Pur con tutto il suo fascino e la vicinanza alle dinamiche action che vanno per la maggiore nel mercato dei videogiochi, la serie di Aliens non può purtroppo vantare un lungo elenco di trasposizioni impeccabili, anzi in realtà sono più le produzioni che lasciano a desiderare rispetto a quelle che in qualche modo sono riuscite a tradurre al meglio lo spirito della saga cinematografica.
Un onore ma anche un onere cimentarsi con questa proprietà intellettuale, insomma, e i ragazzi di Tindalos Interactive probabilmente ne erano ben consapevoli quando hanno pensato di realizzare uno strategico in tempo reale che fosse violento e spietato proprio come gli Xenomorfi, ma al contempo capace di portare sullo schermo le atmosfere di Aliens: Scontro Finale.
È dunque un centro perfetto quello messo a segno dal team di sviluppo francese? Non proprio: vi spieghiamo perché nella recensione di Aliens: Dark Descent. E scusate il ritardo.
La storia di Aliens: Dark Descent
Circa vent'anni anni dopo gli eventi della trilogia di Aliens, una nave lascia a bordo della stazione spaziale Pioneer parte del proprio carico, che pare consista in contenitori sigillati al cui interno sono intrappolati Xenomorfi ancora vivi. Qualcuno però manomette i sistemi e fa in modo che le capsule si aprano, cosa che trasforma rapidamente la struttura in un inferno di sangue e Facehugger per le persone a bordo.
Maeko Hayes, vice amministratrice della stazione, si ritrova così a vivere un vero e proprio incubo ed è costretta a prendere decisioni drastiche, attivando sotto suggerimento di un Sintetico (sempre loro!) il Protocollo Cerbero: un sistema di sicurezza che punta a distruggere tutte le navi entrate in contatto con la Pioneer per evitare il diffondersi dell'infestazione, che tuttavia è ormai in atto sul sottostante pianeta Lethe.
In procinto di essere uccisa dagli Xenomorfi, come accaduto al resto dell'equipaggio, Maeko viene salvata all'ultimo momento da una pattuglia di Colonial Marines capitanata dal sergente Jonas Harper e proveniente dalla USS Otago, una delle navi colpite a causa delle misure poste in essere dalla Pioneer e schiantatasi rovinosamente sulla superficie di Lethe, incapace di riprendere il volo.
Inizialmente restia a rivelare a Harper di essere stata lei ad attivare il Protocollo Cerbero, la Hayes si mette a disposizione della sua nuova squadra per coordinare da remoto le azioni di recupero dei marine, che a quanto pare non hanno alcuna intenzione di starsene con le mani in mano mentre gli abitanti delle colonie vengono trucidati da orde di alieni ostili. Riuscirà la donna a fare ammenda e sventare questa terribile minaccia?
Caratterizzata da una storia convincente e ben narrata dai suoi interpreti, pur depotenziata da un comparto tecnico che proprio durante le sequenze di intermezzo mostra tutti i suoi limiti, sfoggiando una grafica molto datata per geometrie, effettistica e animazioni, la campagna di Aliens: Dark Descent appare saldamente ancorata all'universo e alle atmosfere di Aliens, e ciò rappresenta senza dubbio un importante pregio per il titolo di Tindalos Interactive.
Struttura
Aliens: Dark Descent è uno strategico che deve senz'altro parecchio alla serie XCOM, specie per quanto concerne l'impostazione hardcore, che già al livello di difficoltà normale ci pone di fronte a situazioni particolarmente complicate; e per l'elemento della morte permanente, che incide ulteriormente sulla tensione generale delle nostre spedizioni: perdere un marine è un duro colpo, perderne uno sviluppato e potenziato ancora di più.
Nel corso della campagna, composta da tredici capitoli per una durata totale che varia anche molto in base al numero di game over e tentativi ripetuti per completare le missioni, ma che generalmente si attesta sulle quindici ore (non moltissimo per un titolo di questo genere), avremo modo di esplorare una manciata di mappe differenti e portare a termine vari obiettivi in maniera relativamente libera.
Avremo infatti la possibilità di dedicarci ai vari incarichi disponibili nell'ordine che preferiamo, muovendo il gruppo di Colonial Marines all'interno dello scenario per eliminare possibili minacce, recuperare dati e materiali oppure salvare eventuali sopravvissuti che potremo successivamente reclutare. Se tuttavia a un certo punto ci troveremo a corto di munizioni o energia, potremo salire a bordo dell'APC ed estrarre la squadra anzitempo per poi tornare successivamente.
L'iconico veicolo corazzato, che viene trasportato sul campo da una navicella proprio come accadeva in Aliens: Scontro Finale, non può essere controllato in maniera diretta, bensì gli si può solo ordinare di spostarsi da un punto preciso della mappa all'altro. È tuttavia sempre meglio non tenerlo troppo a distanza, visto che i suoi cannoni automatici sono una manna quando orde di nemici decidono di attaccarci all'aperto.
Dicevamo però dell'estrazione anticipata: considerando il livello di sfida del gioco, durante le prime ore può rivelarsi una tattica intelligente per racimolare risorse e potenziamenti prima di affrontare gli incarichi più difficili e rischiosi, con la possibilità poi di tornare nella stessa mappa per completare gli obiettivi rimanenti approfittando però di un gruppo più scaltro e meglio equipaggiato.
Gameplay
Sul piano del gameplay i punti di contatto fra Aliens: Dark Descent e il già citato XCOM si manifestano in maniera piuttosto evidente, con l'impostazione hardcore della difficoltà e l'elemento della morte permanente a caratterizzare in maniera molto forte il nostro approccio all'impianto strategico in tempo reale messo a punto da Tindalos Interactive.
Ci sono senza dubbio alcune peculiarità, vedi ad esempio il fuoco automatico, le meccaniche stealth e il fatto di gestire la squadra come fosse un'unica entità, anche per quanto concerne munizioni e azioni speciali, il che però impedisce di sfruttare in maniera libera e precisa le abilità del singolo marine; specie durante le fasi più concitate, quando gli Xenomorfi arrivano a ondate e diventa necessario aprire il menu delle manovre extra per rallentare il tempo e selezionare lo strumento che desideriamo utilizzare per difenderci al meglio.
È tuttavia in questi frangenti che lo spessore tattico del gioco emerge, pur inciampando in un'interfaccia che presenta qualche spigolo di troppo e che si rivela pratica solo utilizzando mouse e tastiera, mentre con il controller (e dunque su console) ci si imbatte in combinazioni di tasti bizzarre e infelici (i dorsali per selezionare l'azione mentre si preme il trigger destro per tenere aperto il menu?), capaci di creare spesso e volentieri una gran confusione proprio quando bisognerebbe essere rapidi ed efficaci.
Il resto è un po' un percorso a ostacoli, perché da un lato gli scenari non sono molti e presentano asset spesso simili, ma chicche come poter saldare una porta a scorrimento e magari creare un rifugio temporaneo per riposarsi, oppure l'immancabile rilevatore di movimento, fanno capire quanto a fondo e convintamente gli sviluppatori abbiano attinto alla mitologia di Aliens e alle peculiarità del suo universo retrofuturistico.
La cosa più importante, ad ogni modo, è come la faccenda del senso di sfida e la morte permanente siano stati messi al servizio della tensione e dell'atmosfera, perché proprio sapendo che la posta in gioco è così alta le sequenze di esplorazione nel buio dei corridoi di una colonia apparentemente abbandonata, puntando i fasci di luce delle torce per fendere l'oscurità ogni volta che è possibile, riescono a generare un timore non indifferente.
Passano così in secondo piano i glitch che pure infestano l'esperienza e la scarsa varietà di nemici che ci troveremo ad affrontare, aspetto questo che però è legato anch'esso ai materiali di riferimento e rispetto a cui i ragazzi di Tindalos Interactive si sono mossi con grande cautela, introducendo figure inedite ma sempre con grande attenzione nei confronti della licenza.
Realizzazione tecnica
Diciamo pure che il genere degli strategici non è noto per le sue grafiche straordinarie e che la visuale isometrica tende a schiacciare, letteralmente, qualsiasi tentativo di valorizzare determinati elementi, dunque non stupisce che sul fronte squisitamente estetico Aliens: Dark Descent non sia un titolo bellissimo.
Purtroppo, come accennato in precedenza, il valore produttivo del gioco appare basso e mostra i suoi limiti proprio dove si sarebbe potuto spingere di più, ovverosia nelle sequenze di intermezzo: i modelli poligonali sono parecchio datati e le animazioni generalmente mediocri, sebbene da questo punto di vista per gli Xenomorfi sia stato fatto qualche sforzo extra.
Per assurdo è il sistema di illuminazione a svolgere un ruolo di primo piano, ed è così che girare per i corridoi dei vari insediamenti con la nostra torcia si trasforma in un'esperienza suggestiva, per quanto tecnologicamente tutt'altro che sofisticata. Il che delude a maggior ragione quando si osservano le prestazioni su PC, dato che i 60 fps a 4K e preset Ultra tendono a traballare su di una RTX 4070 e manca il supporto a tecnologie come DLSS e FSR, sostituite da un semplice scaler percentuale.
Essenziale ai fini dell'atmosfera e della tensione, il comparto audio riproduce in maniera fedele i suoni tipici della saga cinematografica, dal fuoco dell'iconico fucile a impulsi a quello dei lanciafiamme, dal "bip" del rilevatore di movimento agli spaventosi versi degli Xenomorfi, condendo il tutto con dialoghi ben interpretati in inglese (sottotitolati in italiano) e con una colonna sonora che si conferma sempre adeguata.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core i5 13500
- Scheda video: NVIDIA RTX 4070
- Memoria: 32 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 11
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core i3 6100, AMD FX 6300
- Scheda video: NVIDIA GTX 960, AMD R9 380
- Memoria: 8 GB di RAM
- Storage: 60 GB di spazio richiesto
- Sistema operativo: Windows 10, Windows 11
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i7 9700K, AMD Ryzen 7 1800X
- Scheda video: NVIDIA RTX 2060, AMD RX 5600 XT
- Memoria: 16 GB di RAM
- Storage: 60 GB di spazio richiesto
- Sistema operativo: Windows 10, Windows 11
Conclusioni
Aliens: Dark Descent è uno strategico cattivo e spietato, proprio come gli Xenomorfi: queste caratteristiche vengono utilizzate per costruire un senso di tensione continuo durante le fasi esplorative, che si svolgono rigorosamente al buio delle colonie abbandonate, ed è proprio in tale frangente che il gioco su licenza di Tindalos Interactive dimostra di aver centrato il bersaglio. Certo, i grossi limiti del comparto tecnico, le prestazioni non entusiasmanti su PC e una serie di spigoli anche sul piano dell'interfaccia e dei controlli lasciano senz'altro l'amaro in bocca, ma se amate le esperienze alla XCOM e siete fan di Aliens non c'è davvero motivo per cui non dobbiate apprezzare questo titolo.
PRO
- Tensione e atmosfera sono quelle di Aliens
- Una marea di dettagli e statistiche per i puristi
- Comparto sonoro fedele e di spessore
CONTRO
- Tecnicamente molto datato
- Interfaccia, controlli e bilanciamento inducono alla bestemmia
- Come strategico non è lunghissimo