Il benessere del nostro pianeta è una tematica importante, che giustamente si palesa a noi giorno dopo giorno con sempre maggior fervore. Le lotte ambientaliste esistono da tempo, con un valore di crescita costante dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Un argomento così importante spesso conduce a una qualche sorta di sfruttamento commerciale da parte del mondo della comunicazione, specialmente nel sottoinsieme dell'intrattenimento, ma esistono (fortunatamente) molti esempi nei quali la voglia di sottolineare problemi e crisi sovrasta di gran lunga il ritorno economico. Questo è il caso del titolo di esordio di Herobeat Studios, fortemente coinvolto nella lotta contro lo sfruttamento intensivo dell'ambiente naturale da parte dell'uomo.
Vediamo se hanno colpito nel segno in questa recensione di Endling: Extinction is Forever.
La mano dell’uomo
Endling è un'avventura fortemente narrativa con protagonista una volpe. Il gioco si apre con una rocambolesca fuga attraverso una foresta in fiamme a causa di alcuni loschi figuri armati di lanciafiamme. Scampata al pericolo, la volpe trova riparo e dà alla luce quattro cuccioli. Questi (singolarmente personalizzabili dal giocatore) saranno il fulcro dell'azione di gioco, dato che il nostro compito sarà, in un primo momento, procacciare del cibo e poi insegnare loro a cavarsela da soli all'interno di questo mondo ostile all'inverosimile.
Il mondo, infatti, è popolato da predatori di ogni genere, dai gufi ai più temibili e pericolosi uomini. Questi, tra cacciatori, vagabondi, sciacalli e disperati, sono senza scrupoli e ostinati a sfruttare tutto ciò che hanno a disposizione, tanto che parte del gioco gira attorno alla ricerca di un cucciolo rapito, preso dalla nostra tana.
La cosa che colpisce maggiormente di questa narrazione è che non sembra esistere redenzione, né tantomeno speranza. Non vogliamo anticipare niente, ma la storia, pur colpendo profondamente per la sua genuinità e dolcezza, presenta un'anima desolata e cupa, nera come la pece, dove la mano dell'uomo è quella che cala l'ascia con ritmo meccanico, martellante, senza sosta.
Essere una volpe
Se la narrazione è il fulcro principale del gioco, funzionale al raggiungimento dell'obiettivo ultimo (sensibilizzare con una sonora sberla il pubblico sonnambulo), il gameplay si dimostra anche più stupefacente, nel suo piccolo. Il gioco non è lineare, ma neanche troppo "aperto". Sostanzialmente, abbiamo la possibilità di muoverci orizzontalmente all'interno di una mappa in tre dimensioni molto stratificata, piena di bivi, piani sopraelevati e quant'altro. Tuttavia, il tempo a nostra disposizione è limitato. Infatti, è necessario trovare cibo per la cucciolata e, al contempo, esplorare l'ambiente prima che sorga il sole, dato che le volpi in natura sono perlopiù attive durante le ore notturne.
Ogni notte, il panorama che ci circonda cambia, spesso drasticamente. Foreste rigogliose diventano velocemente distese sconfinate di ceppi; dove una volta c'era cibo fresco, presto inizia a esserci solo spazzatura tra cui rovistare (con il rischio di rimanere impigliati in qualche lurida busta). Insomma, assistiamo alla distruzione di un ecosistema a un ritmo impensabile, ma forse non improbabile.
Le interazioni con l'ambiente si limitano al superamento di ostacoli più o meno alti (trappole comprese), al coccolare i propri piccoli (magari per calmarli dopo l'attacco da parte di qualche rapace notturno), alla raccolta di cibo (che può variare da prede cacciate fino a prodotti confezionati dall'uomo e relativi scarti) e al fiutare odori (alcuni legati al proprio cucciolo scomparso, altri che portano in direzione di possibili pasti).
Tutte queste azioni sembrano semplici di per sé, ma presentano alcune sottigliezze che le rendono sufficientemente intriganti. Ad esempio, bisogna accucciarsi e procedere lentamente prima di cacciare una possibile preda, altrimenti questa scapperà, come è anche possibile sgraffignare velocemente del cibo da sotto gli occhi di possibili malfattori per poi svignarsela e consegnarlo ai piccoli solo una volta al sicuro.
Proprio i cuccioli si rivelano fondamentali sia a livello narrativo che ludico. Dato il loro velato protagonismo, le loro esperienze con il mondo che li circonda sono fondanti, tanto che sono questi ultimi a sviluppare le abilità e non il personaggio controllato dal giocatore. Ognuno ha, infatti, la possibilità di acquisire caratteristiche specifiche, come il sapersi arrampicare o riuscire a cacciare alcune piccole prede o, ancora, avere la possibilità di infilarsi in spazi angusti. Insomma, il gioco presenta molta più profondità di quanta ne mostri a un veloce sguardo, considerando che si completa in un paio di ore abbondanti.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 11
- Processore: Intel Core i7-10700
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
- DirectX: Versione 12
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 10 64bit
- Processore: Intel Core i5 / AMD FX-6300
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: GTX 760 2GB/ Radeon R9 270X 2GB o superiore
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 6 GB di spazio disponibile
Quintessenza visiva
Endling, oltre ad avere un'ottima narrazione e un gameplay che sa sorprendere, è anche visivamente accattivante. Tra tutti, probabilmente, il comparto tecnico è quello che convince maggiormente, dato che il gioco è raccontato principalmente a livello audiovisivo, con inquadrature ben calibrate e scorci altamente suggestivi. Lo stile grafico, pur essendo estremamente semplice e basilare, riesce a regalare un colpo d'occhio strabiliante, molto stratificato, pulito e dettagliato.
Alcune animazioni sono un po' legnose, ma nel complesso rimane comunque un'esperienza fulminante, tanto per gli occhi quanto per le orecchie, dato che anche il comparto sonoro contribuisce in gran parte a costruire l'atmosfera malinconica che ammanta l'intera opera di HeroBeat Studio.
Conclusioni
Endling: Extinction is Forever è un piccolo diamante del mondo videoludico contemporaneo, e non è neanche troppo grezzo, come spesso si dimostrano essere questi ristretti ma ambiziosi progetti che reclamano a gran voce l'attenzione socio-culturale. Il messaggio dietro al prodotto è forte e ben chiaro, forse fatalista, melodrammatico, certo, ma mai comunicato con sufficienza o ipocrisia. Il gioco in sé, inoltre, funziona; scorre velocemente e con ritmi costanti, che tendono a non farti mai staccare dalla ricerca della giovane volpe scomparsa. Visivamente, poi, è un prodotto solido, con uno stile comune (e abusato) ma facilmente identificabile, oltre a essere pregno di intuizioni dal forte tasso spettacolare. Ora sta ai giocatori decidere se merita un posto di risalto all'interno dell'ancora relativamente breve e fiera storia videoludica. Noi ce lo auguriamo caldamente.
PRO
- Narrativamente audace
- Visivamente spettacolare
- Gameplay soddisfacente
CONTRO
- Il contesto narrativo poteva essere approfondito maggiormente