire un'esperienza a tutto tondo per quanto riguarda il mondo del wrestling. È innegabile che ciò che aveva magneticamente catturato gli appassionati della disciplina tanti anni fa, torna presente anche in questo AEW: Fight Forever. Non ci sarà la profondità manageriale dei vari Smackdown vs Raw, ma sicuramente ritroverete il divertimento dei giochi dei primi anni 2000.
L'idea dietro a questo nuovo titolo di wrestling è semplice: offrire agli appassionati la possibilità di avere tra le mani una grande varietà di opzioni tra cui scegliere. Il tutto atto a creare un'esperienza il più vicina possibile alla fantasia dei giocatori. Dai semplici 1v1 e 2v2, ai più canonici match con armi e gabbie, passando per i marchi di fabbrica della AEW come la Casino Battle Royale. Come negli show televisivi, anche nella controparte virtuale non mancano il sangue e la brutalità con mazze spinate, esplosivi, puntine e tavoli incendiari. Interessante anche la possibilità di affrontare dei minigiochi, più arcade rispetto ai match classici che offrono delle ilari trovate per passare il tempo.
Da questo punto di vista, non c'è nulla da dire. La trasposizione è fedele e anzi il divertimento è davvero gustoso e profondo. La possibilità di creare momenti ilari, ma anche epici vi è tutta e dipende solo dal giocatore. Questo elemento non è di poco conto, dato che negli anni è stato al centro delle richieste degli appassionati di wrestling. Tolta quindi l'esperienza offline e online (match privati, casuali e ranked), legata al divertimento di match singoli, a completare il parco di modalità presenti vi è la possibilità di effettuare creazioni (combattenti, arene, entrate, ecc.), un negozio da utilizzare con valuta in-game e la modalità Road to Elite, ovvero l'equivalente della modalità carriera.
La modalità principe di AEW: Fight Forever, affrontabile sia con una superstar esistente che con una creata, è il richiamo al passato di Yuke's. Ci troviamo, infatti, a una classica scalata per il successo, con il nostro protagonista che dovrà vestire i panni della matricola sotto l'egida della famiglia Khan e dovrà lottare fino a competere per il posto di GOAT. Niente che non si sia già visto ovviamente, ma comunque una modalità sempre gradevole per portare avanti le proprie scelte. Tornano i segmenti negli spogliatoi e nel backstage e tutta una serie di ammiccamenti ai nostalgici che più volte ci hanno strappato un sorriso, ricordandoci le esperienze dei primi anni 2000.
Un gameplay claudicante
Una volta lasciato il menù, l'idillio del nostalgico tuffo nel passato finisce brutalmente a fare i conti con diversi elementi fuori fuoco. Il primo problema è sicuramente quello visivo: AEW: Fight Forever non è sicuramente un'esperienza al passo coi tempi. L'impressione è quella di vedere combattere sul ring i pupazzi della Jakks. Nel 2003 spopolavano tra i ragazzini queste action figure snodabili con le quali creare incontri di wrestling con gli amici. Ebbene in AEW: Fight Forever vi è costantemente l'impressione di muovere dei grandi pupazzi, che sembrano oltretutto fatti di plastica. Legnosità e patinatura insomma rendono AEW: Fight Forever non il più bel gioco della generazione.
Ad accompagnare tutto ciò c'è la scelta surreale di non proporre delle entrate complete degli atleti, ma una versione ridotta che spezza a nostro avviso la magia. È indubbio che gli ingressi dei lottatori sono uno degli elementi più iconici del mondo del wrestling e allora perché perdere questi momenti? Con un parterre così nutrito di entrate memorabili sia per musiche che per movenze, è inspiegabile questo autogol.
Pad alla mano, il gioco propone un'esperienza enigmatica. Le movenze sono poco fluide e il parco mosse dei lottatori, sebbene riprenda sicuramente alcuni dei colpi più iconici delle superstar, è molto limitato. Ottime le interazioni con diversi elementi ambientali, ma la sensazione generale è quella di avere una Ferrari inceppata. A dimostrazione di ciò, c'è una mappatura dei tasti piuttosto macchinosa e poco intuitiva. X/A per le prese, quadrato/X per i pugni e triangolo/Y per i calci, oltre ai due dorsali superiori adibiti alle parate di prese (sinistra) e colpi (destra). Un sistema particolare che va in controtendenza rispetto a quanto fatto sia dai rivali che da altri titoli di lotta. La scelta obbliga quindi a una macchinosità inusuale, a causa soprattutto della separazione tra calci e pugni. Avremmo preferito dunque una visione simile a quanto fatto da 2K con l'assegnazione di colpi leggeri e potenti, ma comprendiamo che la scelta è dettata dall'assenza di un numero elevato di mosse per i lottatori.
Per quanto riguarda il roster invece, ci troviamo davanti a un numero appena sufficiente di lottatori. Lo show televisivo, infatti, dà la possibilità di vedere i lottatori della AEW che combattono con quelli Ring of Honor e quelli New Japan Pro Wrestling. Nel videogioco, invece, per una questione di licenze, le federazioni esterne saranno completamenti assenti e dovrete accontentarvi di quelli AEW. Vedremo cosa riserverà il futuro, ovvero se qualche DLC sistemerà la situazione o se dovremo attendere un nuovo capitolo. Allo stato attuale si tratta di una elemento piuttosto limitante.
Conclusioni
AEW: Fight Forever è un grande vorrei ma non posso. Le carenze tecniche sono evidenti e dimostrano come il tallone d'Achille della software house rimanga l'aspetto tecnico delle sue opere. Concettualmente il gioco ripropone la follia e la possibilità di personalizzazione dell'esperienza di gioco che aveva reso grande i primi titoli di wrestling negli anni 2000. Ma i limi tecnici del gameplay funestano l'opera prima targata AEW. Magari il futuro del brand sarà più roseo, ma nel frattempo il primo capitolo farà fatica a rimanere impresso nella memoria dei giocatori.
PRO
- Tipologie di match piacevoli e folli
- Divertente da giocare
CONTRO
- Graficamente non all'altezza
- Molto scarno di animazioni e mosse