Relic Entertainment viene fondata nel 1997, due anni dopo stravolge il mercato degli strategici in tempo reale con l'inarrivabile Homeworld. Questo è soltanto l'inizio: grazie alla qualità e all'inventiva dei suoi giochi, la software house canadese domina il genere per tutti gli anni duemila. Oltre ad Homeworld e al netto di due modesti flop, Relic reinventa gli strategici altre due volte: con Warhammer 40.000 Dawn of War e Company of Heroes. Ed è proprio a quest'ultimo, assente dalle scene dal 2013, che diamo il più caloroso bentornato con la nostra recensione di Company of Heroes 3.
Un manipolo di eroi
La particolarità della serie, che ritroviamo anche in questo terzo capitolo, è la scala delle sue battaglie. Company of Heroes pone l'accento su quello che possiamo definire un manipolo di eroi, un plotone, più che un esercito sterminato, e avvicinando la telecamera quasi a sfiorare i tetti dei palazzi la battaglia diventa molto personale, ti risucchia dentro. Non basta, e spesso non è permesso, costruire un gran numero di unità e farle convergere su un punto caldo della mappa; nel gioco Relic è necessario seguire l'avanzamento delle singole squadre con un'accortezza diversa, copertura dopo copertura. Con un po' d'impegno vedrete i vostri soldati combattere e muoversi sul campo in una straordinaria e realistica armonia.
È a questo punto che il gioco, attraverso ogni suo aspetto, incluso il gameplay, riesce ad esprimere una bellezza quasi da grande cinema: il crepitio delle mitragliatrici, i voli radenti degli aerei che spargono fiocchi di fosforo bianco sui soldati avversari. E poi le nostre unità così piccole ma così dettagliate che alzano i fucili lungo i guadi, si rannicchiano impaurite sotto il fuoco di sbarramento, si raggruppano lungo i muretti per epiche esecuzione mirate, si danno il cambio alle finestre di un palazzo. Senza contare, e questa è la grande novità, il sistema che regola la distruzione di edifici ed elementi dello scenario introdotto proprio da Company of Heroes 3, in grado di sbriciolare credibilmente qualsiasi struttura sotto i colpi del conflitto, e alle divisioni meccanizzate di mostrare tutta la loro sfacciata potenza calpestando i muri con i loro cingoli.
Bello e affidabile
Lo stesso spettacolo a cui i fan di Company of Heroes sono da sempre abituati, in questo caso quasi letteralmente dato che a prima vista di grandi differenze tra Company of Heroes 2 e 3 non sembrano essercene proprio. Company of Heroes 3 è chiaramente costruito attorno a un engine più moderno, potente e versatile: lo vedi nella migliore quantità di dettaglio generale, nell'effettistica più elaborata, nel già citato nuovo sistema di distruzione, nella tridimensionalità delle mappe. Ma il team responsabile di Company of Heroes 2 è stato così bravo nel nascondere i limiti tecnici di allora, che le distanze oggi sembrano ridotte. Ma sia chiaro: è Company of Heroes 2 che sembra un gioco del futuro, non Company of Heroes 3 che sembra un gioco del passato. Avremmo preferito una grafica migliore o uno stacco più ampio? Senza dubbio, chi non lo negherebbe, ci accontentiamo però di un gioco comunque molto bello da vedere e che non ha fatto nessun tipo di capriccio per girare tra massimo dettaglio e massima risoluzione.
Fanteria coraggiosa
Un videogioco è soprattutto gameplay, figuriamoci uno strategico in tempo reale come questo che vuole dire la sua anche da un punto di vista più agonistico. Anche qui però non troverete nessuno sconvolgimento della rodatissima formula: Company of Heroes 3 nelle meccaniche è praticamente identico al secondo gioco della serie, anche se in certe dinamiche ricorda più il capostipite del 2006. Il punto di contatto lo si trova nella maggiore enfasi posta sulla fanteria, ora molto più resistente di quanto non fosse in passato, specialmente sotto i colpi di un mezzo. Questo permette di cavarsela in molte di quelle circostanze fatali in Company of Heroes 2, ripristinando quell'equilibrio perduto sui quali i fan hanno discusso per anni. Scommettiamo che ora si discuterà sul problema opposto?
La bilancia della guerra
In questo caso è una semplice questione di gusti, nessuna delle due scelte sembra sbilanciare o addirittura danneggiare l'equilibrio della serie. Sono approcci diversi per palati diversi, quella adottata da Company of Heroes 3 è probabilmente la scelta che ti tiene più tempo con gli occhi sull'azione, cercando di tenere in vita i soldati, invece che nel menù sottostante a ripristinare le unità perdute. Concentrati sullo scopo, che in Company of Heroes 3 è in fondo, tra una dozzina di varianti, sempre lo stesso: conquistare e difendere i checkpoint richiesti dalla missione. Ogni checkpoint ottenuto fornisce al giocatore una riserva ciclica di una delle quattro risorse disponibili, necessarie per creare nuovi soldati, assemblare nuovi mezzi, lanciare attacchi speciali o costruire nuove strutture. Su alcune mappe sono presenti anche dei punti di controllo che potranno essere trasformati in ospedali da campo, per evitare di rimandare le squadre ferite fino alla posizionale iniziale. In Company of Heroes 3 è stata anche inserita una pausa tattica che permette di sospendere l'azione e, in tutta calma, programmare ciò che dovrà fare ciascuna unità. La pausa tattica non rovina nulla del gameplay originale, ma permette di affrontare il gioco con meno pressione, il che non è male visto quanto intense possono diventare le battaglie. Naturalmente la pausa tattica non è presente in multiplayer, dove la serie di Relic mantiene inalterato il suo cuore da strategico in tempo reale.
L'asso nella manica
Le squadre di soldati, esattamente come i mezzi corazzati, con l'esperienza sbloccano nuove abilità, mentre pagando con le risorse raccolte è possibile anche migliorarne o specializzarne l'equipaggiamento. I mezzi possono essere potenziati con del nuovo arsenale o completamente riconvertiti: un camion per il trasporto truppe può evolversi in una sorta di ambulanza per curare i soldati anche durante l'azione, mentre a un tank sarà possibile montare un sistema antiaereo o raddoppiarne le mitragliatrici per renderlo più letale contro la fanteria. Scelte che andranno fatte anche a seconda delle risorse e delle strategie di chi avrete davanti. Non tutti gli avversari disporranno di un'aviazione pericolosa, come non sempre voi avrete a disposizione tutti gli attacchi speciali presenti nel gioco. La loro presenza dipenderà anche dalla modalità scelta...
La resistenza
Company of Heroes 3 ha una sua immancabile componente multiplayer (ma le partite classificate verranno aggiunte dopo la fase di assestamento iniziale), propone divertenti battaglie coop dove è possibile fronteggiare la IA fino in quattro giocatori contemporaneamente e nelle sue modalità single player offre sia una scelta classica, la divertente campagna lineare ambientata in Nord Africa composta da otto mappe, sia una piccola rivoluzione, ovvero l'avvincente campagna italiana dove l'obiettivo sarà partire da Salerno per liberare Roma. Questa nuova modalità ricorda da molto vicino quel che solitamente propone Total War, ovvero una parte strategica che va a sorreggere l'impianto tattico: ciò che avrete nelle battaglie è ciò che sarete riusciti ad organizzare sulla mappa tattica. Per chiamare un supporto aereo durante una missione, dovrete avere nelle vicinanze un aeroporto o una portaerei, e anche il velivolo giusto e le risorse adatte: sulla mappa tattica queste si ottengono conquistando le città, invece dei checkpoint. È possibile anche stringere alleanze con i partigiani locali, aiutarli nelle loro insurrezioni, in modo da utilizzarne l'opera di sabotaggio là dove lo riterremo opportuno. Quando due eserciti si scontrano sulla mappa tattica, esattamente come avviene in Total War il gioco tornerà ad essere il classico Company of Heroes 3. Il numero di mappe inoltre non riesce a reggere a lungo questa struttura dilatata, lasciando spazio ad un'annoiata ripetitività.
A riconquistar l'Italia
Come nella campagna africana, dove ogni missione è minuziosamente costruita per il massimo coinvolgimento, anche in quella italiana ci saranno delle missioni uniche dalla costruzione più coreografata e avventurosa, diciamo anche narrativa. Non si tratta insomma di anonime missioni che replicano una battaglia in PVP, questo avviene nelle battaglie secondarie che si potranno anche autorisolvere, ma esperienze costruite per l'occasione dagli sviluppatori in modo da essere uniche, e in modo che lo sbarco a Salerno sia totalmente diverso dalla presa di Foggia, sia nell'ambientazione sia nel crescendo drammatico. Questo da una parte rende la campagna italiana più caratterizzata nei suoi snodi principali, divertente ed emozionante fino alla fine, ma allo tempo intacca e di molto la rigiocabilità una volta che sarete riusciti a portarla a termine. Non è un grandissimo problema considerando che le due campagne, con le loro due diverse ambientazioni, truppe e meccaniche di gioco, vi terranno occupati per un bel po' di ore. Considerando il multiplayer, la coop e i quattro diversi schieramenti (Us Forces, Wehrmacht, Afrikakorps ed esercito britannico) invece dei soliti due, in Company of Heroes non vi mancheranno certo i contenuti.
Il diamante grezzo
Vi mancherà però un certo tipo di rifinitura: i menù sono inaccettabili, alla grafica manca quello sprint in più anche nella saturazione, il multiplayer al momento è ridotto all'osso con due sole modalità perché il cantiere è ancora aperto e per questo mancano momentaneamente anche le partite classificate. La campagna italiana è una bella novità, ricca di sottosistemi a cui prestare attenzione ed è senza alcun dubbio un'idea sulla quale la serie può costruire il suo futuro; si vede però che potrebbe offrire molto di più, che il progetto è un 1.0 a cui manca soprattutto maggior dinamismo.
La fortuna di Company of Heroes 3 è che da giocare è fenomenale come sempre, l'intelligenza artificiale si comporta molto bene e costringe a tenere alta l'attenzione anche sulle retrovie, le mappe delle due campagne sono tutte molto interessanti e diversificate, con più dislivelli rispetto a quelle dei giochi passati. Anche le quattordici mappe disponibili in multiplayer non sono male, ma ci vorrà del tempo per capire se saranno davvero all'altezza delle partite competitive più serrate.
Conclusioni
Company of Heroes 3 è un grandissimo gioco perché il suo gameplay è un sistema già vincente, che non deve dimostrare nulla. La nuova campagna italiana è una piattaforma che speriamo di vedere espandere con nuovi scenari, mentre quella nordafricana, sebbene più classica, saprà stupirvi con le sue peculiari truppe e delle emozionanti battaglie in campo aperto. Dopo dieci anni forse è un po' poco, e dopo due giochi già pubblicati sotto lo stesso nome di certo non ci aspettavamo un diamante così grezzo. Crescerà, migliorerà, ma al momento resta un po' di amaro in bocca.
PRO
- Le battaglie di Company of Heroes sono sempre emozionati
- Il nuovo si sistema di distruzione è molto convincente
- La campagna italiana ha del grande potenziale
CONTRO
- Menù poco curati e confusi
- Multiplayer ridotto all'osso con pochissime opzioni
- Dieci anni dopo, graficamente speravamo in un maggiore stacco