Ed eccoci alla recensione di Horizon Forbidden West, dove Guerrilla Games prova a stupire il mondo con un'avventura tutta combattimenti, esplorazione e quest. Sì, qui si questa duro, almeno così si diceva una volta, e Aloy sta volentieri al gioco. Ma non è tutto perfetto, non lo è mai, soprattutto durante le ore introduttive, ma in questo caso è stata anche un po' colpa nostra...
Non ci fidiamo più degli open world, e quando ne scegliamo uno tendiamo ad essere sempre più guardinghi, malfidati. Succede perché negli ultimi anni gli sviluppatori ci sono andati giù pesanti nel reiterare strutture di gioco, mettendo sempre più impegno nel creare mondi sbalorditivi, e sempre meno nel riempirli di cose interessanti da fare.
Troppe volte siamo rimasti attoniti davanti a queste splendide vallate, a questi scenari lussureggianti fatti un po' a mano e un po' automaticamente, promettendo a noi stessi milioni di ore di pura dedizione e cascate di trofei fino al più ambito platino, salvo poi mollare tutto dopo cinque giorni e nemmeno a metà dell'opera, anche questa volta traditi dalla bellezza superficiale dell'ennesimo eden interattivo dove puoi fare tutto, ma in fondo non fai mai davvero nulla.
Diverso dal solito?
Nemmeno di Horizon Forbidden West ci fidavamo tanto. Il gioco Guerrilla è l'ultimo della lunga serie di open world con i quali i PlayStation Studios hanno contrassegnato in larga parte il ciclo vitale di PlayStation 4, titoli dai valori produttivi straordinari ma da giocare sempre più pericolosamente simili tra loro. Non possiamo negare che quando ci siamo chinati a prendere il primo arbusto medico, nascosti per la prima volta nell'erba alta, afferrato al volo il primo drone e, tenetevi forte, scalato la prima torre per prenderne l'esclusivo tesoro in cima, abbiamo temuto il peggio. Non ha aiutato l'introduzione in corsa al personaggio e alla trama con la quale Guerrilla ha scelto di aprire questo seguito, i primi minuti montati con l'accetta, il disastroso riepilogo di eventi e personaggi di Zero Dawn. Dopo dieci ore di gioco, potreste erroneamente pensare di avere un'idea chiara su quel che offrirà Forbidden West fino ai titoli di coda. Ma più si va avanti, più Horizon Forbidden West cresce in modo esponenziale.
Scocca l'amore
La prima area di Horizon Forbidden West, il solito asilo nido per avventurieri in erba, è uno straordinario specchietto per le allodole. Proseguendo nell'avventura nemmeno ci si accorge di quanto il gioco cominci a catturare, le difese psicologiche di cui vi abbiamo parlato si abbassano infatti molto lentamente fino a quando, nell'immancabile momento in cui la vita reale chiama ai suoi doveri, t'accorgi di non avere assolutamente voglia di spegnere la TV e dismettere i panni della cacciatrice Aloy. Il merito non è solo dell'eccezionale grafica, che tutti s'aspettavano e che fa effettivamente spavento; non è solo delle grandiosi battaglie contro un bestiario biomeccanico ancora più ricco e imponente. Dove il gioco brilla è soprattutto nella qualità delle missioni, ed è in loro che troverete probabilmente la stessa motivazione a giocare che ha travolto noi per primi.
Comandano le quest!
Gli open world non sono tutti uguali, e ficcatevelo bene in testa: non sono un genere, bensì il palcoscenico dove si esibisce l'artista, la scenografia dell'avventura. L'open world di Forbidden West sembra tutto costruito attorno alle missioni, che solitamente è un approccio che ci si aspetta più da un gioco di ruolo a tutti gli effetti e non da un ibrido che predilige l'azione alle parole. Ma questo è soltanto uno degli aspetti che rendono Horizon Forbidden West il massimo che può concedersi un action game prima di diventare un vero e proprio GDR. Prima di continuare, lo volete un piccolo aneddoto che fa capire quanto ci hanno abituato male gli ultimi cinque anni di open world? Durante le prime missioni secondarie di Forbidden West, ogni volta che arrivavamo al primo passaggio della quest pensavamo fosse anche l'ultimo, insomma pensavamo fosse finita là nella solita mestizia. Invece...
Storie dalla frontiera
E invece le avventure offerte da Forbidden West spesso e volentieri continuano e continuano ancora, ti trascinano sulla cima di una montagna e poi ti lanciano nel profondo di un caverna allagata che con le sue correnti ti porta fino alle porte di un titano arrugginito. Prendendosela comoda e con gusto, alcune quest arrivano tranquillamente a un'ora di durata. Il fascino delle missioni secondarie di questo gioco inizia addirittura prima, da chi te le offre. Sono prevalentemente storie di frontiera ma molto personali, con volti, voci e animazioni uniche che caratterizzano ogni passaggio della vicenda. Storie diverse che portano ad avventure diverse che non hanno bisogno di riciclare idee per fare contenuto perché sono contenuto loro stesse. È quello che con le dovute differenze accadeva nei giochi del passato dove c'erano le missioni principali, quelle secondarie e poi le attività di contorno; poi qualcuno ha capito che poteva far passare quest'ultima come missione secondaria, e ci siamo ritrovati sommersi dalla fuffa. Non è il caso di Forbidden West.
Nella nuova avventura di Aloy viene presentato sempre un background solido, oltre a diversi passaggi che danno corpo e varietà ai compiti, ed è senza dubbio la più grande conquista di Horizon Forbidden West. Inoltre, queste avventure non sono semplicemente piazzate lì, coesistono armoniosamente con la mappa rimanendo coerenti in tutte le loro diramazioni. La frana di una parete rocciosa può avere effetti inaspettati, mentre missione dopo missione si può assistere a un'evoluzione di personaggi o interi villaggi.
Scalate pericolose
Dove Horizon Forbidden West scivola è nella scalata, qualsiasi tipo di scalata: quella su pareti naturali e quella tra piattaforme artificiali. È senza dubbio migliorata rispetto a quella basilare del primo gioco, ma la soluzione introdotta in questo seguito sembra più un modo per nascondere un problema, invece che per risolverlo. Ora è possibile scalare un grandissimo numero di oggetti, rocce e naturalmente montagne, si è quasi liberi di farlo ovunque tranne quando improvvisamente non puoi farlo più. Un attimo prima ti viene concesso di saltellare fino in cima a una collina scoscesa, e subito dopo Aloy non riesce ad afferrare l'ultima e definitiva sporgenza a un metro di distanza.
È un mix tra imprecisione tecnica, che in rari casi coinvolge anche normalissime scale a pioli, e indecisione lato game design, perché fare un sistema totalmente libero avrebbe rotto altri bilanciamenti. In più, scalare montagne come facciamo da troppo tempo è una gran rottura: non richiede nulla, né tattica e né altro, c'è solo da aspettare che si arrivi in cima con ben poca soddisfazione.
Armata fino ai denti
Arma alla mano, Horizon Forbidden West è sublime ma non complesso, resta quindi quella semplicità del primo gioco sulla quale però sono stati aggiunti diversi strati di profondità. Ci sono nuove tipologie di armi, e al corpo a corpo è dedicato uno di cinque alberi abilità presenti nel gioco, attraverso i quali potremo sbloccare anche dei poteri speciali da attivare alla bisogna durante i combattimenti. Anche se lo sembra, Horizon non è un gioco di ruolo e non potete costruirvi da zero il personaggio, per questo è importante capire e accettare che Aloy combatte prevalentemente sulla media e lunga distanza. Le opzioni corpo a corpo servono prevalentemente contro gli umani che ora incontreremo anche al di fuori dei loro immancabili fortini.
Anche lo stealth è stato migliorato, come l'IA dei nemici che però resta volutamente permissiva, ingenua al punto giusto per non rubare la scena alla protagonista assoluta, l'eroica e iconica Aloy.
Difficoltà a comando
Molto cambierà naturalmente in base al livello di difficoltà scelto, che potrà essere calibrato in base alle nostre necessità grazie a una ricca offerta di opzioni, pensate anche per offrire la più alta accessibilità possibile. Se però volete godervi il gioco al massimo, tra quelli offerti il consiglio è di partire al livello di difficoltà un po' più alto. Potete naturalmente godervi Horizon Forbidden West come meglio crediate, ma al livello difficile tutto torna, tutto ha un senso, ed emerge anche una progressione davvero molto ben calibrata.
Certo, i combattimenti saranno più impegnativi, ma le missioni secondarie e le loro ricompense, in punti esperienza e in equipaggiamento raro, servono anche a colmare il grande gap con i nemici. Si è costretti a capire bene il funzionamento di ogni arma, a sfruttare ogni trappola o dislivello del terreno a disposizione, a metterci insomma la testa oltre che le dita sul pad. Se sei nei guai vuoi un equipaggiamento migliore, ma per averlo devi comunque prendere i pezzi più rari da ogni bestia in battute di caccia davvero emozionanti.
Hacker del futuro
Come nel primo capitolo è possibile, cogliendole di sorprese e dopo averne rubati gli schemi dai calderoni/dungeon, soggiogare elettronicamente le creature per cavalcarle, se possibile, o per scagliarle contro i nemici nei dintorni. Ogni creatura è composta da diverse parti, alcune sensibili a determinati attacchi elementali e altre più deboli contro i danni da impatto, altre ancora possono essere fatte esplose provocando danni ingenti alla bestia sotto mira e a quelle nei dintorni.
L'approccio alla battaglia cambia in base alle nostre preferenze, ai pezzi che vorremo recuperare e all'equipaggiamento a portata di mano. Inoltre, è stata posta molta cura per far capire ai giocatori come stanno andando le battaglie, con le creature più grosse e coriacee che traballano nella stanchezza, prendono le distanze se in difficoltà o provano il tutto per tutto con letali attacchi prima di stramazzare definitivamente a terra.
Nuove minacce
Spina dorsale di Horizon Forbidden West è una trama che espande ulteriormente gli eventi narrati nel primo gioco, aggiungendo un paio di colpi di scena decisamente efficaci. Quel che ne limita il fascino è la necessità di spiegare tutto nel dettaglio, cosa che magari farà contenti alcuni ma che lascia davvero ben poco spazio all'immaginazione. Se non fosse per la bellezza delle missioni principali, dei personaggi che si incontrano, delle nuove meccaniche che vengono sbloccate e soprattutto di sorprendenti ambientazioni di cui non abbiamo nessuna intenzione di dirvi nulla, avremmo volentieri continuato a immergerci nella quotidianità delle tribù di questo Ovest Proibito, con le loro strane usanze e loro impellenti necessità, invece che impegnarci a portare a termine l'avventura.
Più spiega e racconta delle origini del suo mondo, e più Horizon Forbidden West danneggia se stesso, perde quel mistero che avrebbe reso tutto più interessante. Per fortuna buona parte della trama di questo seguito si sofferma sul futuro dell'umanità e su una nuova e sorprendente minaccia. Come avrete notato abbiamo cercato di tenere al minimo ogni tipo di spoiler, un mondo come questo è bene che ve lo godiate in prima persona visto che parte della sua forza è in quello stupore iniziale che emergerà a ogni nuovo scorcio, a ogni nuova sorpresa di gameplay che non vi sareste aspettati. Horizon Forbidden West è una grandissima avventura da sfidare dritti al punto, o da centellinare missione dopo missione (dopo i titoli di coda si può continuare a giocare senza problemi sullo stesso salvataggio).
Software Nextgen
Horizon Forbidden West è così piacevole da giocare anche grazie a una Aloy sempre prodiga di buoni consigli: t'informa a voce se non c'è speranza di aprire la porta che abbiamo davanti perché ancora non possediamo lo strumento giusto, o che non c'è più niente da raccogliere nei paraggi, azzerando totalmente i tempi morti. E poi c'è naturalmente la grafica, imponente nella versione PlayStation 5 ma non da sottovalutare sulla passata generazione, dove Guerrilla ha tagliato la risoluzione e l'effettistica per cercare di tenere il più possibile i 30 fps, sebbene i miracoli non esistono e la cara vecchia PS4 Pro fa una fatica tremenda a gestire simili scenari. Su PS5 è possibile scegliere come spesso accade tra performance e qualità: in un primo momento abbiamo preferito la risoluzione più alta, ma dopo la patch che ha aggiustato il frame pacing e che troverete già disponibile il lancio, siamo passati ai 60 fps senza più tornare indietro.
Sullo stile scelto invece qualche appunto possiamo farlo. Aloy è bellissima, volutamente più naturale e credibile, dotata d'imperfezioni e di espressioni meno affascinanti di quel che ci aspetterebbe dal tipico personaggio dei videogiochi. Aloy è un'attrice virtuale, ma sempre più umana, che nel mondo di Horizon spicca grazie a una lunga serie di armature che le donano comunque tratti supereoistici. Quando elimini le armature, ma mantieni il realismo dei tratti, può capitare di scivolare pericolosamente in una puntata dello Star Trek classico, dove gli alieni hanno la frangetta e sono vestiti di vimini. Ed è un po' questo l'effetto di certe tribù del gioco che avrebbero meritato uno sforzo maggiore da parte dei costumisti, che invece hanno fatto grandissime cose con altri popoli e personaggi.
Batoste meccaniche
Anche se Horizon non utilizza la fisica per il gameplay e l'esplorazione, questa però fa sentire la sua presenza nelle battaglie con le creature più grandi, capaci di spazzare via strutture anche piuttosto grandi con le loro cariche assassine. L'effetto è estremamente convincente, quasi paragonabile a quanto accade nell'indimenticabile Battlefield: Bad Company, con rocce e massi che esplodono realisticamente facendo crollare il resto della struttura in perfetta sinfonia e con minacciosa imponenza.
Quando questo accade, è solitamente anche una delle poche occasioni nelle quali vedrete soffrire il framerate su PS5. Piccola parentesi poi sull'inclusione del divertente Batosta Meccanica, minigioco d'altri tempi che propone una sorta di sfida scacchistica nel quale la strategia e il set di pedine utilizzato dovrà cambiare a seconda del piano di gioco e della formazione avversaria. Batosta Meccanica non è all'altezza dell'inimitabile Gwent di The Witcher 3, ma si difende piuttosto bene ed è stato molto divertente andare a cercare in giro nuovi pezzi che ci permettessero di battere l'avversario di turno.
La musica dell'ovest proibito
Cosa resta da dire? Certo non possiamo salutarci senza aver speso due parole sull'eccezionale colonna sonora, composta dagli stessi Joris de Man, Niels Van De Leest e il duo The Flight che hanno lavorato al primo gioco, ai quali si è aggiunto il compositore Oleksa Lozowchuk. Tutti insieme hanno assemblato una ricca selezioni di brani capaci di orchestrare un gran numero di emozioni diverse, ogni composizione a suo modo. Non sarebbe stato tanto emozionante giocare Horizon Forbidden West senza il lavoro di questi talentuosi professionisti.
E poi? Qualche bug e qualche imprecisione nel motore grafico, responsabile della comparsa repentina di elementi della mappa che per qualche strana ragione non vengono caricati in tempo, e quello strano vizio degli occhi dei personaggi che durante i dialoghi meno importanti ruotano e puntano in modo fastidiosamente sbagliato.
Un mondo più vivo che mai
Quel che resta è cornice solo nella recensione, ma parte integrante del grande gioco che sono riusciti a sviluppare i Guerrilla: le enormi tempeste che avvolgono e deformano le nuvole, i bambini che corrono tra le passerelle sospese delle grandi città, il manto stellato nelle notti più vibranti, il colpo finale scoccato dall'arco più prezioso che mette fuori gioco un gigante d'acciaio in piena carica, le grotte luminescenti da esplorare in lungo e in largo, gli enigmi tutt'altro che scontati, i trofei di caccia strappati senza sprecare una freccia.
Questa è soltanto una sporca manciata degli indimenticabili momenti di un'avventura lunga, lunghissima, in grado di durare anche un centinaio di ore ma tutte di gioco, dove anche i "filler" hanno un perché. Ci sono poi così tante anime dentro Forbidden West, profumi di Bioware, atmosfere da JRPG, che è davvero impossibile non trovare un punto di contatto tra il gioco e i propri gusti.
Conclusioni
Horizon Forbidden West impara dagli errori passati, portando all'estremo un'idea di open world che senza coraggio sarebbe finita per assomigliare pericolosamente a tanti altri giochi dalla struttura simile. Con le sue indiscusse qualità, il suo sbalorditivo mondo di gioco e un sistema di combattimento veloce e viscerale, la nuova esclusiva Sony riesce a nascondere i suoi lati più classici, e un po' logori, sotto a una marea di ottime scelte e una costante sensazione di meraviglia che accompagna il giocatore dall'inizio dell'avventura fino al suo esplosivo finale.
PRO
- Graficamente eccezionale
- Missioni secondarie sorprendenti
- Tanti contenuti di qualità
CONTRO
- Imperfetto sistema di arrampicata
- Inizio dell'avventura un po' lento