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Dakar 18, la recensione di una simulazione troppo arcade

Il gioco di guida di Bigmoon non trova una sua identità, muovendosi tra estremo realismo e semplificazione. Ecco la nostra recensione

RECENSIONE di Luca Olivato   —   04/10/2018
DAKAR 18
DAKAR 18
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Lo sviluppatore anglo-portoghese Bigmoon fino ad oggi aveva lavorato dietro alle quinte, partecipando alla realizzazione di modelli 3D per titoli come Jagged Alliance: Back in Action e FlatOut 4, e alla conversione per PS4 di Lichdom: Battlemage. Nel suo curriculum spiccano però soprattutto le collaborazioni con la nostra Milestone per la serie WRC: un'esperienza maturata durante diversi anni che ha fornito la base per il primo progetto solista, l'ambizioso (forse sin troppo) Dakar 18.

Dakar: dopo anni un nuovo titolo

Non stupisce che i videogame dedicati ad una competizione così estrema siano delle mosche bianche: escludendone una manciata usciti alla fine degli anni Ottanta (quando la fama della Parigi-Dakar era ai massimi livelli) per Amiga e Atari, gli ultimi tentativi di ambientare un gioco di guida nel deserto del Sahara si devono ad Acclaim col catastrofico Dakar '97 e il miglior seguito Paris-Dakar Rally datato 2001. Si trattava di titoli di stampo arcade usciti per console. A distanza di oltre diciassette anni le cose sono cambiate radicalmente e l'Unreal Engine 4 usato da Bigmoon permette un livello simulativo decisamente più profondo. Il titolo presenta tracciati e vetture ufficiali dell'ultima edizione della Dakar, che nel 2018, partendo da Lima (in Perù), e passando per La Paz (Bolivia), si è conclusa a Cordoba (in Argentina): in pratica 9.000 km che hanno coperto buona parte della costa occidentale del Sudamerica.

Dakar 18, la recensione di una simulazione troppo arcade

Nonostante il nome storico sono più di dieci anni che la Dakar non parte da Parigi per concludersi nella capitale del Senegal, dove ha fatto tappa per l'ultima volta nel 2007; l'edizione dell'anno seguente fu cancellata a causa di pericoli terroristici nella Mauritania e dal 2009 la competizione si è trasferita in pianta stabile nella parte meridionale del Nuovo Mondo. Anche gli equipaggi e i mezzi sono ufficiali, seppur con qualche assenza (mancano ad esempio la Ford F-150 e l'Iveco Powerstar): ci sono quindi cinque categorie che comprendono auto, camion, moto, quad e SxS.

Più simulazione che arcade

A dispetto di quanto si possa essere portati a credere ad una rapida occhiata, Dakar 18 si avvicina molto più a una simulazione che a un gioco di guida arcade. Per chi non lo sapesse, infatti, i tracciati sono "immaginari": a differenza dei rally tradizionali non è sufficiente partire dal punto A e arrivare al B, poiché nel mezzo bisogna transitare per determinati waypoint che possono prevedere anche di tornare indietro rispetto alla direzione che si stava percorrendo. Il breve tutorial "forzoso" che anticipa persino la schermata iniziale mette le cose in chiaro sin dai primi istanti: dopo poche centinaia di metri sullo sterrato inizia il deserto e, se non si seguono alla virgola le indicazioni del copilota, c'è la certezza di finire in mezzo al nulla.

Dakar 18, la recensione di una simulazione troppo arcade

Non aspettativi quindi un'assistenza puntuale come quella di DiRT Rally: qui mentre si guida bisogna tenere sott'occhio sia il "roadbook" (la bibbia dei partecipanti della Dakar) in basso a destra che il compasso in alto. Sono entrambi strumenti fondamentali, con il quaderno contenente delle tabelle suddivise in tre colonne. Nella prima sono indicati i km dal punto di partenza, la seconda presenta un disegno di come dovrebbe essere il paesaggio che si sta percorrendo e nella terza ci sono avvertimenti sui pericoli (divisi in tre categorie), come il dislivello di una duna o la presenza di sassi in traiettoria. Letto a tavolino è abbastanza semplice, ma diventa molto impegnativo mentre si guida a elevate velocità, magari facendo attenzione a non distruggere la macchina (o la moto). Il compasso è altrettanto importante e indica di quanti gradi girare il veicolo per immettersi nel tracciato "immaginario". Esiste anche un GPS che però si attiva solo in prossimità dei waypoint, che è necessario "toccare" se si vuole completare la tappa con successo.

Dakar 18, la recensione di una simulazione troppo arcade

Proviamo a fare un po' di chiarezza con un esempio pratico. Nella prima prova, il cui completamento ci ha richiesto la bellezza di 8 tentativi, dopo il via ci viene detto di seguire la direzione per 500 metri sino alla duna; dopodiché bisogna girare a sinistra a 160 C per altri 2 km proseguendo sul crinale; arrivati a quel punto (morfologicamente indistinguibile dai precedenti), c'è da effettuare un tornante immaginario di 90 gradi e seguire la direzione intrapresa per altri 5km. Inutile dire che è sufficiente sbagliare di pochi gradi l'inclinazione della sterzata per trovarsi in un punto completamente sconosciuto, senza che il copilota sia di minimo aiuto. Si può tentare allora di tornare indietro in una zona nota, nella quale magari si è già transitato (una capanna abbandonata, una staccionata) e riprovare a seguire in modo più accurato le indicazioni del roadbook. L'assistenza del navigatore viene naturalmente meno in quelle categorie dove il rider è lasciato solo a sé stesso, come nei quad o nelle moto.

Modello di guida non convincente

Se tutto questo non dovesse bastarvi sappiate che ad alzare l'asticella ci sono altri due aspetti fondamentali da tenere in considerazione. Il primo è ovviamente lo stato di salute del veicolo che, pur non subendo danni estetici, si può usurare tanto più rapidamente quanto più violente saranno le sollecitazioni a cui viene sottoposto. Non tutti gli elementi sono riparabili e in ogni caso sistemarne uno comporta delle penalità in termini di tempo, per cui è necessario prestare la massima attenzione ai pericoli annotati nel roadbook.

Artwork 3

L'altro è la lunghezza delle prove, in grado di mettere alle corde anche il giocatore più navigato. Per quanto il mondo di gioco non sia in scala reale resta comunque estremamente vasto tanto da richiedere oltre 50 minuti per portare a termine la seconda tappa, che misura 230 km. Se considerate che quella più lunga raggiunge quasi i 1000 km potrete avere un'idea della concentrazione richiesta anche solo per toccare tutti i waypoint. La funzione di auto-salvataggio permette comunque di ricominciare dall'ultimo traguardo intermedio raggiunto, ma con delle severe penalità in termini di tempo. L'estremo realismo del sistema di navigazione (forse anche esagerato) stride con un modello di guida di stampo prevalentemente arcade. Certo non si può dire che non ci sia differenza tra il condurre una moto o un camion; il problema però risiede soprattutto in una fisica che potremmo definire quantomeno "creativa". Lo si capisce sin dal tutorial, dove sembra che la Toyota Hilux pesi 20 tonnellate, tanto è difficile da sterzare, o che la super Peugeot 3008 DKR (vincitrice anche quest'anno) sia indomabile quanto una Formula 1. Destano più di qualche perplessità anche le moto che sembrano piantarsi sui dossi o dopo dei salti con un po' troppa semplicità. La concorrenza in questo senso è molto agguerrita e i paletti economici che i programmatori hanno dovuto rispettare non hanno permesso di raggiungere i livelli delle produzioni più importanti. Un paragone che è difficile da reggere anche dal punto di vista tecnico: i modelli dei veicoli sono molto basilari e non impressionano gli effetti particellari (come sabbia e fango) che sporcano la carrozzeria in modo un po' troppo schematico. Un aspetto che ci ha tremendamente infastidito è quello delle tracce lasciate dalle vetture davanti, che scompaiono sotto gli occhi del giocatore. Se si riesce a soprassedere su certe brutture (anche il cielo in bassa risoluzione è un pugno allo stomaco), grafica e sonoro fanno il proprio dovere e permettono, su sistemi sufficientemente potenti, di mantenere un frame-rate stabile anche alle risoluzioni più elevate (l'abbiamo provato con successo sull'Asus PG348Q alla risoluzione di 3440x1440 con una GeForce 1080 senza scendere sotto i 60fps). Ci sono quattro inquadrature: una telecamera basculabile sul retro del mezzo, una visuale dall'abitacolo, una in prima persona e una "giocosa" dall'elicottero che si utilizzerà raramente.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 (64-bit)
  • Processore: Intel Core i5-4690k @ 3.5 GHz o AMD Ryzen 5 1600 @ 3.2 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1060 (6GB)

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 SP1, Windows 8.1, Windows 10 (64-bit)
  • Processore: Intel Core i5-2400s @ 2.5 GHz or AMD FX-6100 @ 3.3 GHz o Intel Core i3-7340
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660 o AMD Radeon HD 7870

Tanti bug

Purtroppo Dakar 18 è funestato da una serie di bug e sviste che i programmatori stanno cercando di risolvere a furia di patch (3 in un cinque giorni dal lancio) che non possiamo non riportare. Il primo e più grave riguarda la mancanza di check-point che a volte sono fisicamente assenti: per poterli caricare è necessario riavviare il titolo dall'ultimo salvataggio. C'è poi la questione danni che permangono anche quando si carica la partita dal punto precedente: ne consegue il rischio di trovarsi a metà tappa con un mezzo completamente inutilizzabile e con la necessità di ricominciare il gioco daccapo. Se a questo aspetto aggiungiamo che gli stage successivi sono disponibili all'esplorazione solo avendo completato i precedenti ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si impiegheranno verosimilmente settimane solo per accedere alla prova finale. A tutto questo si aggiunge un supporto molto limitato ai volanti: noi abbiamo usato il joypad di Xbox 360 senza alcun problema, ma i forum di Steam sono popolati da utenti che non vedono riconosciuta la propria periferica.

Ma la cosa che manda più in bestia sono gli errori del copilota che spesso fornisce delle indicazioni completamente strampalate e difformi rispetto al roadbook, con la certezza di trovarsi a percorrere chilometri nel nulla e di dover ripartire dal precedente check-point con tutte le penalità del caso. Come detto questo bug scompare (per forza di cose) quando si usano quad o moto che però innalzano ulteriormente il livello di sfida. Il comparto multiplayer offre un ampio ventaglio di possibilità (oltre alla classica rete internet sono supportati split-screen e LAN) e prevede una sorta di testa a testa tra i partecipanti che partono tutti nello stesso momento nonostante possano selezionare mezzi diversi tra loro. Le nostre prove sono state deludenti perché non abbiamo mai trovato più di tre persone a popolare le lobby e, una volta saliti in auto, abbiamo rilevato un forte stuttering.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 49,99 €
Multiplayer.it
5.5
Lettori (8)
6.1
Il tuo voto

Difficile giudicare un titolo come Dakar 18, a cui va riconosciuto il merito di tradurre sugli schermi, per la prima volta, le condizioni estreme della famosa competizione rallystica. La lunghezza delle tappe, unita all'attenzione richiesta per evitare danneggiamenti al veicolo, ma soprattutto alla difficoltà nell'orientarsi, richiedono un impegno che taglierà le gambe al giocatore medio. Sono paletti di ingresso che sarebbero accettabili se il modello di guida fosse altrettanto rigoroso, ma la fisica dei veicoli non convince. Se a questo si aggiunge un numero di bug non indifferente diventa molto difficile consigliare, almeno per il momento, il titolo di Bigmoon anche agli appassionati più hardcore.

PRO

  • Si respira il livello di sfida della Dakar
  • Simulazione per certi versi unica sul mercato

CONTRO

  • Modello di guida poco realistico
  • Fastidiosi bug