Che Exo One si ispiri a 2001 Odissea nello Spazio si intuisce subito: appena si entra nel primo tunnel dimensionale lo spazio si divide in due producendo delle scie multicolore psichedeliche che richiamano da vicino uno dei momenti finali del film. Poi, osservando meglio, si capisce che non è solo quello: buona parte delle atmosfere del gioco sembrano riprese dal capolavoro di Stanley Kubrick, a partire dagli edifici monolitici e senza scopo, appartenenti a chissà quale civiltà, che si incontrano viaggiando sui pianeti, per arrivare all'obiettivo stesso del viaggio che stiamo compiendo. Manca un feto cosmico, ma ci possiamo accontentare dell'ovulo su cui viaggiamo a velocità folle, che in linea teorica non ha nemmeno posto per ospitare il pilota. Come facciamo a controllarlo? Poco importa saperlo. Exo One è un'esperienza metafisica, nonché una recensione davvero difficile da scrivere perché il rischio di banalizzarlo è veramente altissimo.
Sensazioni
Uno dei pianeti che dovremo attraversare è formato soltanto d'acqua: un'immensa distesa oceanica da superare a tutta velocità mentre onde gigantesche minacciano la nostra corsa. Impossibile non cogliere immediatamente il richiamo a una delle sequenze più spettacolari e riuscite di Interstellar di Christoper Nolan.
Eppure la suggestione creata dal videogioco è molto diversa da quella del film, in un certo senso più forte, perché quel mare, in qualche modo, lo stiamo affrontando direttamente. Possiamo ammirarne l'immane potenza entrandoci dentro. La sensazione predominante che trasmette l'intero livello è una forma soverchiante di angoscia, una specie di sentimento del sublime che ci accompagna lungo tutta la strada, tra lo stupore di fronte al muoversi di tutta quell'acqua virtuale e lo sconforto dato dalla mancanza di punti di riferimento precisi, a parte l'immancabile e lontanissima luce dell'ennesimo portale che dobbiamo raggiungere.
Quando la nostra navicella sferica affonda nell'acqua, tutto diventa scuro e il senso di smarrimento diventa schiacciante: riusciremo a riemergere? La risposta più ovvia è sì, visto che sappiamo perfettamente cosa fare per tirarci fuori d'impaccio (tecnicamente non si può nemmeno morire, quindi perché preoccuparsi?), ma in certi momenti Exo One va a toccare delle corde così profonde che la razionalità finisce quasi atrofizzata, per lasciare il posto a delle paure ancestrali.
Gameplay
Il giocatore di Exo One è come il Viandante sul mare di nebbia di Friedrich, solo in continuo movimento. La natura lo sovrasta manifestandosi nelle forme di pianeti remoti e silenziosi, dove il colossale e la rovina convivono e dove la vita sembra essere quasi un fraintendimento. Questa sua bellezza rarefatta è probabilmente l'unico vero motivo per giocarci, il fulcro del gameplay stesso, su cui si regge l'intera esperienza. Di base stiamo parlando di un gioco in cui si guida una sfera e la si far rotolare sulle superfici d'immensi pianeti pieni di paesaggi spettacolari, ma per il resto completamente vuoti. Come già detto, l'obiettivo è sempre lo stesso: raggiungere un portale che conduce al pianeta successivo. Oltre ad accelerare e a frenare, la sfera può anche usare una spinta gravitazionale per prendere velocità, sfruttando i dislivelli di cui sono pieni i pianeti come rampe, o può planare leggiadra appiattendosi a forma di disco. Sulla strada verso i portali galattici, delle grosse piste in stile brutalista che si stagliano verso il cielo, si possono raccogliere dei globi di energia che aumentano la potenza della sfera e si possono attraversare dei micro portali che danno una forte spinta, aiutandoci a raggiungere prima la nostra destinazione.
Mondi
Come avrete capito ogni mondo ha le sue caratteristiche, che rendono davvero unico il viaggio. Ad esempio in un particolare livello bisogna saltare tra degli asteroidi che orbitano intorno a un gigantesco Sole, destreggiandosi per liberarsi dalla forza di gravità dell'asteroide più grosso. In un altro si viaggia in un mondo fatto di nuvole, senza toccare mai terra, ma sfruttando i nembi stessi per ricaricarsi di energia. C'è anche un mondo ricoperto di ghiaccio, un altro con delle isole che fluttuano sopra un vasto oceano e un altro ancora pieno di vegetazione lussureggiante. In tutto questo gli sviluppatori provano anche a raccontarci una storia, semplice quanto suggestiva, soprattutto in virtù del visionario finale, che dà senso a tutto il viaggio.
Gli bastano delle brevi sequenze d'intermezzo, formate per lo più da dialoghi, per farlo. Ciò detto Exo One non si perde mai in spiegazioni, creando degli squisiti vuoti narrativi in cui trova spazio il giusto senso dell'indefinito. La scelta stilistica di lasciare la gran parte del retroterra del gioco sul vago funziona davvero bene, perché in fondo è più affascinante guidare una sfera aliena appartenente a una civiltà di cui non sappiamo niente, che perdersi nei mille dettagli di una mitologia posticcia, che risulterebbe comunque insoddisfacente. D'altro canto, perché dovrebbe esserci una spiegazione?
Conclusioni
Exo One è un titolo atipico e come tale va considerato. Giudicandolo con i criteri tradizionali non sembra essere eccezionale: dura poco (si finisce in meno di tre ore); non offre molto da fare a parte correre (e relative varianti) e non si perde in spiegazioni, lasciando oscuri alcune parti della trama. Eppure, se proviamo a interpretarlo con una diversa sensibilità e ci lasciamo trasportare dalla sua profonda visione dello spazio e del futuro, il giudizio cambia radicalmente. La verità è che quello di Exbleative è uno di quei titoli capaci di trasformarsi in un viaggio meraviglioso, a prescindere da tutte le altre possibili considerazioni.
PRO
- Ogni mondo è unico
- Un'esperienza affascinante
- Profondo e ispirato
CONTRO
- Quelli che sono i suoi pregi per alcuni potrebbero essere dei difetti