Siamo nel futuro e il mondo è allo sfascio (tanto per cambiare). Il pianeta è stato invaso da un'entità tossica che distrugge tutto ciò che tocca e che ha reso invivibile la superficie. Ciò che è rimasto del genere umano ha quindi deciso di andare a vivere sottoterra, per avere qualche possibilità di sopravvivenza in più. La vita nel sottosuolo è dura, soprattutto se ci si trova sotto a un regime tirannico come quello di Potcrock, in cui i cittadini vengono sfruttati in vario modo e non hanno la possibilità di ribellarsi. Tutto questo almeno finché non si forma una strana coppia: John, minatore di Potcrock, conosce Sam, una ragazzina misteriosa dai capelli lunghi, ricci e bianchi. Ben presto il carattere esuberante di Sam mette entrambi in rotta di collisione con il sindaco della cittadina sotterranea, creando un concatenarsi di eventi che daranno il via a un lungo viaggio e faranno nascere in tutti la speranza che in superficie ci sia una vita diversa e non solo i mostri di cui parla la propaganda di regime.
Questa è la premessa di questo stupefacente clone di The Legend of Zelda presentato in una splendida grafica in pixel art, che è riuscito a tenerci incollati allo schermo per circa trenta ore, raccontandoci una storia piena di magia, risvolti sociali e colpi di scena, come leggerete nel corso della recensione di Eastward.
Primi passi
Le prime ore di Eastward sono lente e molto dialogate. Il gioco ci fa fare la conoscenza dei vari personaggi che popolano Potcrock, regalandoci anche uno spaccato della vita nella cittadina. John e Sam vivono in una fatiscente roulotte e hanno come obiettivi principali quelli di lavorare il primo e di andare a scuola la seconda. Girando per la cittadina si può fare pratica con il sistema di controllo, davvero semplice, basato com'è su un singolo tasto che gestisce tutte le interazioni principali, siano esse parlare, interagire con gli oggetti (per raccoglierli o usarli direttamente) o fare acquisti nei negozi. Ben presto si finisce ad esplorare il primo dungeon, la miniera in cui lavora John, in cui si apprendono le basi del sistema di combattimento affrontando delle lente e poco pericolose lumache mutanti e dove si trova la prima arma supplementare: delle bombe, utilissime per distruggere ostacoli e risolvere i primi puzzle (in realtà saranno utili per l'intero gioco). John combatte come un toro impugnando una letale... padella, con cui sferra dei potenti fendenti contro i nemici o gli oggetti frantumabili (dentro ci si trovano cuori per curarsi, bombe e altri oggetti ancora).
Volendo può anche caricare un colpo tenendo premuto il tasto di attacco, mossa che si rivela utile in più di un'occasione. Più avanti nell'avventura il nostro otterrà altri strumenti di offesa, come delle armi da fuoco di potenza crescente, ma all'inizio bisogna accontentarsi di combattere come dei piccoli Bud Spencer. Sam inizialmente non viene coinvolta, ma una svolta narrativa la renderà prima giocabile, quindi membro fisso del gruppo. A differenza di John, che è un normale essere umano, Sam dispone di poteri speciali, la cui natura sarà svelata con l'avanzare dell'avventura e che sono legati a una barra di energia che si ricarica con il tempo. Il rapporto tra i due è una delle più dinamiche più belle dell'intero gioco. È il classico rapporto padre / figlia in cui entrambi si preoccupano dell'altro fino alle conseguenze estreme raccontate nel finale.
Gameplay di coppia
La sinergia tra i due è anche la chiave di volta del gameplay, che sboccia quando ci si trova a usarli di concerto per risolvere uscire dalle situazioni più spinose. I puzzle di Eastward non sono originalissimi, basati come sono sulla pressione di piastre, sull'interazione con delle leve, su casse da spostare, su degli ostacoli da rimuovere, sul tempismo e su tutti gli altri stilemi che possono venirvi in mente. Eppure funzionano. A renderli diversi rispetto a quelli di altri videogiochi è proprio la necessità di usare entrambi i personaggi per risolverli, dovendo di volta in volta ragionare per capire come sfruttarne la caratteristiche e le abilità. Avere un personaggio preferito è semplicemente inutile, visto che il gameplay è costruito per farli utilizzare entrambi con il giusto profitto. Passare dall'uno all'altro è facile come premere un tasto e presto ci si trova perfettamente a proprio agio a controllarli praticamente in tempo reale, scegliendo di volta in volta quello più utile.
Esplorare in Eastward è un piacere, vuoi per la bellezza degli scenari, disegnati con grande cura per i dettagli e pieni di piccole animazioni, alcune delle quali eccellenti (basti pensare alle esplosioni), vuoi perché i dungeon straripano di segreti, che di solito nascondono dei contenitori pieni di oggetti utili, come il sale, la moneta di gioco, oppure degli ingredienti da usare con la padella per cucinare dei ricchi manicaretti con la padella, o ancora delle parti meccaniche con cui costruire oggetti e potenziamenti.
Il mondo di gioco è davvero vario e nel corso dell'avventura ci si trova a esplorare luoghi molto diversi tra loro, come grotte piene di insetti feroci, foreste piene di piante e altre creature letali, centri commerciali in rovina, aree semi desertiche, cattedrali fantascientifiche, e quant'altro. I nemici sono moltissimi e vanno dai già citati insetti mutanti, ai classici non morti, fino ad arrivare a delle creature futuristiche. Non mancano anche dei grossi boss che, oltre a essere animati alla perfezione, offrono delle sfide uniche, con dei pattern di attacco che richiedono un certo studio prima di poter essere compresi e contrastati a dovere. Non sono impossibili, ma danno del filo da torcere e, fortunatamente, non possono essere superati premendo furiosamente sul controller.
Durante il loro viaggio, che si svolgerà per buona parte su ferrovia, John e Sam avranno anche modo di esplorare delle nuove città, profondamente diverse dalla loro per stili architettonici e cultura, in cui faranno la conoscenza di molti altri personaggi, che piano piano aiuteranno a svelare le parti fondamentali della trama. Una delle attività più interessanti che si può svolgere in questi luoghi è quella di andarsene in giro a parlare con gli abitanti per sapere cosa hanno da dire e per carpire qualche aneddoto legato alla ricca mitologia che fa da sfondo all'avventura. Da questo punto di vista va detto che il lavoro fatto dai ragazzi di Pixpil è davvero enorme e sarebbe un peccato perdersi qualche dettaglio solo per aver corso attraverso i livelli. Non tutti i dialoghi sono significativi, ma presi nel loro complesso aiutano ad avere un quadro più ampio del gioco, rendendolo più presente nella sua volontà narrativa.
Pixel art ai massimi livelli
Una delle caratteristiche migliori di Eastward è il suo riuscire a offrire qualcosa di diverso dall'inizio alla fine, in una progressione di abilità sbloccate e oggetti ottenuti davvero eccellente. Qualche situazione che si ripete c'è, ma non è niente di davvero compromettente, per un'avventura che rimane interessante per tutta la sua durata e che ha anche molto da offrire per i completisti, che faticheranno non poco a trovare tutti gli oggetti, in particolare nei dungeon avanzati, che diventano particolarmente intricati.
Dello stile visivo abbiamo già accennato, ma è meglio ribadire il concetto. Eastward è bellissimo, non solo perché è disegnato alla perfezione, ma anche perché riesce ad avere una sua personalità forte lì dove apparentemente sembra fare quello che altri hanno già fatto. È un titolo dalla ricchezza grafica impressionante, come appare chiaro quando si entra in città disegnate completamente a mano, in cui ogni edificio è diverso dagli altri ed è arricchito di dettagli spesso insignificanti, come mattonelle rotte o affreschi unici, che però sommati tutti insieme danno l'idea di luoghi vivi e, soprattutto, vissuti.
A magnificare il tutto ci pensa infine la colonna sonora, ispirata e formata da brani pensati per sottolineare ogni situazioni, con tracce specifiche per ogni ambiente maggiore.
Se volessimo trovare qualche difetto a Eastward forse parleremmo di qualche ingenuità in alcuni dungeon, con il ricorso eccessivo al ritrovamento di chiavi e qualche puzzle troppo rigido, che magari poteva lasciare al giocatore maggiore arbitrio. Anche il sistema di combattimento non è tra i più complessi che esistano nel mondo dei videogiochi, ma in questo caso la scelta degli sviluppatori è giustificata dal fatto che complicarlo troppo avrebbe influito negativamente sul gameplay di coppia, ossia su quando bisogna utilizzare entrambi i personaggi scambiandoli velocemente. Complessivamente sono delle piccolezze che non rovinano il gioco, che rimane eccellente, da qualsiasi punto di vista lo si guardi.
Conclusioni
Eastward è un gioco che soddisfa, sia che lo si consideri dal lato narrativo, sia che lo si valuti come clone di The Legend of Zelda. È un gioco dalla pixel art splendida e dall'enorme varietà, che oltretutto vanta una durata notevole, pur essendo stato realizzato da un piccolo team indipendente. Per questo motivo non troviamo motivo per non consigliarvelo, a parte la scarsa conoscenza dell'inglese, che potrebbe precludervi l'esperienza.
PRO
- Storia appassionante e ben raccontata
- Pixel art splendida e piena di dettagli
- I puzzle basati sull'uso dei due personaggi
- Ambienti vari e ben caratterizzati
CONTRO
- Qualche puzzle meno rigido non gli avrebbe fatto male
- Basta con queste chiavi giganti!