Sono gli anni '70 e la persona con cui avete deciso di condividere la vostra vita è appena rientrata a casa con una notizia: "tesoro, mi sono unitə a una setta!" Negli Stati Uniti dell'epoca non era uno scenario così improbabile e quella stessa atmosfera fa da fondamenta a Honey, I Joined a Cult, un nuovo gioco manageriale che si propone di dare una rinfrescata di ironia al genere.
Il gioco di debutto di Sole Survivor's Games (uno studio composto da solo due persone) è semplice nelle grafiche, ma non nelle dinamiche e, superata una barriera di ingresso piuttosto alta, sarà in grado di soddisfare le esigenze del più crudele, o del più magnanimo, dei truffatori leader. Dalla musica agli arredi, costruire la vostra base sarà un'esperienza infusa di estetica, umorismo e generale follia anni '70 e sì, c'è la strobosfera per rendere ogni ambiente un po' più Disco.
In questa recensione di Honey, I Joined a Cult vi racconteremo dei suoi molti parametri, della gestione dei seguaci, delle missioni e dei lavaggi del cervello che potrete organizzare se sceglierete di fondare un culto tutto vostro.
Superare il muro
Analizzando Honey, I Joined a Cult vale la pena partire dagli aspetti negativi per un semplice motivo: sono tutti all'inizio del gioco. Per i fan dei giochi manageriali e di costruzione della base (basebuilding) tutto quanto segue è la normalità, ma l'idea dietro Honey, I Joined a Cult è così piacevolmente innovativa che anche chi ha evitato il genere nel passato dovrebbe dargli una possibilità. Tutti questi nuovi fan, però, devono mettersi nell'ottica che le prime due ore di gioco sono più simili a una lezione di disegno tecnico piuttosto che a una sessione di gaming vero e proprio. Dopo un'introduzione narrativa che spiega le origini del leader del vostro nuovo culto, infatti, inizia una fase di tutorial davvero intensa.
Prima di poter reclutare il vostro primo adepto dovrete imparare a gettare le fondamenta degli edifici, a costruire muri e porte, ad assegnare un ruolo alle stanze, ad arredarle con gli oggetti giusti, a gestire il loro livello di prestigio, a capire come migliorarle e a come assegnarci i personaggi più adatti. Solo allora inizierà la seconda fase di spiegazione per illustrarvi come funzionano le 5 risorse del gioco e come influenzano il gameplay. C'è tanto da assorbire e la frustrazione si fa sentire quando si incontrano scelte di design controintuitive (come la possibilità di non poter selezionare direttamente gli oggetti) ma una volta gettate le fondamenta, il gioco è capace di generare tantissimo divertimento.
Questione di stile
Se amate i videogiochi che fanno l'occhiolino al resto del mondo del gaming, allora Honey, I Joined a Cult non vi deluderà. A partire dalla tematica della vostra setta (per cui potrete scegliere il tema egizio, quello lovecraftiano e tanti altri) fino ad arrivare ai piccoli oggetti con cui decorare gli ambienti, il gioco è costellato di citazioni, una fra tutte la "Spada di Luce" che, nel corso di una missione, un vecchio incappucciato vi regalerà se risponderete ai suoi indovinelli. Poi dovrete vestire e personalizzare il vostro leader e i suoi seguaci più fedeli a cui andrà assegnata un'uniforme per distinguerli dalle nuove reclute.
Lo stile grafico di Honey, I Joined a Cult ricorda, in un certo senso quello di Among Us, semplice ma non per questo poco comunicativo. Sarà molto evidente quando i vostri adepti saranno in sofferenza o quando una folla di puritani estremisti vorrà venire a distruggere la vostra base. L'unica cosa che dà davvero fastidio è il sistema delle notifiche perché i menù di selezione di oggetti/stanze/personaggi/ecc... sono tanti e complessi. Farebbe comodo una funzione che porta direttamente alla novità sbloccata piuttosto che dover scrollare pagine e pagine aguzzando la vista per individuare il nuovo oggetto appena diventato disponibile.
Lode a *inserire divinità*
Una volta messo in piedi il vostro culto è tempo di espanderlo e per farlo vi serviranno Adepti e Seguaci. I primi sono i membri più devoti alla vostra divinità e hanno bisogno di letti, bagni, una mensa, delle stanze di ricreazione e un tempio dove ascoltare i sermoni del leader. I secondi sono i futuri membri della vostra setta, che dovrete convincere a integrarsi nella vita della comunità. Avere un'organizzazione ben oliata è fondamentale per non trovarsi residenti irosi o poliziotti fanatici alla porta.
Per quanto riguarda la progressione, se siete fan dei giochi di basebuilding (come Fallout Shelter), il copione suona abbastanza familiare: ci sono le missioni in cui mandare i propri adepti (per ottenere risorse o placare l'opinione pubblica), le ricerche del team scientifico per sbloccare nuovi potenziamenti (come stanze dedicate al relax o alla "persuasione" dei nuovi arrivati) e gli incarichi del leader che di solito sono una combinazione dei precedenti. Familiarizzare con questo ecosistema è abbastanza semplice anche se i tempi biblici di alcune ricerche fondamentali per la progressione del gioco vi lasceranno arenati per minuti interi a guardare muoversi i vostri omini senza avere nulla da fare, anche triplicando la velocità del tempo di gioco.
Il Sancta Sanctorum e il resto della progressione
Dopo circa 20 giorni di tempo in game (circa 4 ore per chi gioca) sarà disponibile una nuova stanza fondamentale per la progressione e la personalizzazione profonda del gioco: il Sancta Sanctorum. Qui potrete scegliere il tema del vostro culto, per ora ce ne sono tre disponibili: Demoni, Robot e Hippie ma già nel menù gli sviluppatori dicono che ce ne sono altri in arrivo. Qui la follia e il divertimento di Honey, I Joined a Cult decollano: oltre a molte personalizzazioni estetiche, potrete iniziare la vostra conquista del mondo sacrificando, liquefacendo, meccanizzando o trasformando in toto i vostri seguaci.
Noi abbiamo scelto il tema robotico e dopo neanche mezz'ora abbiamo iniziato a trasformare i nostri seguaci in lastre di dolomite e a sviluppare i nostri missili balistici. Honey, I Joined a Cult non è un gioco realistico, è un ottimo modo per mettere alla prova le proprie doti di demagogo e creare dei meme destinati a sopravvivere alla prova del tempo. Una volta sbloccato il Sancta Sanctorum tutti gli ingranaggi del titolo di debutto di Sole Survivor's Games iniziano a muoversi in perfetta armonia, i tempi morti si azzerano del tutto e l'assurdità aumenta in modo esponenziale di ora in ora.
Conclusioni
Honey, I Joined a Cult è un ottimo esempio di come sia possibile costruire qualcosa di unico partendo da meccaniche molto familiari. Il suo approccio sarcastico al boom dei culti più strani nell'America degli anni '70 è ben riuscito e ispira meccaniche di gameplay efficaci e piacevolmente assurde. I fan dei giochi di basebuiding si sentiranno subito a casa e ci metteranno un attimo ad arrivare al cuore del gioco. Chi volesse avvicinarsi a questo genere per la prima volta, invece, potrebbe avere delle prime ore difficili e frustranti. Il nostro consiglio è di provare a superare l'ostacolo del tutorial sulla gestione delle molte risorse perché apre le porte a un ottimo titolo, capace di regalare tantissime risate e divertimento.
PRO
- Risate a non finire
- Struttura solida dopo aver imparato le basi
- Estetica ben riuscita
CONTRO
- Tutorial lungo e pieno di nozioni
- Qualche ostacolo nella navigazione dei menù