La recensione di Cobra Kai 2: Dojos Rising ci riporta indietro nel tempo, all'epoca in cui publisher senza troppi scrupoli affidavano a team di sviluppo improvvisati e scarsamente finanziati la realizzazione di giochi su licenza di qualità molto scadente, creati al solo scopo di sfruttare la popolarità di un marchio.
Un fenomeno che da diversi anni sembrava superato, complice l'aumento dei costi produttivi (che impone un controllo più rigoroso sui progetti in cantiere) e una maggiore consapevolezza da parte dell'utenza. Eppure eccoci qua, di fronte a un action game che sul piano tecnico sembra uscito da una PlayStation 2 e in termini di gameplay ha tanti di quei problemi da lasciare interdetti.
Struttura
In termini di contenuti, Cobra Kai: Dojos Rising mette a disposizione quattro differenti modalità, tutte accessibili dalla schermata di partenza. La modalità Storia è quella principale e prova a reinterpretare gli eventi della serie televisiva Netflix nell'ottica di un maldestro e sgangherato picchiaduro a scorrimento, dandoci la possibilità di affrontare i vari livelli selezionando una scuola di arti marziali fra Miyagi-Do Karate, Cobra Kai ed Eagle Fang Karate.
In pratica si sceglie una delle zone della mappa sbloccate fino a quel momento, si organizza una squadra composta da quattro personaggi (appartenenti alla fazione che abbiamo selezionato in partenza) e ci si lancia in una serie di combattimenti senza troppi pensieri o approfondimenti narrativi che non siano delle semplici schermate statiche dialogate dagli attori originali.
Classici Cobra si pone invece come una modalità scenario, con sfide discretamente impegnative da affrontare con protagonisti diversi a seconda della situazione, mentre il Torneo di All Valley è esattamente quello che ci si aspetterebbe, dunque una sequenza di scontri uno-contro-uno nell'ambito della competizione sportiva che i fan di Karate Kid dovrebbero ricordare bene.
Completano la dotazione una classica modalità sopravvivenza, in cui si cerca appunto di sopravvivere il più a lungo possibile contro ondate interminabili di nemici, e un jukebox tramite cui ascoltare i tanti brani che caratterizzano la ricca (e per certi versi valida) colonna sonora di Cobra Kai 2: Dojos Rising.
Gameplay
Se sulla carta l'esperienza confezionata da Flux Games può contare su di un buon numero di contenuti, sebbene viziati da un grado di ripetitività estremo, è il gameplay a rappresentare l'aspetto più problematico e approssimativo del pacchetto. Senza tirare (ancora) in ballo discorsi puramente tecnici, parliamo infatti di un impianto estremamente obsoleto e viziato da un sacco di magagne.
Gli autori di Cobra Kai 2: Dojos Rising non avevano alcuna intenzione di riprendere in maniera fedele ciò che si vede nella serie televisiva, e così hanno infarcito il gioco di mosse speciali a metà fra Kung Fu Panda e Dragon Ball, con effetti elementali, calci infuocati, barriere di ghiaccio, proiezioni di chi e chi più ne ha, più ne metta.
L'idea di per sé non è malvagia, ma il sistema di combattimento si rivela fin da subito un incubo di collisioni sballate, incartamenti, agganci errati, compenetrazioni poligonali, glitch più o meno gravi e una telecamera che spesso e volentieri va a incastrarsi dove non dovrebbe. La modalità Torneo di All Valley rappresenta da questo punto di vista l'apoteosi della bruttezza, perché tutti questi difetti vengono messi in primo piano e diventa impossibile ignorarli.
Purtroppo il banale sistema di potenziamento e il gran numero di personaggi sbloccabili, talmente tanti da richiedere l'introduzione di meccaniche di "manutenzione" del dojo che considerano anche l'impiego e la "soddisfazione" dei vari combattenti, non riesce in alcun modo a limitare queste criticità, francamente inaccettabili per un videogioco nel 2022.
Realizzazione tecnica
Come se non bastasse, sul piano tecnico Cobra Kai 2: Dojos Rising è inguardabile. Si salvano i dialoghi interpretati dagli attori della serie televisiva e alcune musiche della già citata colonna sonora, invero piuttosto corposa, ma per il resto sembra di trovarsi di fronte a un titolo (brutto) per PS2 che ha fatto il passo più lungo della gamba, ma il pavimento era bagnato e si è ritrovato a terra in una rovinosa spaccata.
La cosa buffa di questo impianto grafico è che si permette persino il lusso di rallentare su PS5 non appena sullo schermo compaiono più personaggi del solito, e in ogni caso non riesce a spingersi oltre i 30 fps: risultati assolutamente ridicoli per un progetto realizzato in evidente malafede e proposto a un prezzo completamente fuori dal mondo.
Conclusioni
Cobra Kai 2: Dojos Rising è un serio candidato al titolo di gioco più brutto dell'anno. Saprete ormai che chi scrive non è mai felice di stroncare un progetto e cerca sempre di evidenziare gli aspetti positivi di una produzione, ma qui davvero c'è ben poco da salvare: questo tie-in è un disastro da qualsiasi parte lo si guardi, è viziato da problemi tecnici e ludici assolutamente ingiustificabili e viene venduto a un prezzo ridicolo. Statene alla larga.
PRO
- Qualche buon brano nella colonna sonora
CONTRO
- Gameplay problematico e molto limitato
- Realizzazione tecnica ingiustificabile
- Prezzo completamente fuori dal mondo