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Electroplankton

Nintendo dà vita ad un non-gioco dedicato a chiunque ritenga di avere dentro di sè una vena artistica inespressa

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   03/02/2006
Electroplankton
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Siamo tutti artisti

Ciò che stupisce è che a produrre un titolo tanto atipico non è stata una piccola softco indipendente in cerca di visibilità, ma la stessa Nintendo che ha fatto della accessibilità il comun denominatore della maggior parte dei suoi giochi. Sia chiaro, Electroplankton è assolutamente un prodotto accessibile a tutti, ma che potrà andare ad interessare e intrigare solo una ristretta cerchia di utenti. In sintesi, il fine dell’opera di Iwai è quello di permettere la creazione di piccole opere audiovisive in maniera immediata e abbattendo ogni ostacolo tecnico tra “artista” e “prodotto”. Tutto avviene infatti tramite un’interfaccia che sfrutta il pennino (+ eventualmente il microfono), all’interno di dieci differenti situazioni rappresentate da altrettanti tipi di plankton. In Tracy, per esempio, le linee tracciate sullo schermo vengono percorse da piccoli organismi che producono un suono, che varia a seconda della velocità e della direzione con cui è stata disegnata la suddetta linea. In Hanenbow invece, il plankton viene lanciato contro una specie di felce acquatica, e il contatto con ognuna delle foglie rimbalzanti di quest’ultima genera un effetto sonoro; variando l’angolazione delle foglie è possibile modificare tra traiettoria di rimbalzo del plankton, e di riflesso la composizione finale. Rec-Rec permette invece di registrare fino a 4 suoni o frasi per poi mixarli tra loro sulla base di un beat dalla velocità variabile a piacimento. Beatnes farà invece scendere una lacrimuccia ai fan di vecchia data di Nintendo, dal momento che permette di realizzare composizioni musicali utilizzando gli effetti sonori di alcuni grandi classici del NES (come Mario Bros e Kid Icarus). Queste sono solo alcune delle situazioni messe a disposizione da Electroplankton, ma dovrebbero comunque essere sufficienti per dare perlomeno un’idea di quello che il prodotto intende proporre. In linea di massima i risultati delle varie sessioni si risolvo in composizioni audiovisive dai toni chill-out o vagamente new-age, ed è sorprendente notare come in maniera quasi casuale può nascere una traccia sonora davvero piacevole. Ma d’altra parte, è proprio questa l’essenza e lo scopo di Electroplankton.

Electroplankton
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Un genio incompiuto

Dal punto di vista tecnico, la produzione Nintendo propone uno stile grafico minimalista ma estremamente caratterizzato ed intrigante, destinato però come ogni espressione artistica a piacere o meno sulla base puramente dei gusti personali di ogni individuo. Ma non è di certo questo il punto debole di questo bizzarro esperimento per DS. Probabilmente per limiti tecnici, o per una perversa volontà dello stesso Iwai, Electroplankton trova il suo enorme limite nella totale impossibilità di salvare le proprie composizioni, tarpando quindi le ali non solo al desiderio di approfondire lo studio delle varie situazioni, ma anche alla stessa longevità complessiva già minata dalla mancanza di qualsivoglia sviluppo o progresso. Spendere del tempo per dare armonia ad un groviglio di suoni, trovare finalmente il bandolo della matassa e realizzare infine un brano meritevole di attenzione si rivela uno sforzo che pochi accetteranno di compiere, consapevoli che tutto sarà vanificato una volta premuto il tasto power della console.

Electroplankton
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Commento

Electroplankton è un esperimento tanto interessante ed intrigante quanto impalpabile ed effimero. La produzione di Nintendo, lodabile per l’intento di proporre qualcosa di realmente differente e originale, viene dapprima ridimensionata da una profondità davvero troppo esigua, e poi definitivamente compromessa dalla totale impossibilità di salvare le proprie creazioni. Chiedere ai giocatori di trasformarsi in artisti o aspiranti tali, ed obbligarli poi a gettare al vento il frutto del proprio lavoro, è un meccanismo nemmeno troppo velatamente cinico che ben pochi saranno disposti ad accettare.

Pro

  • A dir poco originale
  • Stile grafico intrigante
  • Potenzialmente molto stimolante
Contro
  • Impossibilità di salvare le proprie creazioni
  • Profondità troppo ridotta
  • Limitato

Fermi tutti. Prima ancora che iniziate a leggere questo articolo, è bene che sappiate una cosa: Electroplankton non è un gioco. Non ci sono punteggi nè missioni, non c’è uno scopo finale nè boss e nemici da abbattere, non esiste un personaggio da controllare e manca qualsiasi tipo di arma. Electroplankton è un esperimento, molto diverso da qualsiasi altra cosa si sia vista non solo su Nintendo DS, ma in generale nel mondo delle console. L’autore, Toshio Iwai, è un nome tutt’altro che conosciuto nel mondo dei videogiochi; non si tratta infatti di un game designer di comprovata esperienza, bensì di un artista quarantaquattrenne che ha prevalentemente espresso il suo estro tramite opere digitali generate tramite computer e/o attraverso composizioni musicali in larga parte sperimentali. E’ chiaro quindi che da un personaggio del genere non poteva nascere un prodotto incanalato in binari classici, ed appunto Electroplankton va a calcare una strada assolutamente particolare e innovativa.