Ci sono tante cose che si fanno oggi in modo molto diverso da come si facevano dieci anni fa, ma se dovessimo prendere in considerazione come si sviluppano i videogiochi, è curioso pensare al fatto che il settore abbia nel tempo attraversato una sorta di rivoluzione industriale al contrario. Col passare delle generazioni hardware, i tempi necessari per realizzare videogiochi ambiziosi si sono mediamente dilatati anziché contrarsi, e se una volta l'uscita di una serie su base annuale era abbastanza comune, oggi è quasi inconcepibile che un franchise come Call of Duty riesca ad arrivare nei negozi ogni autunno senza mai accumulare il benché minimo ritardo.
La serie edita da Activision riesce in questa piccola impresa grazie a un'efficace alternanza tra gli studi che fanno capo al publisher americano, un preciso meccanismo che negli ultimi vent'anni ha prodotto risultati finanziari straordinari, ma che per alcuni è il responsabile di un declino qualitativo che, guardando ai voti della critica anno dopo anno, è difficile negare ci sia stato. Questo circolo vizioso è probabilmente alla base della complessa situazione in cui si trova Call of Duty: Modern Warfare III, nuova iterazione affidata alle cure di Sledgehammer Games, e che stando a un recente report di Bloomberg sarebbe nata originariamente come semplice espansione, prima di essere poi convertita in tempi brevi in un gioco a sé stante.
Per come siano andate davvero le cose, nella nostra recensione di Call of Duty: Modern Warfare III vogliamo raccontarvi le nostre impressioni sul chiacchierato sparatutto Activision, forse l'ultimo del suo genere, dato che ha tutte le potenzialità per rimettere seriamente in discussione il modo in cui verranno realizzati tutti i Call of Duty del futuro.
Un paradosso difficile da districare
Alla base di Call of Duty: Modern Warfare III c'è un enorme paradosso. Questo è forse l'episodio più povero in termini di reali novità in vent'anni di Call of Duty, eppure, dal punto di vista del puro gameplay, siamo anche davanti al miglior capitolo nella storia recente del franchise, merito di un ritorno a un movimento più fluido dopo la reintroduzione dello slide cancel. Perciò, se da un lato si può considerare Modern Warfare III uno sparatutto semplicemente eccezionale, c'è anche da riconoscere che la maggior parte dei suoi contenuti derivi da un processo di attento riciclo, atto a riproporre pedissequamente il materiale già incontrato in altri capitoli della serie. Per assurdo, la cosa si applica anche alla campagna single player di Modern Warfare III, che si conclude in appena quattro ore, è caratterizzata da una qualità della narrativa insufficiente su tutta la linea, ma soprattutto è composta per gran parte da livelli recuperati e reimpiegati direttamente dalle mappe di Warzone.
Un tuffo nei ricordi
La campagna di questo capitolo è quindi una delle peggiori mai viste in un Call of Duty, eppure dobbiamo riconoscere che nel caso del comparto multigiocatore, abbiamo accolto la presenza di contenuti non originali con molta meno avversione. Come già saprete, per la prima volta nella storia della serie Modern Warfare III non include delle mappe inedite, ma piuttosto un pacchetto di 16 ambientazioni prese in prestito da Modern Warfare 2, il capolavoro del 2009 firmato da Infinity Ward.
Certo, sarebbe stato più gradito vederle riproposte in una semplice espansione invece che all'interno di un gioco venduto a 80€, ma tornare a giocare in mappe del calibro di Terminal, Skidrow, Afghan, Scrapyard e Favela ci ha trasmesso fortissime emozioni. Ci sono proprio tutte, riprodotte per giunta nei minimi particolari, e senza modifiche o rinnovamenti di sorta. Del resto, le mappe sono invecchiate tutte molto bene, e la cosa sorprendente è che si adattano perfettamente a un gameplay dai connotati moderni, che Sledgehammer Games ha rifinito ascoltando in primo luogo tutti i feedback che la community di Call of Duty ha espresso negli ultimi anni.
La lettera d'amore alla community di Call of Duty
Proprio in merito al gameplay di Call of Duty: Modern Warfare III, sembra che Sledgehammer abbia avuto come unica priorità quella di condensare, in un singolo sparatutto, tutto il meglio che il ciclo di reboot ha saputo offrire negli ultimi anni, limando invece quelle scelte di design che la community ha dimostrato di non aver mai digerito. Per prima cosa, lo studio californiano ha scelto di ripartire dalla reintroduzione dello slide cancel, uno stratagemma legato al sistema di movimento, che i giocatori utilizzavano nel Modern Warfare del 2019 per spostarsi con straordinaria fluidità all'interno delle mappe del gioco.
Con lo slide cancel ritornano anche la minimappa classica (che segnala con un puntino rosso i giocatori che sparano senza silenziatore) e l'interruzione dell'animazione della ricarica, che adesso non dev'essere completata del tutto prima di poter riprendere a fare fuoco. Una funzionalità nuova di zecca è invece rappresentata dalla cosiddetta Tac-Stance, la mira tattica, una modalità alternativa che si può attivare durante la fase di puntamento, che prevede di inclinare il fucile da un lato per sacrificare un po' di precisione in cambio di una mira più veloce. Si tratta di un'ottima aggiunta in grado di garantire più profondità al gameplay di Modern Warfare III, anche se usarla con un controller è decisamente più scomodo che con mouse e tastiera.
Insomma, al netto di qualche problemino dovuto ai respawn - che in rare occasioni sono fin troppo ravvicinati - c'è da riconoscere che il gameplay di Call of Duty: Modern Warfare III è realmente quello più piacevole, nella storia recente della serie. Lo slide cancel garantisce un'azione veloce, fluida e dinamica, il feedback fornito dalle armi è meraviglioso come da tradizione Infinity Ward, ma è soprattutto il nuovo time to kill, tra i più alti dell'intero franchise, a influenzare in maniera preponderante le regole d'ingaggio dello sparatutto pubblicato da Activision. La differenza è sulla scala dei millesimi di secondo, ma tanto basta a rendere le sparatorie di questo Call of Duty molto più tecniche che in passato, dato che adesso è finalmente possibile ribaltare l'esito di una sparatoria dimostrandosi più precisi del proprio avversario.
Modalità, armi e perk, cosa c’è di nuovo?
Nell'ottica di rinunciare alle cose che non hanno funzionato in Modern Warfare II, Sledgehammer ha apportato una piccola rivoluzione ai menù del suo nuovo sparatutto, eliminando dall'equazione alcune delle modalità che avevano fatto il loro esordio lo scorso anno, per introdurre una coppia di playlist inedite. La prima è Guerra, una vecchia conoscenza dei giocatori di WWII, che qui segue per lo più lo stesso copione di allora. L'altra, tra le due quella decisamente più interessante, è Tagliagole, una modalità che ambisce a potenziare l'esperienza offerta da Gunfight. In questa playlist al cardiopalma, tre squadre di tre giocatori ciascuna devono cercare di eliminarsi a vicenda senza il supporto dei respawn, cercando infine di catturare la bandiera che compare allo scadere del timer.
Accanto a Guerra e a Tagliagole, troviamo il consueto stuolo di modalità multigiocatore, comprese Guerra Terrestre e Invasione, quelle ambientate su mappe particolarmente ampie, che accolgono la bellezza di 64 giocatori.
Per quel che riguarda invece le armi, è interessante sottolineare che questo Call of Duty è quello con l'armeria più grande di sempre, grazie unicamente al meccanismo dei "contenuti trasferibili". Come se servissero ulteriori prove per corroborare la tesi che Modern Warfare III sia nato come DLC di Modern Warfare II, entrambi i giochi offrono un'integrazione completa dei loro contenuti, ed ecco perché nel nuovo sparatutto sviluppato da Sledgehammer avremo accesso anche a tutte le armi, gli accessori, gli operatori e i gadget del precedente capitolo. Nonostante tutta questa abbondanza, sono ben 37 le bocche da fuoco a fare il loro debutto quest'anno, un numero di tutto rispetto, anche se a fronte della loro introduzione non ci sono novità in merito all'armaiolo, lo strumento per la modifica delle armi che avrebbe potuto beneficiare di qualche intervento volto a svecchiarlo.
Infine, piccola nota a riguardo dei perk, che in Modern Warfare III per fortuna non si ottengono più nel corso di una partita a intervalli regolari. I perk, adesso, si attivano tutti all'inizio di un match e fanno ora riferimento a specifiche categorie d'equipaggiamento, un cambiamento più estetico che funzionale, ma capace di dare il giusto contesto ai bonus conferiti. Volete selezionare Fantasma, che vi rende invisibile agli UAV? Ecco che il perk è legato a una specifica tuta ghillie. Preferite "Di corsa"? Lo potrete trovare nella categoria degli stivali. Per fortuna, non importa quali pezzi d'equipaggiamento sceglierete di indossare, questi non avranno alcun effetto sull'estetica dei nuovi operatori aggiunti al cast di Modern Warfare III.
Zombi e Modern Warfare, un'insolita accoppiata
Quella che forse è la vera, unica novità di tutta l'offerta messa in piedi da Call of Duty: Modern Warfare III è la modalità cooperativa a base di zombi che Sledgehammer Games ha modellato sullo stampo di DMZ. A differenza di quella playlist, che si ambientava nella polverosa Al Mazrah, ora ci troviamo nel cuore dell'Urzikstan, la regione open world che ospiterà la nuova mappa Warzone in arrivo a dicembre, e che per il momento è invasa da orde di mostruose creature non-morte.
Questa nuova playlist cooperativa rimane profondamente ancorata agli attributi fondamentali di DMZ, ecco perché anche in "MWZ" l'obiettivo dei 24 giocatori in partita, divisi in squadre da tre membri ciascuna, rimane quello di scendere in azione, completare missioni e attività utili a potenziare il personaggio, prima di raggiungere un'estrazione portando con sé tutto il bottino accumulato durante l'incursione. La buona notizia è che sebbene la struttura di un match sia lontana anni luce da quella tipica degli zombi nei Call of Duty, gli sviluppatori hanno comunque inserito tutti gli elementi caratteristici di quel tipo di esperienze, come il Pack-A-Punch, le lattine Juggernog e le casse misteriose.
Proprio come in DMZ, anche in questo caso i giocatori potranno seguire una lunga serie di missioni da completare sul campo, tutte legate da una sorta di narrativa di fondo che siamo curiosissimi di scoprire dove andrà a parare. La speranza è quella che Sledgehammer fornisca un attento supporto alla modalità Zombie di Call of Duty: Modern Warfare III, specialmente dal momento che una volta provata abbiamo fatto davvero fatica a mollarla, divertente com'è massacrare centinaia di zombi in compagnia di altri due amici in una mappa open world ricolma di attività, missioni, e anche qualche easter egg.
Comparto tecnico
Avevamo avuto modo di lodare lo scorso anno i traguardi tecnici raggiunti da Modern Warfare II, e trovandoci adesso a commentare quella che è stata probabilmente concepita come una costola di quell'esperienza, è quasi superfluo sottolineare che i due sparatutto si assomiglino terribilmente, in ogni aspetto dell'impianto tecnico. Entrambi sono infatti basati sulla versione più moderna dell'IW Engine, un motore che ha saputo dimostrare tutte le sue potenzialità, ed ecco perché il nuovo capitolo eredita dal precedente l'ottima resa visiva che ci aveva colpito lo scorso autunno.
Per fortuna le analogie non riguardano anche lo stato del gioco al lancio, visto che l'episodio dell'anno scorso era afflitto da un gran numero di problemi mentre Modern Warfare III si è presentato all'appuntamento con la recensione in forma smagliante, alleggerito da qualsiasi tipo di bug. Anche stavolta bisogna sottolineare l'eccellente qualità del comparto audio, perfetto nel riprodurre gli effetti delle armi e delle esplosioni che rimbombano durante una partita. Insomma, Modern Warfare III, almeno dal punto di vista estetico, è un bellissimo Call of Duty, anche se non ci aspettavamo niente di meno considerata la vicinanza tra questo capitolo e il precedente.
Conclusioni
Non c'è che dire, Call of Duty: Modern Warfare III vive di contraddizioni, ed è avvolto da un complesso paradosso: come fa il miglior Call of Duty degli ultimi anni, ad essere anche uno dei peggiori di sempre? La risposta va cercata tra le maglie di un prodotto che ricicla pedissequamente la stragrande maggioranza dei suoi contenuti, accostandoli a una campagna insufficiente su tutta la linea, che però azzecca forse l'unico vero aspetto che uno sparatutto dovrebbe centrare, il gameplay multigiocatore. Starà a ciascun appassionato della serie stabilire il peso specifico degli ingredienti di questo intricato mosaico.
PRO
- Il gameplay migliore degli ultimi anni
- Giocare nelle mappe originali di Modern Warfare 2 è un'emozione unica
- La modalità Zombie è interessante, ma va supportata
CONTRO
- Una delle peggiori campagne single-player di sempre
- Molti contenuti riciclati da altri capitoli
- Le nuove modalità non incidono come avremmo sperato