Drop Bear, lo si capisce già dal nome (usato nel folklore locale per indicare un fantomatico koala carnivoro), è un neonato studio di sviluppo australiano che ha impiegato la bellezza di cinque anni per dare la luce alla sua prima fatica. Rimandato addirittura per quattro volte (l'ultima delle quali a novembre scorso), è finalmente arrivato tra noi Broken Roads, ed è pronto per la nostra recensione. Tra i fondatori dello studio ci sono Craig Ritchie, ex giornalista ed ex brand manager di NVIDIA ed Eve Online, e soprattutto, alla direzione artistica, Colin McComb. I più ferrati avranno letto questo nome tra i crediti di Fallout 2, Planescape: Torment, Wasteland 2 e Torment: Tides Of Numenera. Con queste premesse, non deve stupire che si tratti di un gioco di ruolo vecchia scuola, con meccaniche prese in particolare dagli ultimi titoli di inXile e Obsidian, che a loro volta tanto devono al primo Baldur's Gate.
Partiamo anzitutto dall'ambientazione, ossia un mondo devastato dalla guerra nucleare. Se a qualcuno fosse venuto in mente Wasteland 2, sarebbe sulla giusta strada: i punti di contatto tra i due giochi sono davvero tanti, proprio a partire dallo scenario post-apocalittico. Sotto l'aspetto stilistico si possono comunque apprezzare delle differenze "geografiche": laddove Wasteland è ambientato nell'America Settentrionale, Broken Roads è ambientato nella regione sudoccidentale dell'Australia. A questo punto le ispirazioni alla saga di Mad Max sono quasi inevitabili, ma non si deve credere che ci sia stata una mera imitazione delle idee di George Miller. Il gioco ha una propria identità e ricostruisce con dovizia di particolari uno scenario distopico in cui l'umanità sembra essere tornata all'epoca del medioevo.
Gioco di ruolo vecchio stile
In questo contesto post-apocalittico il giocatore assume il ruolo di un uomo qualunque, apparentemente senza alcuno scopo nella vita se non quello di sopravvivere in un ambiente ostile. Ben presto, però, le cose gli sfuggono di mano e si ritroverà, proprio malgrado, nel mezzo di faide tra villaggi, alle prese con decisioni politiche e morali che possono determinare lo sviluppo della storia. All'inizio si plasma il proprio avventuriero digitale, scegliendone la professione tra le quattro disponibili: mercenario, avventuriero, commerciante e allevatore. Ciascuna di queste fornisce dei bonus base ad attributi e abilità. Nel primo caso troviamo le classiche sei caratteristiche: forza, agilità, destrezza, vigore, intelligenza e carisma. Ci sono poi dodici abilità "figlie" di tali attributi, per cui chi predilige la destrezza avrà dei vantaggi con le armi da cecchino, chi ha un punteggio elevato nel carisma potrà contare su delle abilità attive con cui fortificare il gruppo durante i combattimenti e via discorrendo.
Il mondo di gioco non è del tipo aperto, ma l'azione si svolge su una serie di tavole isometriche realizzate a mano. In queste si trovano i personaggi non giocanti, alcuni dei quali si limiteranno a banali riflessioni, mentre con altri si aprirà la schermata dei dialoghi, che spesso sono a risposta multipla. Le sottoquest sono numerose e si può incappare nel rischio di fallirne alcune. In linea di massima durante una partita si tende ad abbandonare la trama principale per farsi coinvolgere in missioni che sono solo apparentemente secondarie, costruendo in questo modo un'esperienza molto personale.
Per passare da una cittadina all'altra c'è una mappa della regione del Wheatbelt, che si percorre esattamente alla stessa stregua in cui si visitavano le diverse ambientazioni del Baldur's Gate di quasi trent'anni fa. E alla stessa maniera, tra un viaggio e l'altro, si corre il rischio di essere assaliti da bande di balordi - un'ottima opportunità per un bottino facile, ma anche per rimetterci le penne. Infatti, i nemici non si parametrano al livello del giocatore, per cui se si decide di visitare una delle cittadine più a nord con un gruppo di basso livello, si corre il rischio di non essere in gradi di avere la meglio sugli avversari.
Tante parole
Il punto focale su cui Broken Roads gioca molte delle proprie carte è il radiante della moralità. Si tratta di un titolo "story driven": in base alle risposte fornite, anche negli scambi di battute secondari, l'allineamento del protagonista si sposta tra quattro quadranti. I profili sono quelli del nichilista, machiavellico, utilitarista e umanista che corrispondono un po' al legale/caotico/buono/malvagio di D&D. Si nota lo sforzo di inserire quante più scelte morali possibili, presentando situazioni che a prima vista potrebbero sembrare banali, ma che poi contribuiscono a determinare il carattere del protagonista. Per fare un esempio, durante il primo capitolo potremo decidere se restituire una palla a dei bambini o se scaraventarla via. A seconda del posizionamento varieranno le reazioni dei membri che si uniranno al party (fino ad un massimo di quattro unità, oltre a quella del giocatore), si apriranno o chiuderanno le porte a determinate missioni e, in ultima, si avrà accesso a diversi tipi di finale. Alcuni osservatori hanno messo in risalto dei presunti parallelismi di Broken Roads con Disco Elysium; più che al titolo di ZA/UM, il cui sviluppo è iniziato addirittura più tardi, riteniamo più calzante l'accostamento con Planescape: Torment.
La parte dei combattimenti c'è, ma è decisamente messa in secondo piano rispetto a quella narrativa, tanto che uno degli obiettivi di Steam prevede di terminare il gioco da "pacifista", senza versare una goccia di sangue. Un numero aiuta a capire la mole e la qualità del lavoro svolto dagli sceneggiatori: ci sono circa 430.000 parole, tante quante ne sono contenute in un romanzo di circa 1500 pagine. E qui tocchiamo uno dei tasti dolenti di Broken Roads, perché, come prevedibile, manca l'italiano. Un'assenza che si fa ancor più marcata dal momento in cui vengono utilizzati diversi slang australiani, al punto che per alcuni di questi c'è addirittura una spiegazione testuale (sulla falsariga di quanto già visto per alcuni termini di Tyranny).
Poca strategia
Per quanto riguarda i combattimenti, il sistema adottato è quello dei turni; ci sono diverse armi (molte meno armature) che si possono suddividere sommariamente tra pistole e fucili dal raggio ridotto, fucili da cecchino e armi bianche. Le battaglie si svolgono in spazi limitati; esiste un sistema di coperture e di fuoco amico. Se pensate però di avere a che fare con delle meccaniche che possano rivaleggiare con quelle dei Divinity: Original Sin siete sulla strada sbagliata. Non si può dire che siano fatti male, mancano tuttavia di quella profondità a cui ci hanno abituato non solo i giochi di Larian, dei veri pesi massimi sotto questo punto di vista, ma anche gli ultimi Wasteland. Uno dei motivi principali è dovuto dal fatto che è possibile muovere il party solo all'unisono; quindi, tutti i membri seguiranno lo schema della doppia fila lasciando il protagonista a capo. Pertanto, quando si entra in una zona di guerra, ci si trova con gli uomini ammucchiati in unico punto, mentre i nemici possono essere disposti anche in zone opposte le une alle altre. Il risultato è che si prediligerà un party composto prevalentemente da "tank" con un'unità di supporto medico o di potenziamento. Anche lo sviluppo del party non è del tutto convincente: se è vero che, ad ogni aumento di livello, si possono potenziare a proprio piacimento le caratteristiche del giocatore principale, altrettanto non si può dire dei membri, che crescono in automatico.
Tecnicamente, Broken Roads si presenta in una situazione di dignitosa povertà. A sorreggere l'opera sono soprattutto le mappe, alcune delle quali di sicuro impatto. Contribuiscono non poco a creare l'atmosfera e ad immergere il giocatore in un mondo credibile e fungono da ottime cornici ai dialoghi. Un po' meno brillante il lavoro svolto sui personaggi: simili tra loro e con pochi dettagli, nonostante il livello di zoom permetta delle inquadrature ravvicinate.
La natura a basso budget si nota un po' ovunque: dalle icone riciclate dai vecchi titoli Black Isle e inXile, all'inventario striminzito, ai menu spartani. Il fatto stesso che ci siano solo otto avatar (quattro uomini e quattro donne) tra cui scegliere il proprio alter ego non depone certo a favore di un gioco sviluppato per la bellezza di cinque anni. Ca va sans dire, manca qualsiasi tipo di filmato: ci sono delle semplici tavole che raccontano i momenti di intermezzo che legano i capitoli e spiegano il finale. C'è un doppiaggio (parziale) della voce narrante e delle battute più significative, ma in questo caso preparate i vostri timpani perché la cadenza australiana è decisamente marcata.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 11 Pro
- Processore: AMD Ryzen 7950X3D
- Memoria: 32 GB di RAM
- Scheda video: AMD Radeon RX 7900 XTX
Requisiti minimi
- Richiede un processore e un sistema operativo a 64 bit
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: 1.4GHz
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 o AMD Radeon RX 570
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 10 GB di spazio disponibile
Conclusioni
Broken Roads è un gioco di ruolo vecchissima scuola che prende ispirazione a piene mani da mostri sacri come Wasteland e Fallout (soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni) e Planescape: Torment. Con le sue meccaniche rodate e sempre attuali, riesce a coinvolgere il giocatore veterano grazie soprattutto alla trama e ai dialoghi a risposta multipla che permettono un'ampia rigiocabilità. Peccato per alcuni aspetti poco curati, solo in parte giustificabili dalle poche risorse a disposizione.
PRO
- Tanti dialoghi a risposta multipla che permettono di forgiare la storia
- Direzione artistica di buon livello, con tavole disegnate a mano
- Ottima rigiocabilità
CONTRO
- I combattimenti potevano essere maggiormente curati
- Parte tecnica un po' troppo povera