Dopo un numero di rinvii fuori dall'ordinario anche per il settore dei videogiochi, Biomutant è finalmente tra noi, portandosi dietro tutte le grandi attese e le enormi incognite di questo lunghissimo sviluppo. Abbiamo passato una trentina di ore in compagnia dell'action RPG di Experiment 101, opera prima di un team composto in realtà da veterani, che ci ha sorpresi soprattutto per la sua portata e per il suo cuore pulsante, pur peccando in numerosi dettagli. Prima di raccontarvi le nostre impressioni in questa recensione, è bene ricordare quanto sia inappropriato mettere Biomutant sullo stesso piano di blockbuster open world ai quali siamo stati abituati negli ultimi anni da team giganteschi e franchise popolari. Le ambizioni del progetto sono enormi, ma Biomutant non è quel gioco; Experiment 101 non è quel team, e alle sue dimensioni relativamente contenute sono da ricondurre molti dei limiti del progetto.
La storia di un procione
Biomutant è prima di tutto una grande dichiarazione d'amore al mondo, alla natura, alla biodiversità, e un'accusa a tutto il male che l'uomo sta causando al pianeta. In un futuro non ben definito, l'umanità è ormai un lontano ricordo, incapace di evolversi e sopravvivere ai suoi stessi errori. Le specie animali si sono invece evolute, ne sono nate di nuove, e alcune di quelle che già conosciamo sono mutate fino a diventare dei surrogati del nostro passato.
In questo panorama ci muoviamo noi, una sorta di procione antropomorfo cresciuto con una forte disciplina e senso dell'onore. A seguito di una serie di tragici avvenimenti - che vivremo in prima persona grazie a flashback giocabili di dubbia qualità e dal ritmo altalenante - ci ritroveremo senza memoria a ripercorrere la nostra strada alla ricerca di colui che ci ha rovinato la vita. Per fare questo saremo chiamati ad esplorare un vasto mondo post apocalittico nel quale i territori sono divisi tra diversi clan ed è salvaguardato dall'Albero del Mondo, chiaro riferimento a quell'Yggdrasil di nordica memoria.
L'Albero sta morendo, spento pian piano a causa della presenza nei quattro angoli della mappa di altrettanti Mangiamondi, enormi creature assetate di vita e morte che saremo chiamati a sconfiggere. Nel corso del nostro viaggio potremo decidere a quali fazioni affiancarci, a quali clan dichiarare guerra, e ogni scelta morale che faremo farà pendere la nostra asticella verso la luce o l'oscurità. Proprio questo aspetto cambierà totalmente le carte in tavola, dando la possibilità di modificare radicalmente le cose e addirittura decidere di non salvare l'Albero, bensì di distruggerlo assieme al mondo come lo conosciamo.
Nel corso della campagna principale, che può essere completata in una quindicina di ore senza dare peso agli incarichi secondari, avremo modo di esplorare diversi biomi, alcuni splendidi e rigogliosi, altri distrutti dalle azioni del cosiddetto "Mondochefu". Pur non avendo ancora verificato tutte le differenze che ci sono seguendo una morale anziché l'altra, è evidente che i ragazzi di Experiment 101 abbiano cercato di dare un peso alle proprie scelte, e la presenza di differenti finali, così come le modifiche alle interazioni con mondo e fazioni, sono elementi che mettono in chiaro le volontà del team dal punto di vista ruolistico.
Gameplay animale
Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio, Biomutant è un action RPG fatto e finito e, in quanto tale, permette anzitutto di creare il proprio personaggio partendo, letteralmente, dal suo DNA. Si può scegliere la classe, le fattezze e anche le specifiche resistenze iniziali, ma a caratterizzare l'editor di Biomutant è proprio la possibilità di andare a modificare il codice genetico del proprio alter ego, e la personalizzazione di alcune statistiche definirà anche le sue caratteristiche fisiche - come l'altezza, la muscolatura o la grandezza del cranio.
Completato l'editor veniamo immediatamente lanciati all'interno di un breve dungeon che funge da tutorial, e durante il quale si può prendere dimestichezza con alcune delle caratteristiche peculiari del titolo. Più si avanza e più vengono sbloccate voci all'interno del menù di Biomutant, arrivando a una quantità di opzioni quasi soverchiante. Nel corso dell'esplorazione è possibile aprire una buona quantità di casse, borse, scaffali e armadietti, tutti utili a recuperare loot che varia dai nuovi pezzi di vestiario, fino ad arrivare ad armi e modifiche per le stesse.
Dal punto di vista della personalizzazione del proprio inventario Biomutant può considerarsi più che completo, considerata anche la possibilità di passare per una sezione di crafting ben strutturata fin dalle primissime ore. A ogni arma e a ogni vestito si potranno aggiungere caratteristiche particolari dettate dall'oggetto con cui decidiamo di personalizzarle, potendo ad esempio usare un manico di scopa come impugnatura per una spada, oppure un oggetto radioattivo può rendere ancora più letale una propria arma. Le possibilità sono davvero tante e tutte in linea con la filosofia del gioco: divertente, ma che stimola costantemente a riflettere.
Sconfiggere nemici, completare missioni principali e secondarie e recuperare determinati oggetti vi farà ovviamente salire di livello. Ad ogni aumento si viene ricompensati con un punto caratteristica da spendere su una di quelle principali - le classiche vitalità, movimento, fortuna ecc. - e saltuariamente sarà possibile accumulare diverse tipologie di punti abilità. Questi ultimi posso essere spesi sui relativi alberi e corrisponderanno a una specifica caratteristica. Le abilità attive e passive che è possibile sbloccare sono diverse, soprattutto per quel che riguarda poteri psionici e talenti passivi da sfruttare in battaglia.
Proprio parlando del sistema di combattimento, Biomutant esprime tutta la qualità e la superficialità della sua produzione. Sparare o utilizzare armi bianche è divertente e, una volta apprese alcune abilità e presa dimestichezza con i movimenti del proprio alter ego è possibile aprirsi a danze di un certo livello. Il problema sta tutto nella profondità e nel feedback dei colpi. Complice anche un'intelligenza artificiale deficitaria, vi ritroverete spesso a usare quelle due o tre mosse per liberarvi velocemente dell'avversario. Senza contare poi che sono pochi i poteri davvero utili e che contribuiscono in maniera funzionale (e non solo stilistica) agli scontri.
A complicare la situazione ci pensa il level design dei dungeon, i puzzle ambientali e l'utilizzo dei mezzi di trasporto. Tutto in Biomutant fa percepire questa strana doppia natura: da una parte la voglia di fare tante cose e tutte in grande, dall'altra invece la consapevolezza di dover scendere a compromessi con le risorse a propria disposizione. La struttura dei vari labirinti è talmente basilare che difficilmente una location al chiuso vi rimarrà impressa o vi lascerà qualche vibrazione positiva, mentre percorsi secondari non stimolano il senso di scoperta, ma danno solo l'impressione di voler allungare un brodo fatto forse di troppi ingredienti. Anche i mezzi di trasporto subiscono un po' questa stessa approssimazione: nonostante siano divertenti e ampiamente personalizzabili, l'impossibilità di decidere dove e quando usarli e alcuni problemi di compenetrazioni e animazioni non fanno che portare il giocatore a preferire le proprie zampe. Tutto insomma si ripercuote un po' sulla struttura e sulla riuscita generale, lasciando l'amaro in bocca per quel che sarebbe potuto essere, e che invece si riduce all'ennesimo open world divertente ma incapace di brillare in mezzo agli altri.
Tecnicamente parlando
Biomutant vive di splendidi alti e inopinabili bassi, come spesso accade a produzioni dalle grandi ambizioni. Stilisticamente parlando, il gioco è una perla: i diversi biomi, gli agenti atmosferici, il ciclo giorno-notte e la cura per alcuni aspetti dimostra un'attenzione maniacale. Ci sono momenti che si fa fatica a pensare che un open world così ricco provenga da un team così piccolo. Allo stesso tempo tutta questa ricchezza deve per forza scendere a compromessi: compromessi che si notano nella scarsa interazione con gli ambienti, nella costante riproposizione di asset sempre molto simili, e ambienti interni meno ripetitivi e poco ispirati. Ma anche nell'aspetto registico, con cinematiche povere sia per messa in scena che impatto, e che raggiungono il loro punto più basso nel corso dei diversi flashback. Anche i momenti più emozionanti, quelli che dovrebbero commuovere e creare empatia verso i personaggi, sono presentati in maniera talmente approssimativa da lasciare indifferenti, al punto che ci si affeziona più al mondo morente che ai personaggi protagonisti della vicenda. Le scelte morali cambiano davvero il risultato, ma difficilmente vi sentirete in colpa, a causa di un lavoro di regia, dialoghi e ritmo che avrebbe meritato una direzione migliore.
Tutto il gioco è infatti narrato da una voce fuori campo - e totalmente doppiato in italiano - che è possibile contenere tramite una scelta nel menù, ma che purtroppo non riesce ad accompagnare con efficacia un'avventura del genere. L'effetto è quello della favola della buonanotte, ma applicato a ogni singola linea di dialogo per un gioco capace di durare decine di ore. Non aiuta l'accompagnamento sonoro e musicale, che trae ispirazione dalle atmosfere orientali a cui si ispira il gioco ma è incapace di lasciare un'impronta o a esaltare i momenti più importanti. Infine, visti anche i dubbi emersi nei giorni che anticipano l'uscita del gioco, possiamo sentirci di tranquillizzarvi per quel che riguarda l'ottimizzazione, quantomeno basandoci sulla nostra esperienza. Biomutant si è comportato benissimo su PC, giocato a 1440p e mai sceso sotto i 60 frame al secondo.
Conclusioni
Biomutant è un gioco dal grande cuore e dal forte carisma. I ragazzi di Experiment 101 hanno evidentemente cercato di creare un progetto molto ambizioso, sforzandosi di dargli personalità e infondere passione in ogni aspetto. Eppure questo open world dai personaggi pelosi è ben lontano dall'essere perfetto, afflitto da difetti piccoli e grandi per un'esperienza che forse ha voluto fare il passo più lungo della gamba. Nel nostro tempo con Biomutant ci siamo divertiti, tra combattimenti frenetici e scorci ricercati, e se sarete capaci di chiudere un occhio sulle numerose imperfezioni del gioco siamo sicuri lo apprezzerete anche voi. Se invece siete tra coloro che cercano un open world rifinito e impeccabile dal punto di vista tecnico, saltatelo a piè pari.
PRO
- Divertente e capace anche di far riflettere
- Personalizzazione importante
- Tanti contenuti secondari e una campagna non troppo lunga
CONTRO
- Regia e messa in scena insufficiente
- Non tutto quel che troverete o sbloccherete sarà utile
- Problemi tecnici e sporcature varie