"Sotto questa maschera, un'altra maschera. Non la finirò mai di togliermi tutti questi volti". Questa frase della scrittrice e artista Claude Cahun è perfetta per Candelaria, protagonista della visual novel horror I Did Not Buy This Ticket. Gli sviluppatori (e publisher) brasiliani di Time Galleon hanno l'obiettivo di coltivare l'abitudine di leggere attraverso i videogiochi: in questo senso, I Did Not Buy This Ticket è fortemente basato sui dialoghi e i pensieri della protagonista, e le interazioni sono basate sulle scelte, capaci di condurci verso diversi finali.
I Did Not Buy This Ticket è stato creato dal Lead Storyteller di Time Galleon, Tiago Rech, e dall'artista visuale Lírio Ninotchka. Una piccola nota: Time Galleon e gli autori detengono congiuntamente i diritti d'autore sull'opera, registrata sia a nome della compagnia, sia a nome delle persone che concretamente hanno contribuito a crearla. Nel mondo videoludico non è comune trovare un così pieno riconoscimento del lavoro individuale di sviluppatori e artisti, salvo nei casi in cui si ricorra all'autopubblicazione; troviamo corretto evidenziare quella che è senz'altro una prassi tutelante nei confronti di chi ha creato l'opera d'ingegno in questione.
Vi raccontiamo di Candelaria, delle sue lacrime e del viaggio sulla Eigengrau Line nella nostra recensione di I Did Not Buy This Ticket.
Da un funerale all'altro
Candelaria è una donna che piange a pagamento in occasione dei funerali. Simili figure non erano infrequenti nei secoli passati, ed erano volte a dimostrare alla comunità che il defunto era amato e profondamente compianto dai suoi concittadini. Candelaria, però, fa tutto questo per hobby, viaggiando da un luogo all'altro a piedi o tramite bus, scoprendo un giorno di avere in tasca un biglietto che non ha mai acquistato: pur di fuggire dai parenti dei defunti, che spesso la intrappolano in conversazioni complicate e la costringono a rievocare il suo passato, Candelaria è disposta anche a usare un biglietto misterioso e inquietante.
I Did Not Buy This Ticket non nasconde mai la sua vena surreale, e i viaggi di Candelaria sul bus della Eingengrau Line sono pieni di personaggi assurdi e inquietanti: una bocca senza corpo, un uomo dal volto pieno di denti, un controllore che le chiede ossessivamente di avere il suo biglietto. "Eingengrau", "grigio proprio" è il colore che l'occhio umano vede in assenza di luce, e in un certo senso tutti i passeggeri del bus sono in attesa di un'illuminazione, di una svolta che parta dal loro passato per condurli verso un futuro diverso. Candelaria è obbligata ad affrontare i traumi della sua vita, e le scelte di dialogo che vengono fatte dal giocatore daranno una direzione al suo viaggio, conducendola verso finali differenti, ancorati alle opzioni selezionate dal giocatore e dal modo in cui queste portano Candelaria a confrontarsi con una misteriosa chiamata che continua a ricevere sul cellulare, ma a cui lei, almeno inizialmente, rifiuta categoricamente di rispondere.
L'idea del pianto come performance a comando, relazionata al vissuto di Candelaria, è capace di scatenare riflessioni profonde nei giocatori e spingerli a vivere tutti i possibili lati di una storia senz'altro breve (I Did Not Buy This Ticket può essere completato in circa un'ora), ma molto profonda. È una storia che parla del valore dato dalla società alle apparenze, più che alla sostanza; della capacità che abbiamo di cambiare volto a seconda delle situazioni; delle aspettative del prossimo nei nostri confronti, e di come queste, alla lunga, possano plasmarci in un essere diverso, spesso non migliore di come eravamo in partenza. Il volto di Candelaria, in bilico tra essenza e visione altrui, tra essere ed essere-come-si-è-visti, è il simbolo perfetto per questo viaggio enigmatico e senza fine.
Terribili visioni
Il lavoro dell'artista Lírio Ninotchka - che si cimenta con un videogioco per la prima volta - sembra provenire da una dimensione altra, lontana, ancorata nella pittura surrealista e in alcune visioni del cinema muto mitteleuropeo di inizio '900. I personaggi sono segnati da occhi ingombranti, spesso fuori posto, a simboleggiare l'ossessivo scrutinio della società nei confronti del comportamento del singolo; talvolta si vira decisamente verso l'horror, cui contribuiscono degli effetti sonori capaci di fare accapponare la pelle.
I Did Not Buy This Ticket è, in linea generale, un'esperienza contenuta e molto rifinita, e anche le scelte visive che si ripetono - gli interni sempre uguali del bus, l'ambientazione più o meno identica di ogni funerale - ben si inseriscono nelle scelte narrative e di design compiute da Rech e Ninotchka. Abbiamo trovato non sempre chiare le diramazioni per giungere ai vari finali, ma si tratta di un aspetto che non pregiudica la godibilità dell'esperienza, che ha un suo senso e una sua chiusura anche se completata una sola volta. Segnaliamo l'assenza, al momento, di una traduzione in lingua italiana; abbiamo giocato I Did Not Buy This Ticket in inglese.
Conclusioni
I Did Not Buy This Ticket parte da premesse narrative assolutamente originali per un'opera videoludica: Candelaria, una donna che piange i morti per hobby, è un personaggio memorabile nel suo essere una singolarità, un'anomalia, un volto in eterno cambiamento riflesso in uno specchio. Il videogioco sviluppato da Tiago Rech e Lírio Ninotchka è capace di far riflettere il videogiocatore su temi complessi, come l'identità e l'approccio del tutto soggettivo al lutto. Abbiamo trovato interessante la presenza di diverse svolte narrative per l'avventura, anche se non è sempre semplice rintracciare il punto nodale che porta la storia nell'una o nell'altra direzione.
PRO
- Direzione artistica davvero affascinante
- Una storia atipica e originale
- Candelaria è un personaggio memorabile
CONTRO
- I punti che portano a svolte narrative non sono sempre individuabili con facilità