La genesi di Battle Princess Madelyn è di quelle in grado di raccogliere migliaia di visualizzazioni sui social. Christopher Obritsch, programmatore semiamatoriale ed evidente appassionato di retro-gaming, stava giocando a Ghouls 'n Ghosts sul televisore di casa quando la figlia Madelyn rimase incantata dal primo mostro, la famigerata Statue of Terror, tanto da chiedere al padre di ripetere il livello più volte.
Meravigliato da tanto coinvolgimento, Chris decise di creare un gioco che ricalcasse le medesime meccaniche del platform di Capcom e che avesse come protagonista la sua adorata primogenita. L'esperienza non gli mancava, infatti il suo curriculum annovera, nel 2014, il misconosciuto Insanity's Blade, altro platform retrò; a boccheggiare erano invece le finanze. Per portare avanti la sua idea istituì una campagna su Kickstarter che andò molto bene e raggiunse, infatti, circa il quadruplo rispetto ai 60.000 dollari canadesi richiesti.
Il progetto Battle Princess Madelyn dopo aver spiccato il volo è ora pronto, in tutta la sua gloriosa bassa definizione per PC, PlayStation 4, Xbox One e Switch (mentre le versioni per Vita e Wii U dovrebbero arrivare nel 2019).
Platform in 240p
Prima di iniziare la recensione è doveroso fare un passo indietro, in particolare nel 1985 quando uscì per cabinati Ghosts 'n Goblins, un platform prodotto da Capcom che venne successivamente convertito per una moltitudine di piattaforme tra cui ZX Spectrum, Commodore 64 a Atari ST. Il seguito, il sopraccitato Ghouls 'n Ghosts (1988), conobbe un notevole successo commerciale tanto da dare vita a uno spin-off per Game Boy (Gargoyle's Quest, 1990) e a un apprezzatissimo Super Ghouls 'n Ghosts per Super Nintendo nel 1991. In questa saga il giocatore prende il controllo del cavaliere Arthur e deve muoversi tra livelli popolati da scheletri, zombie e numerosi altri tipi di mostri, per salvare la principessa Prin Prin e il suo regno dalle zampone del perfido Lucifero. La serie prosegue tra alti e bassi sino a una decina d'anni fa, quando uscirono due episodi di Gold Knights per iOS, ma ormai il mondo si era evoluto e l'appeal dei titoli bidimensionali era completamente scemato.
Battle Princess Madelyn parte da un punto di vista un po' diverso (del resto la protagonista, nonostante le perplessità della piccola Maddy, è una ragazza), ma alla fine il compito è lo stesso: sconfiggere un perfido mago malvagio che ha rapito la famiglia della principessa e ne ha ucciso il cane Fritz, che si era lanciato in difesa dei padroni. Se siete prossimi alla quarantina le meccaniche di gioco non dovrebbero affatto stupirvi e anzi, vi sembrerà di aver reinserito la cartuccia nello SNES. Madelyn inizia protetta da una semplice vestaglia e con la sola possibilità di fare piccoli salti; è armata di una lancia adatta a malapena a far fuori qualche pianta carnivora o qualche scheletro ed è accompagnata dalla guardia del corpo. Dopo un quarto d'ora passato a saltare e a "blastare" (ve lo eravate dimenticato, dite la verità) nemici si entra nella sala del primo boss, uno scheletrone tutto sommato abbastanza facile.
Tutto questo accade selezionando lo story mode: è quello probabilmente più interessante perché è arricchito di quest secondarie date da personaggi non giocanti il cui completamento viene ricompensato con dei gadget; c'è inoltre un fabbro che può potenziare le armi di Maddy. In questa variante ci sono degli influssi da metroidvania: alcune zone inizialmente non sono accessibili, ma solo dopo aver ottenuto apposite abilità o chiavi. In aggiunta, la difficoltà è più bassa rispetto alla versione arcade che presenta dei livelli più "compressi" da completare semplicemente proseguendo dalla sinistra verso la destra dello schermo. Qui la principessa parte subito senza limitazioni e incontra nemici più numerosi e ostici.
Coordinazione ed esplorazione sono le due chiavi di lettura ogni platform che si rispetti, e Battle Princess Madelyn non fa eccezione. La principessa può essere "toccata" una sola volta dai mostri, e in quel caso viene respinta e per qualche istante resta invulnerabile; un ulteriore contatto però le fa perdere una delle quattro vite con cui si comincia il gioco. Una volta azzerato il contatore si riparte dall'ultimo checkpoint avendo però preservato gli eventuali oggetti che si sono raccolti precedentemente (nella modalità storia). Il livello di sfida è elevato a causa di un continuo respawn dei nemici e di salti da eseguire al millimetro per riuscire a raggiungere con successo la piattaforma adiacente. I movimenti sono resi ancor più complicati dalla presenza di trappole e trabocchetti che richiedono ottimi riflessi e una notevole padronanza delle proprie reazioni. Inoltre, spesso e volentieri, si muore solo per cercare di scoprire la struttura del livello, dove naturalmente abbondano passaggi segreti e zone che si riescono a raggiungere con la rigida pratica del trial and error. C'è una buona varietà di mostri, ciascuno col proprio comportamento e livello di salute: alcuni attaccano dal basso, altri da posizioni più elevate, altri ancora compaiono alle spalle del giocatore. L'apice si raggiunge nello scontro con i boss finali che, come nella migliore tradizione, si possono sconfiggere solo conoscendone il punto debole. Per farli fuori Madelyn può affidarsi ad armi man mano più potenti e a un'armatura che si impreziosisce nella prosecuzione della storia, oltre ovviamente che del cane Fritzy, che può essere sguinzagliato come fosse una mossa speciale. Nello story mode si può scegliere quale strumenti offensivi usare, cambiandoli anche durante il combattimento, mentre nella modalità arcade si può impugnare solo un'arma alla volta.
Stile retrò
Se fosse uscito nel '92 il titolo di Casual Bit Games sarebbe stato una killer application per le console a 16 bit, ma anche oggi riesce a fare la sua sporca figura. Certo, bisogna scendere a patti con una pixel art che risulta sanguinosa soprattutto sui monitor 2K e UHD (in questi casi consigliamo di giocarlo in finestra, magari a 1280x720), ma che è impreziosita da una serie di effetti che all'epoca sarebbero stati difficilmente implementabili, come i riflessi sull'acqua, gli alberi che si muovono, la pioggia che imperversa. I fondali sono stati realizzati con grande attenzione per i dettagli e anche i nemici sono ottimamente caratterizzati.
L'impianto audio è di ottima fattura: merita una menzione in particolare la colonna sonora, che è possibile attivare sia in modalità orchestrale sia in stile midi. La longevità è valida: lo story mode vi terrà impegnati per almeno una decina di ore, ma preparatevi a momenti di frustrazione legati soprattutto al sistema di controllo e a un livello di difficoltà inconsueto per gli standard attuali. Noi abbiamo usato il joypad di Xbox 360 per Windows, ma l'ideale sarebbe avere quello dello Super Nintendo o del Mega Drive.
Conclusioni
Battle Princess Madelyn è un tributo a uno dei platform più iconici dei primi anni Novanta. L'amore è l'ingrediente di questo gioco: sia quello assoluto di un padre per la propria figlia, sia quello che alimenta la passione per un periodo d'oro che non c'è più. Se vi riconoscete nella definizione di retrogamer questo è un titolo che non dovrebbe mancare nella vostra collezione; tutti gli altri sappiano che, dietro a una grafica tanto grezza quanto graziosa, si nasconde un livello di difficoltà degno dei titoli da cui prende ispirazione.
PRO
- Sembra un nuovo episodio della saga di Ghosts 'N Goblins
- Modalità storia molto curata
CONTRO
- Controlli non precisi
- Alcune sequenze possono portare a frustrazione