Il Trono di Spade è stato un evento televisivo memorabile, ma la serie TV ispirata ai romanzi del ciclo Le cronache del ghiaccio e del fuoco, andata in onda tra il 2011 e il 2019, alla fine non sarà ricordata per il consenso pressoché unanime nei confronti delle prime stagioni, ma per quanto divisive siano state le ultime. Senza più i libri di George R. R. Martin cui attingere - l'autore non ha ancora concluso il ciclo, fermo da anni al quinto su un totale previsto di sette romanzi - è stato come se ai due creatori della serie TV, David Benioff e D. B. Weiss, fosse franata la terra sotto i piedi: l'intreccio ha così deviato più verso la spettacolarità e il fantasy che gli intrighi e l'introspezione che l'avevano caratterizzato fino a quel momento, culminando in un finale che molti lettori e spettatori non sono mai riusciti a digerire.
Se appartenete a quella schiera di delusi, insomma, ci sono due buone notizie. La prima è che la storia cui si ispira la nuova serie TV in onda su Sky Atlantic e NOW è conclusa: House of the Dragon adatta infatti la seconda metà di Fuoco e sangue, il romanzo che racconta il regno dei Targaryen su Westeros, che sappiamo già come va a finire. La seconda buona notizia riguarda gli showrunner: dopo che Benioff e Weiss hanno mollato le redini su Il Trono di Spade, più che altro perché speravano di dedicarsi a uno Star Wars che non è mai stato, HBO ha affidato la serie a Ryan Condal e Miguel Sapochnik. Quest'ultimo, in particolare, ha diretto alcuni tra i migliori episodi de Il Trono di Spade: La battaglia dei bastardi, Aspra Dimora, Il dono, eccetera.
In questa preliminare recensione dei primi 6 episodi di House of the Dragon vi spieghiamo perché vale davvero la pena tornare a Westeros nelle prossime dieci settimane. Ovviamente senza spoiler.
172 anni prima
Come vi abbiamo anticipato, questa storia inizia 172 anni prima che nasca Daenerys Targaryen, quando re Jaehaerys, a corto di discendenti maschi, che secondo la legge di Westeros hanno sempre la precedenza sulle femmine, sceglie come erede suo nipote Vyseris I. Anni dopo, anche re Vyseris non ha figli maschi a cui cedere la corona: solo una femmina, l'agguerrita Rhaenyra. Ciò causa un bel problema, perché il potenziale erede al Trono di Spade dovrebbe essere il fratello di Vyseris, Daemon, che però è incosciente e incontrollabile. Intorno a questo vuoto si scatena quindi una vera e propria lotta per il potere che coinvolge non solo i diversi rami della famiglia allargata Targaryen, ma anche le altre casate di Westeros, specialmente quelle che figurano nel Consiglio del sovrano.
House of the Dragon rievoca le prime stagioni de Il Trono di Spade con un squilibrio a favore della politica e degli intrighi di palazzo, piuttosto che dell'azione che, pur presente, si ritaglia solo qualche piccolo spazio in una tranche di episodi ricchissima di dialoghi e riflessioni.
Sotto l'attenta supervisione di Martin, la nuova serie TV approfondisce la storia raccontata nel suo libro Fuoco e sangue con molti più dettagli e particolari che caratterizzano meglio le vicende e i personaggi. Questi ultimi sono i protagonisti assoluti della storia e, dobbiamo ammettere, che il nostro timore era quello d'imbatterci in imitazioni sbiadite dei protagonisti della serie TV originale.
Invece siamo stati smentiti da un cast decisamente diverso, sebbene questi primi sei episodi si concentrino soprattutto sui Targaryen, rinunciando alla pluralità delle casate che si affrontavano ne Il Trono di Spade. Stark, Lannister, Baratheon e compagnia sono ancora presenti, rappresentati dagli antenati dei personaggi che abbiamo conosciuto e amato per tanti anni, ma hanno ruoli molto più marginali: il titolo, House of the Dragon, la casata del drago, descrive bene una storia incentrata sull'intricata famiglia che più di ogni altra ha modellato Westeros.
In questo senso, la nuova serie TV targata HBO ci catapulta nel mondo fantasy di Martin fin dalle primissime immagini, grazie anche al sontuoso accompagnamento musicale di Ramin Djawadi, che ha riarrangiato i brani più celebri e memorabili de Il Trono di Spade per rinforzare i collegamenti non solo tra le due produzioni, ma anche tra gli spettatori e il piccolo schermo.
La maggior parte degli scenari si è già vista, da Approdo del Re ad Harrenhal, ma qui la ritroviamo nel suo antico splendore, prima che secoli di guerre e massacri riducessero tutto in rovina. A parte qualche sporadica escursione all'aperto, un gran numero di scene si svolge nelle ristrette camere della Fortezza Rossa o di altre roccaforti, ma tra l'attenta scelta delle location e il contributo degli effetti speciali, non si ha mai la sensazione che HBO sia andata al risparmio.
Anzi, la cura riposta nei dettagli minuziosi, nella fabbricazione d'indumenti, armi e armature, nell'allestimento di ogni set al chiuso o all'aperto, tradisce il budget di ogni episodio che, secondo le stime, dovrebbe ammontare a circa 15-20 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto ai primi episodi de Il Trono di Spade.
Draghi e Targaryen
La computer grafica sicuramente ci mette del suo: l'abbiamo trovata convincente, seppur imperfetta, nei primi due episodi, ma è giusto precisare che nei successivi da noi visionati gli effetti speciali erano ancora in lavorazione. House of the Dragon si svolge in un'epoca in cui i draghi non si erano ancora estinti e, anzi, i Targaryen solcavano il cielo in sella a viverne molto più grandi rispetto ai Drogon, Rhaegal e Viserion di Daenerys visti nelle ultime stagioni de Il Trono di Spade. Daemon e Rhaenyra cavalcano i loro draghi attivamente come mezzi di trasporto e in battaglia, inscenando alcuni tra i momenti più epici e spettacolari di House of the Dragon.
L'intrigo e l'introspezione hanno però, come già detto, un ruolo predominante nella narrativa della serie, tant'è che le immancabili scene di sesso e di violenza inaudita, essendo più rare, appaiono anche più gratuite e forzate rispetto al passato. House of the Dragon non è una serie TV per stomaci deboli e già nel primo episodio ci sono alcune sequenze decisamente sanguinose ed efferate che potrebbero inorridire alcuni spettatori.
C'è da dire che il cast regge sulle spalle una serie così potente, in termini di atmosfere e interazioni, nonostante sia semisconosciuto. Se escludiamo Matt Smith (l'undicesimo Dottor Who è Daemon Targaryen), Paddy Consadine (re Viserys I) e Rhys Ifans (il Primo Cavaliere, Otto Hightower) - che sono molto più noti - gli altri attori non sono esattamente nomi famosissimi, eppure hanno nei curricula una pletora di ruoli televisivi, cinematografici e teatrali. I nostri lettori potrebbero riconoscere Olivia Cooke, che ha interpretato Art3mis in Ready Player One e che nei primi episodi di House of the Dragon indossa i panni di Alicent Hightower, la migliore amica della protagonista Rhaenyra.
Abbiamo specificato "primi episodi" perché House of the Dragon a un certo punto compie quello che in gergo si definisce un "time skip", un salto temporale di alcuni anni, cambiando una parte del cast. La stessa Rhaenyra, che nei primi episodi è interpretata dalla sorprendente Milly Alcock, nei successivi assume le sembianze della più matura e navigata Emma D'Arcy. È una sostituzione funzionale - anche alla narrativa - che però, almeno nei primi minuti, causa qualche tentennamento.
A dominare la scena è tuttavia Matt Smith ogni volta che compare sullo schermo. Il versatile attore britannico interpreta un anti-eroe che è impossibile odiare, nonostante il suo temperamento imprevedibile e scostante. Daemon mostra già i segni della cosiddetta "pazzia" dei Targaryen, un tratto apparentemente ereditario, forse dovuto al lignaggio incestuoso della famiglia. Nonostante ciò, la sceneggiatura sta ben attenta a descriverlo un po' come un guerriero valoroso e determinato, un po' come uno scapestrato e capriccioso pretendente al trono. Daemon è una figura estremamente ambigua, che si muove su un confine sottile, capace di affetto e crudeltà al tempo stesso.
È la giusta contrapposizione alla vera protagonista della storia, Rhaenyra, che incarna anche la battaglia sociale della donna nella Westeros antica. A differenza di Daenerys, che abbiamo visto emanciparsi con le sue sole forze nel giro di qualche stagione de Il Trono di Spade, Rhaenyra è un personaggio forte e deciso fin dalla sua prima apparizione in scena. Da questo punto di vista, House of the Dragon è una storia meno incentrata sulle figure giovanili, come appunto dimostra il cambio di guardia del cast a metà stagione.
La maturità della narrativa e la bravura degli attori ci hanno conquistato già al primo episodio, ma House of the Dragon mantiene una qualità altissima anche nei successivi cinque che abbiamo avuto il piacere di visionare, segno che HBO ha consegnato il marchio nelle mani giuste. Dopo tutti questi anni, e dopo tante polemiche, temevamo che tornare a Westeros non sarebbe stato come in passato e che quell'oscura magia si fosse persa insieme all'entusiasmo del momento. House of the Dragon per adesso sembrerebbe aver mantenuto le sue promesse, ma se riuscirà a superare il suo predecessore televisivo lo sapremo solo col tempo.
Conclusioni
Per chi ha amato Il Trono di Spade nelle sue prime stagioni, così dense d'intrighi e colpi di scena, House of the Dragon è un ritorno in grande stile a un mondo nuovo e familiare al tempo stesso. Sostenuta da un cast eccellente e una cura maniacale per i dettagli, la nuova serie TV ispirata alle opere di George R. R. Martin promette di appassionare il pubblico per settimane, garantendo maggiori certezze in termini di narrativa e risoluzioni.
PRO
- Tornano i contorti e avvincenti intrighi per il trono di Westeros
- Livello della produzione altissimo in generale
CONTRO
- Alcune scene appaiono decisamente forzate e gratuite
- Qualche momento debole che rallenta troppo la narrazione