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Daredevil stagione 3, la recensione

Il diavolo di Hell's Kitchen torna su Netflix con la terza stagione: ecco la nostra opinione dopo aver visto i 13 nuovi episodi

RECENSIONE di Christian Colli   —   23/10/2018

La cancellazione di Iron Fist e Luke Cage, i serial più controversi del Marvel Cinematic Universe televisivo, non promette nulla di buono per il futuro dei Defenders su Netflix. A questo punto le probabilità che i quattro eroi si rincontrino sono estremamente basse e forse è per questo che la terza stagione di Daredevil, pubblicata solo qualche giorno fa, glissa completamente sui legami instaurati tra il diavolo di Hell's Kitchen e gli altri supereroi cittadini che hanno sgominato la Mano insieme a lui. Il che è strano, perché la scomparsa di Matt Murdock ha avuto un impatto fortissimo sulla seconda stagione di Iron Fist, e gli sceneggiatori sembrerebbero aver deciso di mettere completamente da parte ogni sottotrama legata a quelle vicende. Non c'è traccia di Elektra, quest'anno, né di Madame Gao: si torna, invece, a combattere Wilson Fisk, alias Kingpin, e un nuovo, letale nemico che i fan del fumetto conoscono col nome in codice di Bullseye.

La trama

Avevamo lasciato Matt Murdock (Charlie Cox) in condizioni gravissime alla fine di The Defenders, ma questo perché eravamo avvantaggiati in quanto spettatori: i suoi compagni, invece, hanno dovuto affrontare la sua scomparsa. Karen Page (Deborah Ann Woll) non si è rassegnata, mentre Foggy (Helden Henson) ha accettato la morte del suo ex migliore amico e ha continuato per la sua strada. Le prime puntate, in effetti, insistono sulla crisi esistenziale di un Matt invalido e indebolito che non riesce a trovare il suo posto in un mondo che potrebbe fare a meno di Daredevil, finché il suo più grande nemico non torna in scena nel modo peggiore possibile. Wilson Fisk (Vincent D'Onofrio) ha stretto un accordo con l'FBI e si è fatto mettere agli arresti domiciliari nell'attico di un lussuoso hotel da cui può tendere una ragnatela di influenza e corruzione sempre più letale. Le sue macchinazioni incrociano le strade di due agenti del Bureau che finiranno per diventare praticamente i protagonisti di questa annata.

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Ray Nadeem (Jay Ali) è un personaggio completamente inedito che non ha nessuna controparte a fumetti e che inizialmente ci ha fatto anche storcere un po' il naso. Padre di famiglia onesto e professionale, si ritrova costretto a mettere in gioco i suoi valori e a lavorare indirettamente per Fisk insieme ai suoi colleghi. Nonostante gli inizi incerti, e forse proprio perché non si ispira a nessun personaggio dei comics, Nadeem acquisisce uno spessore non indifferente che tiene incollati alla poltrona. L'altro agente che finisce nella rete di Fisk è Ben Poindexter (Wilson Bethel), un cecchino con un passato problematico che molti fan conoscono con un altro nome: Ben, infatti, è destinato a diventare Bullseye, uno degli avversari più iconici di Daredevil. Nella serie TV gli sceneggiatori si sono dilettati a costruirgli intorno una sottotrama inquietante e coinvolgente, calcando la mano sulla sua psicopatia senza andare a scomodare i suoi "poteri": anche qui, come nei fumetti, Bullseye ha una precisione incredibile che gli consente di trasformare in arma praticamente qualunque oggetto.

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I punti di forza

In questo senso, è assolutamente sensata la scelta di rappresentare i poteri di Bullseye senza fornire spiegazioni precise o realistiche: da una parte, avvolge il personaggio in un alone di mistero, ma dall'altra consente di giocare con la fantasia in coreografie e combattimenti spettacolari svicolati dai limiti di un realismo forzato. Una sequenza in particolare, nel sesto episodio, riesce davvero a concretizzare sul piccolo schermo le tavole a fumetti, inscenando uno dei migliori scontri mai visti in un cinecomic. La terza stagione di Daredevil è comunque piena zeppa di scene d'azione che riescono addirittura a superare le ottime coreografie delle stagioni precedenti, come l'inseguimento nel quarto episodio o l'inevitabile scontro finale nel tredicesimo. La verità, però, è che gli sceneggiatori sono riusciti a trovare un ottimo equilibrio, alternando combattimenti mozzafiato a notevoli approfondimenti psicologici che definiscono meglio tutti i personaggi attraverso conversazioni, piccoli gesti o particolari minuscoli che si intrufolano nelle inquadrature.

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Il tema di questa stagione sembrerebbe essere la solitudine e la regia contrappone costantemente le figure chiave della storia creando parallelismi e contraddizioni continue. Inutile dire che abbiamo adorato le interazioni tra Matt e la caustica suor Maggie (Joanne Whalley) che si prende cura di lui e nasconde un grande segreto, ma anche l'interpretazione di Vincent D'Onofrio, un Kingpin straordinario come al solito. Sia chiaro, tutto il cast si impegna tantissimo, a cominciare da Charlie Cox che ormai si è completamente calato nella parte del protagonista, ma D'Onofrio continua a collocarsi una spanna sopra gli altri, caratterizzando il suo Wilson Fisk in maniera incredibilmente efficace. Impacciato e animalesco al tempo stesso, Fisk è un villain sfaccettato che suscita sensazioni contrastanti e rappresenta decisamente una figura del Marvel Cinematic Universe che non ci dispiacerebbe vedere al cinema, magari contro Spider-Man.

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I punti deboli

Le tredici puntate che costituiscono questa terza stagione di Daredevil ci hanno appassionato, ma dobbiamo ammettere che le prime ore non sono state felicissime: dovendo stabilire il nuovo status quo e descrivere meglio le condizioni di Matt e degli altri personaggi, la serie inizialmente procede a rilento e in certi momenti annoia pure. Continuiamo a ripetere che tredici puntate sono troppe - una lezione che Iron Fist ha imparato bene, inscenando una seconda stagione composta soltanto da dieci episodi - ma questa volta si è verificata una situazione un po' diversa e invece di perdere mordente nella tranche intermedia, la terza stagione di Daredevil comincia farsi sempre più incalzante dal giro di boa che è il quarto episodio, stringendo lo spettatore in una morsa di tensione che lo accompagna fino alla conclusione. Sfortunatamente non tutti gli episodi garantiscono un livello tecnico sopra le righe e si notano facilmente le differenti gestioni della regia: basti pensare ai geniali flashback che raccontano l'infanzia di Bullseye e all'episodio molto più banale sul passato di Karen.

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Un altro elemento che ci ha colpito negativamente in questa stagione riguarda la sensibilità con cui gli scrittori hanno adattato il fumetto alla televisione. La storia prende spunto in più momenti da un ciclo di storie scritto da Frank Miller negli anni '80 - Rinascita - ma non lo fa sempre nel modo più azzeccato possibile. Come abbiamo detto, scegliendo di non spiegare in alcun modo i poteri di Bullseye, i registi hanno potuto dilettarsi nelle scene d'azione senza limitazioni realistiche; tuttavia, quando si sono tuffati a capofitto nella mitologia di Daredevil, hanno inscenato rivelazioni e riprese meno riuscite, per non dire maldestre, che sfiorano il campo della soap opera e del fanservice becero, come nel caso dell'ultimissima scena che rimanda a una potenziale quarta stagione e che sembra uscire da una serie completamente diversa. Minuzie, tutto sommato, distribuite a singhiozzo su un telaio di tredici ore che appassiona e diverte, magari non proprio dall'inizio alla fine, ma nella seconda metà senza se e senza ma.

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Conclusioni

Multiplayer.it

8.5

La terza stagione mette completamente da parte il resto dei Defenders per concentrarsi sulle sottotrame imbastite nella prima annata e sullo scontro tra Daredevil e Kingpin. Lo fa gettando nella mischia nuovi personaggi e adottando un'atmosfera da crime drama che incolla alla poltrona dopo qualche puntata: è una stagione che ingrana lentamente, infatti, ma che una volta scoperte le sue carte si mantiene su livelli altissimi fino alla fine.

PRO

  • Il Kingpin di D'Onofrio
  • Le coreografie

CONTRO

  • Le prime puntate sono noiosette
  • Ignora quasi completamente gli altri Defenders