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Conflict: Vietnam

Ancora Vietnam. Ancora War Games. Pivotal studios dice la sua in un genere questo mese molto inflazionato. Scopriamo insieme come se la cavano con questo "Conflict: Vietnam"!

RECENSIONE di Claudio Camboni   —   20/10/2004
Conflict: Vietnam
Conflict: Vietnam
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In un periodo che non si potrebbe certamente definire di pace, sarà forse un caso ma ecco riversarsi sul mercato una moltitudine di titoli ispirati a trascorse guerre

Immersi in una giungla di "Vietnam"

Storditi da quest'abbondanza di war games, invitiamo l'appassionato di questo genere di giochi, ed in generale ogni lettore, a sedersi e leggere attentamente questa recensione che cercherà di fare chiarezza sul titolo in questione, menzionato ed arrivato per ultimo, ma non ultimo per interesse e valore intrinseco del prodotto. D'altra parte è comprensibile una certa confusione una volta trovati davanti allo scaffale del negozio: il sovraffollamento ottobrino rischia di far perdere il senso dell'orientamento all'acquisto e di rendere un pò difficoltosa la scelta tra i tanti titoli similari, districhiamoci quindi da questa giungla di "Vietnam"!

Conflict: Vietnam
Conflict: Vietnam
Conflict: Vietnam

Pivotal, questo sconosciuto

Introduciamo la recensione chiarendo immediatamente che sono state testate sia la versione Xbox, che quella PlayStation2. Diciamo anche che le due differiscono sostanzialmente per un aspetto: il comparto grafico, che analizzeremo più tardi nello specifico. Per ogni altro aspetto di gioco, giocabilità compresa, Conflict Vietnam su PlayStation2 risulta totalmente identico alla controparte Verdecrociata. Salta subito all'occhio, avviando il gioco, quanta cura nei particolari abbiano messo gli sviluppatori di "Pivotal Games", i quali ricordiamo annoverano nel loro curricolum titoli come Warzone: 2100 e Conflict Desert Storm. Gli Ex-ragazzi di Microprose ed Eidos vantano al loro attivo un numero esiguo di giochi ma hanno già saputo dimostrare il loro valore programmando da zero un nuovo motore grafico in occasione del lancio della serie "Conflict". Il loro background lavorativo si chiama Zeewolf su Amiga, G-Police, Dagons Lair per SNES e tutta la serie Grand Prix su PC. Chiudendo la breve digressione e tornando al loro ultimo lavoro, il giocatore inizierà l'avventura immerso in un campo base Americano in Vietnam, dove sarà chiamato più volte dai superiori per affrontare prove di addestramento e tiro al poligono, praticamente "girellando" e vivendo l'accampamento. Sarete quindi liberi di andare a chiacchierare con i vostri compagni commilitoni, ascolare di cosa stiano parlando con un bel sottofondo di musica anni '70 che fuoriesce dagli altoparlanti e girovagare in una sorta di "free".

Conflict: Vietnam
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Sparatutto a scorrimento, o simulatore di guerra

Come il predecessore, l'azione di gioco vi vedrà comandare un team di quattro soldati, con la possibilità di impartire ordini ad ognuno di essi. Ogni militare è specializzato: ci sono medici, cecchini, perlustratori ed altri ancora. L'interfaccia di gioco è discretamente intutiva, veloce e di rapido utilizzo, questo fa in modo che sia possibile utilizzare ogni uomo a nostra disposizione, anche nelle situazioni più critiche, senza particolari difficoltà di manovra o virtosismi del Joypad. Di certo è necessaria qualche ora di gioco per imparare a gestire ogni nostro uomo, ogni possibile comando eseguibile, il tutto in piena scioltezza. Ma altrettanto di certo, con un Joypad per console difficile immaginare di meglio. La maggior parte del tempo ci troveremo immersi nella giungla più fitta attraverso lunghissimi "corridoi" contornati da verdissimi muri invisibili. La libertà di azione all'interno dei livelli non è di certo la più entusiasmante che si sia mai vista in un videogioco. L'intelligenza artificiale dei nemici non è delle più sofisticate. Un vistoso sistema di "respawn" dei nemici, che accorreranno da ogni direzione, fa si che comunque le nostre scorribande non scorrano sempre liscie come l'olio.

La maggior parte del tempo ci troveremo immersi nella giungla più fitta attraverso lunghissimi "corridoi" contornati da verdissimi muri invisibili.

Sparatutto a scorrimento, o simulatore di guerra

Nonostante Conflict Vietnam si ponga di fronte al giocatore come "simulatore", non basterà qualche colpo nemico ad abbatterci. La resistenza dei nostri militari è di stampo Arcade, non certamente "One shot, One Kill" come ben ci hanno abituati giochi come Rainbow Six. Durante le incursioni è possibile cambiare personaggio attraverso i quattro tasti del direzionale, ed una volta lasciato quello utilizzato, questi continuerà l'azione tramite la propria intelligenza artificiale. I Vietcong inversamente sembrano cadere sotto i nostri colpi con un pò troppa facilità e solerzia. Inoltre non paiono cercare nascondigli, pararsi dietro qualcosa, difendersi. I programmatori di Pivotal sembrano puntare tutto il combattimento sul numero elevato di nemici da abbattere, forse un pò troppo facile e comodo in un videogame che si dovrebbe definire "moderno", ma che in realtà pare avere molto da imparare da colleghi più illustri, ed anche più anziani, come Vietcong o Halo.

Conflict: Vietnam
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..quando i Rolling Stones suonavano alla Radio

Mettendo da una parte gli aspetti ludici di Conflict Vietnam, è il momento di dare un'occhiata alla realizzazione generale di questo titolo. A colpo d'occhio pare subito evidente che i punti di forza risiedano in una cura del dettaglio quasi maniacale: all'interno della base, utilizzando la visuale in soggettiva attivabile mediante la pressione dell'analogico sinistro, è possibile notare miriadi di rifiniture. Dalle cicche di sigarette in terra, alla texture preziose di ogni muro fino al sistema di illuminazione dinamica molto carino. Le ombre, portate e proprie, sono ben realizzate. Il sistema di movimento è funzionale, anche se non proprio reattivo. L'analogico che regola la vista è infatti leggermente troppo lento alle sollecitazioni del pad, ed il problema risulta a tratti fastidioso, sopratutto durante sessioni di gioco particolarmente movimentate. Ogni particolare, partendo dalle armi, passando per le divise fino agli oggetti ed ai mezzi, è storicamente ricercato e curato. Il consiglio però è quello di non indugiare troppo, in visuale soggettiva, sui volti dei personaggi: da una distanza ravvicinata è imbarazzante notare la poverà di poligoni con i quali sono stati modellati. Paragonabile ad una PsOne dal dettaglio più elevato. D'altro lato, il comparto audio è veramente coinvolgente. All'interno del campo una radio suonerà pezzi d'epoca (Rolling Stones su tutti) in continuazione, mentre un DJ improvvisato (e ben interpretato dal doppiaggio italiano), chiacchiererà in continuazione parlando del più e del meno. Ogni arma produce il suo suono caratteristico, ogni superficie calpestata anche, il rumore dei veicoli e degli elicotteri, il suono sordo delle granate che stordisce l'udito e fà sibilare l'orecchio per qualche secondo: ognuno di questi effetti è ben riuscito.

Conflict: Vietnam
Conflict: Vietnam
Conflict: Vietnam

In definitiva questo Conflict Vietnam si rivela uno sparatutto su binari ambientato nella giungla Vietnamita, contornato da un'intelligenza artificiale molto migliorabile e da una grafica altalenante nella versione Xbox, sotto la sufficienza in quella PlayStation2. Altra brutta notizia: nessun supporto online, ma solo un multiplayer via splitscreen. Nonostante queste gravi pecche Conflict Vietnam conserva delle buone idee di fondo, come il sistema di comandi e l'uso di un soldato piuttosto che un'altro a seconda della situazione da affrontare, ma non può competere sul mercato con il concorrente "Vietcong" che lo surclassa in atmosfera, e neppure con Shellshock che lo supera in realismo e level design.

    Pro:
  • Quattro personaggi utilizzabili e comandabili
  • Buone texture e dettaglio
  • Comparto audio
    Contro:
  • Livelli troppo lineari
  • Intelligenza artificiale limitata
  • Uso parsimonioso del polygon count

Immersi in una giungla di "Vietnam"

In un periodo che non si potrebbe certamente definire di pace, sarà forse un caso ma ecco riversarsi sul mercato una moltitudine di titoli ispirati a trascorse guerre. Forse per sfruttare un filone di hype generato dai media nazionali, forse per un caso del destino, ecco che questo mese ci troveremo tra i polpastrelli molti videogiochi di stampo militare. Dopo uno Shellshock Nam'67 che ha portato su console una ventata di realismo nudo e crudo (forse fin troppo spinto), passando per Vietcong ed il suo multiplayer online fino a Man on Valor, un'esclusiva Xbox, eccoci arrivare a questo Conflict Vietnam, probabilmente il titolo più atteso sin dall'uscita del fortunato predecessore Conflict Desert Storm.