Soltanto due mesi fa parlavamo di quanto l'originale Deadly Premonition richiedesse un enorme atto di fede da parte del giocatore, che doveva passare oltre un comparto grafico e tecnico pessimo per scoprire il seme di una narrazione mozzafiato. Così ben architettata da far guadagnare al gioco la fama di Twin Peaks videoludico.
Prima di scrivere la recensione di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise le nostre aspettative erano quelle di trovare una storia almeno alla pari della precedente ma accompagnata da un impianto ludico e in generale qualitativo di gran lunga superiore: perché se la prima volta ciò che ha reso Deadly Premonition così speciale è stata anche la sua disastrosa messa in scena, per quello strano meccanismo che una cosa è tanto brutta da fare il giro e diventare bella (o unica), ripetere il medesimo errore avrebbe significato adagiarsi sugli allori passati con la convinzione di scamparla un'altra volta. Sfortunatamente succede proprio così. Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise è un gioco che riflette l'incapacità di SWERY di bilanciare possibilità e ambizione, presentandoci un'esperienza che si trascina nei fasti dell'originale calcando la mano, ergo peggiorando, su quegli aspetti che ormai dieci anni fa l'avevano reso tanto apprezzabile.
La storia, tra Le Carré e Boston
La storia di Deadly Premonition 2 si divide tra passato e presente, dove quest'ultimo ricostruisce i fatti avvenuti a Le Carré nel 2005 attraverso le parole di uno dei pochissimi testimoni. L'agente del FBI Aaliyah Davis sta indagando su un caso che la obbligherà a scavare nelle indagini occorse in questo remota cittadina della Louisiana, scoprendo che dietro una serie apparentemente inconcludente di eventi si nasconde qualcosa oltre la più fervida immaginazione. Il gioco dunque, di capitolo in capitolo, rimbalza tra due linee temporali in parte facendoci vivere in prima persona il caso di Le Carré, nei panni di Francis York Morgan, e in parte riassumendolo attraverso l'occhio scettico di Aaliyah che fatica a credere a quanto le viene raccontato. Essendo un thriller, discutere in dettaglio la trama rovinerebbe l'esperienza ma anche senza fare esempi precisi possiamo dire che ci troviamo di fronte a una narrazione annacquata, priva di mordente fatte rare eccezioni nelle fasi al presente, costruita sui presupposti dell'originale Deadly Premonition nel tentativo di dare delle radici a una storia perfetta per com'è stata scritta.
Il surreale non può e non deve essere spiegato, perché nel momento in cui si cerca di razionalizzarlo (come fa Aaliyah) si cozza contro l'inevitabile diffidenza verso eventi che non possono essere accaduti davvero. In questo, il gioco originale eccelleva perché non pretendeva di spiegare tutto ma ci chiedeva di abbandonarci alla sospensione di incredulità e accettare quello che veniva mostrato prendendolo per, se non vero, quantomeno possibile. Qui è dove Deadly Premonition 2 fallisce, credendo non solo di poter legare la propria narrazione a quella del 2010 - e dunque creando un precedente non necessario - ma addirittura di riproporre il tema della cittadina tanto sperduta quanto bizzarra senza risultare stucchevole. Anzi, insistendo sulle stranezze degli abitanti al punto da trasformali in macchiette irritanti ben lontane dal fascino, ad esempio, di Sigourney. Più si va avanti con la trama, più ci si rende conto che Le Carré è soltanto un pretesto costruito (non) ad arte per allungare il brodo e cercare di dare una logica alla narrazione del presente: il legame che li unisce, tuttavia, è talmente labile e basato su una serie così assurda di presupposti da lasciarli stridere un passo dopo l'altro.
A questo contribuisce un intreccio incredibilmente prevedibile, dove i colpi di scena non sono tali perché già ampiamente anticipati e soprattutto portato avanti sulla base del più assoluto caso. Lungo tutti gli eventi di Le Carré saremo infatti guidati da un oracolo, che a ogni vicolo cieco farà la sua comoda apparizione per offrirci degli indovinelli di una banalità disarmante (fosse anche solo perché York li risolve per noi) indicandoci dove andare per far proseguire la trama. Pur capendo, come viene spesso ribadito e forse non a caso, che un approccio normale non rientra tra i metodi del detective, nel gioco originale c'era davvero il senso dell'indagine e la trama andava avanti secondo una serie di eventi concreti. La presenza del fantomatico oracolo pare un escamotage per giustificare la mancanza di una fabula, lasciando supporre che l'autore avesse sì in mente alcuni fondamenti- quelli appunto in cui la narrazione si riprende un po' - ma non sapesse come metterli assieme e abbia usato il surreale alla stregua del prezzemolo.
Infine, la caratterizzazione dei personaggi. Ancora una volta, Deadly Premonition 2 è la dimostrazione di come SWERY abbia preso il buono del primo e l'abbia stravolto con la certezza di innescare la stessa reazione da parte del pubblico. Non funziona proprio così. Il bello di un titolo come Deadly Premonition si basava anche su questo, sulla sua unicità: prendere lo stesso modello senza l'intenzione di migliorarlo, anzi, esacerbandone gli aspetti, porta piuttosto a pensare che l'originale sia stata un'illuminazione impossibile da ripetere e cui l'autore si attacca con eccessiva insistenza. Lo stesso York, il cui fascino e carisma risiedevano nella sua imprevedibilità, raggiunge punti dove risulta fastidioso. A eccezione di pochi altri, nessuno degli sparuti abitanti con cui avremo contatti riesce a farsi ricordare per un motivo diverso dal nervoso causato. O anche solo per un vago spessore narrativo. Questo soprattutto a causa di meccaniche ludiche superate, folli da riproporre nel 2020 come già avevano dimostrato di essere nel 2010.
Un gameplay inspiegabile
Se della narrazione di Deadly Premonition 2 possiamo salvare qualcosa, con le unghie e i denti, non sappiamo nemmeno da dove cominciare per discutere di un gameplay improponibile sotto ogni aspetto: in parole povere, prendete la struttura ludica dell'originale Deadly Premonition, peggioratela sotto qualche aspetto e avrete ben chiaro cosa aspettarvi da questo secondo capitolo. Cambiare tutto per non cambiare affatto. Non basta variare cittadina, come posizione geografica e atmosfera, per creare qualcosa di diverso se poi a livello contenutistico siamo allo stesso livello e anzi persino un passo indietro. Le Carré è una Greenvale più soleggiata, con pochi personaggi ai quali parlare o da cui ottenere missioni, che spinge poco all'esplorazione e regolata dallo stesso ritmo "a fasce orarie" che abbiamo sperimentato nel primo capitolo. Questo rimane tutt'oggi l'aspetto più interessante e tanto basterebbe a capire la pochezza dei contenuti. Deadly Premonition 2 ha scarse missioni secondarie, incarichi illimitati semplicissimi e necessari all'ottenimento di risorse, minigiochi che annoiano dopo qualche tentativo e in generale nulla che invogli davvero ad andare più a fondo del dovuto.
Non solo, permane la fastidiosa abitudine di vedersi assegnate missioni che possono essere risolte per tentativi, peraltro nemmeno così intuitivi: da un gioco del 2020 ci si aspetta che, se un personaggio ha bisogno di un oggetto specifico soprattutto se è di uso comune, sappia indicativamente dirti dove trovarlo. Invece le già poche missioni a disposizione si risolvono spesso in un obiettivo la cui destinazione è ignota e non c'è alcun indizio per capire almeno la direzione da prendere. Di nuovo, un escamotage pensato per allungare il brodo di un gioco che, se avesse avuto una struttura meno casuale nel suo svolgimento, si sarebbe risolto molto più in fretta. Spesso, inoltre, alcune limitazioni valgono solo per noi e non per gli NPC (l'accesso a determinati luoghi secondo le fasce orarie): è stato tragicomico trovarsi davanti a una tavola calda poco prima dell'orario di apertura, per questo inaccessibile, e vedere un personaggio aprire senza problemi una porta che per noi era - ed è comunque stata subito dopo - chiusa. Sono piccolezze che tuttavia dimostrano una noncuranza nello sviluppo, persino svogliatezza.
In alcuni casi, sono addirittura le scelte narrative a cozzare con il gameplay contribuendo ad accumulare nervoso: ad esempio, c'è un personaggio che soffre di disturbo da personalità multipla e dunque interpreta quattro ruoli diversi, tutti nello stesso luogo. Una missione secondaria, ma necessaria poiché andava a influenzare la nostra possibilità di mantenere un livello di igiene consono, richiedeva di parlare (inutilmente, come avrete forse già intuito) con tre di queste quattro personalità che tuttavia sono disponibili del tutto a caso nel corso della giornata. Abbiamo dovuto appostarci fuori dall'edificio ed entrare a ogni ora per controllare se ci fosse quella indicata.
Deadly Premonition 2 tenta di aggiungere varietà alla propria struttura introducendo i potenziamenti per il personaggio: collane, bambole e amuleti, in pieno stile voodoo, da offrire su un apposito altare per rafforzare York secondo le nostre preferenze sia in termini fisici (salute, stamina, resistenza agli stati alterati) sia per quanto riguarda la pistola, unica arma a nostra disposizione. Si tratta di una pistola per alligatori che spara proiettili di gomma altamente letali, utile indiscriminatamente contro gli animali selvatici o le creature dell'altro mondo: fin qui nulla di strano, considerato che nella dimensione oscura l'arma prenderà una forma diversa in modo da motivare la sua efficacia in quel contesto. Il problema principale è che questi potenziamenti, la cui costruzione e successive migliorie richiedono continue ricerche di materiale, hanno un peso quasi nullo sull'economia del gioco poiché la difficoltà dei combattimenti è inesistente. Per testare la meccanica abbiamo equipaggiato almeno una collana e una bambola, potenziando stamina, vita, gittata e potenza di fuoco migliorandole una sola volta: il risultato è stato eliminare le creature in un massimo di tre colpi subendo danni risibili e dunque annullando tutto il sistema di potenziale crescita del personaggio. Ci sono bastati due oggetti per andare avanti fino alla fine del gioco senza mai morire e senza quasi mai la necessità di curarsi.
Parlare di creature ci porta naturalmente ai momenti "horror" del gioco, che sono un disastro su tutta la linea: non solo c'è un'unica ambientazione molto anonima che fa da sfondo alle fasi nell'altra dimensione, al contrario del gioco originale che seguiva l'effetto Silent Hill e proponeva la versione corrotta di alcuni luoghi di Greenvale, ma si tratta di una serie di corridoi con occasionali punti in cui per avanzare è necessario uccidere tutti i nemici dell'area. Nemici che, come abbiamo già sottolineato, sono troppo deboli, dal design dimenticabile e in nessun modo spaventosi. I combattimenti, se così possiamo definirli, sono pessimi: ancora una volta, prendete la struttura del gioco originale e incollatela qui, con la differenza che almeno le creature di Deadly Premonition erano inquietanti. Il gunplay è insalvabile, delle boss fight ricorderete per pochi secondi il design del mostro in questione (con uno schema identico per tutte) e la continua presenza di bug che obbligano a dover riavviare il gioco porta a una singola domanda. Perché? Non riusciamo a spiegarci come sia stato possibile peggiorare il risultato raggiunto con il primo capitolo, eppure così è: scordate l'horror, il surreale, tutto quello che avreste potuto salvare nel 2010. Non lo troverete certo qui.
Problemi tecnici a cascata
A coronare una situazione complessiva tutt'altro che rosea, arriva a gamba tesa il comparto tecnico di Deadly Premonition 2: anche qui potremmo elencarvi punto per punto gli ostacoli cui siamo andati incontro e che una prima patch correttiva non ha provveduto a migliorare, ma per una panoramica generale citeremo anzitutto il frame rate. Se riesce a raggiungere i 20 fps è uno stato di grazia, considerati i continui cali che portano a veri e propri momenti di freeze del gioco, un aspetto che si nota soprattutto quando si gira in skateboard. Vanno ad aggiungersi tempi di caricamento eccessivi e considerato che si attivano ogni volta in cui entreremo o usciremo da un edificio, oppure passando al livello successivo mentre vaghiamo per la dimensione oscura, diventa preferibile interagire con le diverse strutture solo se strettamente necessario.
Vi sono poi bug di varia natura che minano l'intera esperienza e a volte affliggono le stesse missioni di trama, obbligando a un reset del gioco; non è raro, inoltre, incappare in problemi di audio che si fissa su un determinato suono e continua a ripeterlo fuori contesto all'interno di una stessa area - ad esempio il rumore delle forbici utilizzate da una delle creature. Nei casi peggiori siamo persino riusciti a intravedere i poligoni dei modelli nei filmati di gioco, le uniche sezioni durante le quali la grafica mista cel shading fa abbastanza bene il suo dovere. Per il resto, soprattutto collegando Switch al televisore, si rende molto evidente la sgranatura in particolare dei personaggi. Insomma, un disastro sotto ogni punto di vista.
Conclusioni
Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise è un gioco che non sappiamo spiegarci, un disastro sotto pressoché tutti gli aspetti possibili e un insulto verso quei giocatori che hanno riposto le loro speranze in un sequel degno del predecessore. Un lavoro pigro e sciatto, che trasuda noncuranza da ogni pixel e rovina quella piccola perla imperfetta che è l'originale Deadly Premonition. Da una trama poco incisiva, che si limita a essere un banale thriller condito con un po' di paranormale, a un gameplay palesemente incollato con zero sforzo dal 2010 e persino peggiorato in alcuni punti, fino a un comparto tecnico che affossa definitivamente persino la più intrepida delle speranze, resta da chiedersi come sia possibile aver saputo peggiorare quanto di buono è stato fatto dieci anni fa.
PRO
- Alcuni personaggi sono ben caratterizzati
- La maniacale passione di York per il cinema
CONTRO
- Storia annacquata e tenuta insieme a stento
- Gameplay riciclato male dal 2010 con aggiunte inutili
- Comparto tecnico pessimo, minato da una miriade di bug