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GRIP: Combat Racing, la recensione

Un racing arcade d'altri tempi sorprendentemente riuscito: ecco la nostra recensione di GRIP

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   02/11/2018
GRIP: Combat Racing
GRIP: Combat Racing
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Accingendoci alla recensione di GRIP: Combat Racing viene da chiedersi: dove sono finiti i racing arcade futuristici? Tra gli anni 90 e l'inizio dei 2000 c'è stato un ampio movimento che, evidentemente, vedeva una stretta connessione tra avanzamento tecnologico, velocità, competizione e violenza antisportiva. Le origini di questa ondata risalgono a quasi trenta anni fa, quando F-Zero mostrava a un mondo sbigottito le meraviglie del Mode 7 sparato a migliaia di chilometri all'ora, ma da lì il medesimo concept è stato utilizzato anche in altri casi, spesso per mettere in scena evoluzioni tecnologiche notevoli come in Crash N Burn su 3DO o Megarace agli albori del CD-ROM. Il gioco che forse ha goduto di maggior seguito e che conta ancora degli emuli è probabilmente Wipeout, ma c'è un filone di prodotti meno glamour ma non meno apprezzato dai videogiocatori, decisamente più ruvido in termini di estetica ma tutto fondato sul gameplay e la competizione, che si potrebbe definire una sorta di versione parallela e più oscura degli asettici titoli emersi dalla tradizione di Psygnosis.

GRIP: Combat Racing, la recensione


Proprio sotto la stessa etichetta vide la luce Rollcage alla fine degli anni 90, sviluppato da Attention to Detail e diventato una sorta di gioco di culto, sicuramente meno popolare di altri ma caratterizzato da uno zoccolo duro di appassionati che si è ulteriormente rafforzato (e forse allargato) con l'uscita successiva di Rollcage: Stage 2, emerso l'anno successivo sempre su PC e sulla prima PlayStation. La menzione a questi due titoli è obbligatoria per introdurre GRIP: Combat Racing, perché quest'ultimo non è semplicemente ispirato alla serie in questione ma ne è il vero e proprio "seguito spirituale", definizione diventata sempre più comune ultimamente con le produzioni emerse in crowdfunding proprio perché, spesso, si tratta di progetti portati avanti dai medesimi autori dei titoli originali ma costretti ad applicare nomi diversi ai giochi per non incappare in problemi di copyright. GRIP: Combat Racing è a tutti gli effetti l'erede di Rollcage, sviluppato da alcuni degli autori dell'originale riuniti nel team Caged Element e proposto inizialmente attraverso un crowdfunding finito male ma fortunatamente ripreso e portato a conclusione con il supporto di Wired Productions.

Le corse del futuro

L'idea è quella classica: in un futuro più o meno lontano, le corse non possono più basarsi su regolamenti rigidi e fair play, perché a quanto pare il pubblico ha bisogno di qualcosa di più sanguigno. Le gare si svolgono allora in tracciati caratterizzati da varie ambientazioni, a bordo di veicoli ancora su ruote ma in grado di raggiungere velocità assolutamente folli e con la possibilità di potersi distruggere a vicenda, per ravvivare un po' la situazione. Le auto selezionabili differiscono per forma e statistiche, offrendo come da tradizione diverse opzioni in termini di accelerazione, velocità massima, corazza e pesantezza, mentre i power-up si ricollegano direttamente alla tradizione di Mario Kart, ovviamente con uno stile più afferente allo sci-fi cupo e distruttivo ma rimanendo legati agli effetti ormai canonici del racing arcade (accelerazioni, missili semplici, a ricerca, mine, scudi e tra le alternative anche i corrispettivi del "guscio blu" e del "fulmine" di tradizione mariesca). Tutto rimane piuttosto standardizzato sul canone tipico del genere, dunque, al di là del look particolare pesante degli elementi tecnologici proposti in questa visione del futuro, tranne che per alcune peculiarità del sistema di guida che in effetti influenzano un po' tutto il gameplay.

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La particolarità di GRIP: Combat Racing, mutuata dalla tradizione di Rollcage, è la possibilità di continuare a correre tranquillamente anche con l'auto ribaltata, poiché il sopra e il sotto del veicolo sono simmetrici e le ruote enormi, pertanto il verso in cui si trova non è propriamente influente rispetto al proseguire la corsa. Questa caratteristica si accorda in maniera perfetta con il design dei tracciati, che offrono ampie sezioni tubolari, curve paraboliche e rampe in grado di esaltare la possibilità di ribaltamento in corsa. Per chi non ha dimestichezza con i titoli precedenti, immaginate la scena: state correndo oltre la velocità del suono all'interno di un tunnel, girando sulle pareti finché non vi rendete conto più da che parte si trovino il sopra e il sotto, fino ad arrivare all'uscita e accorgervi che siete capovolti, correndo sul soffitto. Poco male, se riuscite a mantenere una traiettoria abbastanza regolare (ed è possibile correggerla anche in volo, disattivando l'acceleratore) potete semplicemente lanciarvi a tutta velocità in volo capovolto, con la possibilità di proseguire tranquillamente la corsa una volta atterrati, anche se ribaltati. Questa caratteristica si interseca perfettamente con l'alta velocità che è possibile raggiungere in corsa e con il ritmo serrato della sfida con i concorrenti a suon di power-up, dando un tono davvero particolare a un gioco che altrimenti potrebbe risultare un po' piatto e poco originale, se visto solo nelle sue caratteristiche di base di racing game arcade con power-up ad ambientazione futuristica.

Tanti modi per schiantarsi

C'è un bell'assortimento di modalità di gioco in GRIP: Combat Racing, che fa davvero di tutto per offrire variazioni sul tema e alternative in modo da mantenere alto l'interesse ed evitare di cadere presto nella monotonia. Oltre alla Campagna, che dispone le corse secondo una sequenza progressiva da seguire, ma senza particolari accezioni narrative, ci sono un'ampia serie di tipologie di corsa da intraprendere sia in singolo che in multiplayer, a loro volta variabili in maniera abbastanza profonda con l'attivazione o meno di una serie di opzioni e regolamenti (in particolare per le partite multiplayer) che possono portare a modifiche anche profonde del gameplay. In linea di massima, la suddivisione è quella tipica da racing arcade dai tempi di Mario Kart in poi tra corsa e battaglia: la prima si svolge su tracciato basata sull'ordine di arrivo, mentre l'altra avviene all'interno di varie arene e si fonda sulla distruzione fisica degli avversari in una sorta destruction derby, con in mezzo una serie di modalità intermedie che prediligono l'una o l'altra caratteristica in maniera graduale. Le macro-modalità Corsa e Arena si suddividono a loro volta in una serie di opzioni diverse, che riproducono alcune impostazioni standard come la corsa semplice, il time attack, la corsa a eliminazione, quella in cui si assegnano punti anche in base alla distruzione degli avversari per quanto riguarda la prima categoria o il deathmatch, la bomba a tempo o "ruba il bottino" per ciò che concerne l'Arena.

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C'è inoltre un altro settore particolare, chiamato "Carkour", che si concentra sulle abilità di guida e gestione aerea del veicolo, proponendo varie sfide che aggiungono elementi quasi da platform alla dinamica da corsa standard, in maniera simile a Trackmania. Considerando che tutte queste modalità possono essere affrontate sia in singolo che in multiplayer, con quest'ultimo comprensivo di online e split-screen fino a quattro giocatori, è facile vedere come le possibilità di scelta siano veramente ampie e che GRIP: Combat Racing faccia veramente il possibile per offrire un'ampia varietà di esperienze alternative intorno al nucleo da racing game classico. Ovviamente, il multiplayer è la vera anima del gioco, anche a causa di un'intelligenza artificiale che non sembra particolarmente avanzata. Ogni gara portata a termine consente di guadagnare una certa quantità di punti esperienza che fanno aumentare il livello del giocatore: questo serve soprattutto a sbloccare nuove auto, con le loro statistiche peculiari e personalizzazioni aggiuntive. Quest'ultime rimangono però soprattutto di ordine estetico, dunque non c'è la possibilità di customizzare il veicolo agendo sulle sue caratteristiche di base e facendolo progredire in termini di capacità in corsa o in battaglia, cosa che rende l'avanzamento tra i livelli di esperienza importante soprattutto per espandere il garage disponibile.

Visioni del futuro

La produzione indie risulta evidente nella relativa semplicità dell'impianto grafico rispetto a titoli provenienti da ben altri contesti, ma nell'ambito degli arcade il gioco di Caged Element si difende benissimo, riuscendo anche a proporre un proprio stile particolare, in grado di dare una certa identità al gioco, soprattutto per quanto riguarda la visione tecnologica sporca, pesante e "materica" che emerge specialmente nella realizzazione dei veicoli. I tracciati possono risultare un po' semplici se confrontati a quelli presenti nei giochi automobilistici ad ambientazione realistica, ma la loro funzione è consentire il raggiungimento di velocità supersoniche, non offrire esperienze di guida verosimile. In questo senso, il track design è ben studiato per sfruttare le particolarità della guida di GRIP: Combat Racing, con rampe, tunnel e salti posizionati in maniera strategica per utilizzare al meglio il ribaltamento delle auto come elemento attivo del gameplay.

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Non c'è magari una precisa estetica futuristica, né uno studio del design a stimolare la scelta di traiettorie perfette come nella tradizione di Wipeout, ma le piste qui offrono costantemente deviazioni, scorciatoie e alternative che si adattano a diversi stili di guida, risultando in un approccio forse più confusionario alla gara (almeno in alcuni tracciati) ma anche più vario e stimolante. Basato su Unreal Engine 4, GRIP: Combat Racing sfrutta gli effetti tipici del motore grafico Epic ma chiaramente predilige la velocità e la fluidità alla complessità delle ambientazioni. La relativa semplicità degli scenari consente allora di far raggiungere velocità impressionanti, pur mantenendo una certa consistenza in termini di frame-rate: nella configurazione di prova, che non è propriamente di fascia alta, con il frame-rate sbloccato i 60 frame al secondo si mantengono in maniera piuttosto convincente, anche se qualche calo è visibile nelle fasi con più veicoli presenti sullo schermo. Per quanto riguarda la colonna sonora, il gioco riprende la tradizione tipica di Rollcage e simili con il consueto accompagnamento tecno e drum n bass, con scelte che faranno probabilmente felici i tradizionali appassionati del genere.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (8)
7.4
Il tuo voto

L'operazione di recupero ed evoluzione di Rollcage è riuscita, con GRIP: Combat Racing in grado di rappresentare il vero erede di questa tradizione racing arcade un po' underground ma dotata di un seguito notevole. Le opzioni e modalità di gioco compensano in quantità una certa mancanza di originalità in termini di struttura di gioco, ma il vero protagonista qui è il modello di guida, perfettamente coadiuvato da un design dei tracciati che esalta i momenti aerei e la ricerca di sponde e rampe per sfruttare la particolarità del ribaltamento "attivo". Meno tecnico e preciso di Wipeout ed emuli connessi, GRIP: Combat Racing fonda il suo gameplay su altre caratteristiche e afferma con forza la sua appartenenza alla specifica tradizione di Rollcage proponendone un seguito al passo coi tempi e realizzato con evidente passione, al di là di qualche ruvidezza tecnica.

PRO

  • Modello di guida velocissimo, dinamico e divertente
  • Tante modalità di gioco
  • Perfettamente in linea con la tradizione di Rollcage

CONTRO

  • Manca un po' di originalità tra power-up e meccanica di gioco
  • Design un po' anonimo
  • In singolo è sicuramente meno stimolante