Ma i ragazzi di Poliphony hanno giocato con Mariokart?
Graficamente il gioco è se possibile migliore di “suo padre”: i modelli poligonali sembrano più definiti così’ come la qualità generale degli sfondi, soprattutto per quel che riguarda le textures delle strade. Se la memoria non mi inganna il numero degli oggetti ai lati dei circuiti sembrano aumentati: tribune e costruzioni varie appaiono dove prima regnava il vuoto. Graficamente si è quindi su livelli di eccellenza che non ha rivali con nessun altro titolo automobilistico presente sul mercato, non c’è Gotham racing o Wreckless che tengano: la soglia del fotorealismo è stata raggiunta e ampiamente superata. Stesso discorso va fatto per la parte audio: i campionamenti dei motori come al solito raggiungono lo stato dell’arte. Non tutto come ho precedentemente detto nell’incipit fila liscio: preso da se , come titolo a se stante, Gt non fa certo una buona figura. E’ troppo corto, lo si riesce a finire, seppur con il minimo sforzo, cioè guadagnando solo coppe di bronzo nelle patenti nel giro di poche ore. Se però si vogliono ottenere tempi più professionali, puntando all’oro per sbloccare tutto lo sbloccabile, allora il gioco si fa veramente duro. Si viene presi dalla sindrome da pole position: i tempi da battere sono così bassi che si passeranno ore a cercare di pennellare curve e cordoli senza nemmeno accorgersene. Questo è il suo maggior pregio e nello stesso tempo il suo maggior limite: la sfida più dura la si gioca contro se stessi in piena estasi onanistico-corsaiola. Questa modalità mette in luce la ancor più palese disparità tra vettura col cambio automatico e quelle col manuale: in alcuni frangenti dove i giri calano paurosamente, la macchina scala in ritardo, compromettendo millesimo dopo millesimo gli sforzi fatti sino a quel punto; in parole povere certe vetture necessitano il cambio manuale, e se si è giocato solamente con quello automatico, il passaggio pur nella sua semplicità e comunque abbastanza traumatico. La cosa più bella o a seconda dei punti di vista brutta, è la fisica del modello di guida. Sarebbe stato meglio se avessero inserito come sottotitolo “Arcade”. Intendiamoci non è un male assoluto, il feeling del gioco rimane intatto, solo che adesso le vetture perdonano molto di più, e mettere due ruote sul cordolo e frenare può essere un ottima scelta. Il top viene raggiunto nelle sfide in corsa singola con le macchine più veloci: vengono qui esaltate tutte le caratteristiche meno simulative del “real driving simulator” tipo sportellate selvagge, tagli di curve e frenate col contagocce, visti anche i pochi giri a disposizione (3/5). In parole povere la corsa singola è un divertimento senza limite che a seconda della vettura che si sceglie oscilla tra arcade/simulazione e Mariokart. La modalità rally è invece un netto passo avanti rispetto a quella precedente; ora le vetture tengono un comportamento decisamente più assennato, scivolano molto meno, si evita quel comportamento pendolo destra/sinistra vera pietra dello scandalo simulativo di Gt3. Peccato che una volta esauriti i non molti percorsi la sfida scemi nettamente, anche perché l’intelligenza artificiale dei corridori non è certamente molto sviluppata.
Titolo retroattivo?
Il problema principale di questo titolo più che la scarsa longevità (visto che in teoria le gare della corsa singola possono essere rigiocate con ogni vettura), è la sua eccessiva componente arcade, che chiaramente può far storcere il naso ai puristi della serie. In definitiva Gt concept è un titolo abbastanza strano, che riprende la formula del suo predecessore, ribaltandola però completamente: insomma si ha a che fare con una sorta di sinossi di Gt3, riscritta però solo avendo in mente alcune parti del titolo. La scelta non può non essere comunque azzeccata, vista la complessità di fondo del prodotto. Per questo vengono a mancare sezioni di compravendita parti e tuning degni di The Fast and the Furious. Tirando le somme Gt concept è certamente un bel titolo, diverte, graficamente più bello di Gt3, ma corto e poco longevo. Se si ha una copia di Gt3 lo si apprezza ancor di più (anche per motivi che non è meglio rivelare), come gioco a se stante globalmente è un po’ pochino, come add on è il non plus ultra del divertimento.
- pro
- molto divertente
- grafica ancora migliore
- modelli fotorealistici
- contro
- corto
- troppo arcade
- pochi circuiti
La recensione più difficile del mondo
GT concept è un prodotto difficile da recensire per diversi motivi: non è un titolo lungo e longevo, lo si paga di meno ma comunque lo si paga, è totalmente arcade, snatura quindi la visione “simulativa” di Gran Turismo come lo conosciamo, ma ha dalla sua ottima grafica, ottimi bonus e molto divertimento. In questa edizione estiva di GT Poliphony corregge parte delle mancanze che affliggevano Gt3: più macchine europee, una modalità rally meno “scivolosa”, e appagamento da accumulo mezzi più veloce e facile da ottenere. Il cuore del gioco risiede nell’ottenere patenti: ogni patente ottenuta sblocca il rispettivo circuito, e una macchina a seconda della prestazione raggiunta. Sbloccato il circuito lo si affronta in modalità corsa singola, normale e difficile; vincendo in entrambe i livelli di difficoltà si vinceranno due macchine. Non ci sono soldi, ne macchine usate da comprare, ne evoluzioni da effettuare, ne un garage vero e proprio. Si parte gia con un gran numero di macchine a disposizione, quelle che si vincono verranno aggiunte a queste mano a mano, per un totale di circa 100, tra vetture europee, asiatiche, concept e supercar. Il gioco è tutto qui, si prendono patenti, si vincono gare, si accumulano macchine e si aspetta il bonus finale, per molti versi una vera e propria manna dal cielo. Aggiungendo altro possiamo dire che della precedente versione sono presenti i circuiti di Tokyo , Tahiti e Midfield e Swiss Alps, new entry la vecchia conoscenza dell’Autumn Ring, chiaramente tutti percorribili dritto e rovescio.