La città in cui vive è in preda a orrori indicibili risvegliati da creature antiche la cui stessa esistenza è una bestemmia. Lui è un prete devoto che, di fronte all'avanzata degli inferi, decide d'imbarcarsi nell'impresa di arrivare al cuore del male per spazzarlo via. Chi incontrerà alla fine del viaggio? Basti dire che ci troviamo di fronte a uno sparatutto in prima persona splatter ispirato alla mitologia di Lovecraft per capirlo (più o meno, visto che avanzando le cose si complicano).
In effetti si tratta di un dettaglio rivelatore, che dovrebbe farvi capire come potrebbe andare a finire questa storia, sempre che valga la pena di viverla, come cercheremo di chiarire nella recensione di Forgive Me Father, uno sparatutto in prima persona dal gusto vintage che sembra provenire da una dimensione in cui Half-Life 2 non è mai uscito.
Gameplay
Forgive Me Father chiarisce da subito la sua aderenza alla scuola degli sparatutto moderni che guardano al passato, o modern vintage che dir si voglia: il motore grafico pare uscito dalla prima metà degli anni '90, quantomeno dal punto di vista del feeling generale, con le classiche mappe dal design astratto, gli sprite 2D dei nemici che guardano sempre verso il giocatore e un gameplay basato essenzialmente sullo sparare e lo schivare, nonostante la presenza di un albero delle abilità (i punti esperienza con cui si sale di livello si ottengono uccidendo i nemici). Quindi si avanza, si cerca qualche chiave colorata per aprire delle porte chiuse, si leggono documenti per capire cosa sta accadendo, si spara ai nemici che, esplodendo, imbrattano pavimenti e pareti di sangue, e si gestiscono le abilità attive e la salute per non lasciarci le penne prima del tempo, in un mondo disegnato nello stile di un fumetto pulp che ha nella sua grafica uno degli elementi che più lo distinguono dalla concorrenza.
I nemici, di loro, sono tutte creature che sembrano uscite dalle pagine di un racconto di Lovecraft. Quindi abbiamo normali cittadini trasformati in mostruosità folli e assetate di morte, sacerdoti che evocano mostri tentacolari, loschi figuri incappucciati che sparano proiettili molto veloci, esseri maledetti che sparano raffiche di un composto letale e chi più ne ha più ne metta.
Ci sono anche dei boss, posti alla fine degli episodi (ogni episodio è formato da più livelli), che nemmeno a dirlo sono delle creature lovecraftiane. Insomma, la fonte d'ispirazione di Forgive Me Father dovrebbe esservi ormai chiara... considerate che c'è anche una meccanica legata alla follia del protagonista, che consente di utilizzare alcune potenti abilità. Più si massacra, meglio si massacra, più si diventa forti in questo gioco.
L'arsenale con cui il nostro simpatico sacerdote sparge morte e distruzione è invero abbastanza classico: un coltello, varie pistole, una doppietta, delle mitragliette, una specie di cannone biologico e altre ancora. Come genere vuole, munizioni e medi kit vanno cercati nelle mappe.
Quindi non aspettatevi di vedere la barra della salute risalire da sola, ma preparatevi a darvi da fare per andare a caccia di rifornimenti, spesso anche rischiando la vita. Molti di questi aspetti sono inoltre legati alla progressione del personaggio, dato che le abilità sbloccabili spendendo i punti accumulati salendo di livello consentono di ottenere nuove armi, di migliorare alcune caratteristiche del personaggio, di aumentare la quantità di proiettili trasportabili per singola arma, di potenziare le armi possedute e quant'altro.
Problemi di vocazione
Forgive Me Father è un titolo molto diretto nei suoi obiettivi, tanto da aver sacrificato ogni complessità del gameplay o narrativa alle sparatorie vere e proprie. Ci sono nemici ovunque ed è richiesta una discreta abilità con il genere per superare certe situazioni. Peccato che, purtroppo, abbia diversi problemi che non gli consentono di eccellere e che ci spingono a parlare di un'esperienza qualitativamente altalenante.
Quello più evidente è nel level design e in come la scelta di creare dei checkpoint interattivi e fissi (quindi niente salvataggi liberi) abbia portato a delle storture non da poco, che compromettono un po' l'esperienza nel suo complesso. Sostanzialmente per salvare bisogna raggiungere delle colonnine sotto le quali c'è un clochard ubriaco con cui interagire. Quella che ai più apparirà come una semplice trovata di scarso impatto, è in realtà determinante per come sono costruiti i livelli.
Sostanzialmente i punti di salvataggio diventano delle strozzature in cui far confluire di volta in volta le diverse aree. Il giocatore è di fatto obbligato a incrociarli, pena il non poter salvare. Questo comporta una costruzione dei livelli abbastanza disorganica, incentrata com'è proprio su queste strozzature, che hanno costretto i level designer a creare dei veri e propri imbuti in cui far confluire il giocatore, limitando la possibilità di aprire i livelli. Altro problema è rappresentato dal posizionamento dei checkpoint, a volte troppo distanti tra di loro, altre volte fin troppo ravvicinati. Capita così di morire e di dover rifare lunghe sezioni di gioco senza avere grossi stimoli (la posizione dei nemici è sempre la stessa, così come quella dei consumabili), oppure di ritrovarsi due punti di salvataggio ravvicinati, la cui utilità è davvero dubbia.
C'è da dire che i livelli avanzati sono migliori dei primi, perché più articolati e vari. Purtroppo per arrivare a vedere il meglio bisogna superare alcune mappe davvero piatte. Sembra quasi che gli sviluppatori abbiano appreso alcuni principi del map design in corso d'opera.
Peccato anche che per quasi l'intero gioco abbiano ricorso a dei trucchetti davvero scorretti per mettere in difficoltà il giocatore, come far apparire i nemici alle sue spalle in aree appena ripulite, o fargliene piovere un gran numero addosso facendoli arrivare da chissà dove. Che poi il problema non è tanto morire, che in un videogioco può anche starci, quanto il doversi rifare interi pezzi di livello dopo aver subito una scorrettezza. Il paradosso è che questo modo di mettere in difficoltà il giocatore finisce per rallentare il ritmo di un gameplay che dà il meglio di sé quando vissuto alla massima velocità, perché in fondo è questa la natura di Forgive Me Father, nonché il suo maggiore punto di forza.
Conclusioni
Forgive Me Father non è un brutto gioco e sa regalare dei bei momenti, che saranno sicuramente apprezzati dagli appassionati del genere cui appartiene, quello degli sparatutto in prima persona vintage. Peccato che siano evidenti le molte ingenuità del team di sviluppo, che non è riuscito a evitare alcune scorciatoie di design o il ricorso ad alcuni espedienti non proprio eccezionali per mettere in difficoltà il giocatore. Tutto sommato potreste anche tollerarle, ma sicuramente gli impediscono di eccellere.
PRO
- Quando si spara a tutta velocità rende molto bene
- I livelli avanzati sono i più interessanti
- Stile grafico curato
CONTRO
- I primi livelli sono piattissimi
- I checkpoint soffocano un po' le mappe
- Qualche ricorso di troppo a espedienti di bassa lega per uccidere il giocatore