L'architetto Raug Zeekon è un tipo curioso, un archeologo interstellare impegnato nell'esplorazione di antiche rovine aliene per conto di una razza altamente evoluta. Da qui la sua indomita sicurezza, che viene però messa alla prova quando arriva in uno strano posto, un complesso di piramidi racchiuso all'interno di una barriera energetica dalla quale non si può fuggire, se non risolvendo una serie di enigmi pensati per selezionare i candidati di un misterioso progetto.
Questo il breve antefatto di un titolo sviluppato dallo studio bresciano Red Koi Box, autore di un puzzle game in prima persona che si rifà ai capisaldi del genere chiedendo al giocatore di fuggire da un'istallazione futuristica controllata da un'enigmatica intelligenza artificiale. Ma pur essendo debitore nei confronti dei titoli che lo hanno preceduto, prende una strada tutta sua, nello stile e nelle meccaniche, protagoniste principali del gioco e, inevitabilmente, della recensione di Faraday Protocol.
Il gameplay, quasi tutto puzzle con un pizzico d'azione
Faraday Protocol, disponibile anche per PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X | S e Nintendo Switch, non gioca la sua partita sul piano della dimensione narrativa. Non manca certo di una trama a incollare i 30 enigmi divisi in 6 capitoli che ne rappresentano la struttura e, va detto, la suggestione dell'essere osservati da un'intelligenza artificiale, chiamata IRIS, è importante per creare un pizzico di tensione in un titolo privo di nemici da affrontare, ma è secondaria rispetto al gameplay nudo e crudo che rappresenta la quasi totalità dell'esperienza, ad esclusione della sequenza finale.
Parlando di meccaniche di gioco, la formula, come la trama che oppone un fuggiasco a un'IA, rimanda ai grandi classici del genere, consentendoci di usare due tipi di energia diversa. In questo cas però la prima forma di energia, di colore rosso, serve per alimentare mentre la seconda, blu, è necessaria per effettuare dei collegamenti, portando l'alimentazione fino a meccanismi o enigmi per attivarli oppure alterarne il funzionamento. Bastano un paio di stanze per prendere dimestichezza con dinamiche che alla radice risultano piuttosto semplici, salvo poi complicarsi in funzione dell'aumento graduale della sfida.
A questo proposito, lo strumento alieno che ci viene concesso per disporre di queste energie, chiamato Bia-Tool, permette di conservare e sparare solo un globo di energia, rosso o blu, alla volta, mentre per superare gli enigmi più complessi servono diversi globi di energia rossa e diversi di energia blu, da impiegare nella giusta sequenza e nelle giuste stanze di un enigma. Siamo quindi costretti a sfruttare dei totem che permettono di depositare temporaneamente un globo energetico e altri che permettono di convertirne uno blu in uno rosso, cercando di trovare la giusta combinazione per superare il puzzle e passare a quello successivo.
A questo, però, vanno aggiunte altre variabili. I meccanismi da attivare possono infatti essere a loro volta altri enigmi basati su sequenze di simboli o di luci, necessari per aprire una porta o attivare un ascensore. Inoltre ci sono ponti di luce, rossi e blu, che possono essere attraversati solo quando il Bia-Tool contiene il tipo di energia dello stesso colore. Stessa cosa, infine, per le piattaforme di salto che assieme a piattaforme a scatto temporizzate fanno parte delle dinamiche platform del titolo, appena abbozzate e non particolarmente difficili, ma comunque utili per regalare un po' di varietà all'esperienza.
Molti enigmi, infatti, riciclano dinamiche simili e finiscono per risultare fin troppo facili da comprendere, escludendo l'inevitabile momento di smarrimento iniziale, o ripetitivi. La difficoltà, in molti casi, risiede solo nell'esplorare, capire come funziona l'enigma e avere la pazienza di completare sequenze che una volta comprese sono a dir poco lampanti. Altri puzzle, invece, sono ben pensati e regalano maggiori soddisfazioni, anche se il grado di sfida non è mai particolarmente elevato. A questo proposito non avremmo disdegnato un maggior sfruttamento della fisica o un pizzico di azione in più, nello stile del mai superato Portal, ma dobbiamo ammettere che Faraday Protocol mette in moto le meningi senza risultare frustrante e regala una decina di ore di gameplay piacevole, commisurato al prezzo di 19,99 euro, senza contare le 18 statuette collezionabili spesso nascoste decisamente bene.
Il comparto tecnico: tra art déco e fantascienza
Il fascino dell'ambientazione di Faraday Protocol è innegabile, nonostante la conta dei poligoni limitata e l'implementazione non proprio raffinata dei riflessi. Questi infatti coinvolgono solo le luci che rientrano direttamente nella visuale del giocatore e questa impostazione crea qualche anomalia. Ma quanto tutto funziona esaltano un immaginario che fondendo art déco, rovine in stile egiziano e laser richiama in parte The Talos Principle, per restare nel campo dei puzzle game, e in parte Stargate, forse usato anche come ispirazione.
La pur breve trama parla infatti di viaggi interstellari, antiche razze e misteri genetici, lasciandoci anche una scelta, sul finale, a dare un senso ulteriore all'unica vera sequenza narrativa del gioco. Ciononostante i dialoghi, che riempiono lo spazio tra gli enigmi e spezzano una musica ambientale che si accontenta di essere funzionale all'atmosfera, possono contare su un buon doppiaggio, purtroppo tutto in inglese nonostante l'origine italiana del team di sviluppo. La voce maschile, a dirla tutta, non gode di una pronuncia perfetta, ma la femminile, quella che da vita all'intelligenza artificiale IRIS, funziona alla grande e rappresenta un tassello fondamentale per un titolo modesto ma che, al netto di qualche ingenuità e del risparmio, sa intrattenere.
Certo, per goderselo è necessario sopportare un introduzione all'aperto realizzata in modo approssimativo, il rischio raro ma tangibile di restare incastrati in alcuni livelli e le già menzionate anomalie nei riflessi che però sono sovrabbondanti e quando funzionano regalano scorci suggestivi. Da notare, tra l'altro, una buona implementazione della tecnologia NVIDIA DLSS, ovviamente nella versione PC e vincolata alle schede NVIDIA GeForce RTX, nonostante le dimensioni modeste del progetto. Non che l'upscaling basato sull'intelligenza artificiale sia necessario, considerando che parliamo di un titolo che gira senza alcun compromesso anche su una NVIDIA GeForce GTX 970, ma è utile pensando alla possibilità di giocare ad alto framerate anche su GPU mobile come le NVIDIA GeForce RTX 3050 e 3050 Ti.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD Ryzen 7 3700X
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070 Ti
- Memoria: 16 GB RAM
- Sistema operativo: Windows 10 64-bit
Requisiti minimi
- Processore: Quad-core Intel o AMD da almeno 2.5 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770 o AMD Radeon HD 7970
- Memoria: 8 GB RAM
- Sistema operativo: Windows 7 o successivi (64-bit)
Requisiti consigliati
- Processore: Quad-core Intel o AMD da almeno 3.0 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 o AMD Radeon R9 290
- Memoria: 16 GB RAM
- Sistema operativo: Windows 10 64-bit
Conclusioni
Faraday Protocol è un classico puzzle game in prima persona che si affida a una trama abbozzata, ma efficace, con tanto di scelta e colpo di scena finali. Abbastanza da sostenere un'esperienza che non punta sul livello di difficoltà e mostra qualche ingenuità, sia negli enigmi sia nella realizzazione tecnica, ma mette in moto le meningi, senza risultare frustrante, e si fa giocare piacevolmente, evidenziando il potenziale di un team che terremo d'occhio.
PRO
- Ambientazione affascinante
- Diversi enigmi sono decisamente riusciti
- Supporto DLSS
CONTRO
- Enigmi di qualità altalenante
- Inadatto a chi cerca un grado di sfida elevato
- Comparto tecnico grezzo