Con l'imminente lancio europeo di PlayStation3 a completare il piano di distribuzione globale della nuova console Sony, è chiaro che la maggior parte degli sviluppatori abbiano cominciato a dirigere i propri sforzi in quella direzione. Ciò significa che le uscite per PS2 andranno inevitabilmente a ridursi nel numero, ma significa anche che le case di software più importanti non lasceranno un palcoscenico così significativo senza un acuto finale. Nel caso di Capcom, due grandi firme (Shinji "Devil May Cry" Mikami nelle vesti di director, Atsushi "Viewtiful Joe" Inaba in quelle di produttore) hanno voluto studiare insieme un prodotto atipico, una sorta di "divertissement" che omaggia Hokuto no Ken e, in generale, il filone dei picchiaduro a scorrimento.
In uno scenario post-atomico del tutto simile a quello mostrato nell'opera di Bronson / Hara, le città sono invase da demoni dall'aspetto umano, che riducono in schiavitù le persone e ambiscono al totale controllo del pianeta. Solo un guerriero che dispone della potenza di un dio può opporsi a questo disegno... e il destino vuole che questa persona sia Gene, un combattente decisamente fuori dagli schemi e un po' sbruffone, che ha perso il braccio destro per salvare una ragazza in difficoltà ma che ora si ritrova qualcosa di più... una God Hand. La ragazza, Olivia, è infatti l'unica sopravvissuta di una casta il cui compito secolare era quello di custodire le God Hand, le braccia del salvatore che per primo era riuscito a rispedire il demone Angra negli inferi. Il potere di queste reliquie, che vanno di fatto a sostituire le braccia di chi le "indossa", può essere usato per scopi benefici o malefici... come scopriremo man mano che la trama del gioco si dipanerà, attraverso le numerose cutscene che ci vengono mostrate tra uno stage e l'altro.
Absolute God Action
Se la voce "presentazione" fosse ancora presente tra le celle di una ipotetica pagella, God Hand non prenderebbe dei gran voti. Il nuovo prodotto Capcom, sviluppato da Clover Studio, si presenta infatti con un aspetto scarno e grezzo, senza intro animata e con un title screen che lascia a desiderare. È evidente, però, che sono ben altri i fattori da prendere in considerazione per valutare la qualità di un gioco, ed è proprio in questo senso che God Hand stupisce, in quanto si focalizza completamente sui combattimenti e lascia da parte tutto il resto, con il risultato che spesso ci vengono proposti degli stage molto brevi e semplici, il cui unico motivo d'essere sta nel fare da scenario a uno o più scontri. E che scontri. Che il combattimento fosse l'elemento fondamentale di God Hand era scontato, ma non si riesce a immaginare quanto il gioco possa essere coinvolgente e impegnativo (molto impegnativo) se non lo si prova a lungo. La prima partita può scoraggiare, non c'è dubbio: i nemici sono tanti e pericolosi, l'energia è poca e l'ambiente è avaro di rifornimenti. Dopo che avrete costruito la prima combo, però, capirete il meccanismo e riuscirete a terminare i livelli senza continuare decine e decine di volte...
Chi è abituato ai picchiaduro "normali", rimarrà traumatizzato una volta appurato che Gene non può bloccare i colpi dei suoi avversari, bensì ha a disposizione tre tipi di manovre evasive: la capriola all'indietro, lo scarto laterale e la schivata diretta, tutte utilizzabili muovendo lo stick analogico destro rispettivamente indietro, di lato e avanti. Perché tali movimenti abbiano successo, bisogna calcolare con precisione i tempi e avere davvero dei buoni riflessi, anche perché sono pochi i giochi per PS2 che utilizzano lo stick destro in questo modo, dandogli così tanta importanza e richiedendo tale prontezza. Il tasto Quadrato è deputato all'esecuzione della combo, mentre i tasti Triangolo e X ci permettono di eseguire due attacchi singoli. I tasti dorsali, infine, servono per prendersi gioco dei nemici (L2), girare il personaggio rapidamente (L1), attivare la God Hand (R2) e accedere all'elenco delle mosse speciali a disposizione (R1). Senza dubbio l'aspetto più particolare del gioco sta nella totale personalizzazione degli attacchi. Terminato ogni stage, infatti, è possibile spendere il denaro raccolto per acquistare tecniche, mosse speciali e potenziamenti. Le tecniche che è possibile comprare, e che si sbloccano man mano che si procede nella storia, vanno poi assegnate ai tasti principali del Dual Shock 2, dunque potremo costruire letteralmente le nostre combo e optare per un colpo anziché per un altro a seconda del nostro approccio ai combattimenti: se amiamo colpire in modo ragionato, possiamo optare per calci rotanti lenti ma di grande effetto, da rilasciare al momento giusto; se invece preferiamo uno stile più "sanguigno", possiamo utilizzare combo di colpi meno potenti ma più rapidi, da mettere a segno in successione. Nel momento in cui un nemico rimane intontito dai nostri attacchi, possiamo andargli vicino e premere Cerchio per eseguire una delle tante "prese" a disposizione, che variano a seconda dell'avversario e che sono assolutamente spettacolari e divertenti (un esempio su tutti: la super sculacciata). Laddove il rilascio del potere della God Hand ci permette di ottenere un breve periodo di invincibilità e di maggiore potenza e velocità, è importante tenere presente che anche le mosse speciali sono soggette a personalizzazione: gli "slot" disponibili non sono infiniti, quindi a un certo punto dovrete decidere quali lasciare pronte all'uso (in genere quelle più potenti e/o più "convenienti" per quanto concerne la spesa energetica) e quali mettere fuori rosa.
Realizzazione tecnica
Come accennato in precedenza, God Hand non tiene in grande considerazione tutti gli aspetti che esulano il puro combattimento, e questa filosofia si riflette anche nella realizzazione tecnica del gioco. Dal punto di vista dei personaggi, il titolo Capcom eccelle sotto ogni aspetto: il protagonista, Gene, vanta qualcosa come cento attacchi diversi (ognuno con una propria animazione), ai quali vanno aggiunte le spettacolari mosse speciali e, in generale, uno stile di disegno fuori dal comune, che ricorda da vicino i modelli poligonali di Resident Evil e di Shadow Of Rome per bellezza e dettaglio.
God Hand è anche uno dei pochi titoli ad avere un numero di nemici enorme, diviso in numerose tipologie non solo per l'aspetto estetico ma anche e soprattutto per le capacità combattive, davvero differenziate. In questo senso, l'assoluta eccellenza nel design dei boss è la ciliegina sulla torta: dal demenziale al mostruoso, i nemici di fine livello ci stupiranno per mille motivi diversi e rappresenteranno come non mai una sfida di livello straordinario. E non mancano le citazioni, basti pensare al gruppo di cinque sosia dementi di Viewtiful Joe (ai quali Gene, a un certo punto, fa il verso: esilarante), al gorilla tonto che si traveste da Tiger Mask, al gigante Baba nel costume da "Grande Zebra"... Infine, eccellenti e numerosissime sono anche le sequenze animate, in tempo reale, che fanno ampio uso di un umorismo visivo tipicamente giapponese e che vantano un livello di dettaglio fenomenale. L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle ambientazioni, che appunto fanno da pura cornice ai combattimenti e per le quali gli sviluppatori non si sono sprecati. Il motore grafico riesce a gestire tutto senza mai un rallentamento (per la verità, in effetti, qualche rara incertezza si nota ma solo nell'ultimo stage - e a vederlo si può capire bene il perché), ma purtroppo le pareti degli edifici nelle location tendono a diventare "trasparenti" per un vizio della visuale, quando le si costeggia. Il comparto sonoro riesce nell'intento di tener testa alla grafica, grazie soprattutto a una serie di musiche davvero particolari e "grezze" ma dannatamente riuscite, alle quali si aggiungono degli ottimi effetti e un parlato in Inglese non molto ben recitato (dunque nella media delle produzioni Capcom), tradotto a schermo in Italiano non senza qualche piccolo strafalcione.
Conclusioni
God Hand è un esercizio di stile, non ci sono altri modi per descriverlo. Relativamente ai picchiaduro, si tratta di un gioiello senza mezzi termini, che introduce concetti che speriamo vengano ripresi e rielaborati anche sulle console di nuova generazione. Il sistema di personalizzazione degli attacchi, in particolare, rappresenta un po' la "modalità carriera" del gioco, con gli acquisti che è possibile effettuare tra uno stage e l'altro, con la possibilità di incrementare i guadagni passando per il casinò (con i vari poker, black jack e slot machine a disposizione...) o scommettendo sulle corse dei chihuahua. Le cutscene da sole valgono il prezzo del prodotto, ma c'è ben altro a giustificare la spesa: otto livelli divisi in varie sezioni, extra sbloccabili, numerosissimi nemici, livello di sfida d'altri tempi. L'ultimo regalo che Mikami e Inaba fanno ai possessori di PS2 è qualcosa di davvero prezioso, che attinge al significato vero del videogioco con l'unico cruccio di non badare ai dettagli.
PRO
- Character design eccezionale
- Cutscene ricche di gag demenziali
- Altissimo livello di sfida
CONTRO
- Ambientazioni scarne
- Dedicato soprattutto ai giocatori hardcore