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Hades, la recensione

Il roguelite di Supergiant Games esce finalmente dall'early access e arriva su PC e Nintendo Switch: ecco il nostro verdetto definitivo nella recensione di Hades

RECENSIONE di Christian Colli   —   20/09/2020
Hades
Hades
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Che fosse un piccolo capolavoro l'avevamo capito da tempo, ma essendo stato in early access per mesi abbiamo ritenuto opportuno aspettare la release ufficiale prima di scrivere la recensione di Hades. Il momento di tirare le somme è finalmente arrivato: Supergiant Games, che ha già firmato Transistor, Pyre e Bastion, ha pubblicato l'aggiornamento finale del suo nuovo titolo, rilasciandolo a sorpresa non solo su PC, ma anche su Nintendo Switch. La patch, tuttavia, non si è limitata a portare Hades alla versione 1.0: aggiunge infatti anche una varietà di fix, bilanciamenti e contenuti inediti, compreso il vero finale della storia, che spingeranno anche i giocatori che hanno già dedicato molte ore alla versione in accesso anticipato a tornare nel coloratissimo Oltretomba immaginato dallo sviluppatore californiano.

Una storia che si evolve

Pur essendo un roguelite, Hades vanta la consueta cura di Supergiant Games nei confronti della narrativa, che si esprime attraverso un approccio atipico e accattivante. Il protagonista del gioco è Zagreus, il figlio di Ade, signore degli inferi: prigioniero nel regno del padre fin da quando era bambino, Zagreus ha da poco scoperto che la sua vera madre non è Nyx come ha sempre creduto, e decide perciò di tentare la fuga per cercare Persefone nel mondo dei mortali. La premessa è quindi molto semplice e diretta: per raggiungere la superficie, Zagreus dovrà attraversare quattro mappe procedurali, sconfiggendo gli scagnozzi di Ade che gli sbarreranno il passo. Il giovane protagonista però non è solo: gli dèi dell'Olimpo, capricciosi ma scontenti di Ade, gli conferiranno vari doni e poteri, mentre alcuni abitanti celebri degli inferi come Achille, Orfeo o la simpatica tuttofare Dusa, offriranno consigli, indizi e informazioni sulle vere intenzioni di Ade nei confronti di Zagreus.

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La storia si sviluppa quindi durante i tentativi di fuga veri e propri, attraverso le interazioni tra Zagreus e i vari dèi, boss e residenti del mondo infernale, ma anche e soprattutto negli intermezzi tra una morte e l'altra: ogni volta che i nemici hanno la meglio su di lui, infatti, Zagreus si ritrova al punto di partenza nell'ufficio del padre, e deve ricominciare tutto da capo. Qui, però, sta la genialità dell'approccio di Supergiant Games alla filosofia roguelite, e non soltanto in termini di gameplay, come vedremo più avanti, ma anche di narrativa. Ogni tentativo di fuga conta in termini di storia e caratterizzazione, pertanto i residenti cambieranno sensibilmente atteggiamento nei confronti di Zagreus. I ragazzi di Supergiant Games hanno registrato migliaia di battute, centinaia di dialoghi che dipendono dalle circostanze più disparate, miste a una sana dose di casualità, ma che pian piano, partita dopo partita, cominciano a delineare schemi più precisi.

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In questo modo si sviluppano vere e proprie sottotrame e si scoprono i retroscena nei rapporti tra le varie divinità, e non solo: Zagreus può ingraziarsele con specifici doni, e noi potremo sempre aprire il Codex per leggere altri dettagli molto interessanti su questi personaggi mitologici che Supergiant Games ha raffigurato con cura e ironia. Non solo le illustrazioni catturano perfettamente le idiosincrasie di divinità che sono entrate nell'immaginario collettivo da secoli, ma a caratterizzarle ulteriormente ci pensa uno strepitoso doppiaggio - in lingua inglese, sebbene i testi siano completamente in italiano - che nei toni compassati e flemmatici qualche volta sfiora persino l'ASMR. I battibecchi tra Zag e i comprimari sono spesso esilaranti, specialmente nei momenti in cui si mettono da parte le rivalità tra una fuga e l'altra.

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Va detto che la progressione nella storia dipende anche dalla bravura del giocatore, poiché alcuni traguardi innescano vere e proprie svolte nelle interazioni e si riflettono anche sul gameplay, per esempio sostituendo certi boss con varianti perfettamente sensate anche a livello narrativo: per questo motivo, anche Hades prima o poi rischia di mostrare il fianco alla ripetitività intrinseca del genere, ma fortunatamente il sistema di combattimento e la varietà di sfide e circostanze contribuiscono ad alleggerire il carico, spingendo il giocatore a tentare una fuga dopo l'altra non solo per scoprire come si svilupperanno la storia e i personaggi, ma anche per il puro e semplice piacere di tentare nuove strategie in battaglia.

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Combattere nell'Oltretomba

Hades è un titolo intuitivo: si sceglie un'arma, si comincia la partita, si muore, si ricomincia da capo. Il sistema di controllo, reattivo e precisissimo, si basa principalmente su quattro tasti configurabili a piacere. Uno consente di sferrare un attacco basilare, un altro è associato all'attacco speciale dell'arma in uso, un altro consente di scattare nella direzione desiderata, l'ultimo permette di scagliare un proiettile da lontano. Le armi, in totale, sono sei, e si sbloccano man mano che si tentano le fughe dagli inferi. Ogni arma funziona a modo suo e svolge un ruolo specifico: la spada Stygius, per esempio, è un'arma da mischia molto veloce che colpisce anche ad area, mentre l'arco Coronacht colpisce a distanza ma esige un buon tempismo se si vuole infliggere il massimo dei danni. Lo scudo Aegis è lento e non particolarmente dannoso, ma può difendere Zagreus da praticamente ogni attacco, mentre la lancia Varatha ha una portata a corto/medio raggio e può essere scagliata e richiamata a piacimento.

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Ogni arma ha poi ben tre varianti aggiuntive da sbloccare che cambiano sensibilmente le meccaniche di gioco e l'approccio ai combattimenti. Se già questa offerta di armi può sembrare notevole, la verità è che non avete ancora visto nulla perché i doni che troveremo nelle mappe e che ci saranno conferiti dagli dèi andranno ad alterare ulteriormente le nostre possibilità di attacco e difesa. Ogni divinità rappresenta uno stile o una dinamica piuttosto precisa. I doni di Poseidone, per esempio, conferiscono generalmente la capacità di respingere i nemici colpiti, mentre quelli di Dioniso infliggono danni nel tempo e quelli di Atena migliorano le capacità difensive, consentendoci di riflettere danni e proiettili. Zeus, neanche a dirlo, elettrificherà i nostri attacchi, mentre i doni di Ermes ci aiuteranno a muoverci o colpire più velocemente. Ogni divinità altera una o più dinamiche del sistema di combattimento e delle armi in uso, ma il gioco ci proporrà i doni in ordine del tutto casuale, costringendoci a scegliere tra più opzioni mentre prepariamo quella che potremmo considerare una vera e propria build.

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Hades è infatti un action game isometrico: ogni mappa è suddivisa in varie stanze interconnesse e per spostarsi da una all'altra bisogna eliminare tutti i nemici presenti. L'ordine delle stanze, ma anche la quantità e le tipologie di nemici che compaiono in ogni stanza nelle varie combinazioni, è completamente casuale. Le uscite sono contrassegnate da icone che rappresentano la ricompensa che otterremo completando la stanza successiva, e qui il giocatore è spesso chiamato a compiere una scelta: per esempio, tra un dono di Atena e un semplice incremento ai punti vita, oppure tra un mucchio di dracme da spendere nella stanza di Caronte e il Martello di Dedalo, un raro potenziamento che può cambiare drasticamente le meccaniche dell'arma impugnata.

Scelta dopo scelta, l'arsenale di Zagreus cresce e si trasforma. Ogni partita svela nuovi trucchetti, sinergie e potenzialità che magari non rivedremo per tante ore: da una parte questo aspetto di Hades può apparire frustrante, perché diventa difficile concentrarsi su una strategia specifica; dall'altra, la soluzione di Supergiant Games tiene il giocatore continuamente sulle spine, costringendolo a confrontarsi con tattiche e abilità diverse che mettono alla prova il suo talento nel fare di necessità virtù.

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Un roguelite per tutti

È quindi la quantità di opzioni, bonus, nemici e boss a intrattenere i giocatori sul lungo corso, specialmente i più tenaci che si aggrapperanno a ogni variabile per sviscerare il sistema di combattimento e sbloccare ogni contenuto possibile e immaginabile. La longevità di Hades dipende molto dal singolo giocatore e dal modo in cui ci si approccia a questa filosofia. Serve qualche ora per prendere confidenza col sistema di combattimento, le armi e i vari bonus, e questo apprendistato si traduce in ripetuti tentativi di fuga che possono durare anche soltanto pochi minuti. Hades è un gioco tosto, ma ogni tentativo non si risolve nell'azzeramento di tutti i progressi: certo, Zagreus perde doni e potenziamenti, ma conserva le valute da spendere in bonus permanenti e le interazioni coi residenti dell'Oltretomba, che ci ricompenseranno con accessori e aiuti nelle partite successive.

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I meno pratici possono anche attivare una modalità Dio, nelle opzioni, che agevola il completamento del gioco, ma per arrivare al finale servono almeno una decina di fughe riuscite, mentre per vedere davvero tutto il resto saranno necessarie molte più ore, ma tipo centinaia. In questo senso, Supergiant Games ha tentato di prolungare artificialmente l'esperienza con un grind eccessivo di risorse e materiali, strizzando l'occhio ai roguelite più hardcore col Patto della Pena, praticamente una serie di condizioni facoltative da soddisfare durante le partite successive alla prima fuga riuscita che si traducono in ricompense bonus: in parole povere, si crea un loop intrigante che mette alla prova il giocatore, premiandolo per i suoi sforzi con materiali e risorse che, giocando normalmente, sarebbe molto più difficile trovare. I più casual potranno tranquillamente ignorare questo content di Hades, concentrarsi sulla storia e archiviare il titolo Supergiant Games dopo un numero comunque soddisfacente di ore: una direzione preferibile anche a titoli come Dead Cells che blindano buona parte del contenuto dietro un livello di difficoltà sopra le righe.

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PC e Switch a confronto

Hades non è un titolo che muove miliardi di poligoni, e si regge soprattutto sulla straordinaria direzione artistica e sulle coinvolgenti musiche di Darren Korb. I ragazzi di Supergiant Games hanno disegnato scenari ricchissimi di particolari, colorati e pieni di atmosfera, che spaziano dai meandri del Tartaro ai pacifici Campi Elisi, passando per gli infuocati Prati d'Asfodelo. Sebbene le quattro mappe appaiano presto un po' pochine, con buona pace della planimetria procedurale, ognuna di esse è unica non solo nella disposizione di trappole ed elementi scenici, ma anche nel modo in cui traduce modernamente la mitologia greca. I combattimenti sono chiari e mai troppo confusi, mentre personaggi e nemici si muovono con animazioni fluide e precise che non lasciano dubbi su distanze, portate degli attacchi e aree d'effetto. Encomiabile anche la varietà di animazioni ed effetti grafici aggiuntivi che caratterizzano le armi e i doni divini di Zagreus. È tutto bellissimo, insomma, specialmente se ci giocate su PC: Hades non è certo un titolo pesante e le sue prestazioni sono ottime anche sulle macchine meno performanti.

Tartarus 01

La sua natura roguelite lo rende poi un titolo particolarmente appetibile per essere sbocconcellato in partite mordi e fuggi sulla console ibrida Nintendo, che però scende a qualche compromesso. In modalità portatile, Hades è un gioiellino: gira a 720p nativi e lo schermo della console restituisce un'immagine cristallina, nitida e brillante. Nei momenti più concitati perde qualche fotogramma, ma scende di pochissimo, e comunque non sempre, sotto i 30 frame al secondo, mantenendo una fluidità più che accettabile nella maggior parte delle situazioni estreme. Inserendo la console nel Dock, invece, la questione diventa un pelo più spinosa, perché sullo schermo del TV l'immagine perde nitidezza: l'upscale sporca leggermente la grafica, che si fa un po' più sfocata, e saltano all'occhio artifici visivi che sgranano i lineamenti e i testi. Non è un peggioramento che rende l'esperienza ingiocabile, intendiamoci, ma in modalità portatile Hades è riuscito nettamente meglio.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i7-2600k @ 3,4 GHz
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 780
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Dual Core 2.4 GHz
  • Scheda video: 1GB VRAM / DirectX 10+ support
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7 SP1

Requisiti consigliati

  • Processore: Dual Core 3.0 GHz+
  • Scheda video: 2GB VRAM / DirectX 10+ support
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7 SP1

Conclusioni

Versione testata PC Windows 1.36001
Digital Delivery Steam
Prezzo 20,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (109)
8.7
Il tuo voto

Hades è un piccolo capolavoro che si rivolge a un pubblico molto più ampio grazie alla sua ironia, ai personaggi carismatici e a un sistema di combattimento ricchissimo, intuitivo e divertente. Nonostante la ripetitività di fondo che appartiene al genere roguelite, Hades offre una varietà di contenuti, collezionabili da sbloccare e strategie da provare che conquisteranno i giocatori più determinati per tantissimo tempo. I ragazzi di Supergiant Games sono riusciti a stabilire un equilibrio vincente tra generi diversi, curando non solo il gameplay, ma anche una narrativa che non deluderà neppure chi preferirà fermarsi al finale senza confrontarsi con le sfide più impegnative.

PRO

  • La direzione artistica, narrazione e caratterizzazione dei personaggi
  • Le combinazioni di armi e poteri rendono ogni partita diversa dalle precedenti
  • Tantissimi contenuti da sbloccare che prolungano l'esperienza

CONTRO

  • A un certo punto diventa inevitabilmente ripetitivo
  • Il numero di risorse da accumulare per sbloccare tutto è un po' eccessivo
  • La versione Switch gira molto meglio portatile che in Dock