Dinasty Warriors Vol.2 è un hack'n'slash nudo e crudo
Alabarda spaziale! (più o meno)
Dinasty Warriors Vol.2 (questo il titolo completo del gioco) come precedentemente annunciato non si discosta dai capisaldi della serie: la struttura di gioco rimane un hack'n'slash nudo e crudo, dove si impersonificherà l'eroe di turno che, armato del proprio ferro preferito, si farà strada in mezzo ad eserciti interi dimostrando sovraumane doti combattive. Facendo un passo indietro, la modalità principale di questo Dinasty Warriors è rappresentata dal Musou, null'altro che lo story mode, in cui al giocatore toccherà scegliere tra una delle tre dinastie leggendarie presenti (Shu, Wu e Wei) e di conseguenza tra uno dei personaggi a questa appartenenti. Ogni personaggio avrà ovviamente sulla carta le proprie caratteristiche e il proprio stile di combattimento, a livello pratico sul campo di battaglia tutti i personaggi si equivalgono: le sole differenze a "pesare" sono la lunghezza delle armi, con gli eroi dotati di picche e bastoni un po' meno potenti ma con raggio d'azione decisamente più ampio oppure con le spade più veloci e letali. Uno dei parametri che effettivamente altera le strategie di gioco è rappresentato dal parametro "comando", numero che rappresenta la quantità (e qualità) di forza alleata utilizzabile sul campo. Una volta deciso schieramento ed alter-ego virtuale si verrà catapultati in battaglia a seguito di brevi dialoghi assolutamente sconnessi e senza senso, che non riescono a dare un filo unico alla storia fornendo l'onore come pretesto preferenziale delle battaglie. Lo schema di battaglia è rappresentato da una mappa suddivisa in piccole aree quadrate, colorate di rosso se non ancora conquistate e di blu se già sotto il controllo amico. All'interno di alcune aree della mappa saranno anche segnalate particolari icone rosse rappresentanti la presenza di un generale nemico sul terreno; la presenza del comandante supremo sarà invece segnalata con la stessa icona rossa però bordata di bianco. All'interno di ogni micro-area, si svolgerà una battaglia a sè stante, che sarà superabile o demoralizzando le schiere nemiche (sfoltendo sostanzialmente il numero dei nemici, portandolo fino a zero unità) oppure ancora più semplicemente andando ad attaccare particolari obiettivi sensibili (come ad esempio generali nemici) per costringerli alla ritirata. Ogni battaglia avrà particolari condizioni di vittoria e di sconfitta: le prime saranno di solito associate alla sconfitta di uno o più comandanti nemici, mentre le seconde saranno legate al tempo di sopravvivenza dei propri alleati, uno speciale counter (i cui secondi saranno aumentabili sbloccando particolari obiettivi) che segnerà il tempo a disposizione del giocatore per portare a conclusione vittoriosa la campagna.
Un miliardo di abitanti a portata di 16:9
La grande, sostanziale, differenza tra le versioni casalinghe di Dinasty Warriors è rappresentata dall'ampiezza delle ambientazioni: se su ps2 si aveva effettivamente la sensazione di muoversi all'interno di un immenso campo di battaglia, su PSP le arene non sono che meri fazzoletti di terreno spesso e volentieri rappresentati in maniera ripetitiva, con texture scialbe e architetture da dimenticare. Quello che ne deriva è una sorta di serie di mini-combattimenti da pochi minuti in cui tutto ciò che ci si limita a fare è muoversi continuamente falcidiando soldati nemici nel tentativo di far salire il proprio contatore di uccisioni, la barra per le mosse speciali e quella del musou (condizione temporanea di immortalità). Al termine di ogni campagna, a seconda delle azioni compiute in battaglia la "storia" prenderà una particolare ramificazione (la scelta di un ramo piuttosto che un altro è spesso dettata da quale dei due comandanti nemici si va ad uccidere sul campo di battaglia), fino a raggiungere un totale di cinque capitoli differenti. Sempre alla fine di ogni capitolo, sulla base dei propri progressi, verrà data al giocatore la possibilità di aumentare le capacità degli ufficiali, aumentandoli di livello, migliorando così di riflesso le proprie capacità; lo stesso discorso varrà per le cavalcature (sbloccabili anch'esse nel corso delle campagne, una delle prime è -ad esempio- l'elefante) che aumenteranno di abilità a seconda di quante uccisioni si faranno sul campo di battaglia utilizzandole in prima persona. Oltre alla modalità Musou, sarà possibile intraprendere il free mode, opzione utile a prendere conoscenza dei comandi del gioco; la sezione Camp permetterà di scambiarsi gli ufficiali con un altro possessore del gioco (sono in totale più di trecento), di controllare lo status e l'equipaggiamento di ogni personaggio del gioco e di cambiare lo sfondo della pagina inziale con il menù di gioco. Infine la modalità multiplayer (solo ed unicamente ad hoc, ovvero con un UMD del gioco per ogni giocatore) offre una serie di "mini-giochi" di classico retaggio da picchiaduro, con una sorta di time attack, un survival mode, un battle royal ed una specie di "patata bollente" (passatemi il termine, è un gioco da bambini e il nome credo cambi da regione a regione) in cui un giocatore è in possesso di una bomba che può passare ai suoi avversari semplicemente mandandoli al tappeto come un qualsiasi nemico, quando il tempo scadrà la bomba farà il suo dovere ed uno sfortunato giocatore sarà fuori dalla partita.
Un miliardo di abitanti a portata di 16:9
Portare a termine il gioco è arduo, più che per la non effettiva difficoltà del gioco, per la frustrante ripetitività con cui tutto si svolge
Un miliardo di abitanti a portata di 16:9
Secondo i piani di Koei, per avere la visione totale degli eventi su cui gravita Dinasty Warriors Vol.2, bisognerebbe terminare il gioco (e quindi completare tutte le ramificazioni) con tutti i personaggi presenti sin dall'inizio e che successivamente si sbloccheranno. L'impresa è ardua, più che per la non effettiva difficoltà del gioco, per la frustrante ripetitività con cui tutto si svolge: i combattimenti non offrono alcuno spunto e le strategie non cambiano di una virgola che si combatta a cavallo, contro un soldato o un comandante; graficamente rimane lontano anni luce dalle versioni casalinghe e si presenta come un'accozzaglia poco distinta di ambientazioni dal sapore pseudo cinese; ed infine la storia: dovrebbe giocare un ruolo di primaria importanza per legare le varie sezioni del gioco, invogliare il giocatore a proseguire nell'avventura e scoprire quello che gli altri bivi nascondono, ed invece si limita ad offrire pochi dialoghi sconclusionati che parlano di onore offeso, tradimenti e pochi altri clichès.
Dynasty Warriors si presenta ai possessori di PSP in una delle sue forme forse meno riuscite, venendo meno i capisaldi della serie come la caratterizzazione delle ambientazioni, la trama e quel classico modello di gameplay che ad anni rende lo rende riconoscibile ad occhi chiusi. Koei ha provato a direzionare i suoi sforzi verso qualcosa di più appetibile per una console portatile, riuscendoci parzialmente. Agli appassionati del genere e della serie potrà sicuramente divertire qualche ora, rimangono forti dubbi su tutti gli altri amanti dei videogiochi. Probabilmente se si deve provare un titolo come Dynasty Warriors è meglio guardare a qualcosa di più nero, più grosso e con due pad col filo collegati sulle due porte anteriori.
- Pro:
- Evidentemente studiato per permettere partite brevi
- Decisamente longevo
- Moltissimi elementi sbloccabili
- Contro:
- Vengono a mancare i punti di forza di Dynasty Warriors su console
- Graficamente appena sufficiente
- Ripetitivo
Per una volta tanto, cominciamo una recensione con un indovinello ad indizi, ovviamente la risposta è rappresentata da un videogioco. La serie è nata su Playstation, è ambientata nell'antica Cina nell' epoca dell'onore, delle spade e del sangue; e, ultimo indizio: il genere del gioco è il classico Hack'n'Slash, si combattono sterminati eserciti basandosi quasi unicamente solo sulle proprie straordinarie forze e sull'aiuto di uno sparuto esercito di fedeli. Se ancora non ci siete arrivati è perchè forse non esiste un'unica risposta alla domanda, sin dai tempi della prima Playstation, molti Dinasty Warriors hanno calcato virtualmente le lande di Sony facendosi alternativamente apprezzare e bistrattare, fino a giungere a questa seconda esperienza portatile. Riusciranno gli eroi della guerra a ritagliarsi un posto nella già affollata lista di titoli per PSP, il compito pare arduo per il figlioccio prediletto di Koei, forse questa volta spade, alabarde e picche non basteranno per conquistare il cuore dei videogiocatori.