Il Diavolo piange molto spesso...
Fin dal principio del progetto Devil May Cry 2, la decisione di affidare lo sviluppo del titolo ad un team diverso da quello del primo capitolo suscitò non pochi dubbi agli addetti ai lavori e anche ai semplici appassionati; se infatti è vero che il capostipite della serie era un gioco di assoluta qualità, è altrettanto vero che una grande fetta del successo che riuscì a raccogliere fu per merito dell’eccezionale stile che il team di programmatori riuscì a conferire ad ogni aspetto. In particolare, la figura di Dante rappresenta senza ombra di dubbio uno dei migliori esempi di caratterizzazione nel campo dei videogiochi: sia che appaia come un gran figo, che come un truzzo esaltato, il protagonista della produzione Capcom è un “personaggio” a tutti gli effetti, e non un semplice alter ego del giocatore. Proprio il particolarissimo e riuscito “feeling” del primo episodio quindi, mise in dubbio le capacità di un diverso gruppo di programmatori di poterlo ritrasmettere con la stessa efficacia e forza. A conti fatti però, dopo aver testato il gioco a fondo, possiamo tranquillamente dire che non è stato solo il citato “feeling” ad andar perso in questo Devil May Cry 2: il risultato finale è infatti davvero deludente sotto un gran numero di ulteriori aspetti, al punto da mettere in seria discussione la scelta di far proseguire -in questo modo- un franchise di grande richiamo e di sicuro interesse.
Un demone alla moda
Dante è un personaggio popolare e carismatico. Qualcuno al di fuori del mondo dei videogiochi se ne deve essere accorto e quindi perchè non sponsorizzare questa figura in un modo un po' particolare? L'italianissima Diesel, da sempre molto attiva sul fronte videogiochi (sono ben quattrodici i progetti a cui ha partecipato, tra cui: G-Police 2, Driver 2, 55DSL Sega Xtreme Sports e Shadowman), ha pensato di vestire Dante e Lucia, protagonisti di Devil May Cry 2, con degli esclusivi abiti. In totale sono 3 vestiti, che è ovviamente possibile sbloccare e utilizzare all'interno del gioco. Ma non è finita, in occasione del gioco Diesel ha deciso di produrre una cintura in edizione limitatissima in vendita presso la sua catena di negozi. Si narra che abbia dei poteri particolari... chissà!
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Anche gli elicotteri diventano Zombie
Le prime ore di Devil May Cry 2 possono ingannare: memori del primo capitolo infatti, ci si può facilmente ritrovare all’interno delle ambientazioni, tra castelli diroccati e sperduti agglomerati di abitazioni. I primi passi di Dante inoltre, tra classici duelli a colpi di doppie pistole e spada accompagnati da spettacolari salti da un muro all’altro, sembrano ricalcare del tutto e per tutto quanto già avvenuto al suo esordio. Sfortunatamente però, è solo questione di tempo affinchè i nodi vengano al pettine; e l’iniziale entusiasmo lascia piano piano il posto prima al disappunto, poi alla vera e propria delusione. Troppi e troppo evidenti sono infatti le lacune che evidenzia il titolo Capcom, a cominciare dalla gestione della telecamera, assolutamente inadeguata. Raramente, e a maggior ragione in produzioni di questo calibro, abbiamo assistito ad un tale scempio da questo punto di vista: l’azione, nella maggior parte dei casi, viene infatti seguita da punti assolutamente scomodi ed irritanti, impedendo non solo la visione perfetta della locazione ma addirittura incidendo sulla giocabilità. Il fatto che le telecamere siano fisse non fa altro che aumentare la frustrazione dell’utente, vittima di vere e proprie perdite dell’orientamento o semplicemente di occultamenti dell’area da visitare. Durante gli attacchi in salto, nondimeno, la regia virtuale inquadra l’incolpevole Dante dal basso verso l’alto, impedendo quindi totalmente la visione dell’obiettivo che si desidera colpire. E se a questo aggiungiamo un auto-lock tutt’altro che perfetto…
Passando al versante tecnico, Devil May Cry 2 si attesta in generale su buoni livelli, pur non migliorando in maniera marcata quanto già visto nel primo episodio. Il numero di poligoni su schermo è piuttosto elevato, le texture più che soddisfacenti e lo stesso dicasi per le animazioni, in particolar modo quelle dei protagonisti. Sì perché i programmatori hanno deciso di affiancare a Dante la misteriosa Lucia, personaggio che divide con il tamarrissimo eroe i due dischi di cui è composto il gioco. Decisamente sottotono anche il level design, di una piattezza sconfortante: tutti i tocchi di classe dell’esordio sembrano essere scomparsi nel nulla, vittime di un team in pesante crisi creativa o incapace di realizzare un titolo di questo genere. Fatto sta che, vagando per i livelli di DMC2, si prova una costante e marcata sensazione di tedio praticamente in ogni occasione: alcune ambientazioni fin troppo dispersive, altre decisamente anonime, altre ancora letteralmente invase da un nugolo di nemici tanto numerosi quanto scandalosamente privi di intelligenza artificiale. Tale pochezza nel design va ad intaccare purtroppo anche gli avversari che i protagonisti saranno chiamati ad affrontare, sia per quanto riguarda le semplici aberrazioni sparse per i livelli che per i boss; tra questi ultimi infatti, è possibile scorgere esempi di rara mediocrità che raggiungono il culmine con l'elicottero zombie-mutante della quinta missione. Più in generale comunque, qualsiasi avversario presente viene controllato da precisi pattern comportamentali, tanto semplici e ripetitivi quanto imbarazzanti nella loro lacunosità. In alcune occasioni è infatti sufficiente posizionarsi in un determinato punto per abbattere anche il più coriaceo dei boss senza che questo possa far nulla per colpirci. Tra i lati negativi va inserita ahimè anche la storia che fa da sfondo alle vicende, capace di rappresentare davvero uno dei punti più bassi raggiunti dalle produzioni di Capcom negli ultimi anni. A parte la trama degna del peggior incubo di uno sceneggiatore qualsiasi, ciò che colpisce è la mancanza assoluta di un filo conduttore tra i vari livelli, che a questo punto si riducono ad una serie di ambientazioni completamente slegate tra loro. Un esempio? Dante è nel bel mezzo di un castello diroccato: dopo aver eliminato un originalissimo (ironia) serpentone mutante, ecco che magicamente dietro ad una porta compare una potente moto. Dopo una breve sequenza filmata nella quale il nostro eroe coi capelli bianchi appare a cavallo della due ruote, ecco che il livello successivo si apre in piena ambientazione urbana. Libera interpretazione? Deprecabile anche la decisione di impoverire enormemente la fase di potenziamento ed evoluzione del personaggio, ora ridotta ad una semplice serie di upgrade delle armi che lascia davvero il tempo che trova, così come impalpabili risultano essere le nuove mosse introdotte dai programmatori.
La personalità, questa sconosciuta
Nella generale drammaticità che accompagna questo secondo episodio, spicca probabilmente sopra tutti i difetti già elencati l’incredibile demolizione del personaggio di Dante, nell'accezione in cui è stato descritto ad inizio recensione. Il team nipponico si è rivelato infatti incapace di mantenere l’eccezionale caratterizzazione del protagonista, che al contrario è stato “svuotato” e reso poco più di un fantoccio vestito in modo “cool”. Le frasi, gli atteggiamenti, le azioni che tanto avevano contribuito a fare del Dante del primo episodio un vero e proprio concentrato di carisma sembrano essersi volatilizzati. Allo stesso modo Lucia, al di là di un design decisamente non indimenticabile, manca della profondità necessaria per trasformare un insieme di poligoni in un vero personaggio degno di questo nome. Cosa si salva quindi di questo DMC2? Per quanto riguarda il lavoro del team incaricato dello sviluppo di questo secondo episodio ben poco; tutto ciò che c’è di buono in DMC2 è infatti mutuato da quanto osservato nel prequel, ovvero il controllo del personaggio e la grande freneticità dei combattimenti.
Buono l'adattamento PAL: i testi a schermo sono interamente tradotti in italiano e salutiamo con favore l'introduzione della modalità a 60Hz, che ripropone inalterate le proporzioni dell'immagine e la velocità e fluidità dell'originale NTSC.
Commento
Devil May Cry 2 è, senza ombra di dubbio, una delle più cocenti delusioni dell’anno. La decisione, da parte di una Capcom in piena crisi, di affidare lo sviluppo di un gioco di tale peso ad un team evidentemente incapace di tenere salde le redini del franchise, ha comportato la nascita di un prodotto i cui unici pregi derivano dagli aspetti ereditati dal precedente capitolo. Tutto quanto c’è di nuovo, dal level design alla caratterizzazione dei personaggi, dalla gestione delle telecamere alla storia, si assesta su livelli di mediocrità che non avrebbero davvero dovuto essere accostati ad una serie tanto importante per Capcom. Un passo falso, ed anche grosso.
- Pro:
- Sistema di combattimento frenetico e godibile
- Buona veste grafica
- Buon adattamento PAL e modalità a 60Hz
- Contro:
- Gestione delle telecamere e level design pessimi
- Caratterizzazione inesistente
- Trama inconsistente
- Troppo facile e ripetitivo
C’era una volta Capcom, una software house capace di sfornare titoli di indubbio valore uno dopo l’altro; tra questi, c’era un eccellente action game ideato dalla geniale mente di Shinji Mikami, chiamato Devil May Cry. Capace di racchiudere in un’atmosfera gotica di grande impatto tutta una serie di elementi presi in prestito dalla filmografia di Hong Kong, la produzione Captive Communication si impose fin da subito come uno dei più esaltanti e riusciti titoli presenti nel catalogo di Playstation 2. A circa un anno e mezzo di distanza, parecchie cose sono cambiate all’interno di questo felice quadretto appena descritto: Capcom ha infatti inanellato tutta una serie di notevoli passi falsi, alcuni più clamorosi di altri, che ne hanno in ogni caso intaccato la fama di cui godeva solo una manciata di mesi prima. Il debutto del seguito del tanto valido Devil May Cry avrebbe quindi potuto segnare tanto l’interruzione di un tale periodo di crisi, quanto al contrario il perdurare dello stesso, con tutte le (gravi) conseguenze che ciò avrebbe comportato.