Per quanto banale e scontata, una recensione di Bloodstained: Ritual of the Night non può che iniziare con l'affermazione che ci troviamo di fronte a quel nuovo Castlevania che Konami non ci mai ha voluto dare, nonostante le richieste accorate. È dal 2008, ossia dalla pubblicazione di Order of Ecclesia su Nintendo DS, che aspettiamo che Koji Igarashi possa tornare sul genere che più gli è proprio e che ha contribuito a canonizzare, quello dei metroidvania, nato semanticamente quando con Symphony of the Night ha fuso con successo la serie di Hitoshi Akamatsu con quella di Samus.
Dopo aver visto i primi materiali, molti temevano di trovarsi di fronte a un nuovo caso Mighty No. 9, che sognava di essere il seguito spirituale della serie Mega Man ma è diventato solo l'esempio proverbiale di campagna Kickstarter andata a individui di facili costumi. Igarashi ha però recuperato Bloodstained a tutti i livelli e lo ha trasformato in ciò che i suoi finanziatori volevano... in modo quasi accademico, aggiungeremmo. Stile visivo, colonna sonora, mappa, progressione, armi, trovate di gameplay: tutto nelle avventure di Miriam richiama in modo accorato la serie di Konami, al punto che se cambiassimo il titolo e pochi elementi della trama, non faticheremmo a considerarle tratte da un Castlevania vero e proprio.
Trama
Alla fine del settecento, nel 1783 per la precisione, nel pieno della Rivoluzione Industriale, un gruppo di demoni attacca l'Inghilterra, compiendo dei terribili massacri. Per fermarli, una gilda di alchimisti crea gli shardbinder, ossia degli esseri umani con impiantati dei cristalli imbevuti di potere demoniaco. La gilda, in collaborazione con la chiesa, riusce a fermare i demoni, ma al prezzo di migliaia di vittime. Gli shardbinder infatti muoiono tutti nel rito di purificazione dei cancelli demoniaci. Solo due sono riusciti a sopravvivere: Gebel, uscito illeso dal rito, e Miriam, addormentatasi poco prima che questo iniziasse.
Da allora sono passati dieci anni (notate che il 1792 è l'anno in cui è ambientato Akumajō Dracula X Chi no Rondo per PC Engine, considerato come la massima espressione dell'impostazione classica della serie di Konami, nonché il gioco di passaggio verso la struttura metroidvania) e i demoni sono tornati sotto la guida di Gebel, ormai quasi completamente cristallizzato. L'unica che può fermarlo è Miriam, perché capace di sfruttare i poteri dei cristalli demoniaci presenti nel suo corpo. Ad aiutarla il fido Johannes, un ex-alchimista redento, l'esorcista Dominique e il guerriero Zangetsu, il protagonista di Bloodstained: Curse of Moon (spin-off stile NES della serie), utilizzabile anche in Ritual of the Night.
Cristalli ed equipaggiamento
Bloodstained: Ritual of the Night è un metroidvania 2,5D, definizione barbara che però rende bene l'idea di un gioco dall'impostazione essenzialmente 2D, ma mosso da un motore grafico 3D. Inizia con Miriam e Johannes su di una nave, che è anche il primo livello del gioco (visto più volte nelle demo rilasciate o portate nelle fiere da Igarashi). I due stanno andando alla ricerca di Gebel, ma saranno i demoni ad attaccarli per primi, mandando alla deriva l'imbarcazione. Preso il controllo della protagonista, scopriamo che sembra essere un miscuglio tra un Belmont e Alucard, dotata com'è di grandi capacità di combattimento e altrettanti poteri demoniaci.
Vestita come una gothic lolita, Miriam può saltare, scivolare, indietreggiare di scatto, usare armi, e lanciare magie, che gli derivano dall'assorbimento dei cristalli dei demoni uccisi in combattimento. All'inizio la scelta è limitata, ma con il proseguo dell'avventura si arriva a disporre letteralmente di decine di poteri, tra palle di fuoco, evocazioni, famigli e tecniche potentissime capaci di ripulire intere stanze con un colpo solo. I cristalli sono di cinque tipi diversi, distinguibili dal colore, e possono conferire poteri attivi o passivi. Per fare qualche esempio, Miriam può lanciare dei fulmini, colpire con un maglio meccanico potentissimo, spiccare un doppio salto e proiettarsi in un raggio di luce per raggiungere piattaforme altrimenti fuori portata. Ce ne sono anche alcuni che le permettono di trasformarsi in un demone, acquisendone le abilità. Ogni potere consuma una certa quantità di energia demoniaca (la barra sotto a quella della vita) che fortunatamente si ricarica con il passare del tempo, consumando pozioni o raggiungendo i punti di salvataggio.
I poteri a disposizione della ragazza sono così tanti che elencarli tutti è davvero impossibile in questa sede: oltretutto provarli tutti è parte del divertimento di Bloodstained, quindi non roviniamolo. Considerando poi che sono potenziabili nel laboratorio alchemico, di cui parleremo più avanti, e che sono fondibili in cristalli più potenti, capirete che c'è davvero tanto da scoprire e sperimentare per trovare la configurazione migliore da utilizzare. Ma c'è di più: oltre ai cristalli Miriam può trovare o acquistare (con i soldi lasciati dai demoni uccisi) ed equipaggiare armi, parti di corazza e accessori. Accessori e corazza danno effetti essenzialmente passivi, mentre le armi cambiano enormemente il gameplay, essendo tutte uniche. Queste sono divise in categorie: spade, spadoni, mazze, pistole, stivali e altre ancora, che ne determinano il comportamento generale (le spade sono più veloci, gli spadoni più potenti e via discorrendo), ma ognuna di esse dispone di effetti peculiari, che la rende più o meno adatta ai diversi stili di gioco. Ad esempio a un certo punto abbiamo trovato una spada boomerang che, pur non essendo potentissima, compensa con la possibilità di colpire i nemici dalla distanza. Indossare gli stivali, invece, rende il combattimento con i demoni molto più agile, ma ovviamente si è costretti a ad avvicinarsi per colpire.
Una nota a parte meritano le fruste, uno dei tanti riferimenti diretti alla serie Castlevania che si incontrano nel gioco, e che celebrano l'origine di tutto, ossia quell'Indiana Jones preso a modello da Akamatsu per il primo episodio della serie su NES. Insomma, prendere a frustrate le lanterne da cui cadono soldi e sfere d'energia è quasi una forma di festeggiamento...
Crafting
Come abbiamo già accennato, cristalli demoniaci ed equipaggiamento sono migliorabili nel laboratorio alchemico, gestito da Johannes nella base operativa di Miriam, posta quasi all'inizio della mappa, subito dopo la nave. Qui Miriam può creare armi, corazze, cucinare, migliorare e fondere i cristalli, ma anche farsi foto, acquistare e vendere oggetti nel negozio di Dominique, vendere i cristalli in eccesso, nonché prendere missioni dagli abitanti del villaggio distrutto in cui ci si trova. Queste ultime sono davvero semplicissime, pur fruttando dell'ottimo bottino, visto che richiedono di trovare alcuni oggetti o di uccidere un certo quantitativo di nemici.
Il crafting dà invece molta più soddisfazione, anche perché è uno dei moventi principali per continuare a giocare dopo aver sconfitto il boss finale. Per potenziare tutto e ottenere il meglio bisogna infatti trovare degli ingredienti rarissimi, che richiedono di battere in lungo e in largo la gigantesca mappa di gioco, uccidendo i nemici più e più volte (gli oggetti rari hanno un drop rate molto basso e spesso non si sa chi li possiede...). Se avete giocato un metroidvania qualsiasi di quelli di Igarashi, leggendo la descrizione del gioco non dovreste aver faticato molto a riconoscere alcune meccaniche di Symphony of the Night, ma anche di Circle of the Moon, Harmony of Dissonance, Aria of Sorrow, Order of Ecclesia e tutti gli altri. Diciamo che in Bloodstained: Ritual of the Night, il maestro giapponese sembra aver voluto citare la sua intera produzione, un po' per continuità, un po' per ribadire fieramente qual è stata la sua carriera, un po' per strizzare l'occhio ai fan più accaniti.
Riferimenti agli altri suoi titoli si trovano anche nei nemici. Ci sono ad esempio delle teste volanti che sono un chiaro richiamo alle teste di medusa che infestano i livelli dei Castlevania sin dal 1986, mentre alcuni grossi demoni sembrano rimodellati su quelli visti in Symphony of the Night. Per il resto ci sono anche i Buer, dei cannoni che ricordano i bone pillar, dei colossi corazzati (avete presenti le Great Armor?) e molti altri innesti evidenti del vecchio immaginario. Non mancano comunque delle creature originali, come ad esempio la maggior parte dei boss, o anche altre più mondane come un gatto demoniaco gigante, un demone chitarrista e tante altre. Parlando di boss (visto che li abbiamo citati) quelli di Bloodstained: Ritual of the Night hanno una difficoltà varia, determinata non solo dai loro schemi di attacco, ma anche dall'equipaggiamento utilizzato da Miriam. Per dire, i due draghi gemelli (li citiamo perché sono stati mostrati più volte nel materiale ufficiale) ci hanno messo in grande difficoltà, almeno finché non abbiamo provato una configurazione alternativa di cristalli ed equipaggiamento che ci ha reso la vita molto più facile.
Come prevedibile, quelli finali sono più forti di quelli iniziali e alcuni richiedono una certa attenzione per essere eliminati. Al livello Normal, l'unico sbloccato sin da subito (a meno di non usare un trucchetto old school), diciamo che si superano tutti dopo pochissimi tentativi. Va molto peggio ai due livelli di difficoltà successivi, che impegnano molto di più. In particolare il boss finale, che ovviamente non descriviamo, richiede una certa dedizione per essere domato.
Progressione e durata
In termini di esplorazione e progressione, Bloodstained: Ritual of the Night è costruito in modo molto simile ad alcuni dei titoli della serie Castlevania già citati: c'è un'unica grande mappa, di cui molte zone diventano accessibili solo dopo aver sbloccato alcuni poteri specifici o dopo aver ottenuto certi oggetti, come il già citato doppio salto. Paradossalmente più si esplora, più la mappa sembra ampliarsi. Iga e i suoi hanno ottenuto questo effetto aumentando le diramazioni in modo graduale: non si arriva mai a sentirsi persi come accade in un Hollow Knight, ma in certi momenti non manca del sano disorientamento. Il tempo necessario per finire il gioco a livello Normal è noto, perché dichiarato dallo stesso Igarashi: una decina di ore. Si tratta in realtà di un abbaglio, nel senso che Bloodstained è costruito per essere esplorato in lungo e in largo e per essere finito più volte a diversi livelli di difficoltà.
I completisti, ossia quelli che si metteranno alla ricerca di ogni singolo segreto contenuto nel gioco (sono davvero tanti, tra passaggi nascosti, pareti che si rompono, oggetti rari e altro), possono tirarci fuori molte ore di gioco in più. Considerando anche la presenza di modalità alternative e l'arrivo in futuro di varie espansioni, capirete che le dieci ore citate sono soltanto un'indicazione di massima.
Qualche problema e considerazioni varie
Se Bloodstained: Ritual of the Night è un Igavania praticamente perfetto nei suoi tratti generali, non manca comunque di alcuni problemi. Intanto è vero che ci sono molti oggetti, ma tanti sono davvero inutili e messi lì giusto per fare numero. Inoltre sono evidenti alcuni rimaneggiamenti del lato grafico, con alcune aree più curate di altre, alcune creature decisamente bruttine e con alcune collisioni non proprio precisissime. Niente di tragico o che blocchi il gioco, ma comunque è impossibile non notare gli evidenti dislivelli qualitativi, frutto evidentemente di una lavorazione più travagliata del previsto.
Una nota particolarmente negativa la merita la traduzione in italiano, davvero di mediocre fattura. Sicuramente farà contenti i connazionali che non conoscono altre lingue, ma doversi andare a rileggere dei testi in inglese per capirli fino in fondo non è stato bello. Inchini invece per la colonna sonora, davvero eccellente. Se vogliamo è un altro riferimento diretto alla serie Castlevania, visto quanto ne riprende le sonorità e l'epicità generale. È talmente bella che merita di essere acquistata a parte (si trova in digitale). Parlando di difetti, leggendo in rete abbiamo notato delle lamentele per il fatto che alcuni oggetti siano difficilissimi da trovare, tanto che la loro ricerca ha frustrato più di qualcuno. Diciamo che si tratta di un problema minore, anzi, di un non problema, perché il gioco è completabile anche senza trovare tutto e perché questo tipo di ricerca è quasi una firma di Igarashi, tanto che nei suoi titoli più famosi una delle attività preferite dai fan è proprio quella di passare ore alla ricerca di certi oggetti, per ottenere equipaggiamento speciale. Insomma, è come lamentarsi perché nel mare c'è dell'acqua.
Un ultimo appunto lo meritano Kickstarter e il crowdfunding in generale: è vero che con il finanziamento dal basso spesso si sono verificati casi problematici, al limite della truffa, e che alcuni promettenti progetti si sono rivelati delle cocenti delusioni, ma è altrettanto vero che molti grandi giochi usciti negli ultimi anni, tra i quali alcuni capolavori assoluti, sono stati sviluppati solo grazie a questa modalità di finanziamento. Bloodstained: Ritual of the Night è uno di essi. Insomma, abbiamo pagato, abbiamo rischiato, abbiamo aspettato più del dovuto ma ne è valsa decisamente la pena.
Conclusioni
Se amate la serie Castlevania non ha senso che siate arrivati a leggere la recensione di Bloodstained: Ritual of the Night fino a qui, invece di andare a comprarlo. Vero che con il digitale si fa subito, ma perché perdere tempo? Mai come in questo caso la definizione di 'seguito spirituale' è stata più azzeccata, tanti sono i riferimenti e i rimandi alla serie di Konami e tanta è l'aderenza del gameplay, fortunatamente anche qualitativa. Insomma, siamo di fronte alla summa della poetica di Igarashi. Peccato che nessun grande publisher abbia creduto in lui, dandogli la possibilità di rifinire meglio il gioco.
PRO
- Il ritorno del vero Igarashi
- Denso di cose da fare e da trovare
- Meccaniche di gioco molto varie
- Tanti segreti
- La colonna sonora è eccezionale
CONTRO
- La traduzione in italiano è mediocre
- Qualche problema tecnico