Gli Anelli del Potere prosegue su Amazon Prime Video e questa settimana sembrerebbe aver schivato il grosso delle polemiche, tutte concentrate sull'Ariel mulatta del nuovo live-action Disney de La Sirenetta. In compenso, il nuovo episodio della multimilionaria serie TV ispirata alle Appendici de Il Signore degli Anelli ha sollevato alcune perplessità circa il cambio di regia, che avevamo notato già la scorsa settimana, e che vi spiegheremo nella nostra analisi de Gli Anelli del Potere 1x04, "La grande onda". Ricordatevi che nelle prossime righe potrebbero esserci degli spoiler.
Númenór
Anche questa settimana possiamo dividere in due l'episodio, tra quel che succede a Númenór e quel che accade nella Terra di Mezzo: la narrativa salta da una storia all'altra nel corso di quasi un'ora e un quarto, ma alla nostra analisi converrà schematizzare il tutto, partendo direttamente da Númenór, dove la serie sta un po' arrancando.
L'episodio si riprende nel finale con un momento davvero esaltante, ma non proprio guadagnato: la sceneggiatura, infatti, marca troppo la mano, sforzandosi di creare delle fratture, il cosiddetto "drama", senza però delineare bene i personaggi coinvolti. Abbozza il personaggio di Kemen, il figlio di Pharazôn, e un possibile legame sentimentale con Eärien, e dovremmo sentirci tristi o arrabbiati per gli amici d'Isildur, congedati per colpa sua, ma la verità è che gli scrittori non hanno costruito ancora nessuna empatia tra lo spettatore e questi comprimari.
Sopra di loro, Galadriel duella verbalmente con Míriel, la regina reggente, e in cambio finisce agli arresti. Morfydd Clark continua a interpretare una Galadriel altezzosa e grintosa che tanti hanno criticato, sostenendo che non somigliasse per niente all'eterea e regale Elfa interpretata da Cate Blanchett nella trilogia di Peter Jackson, forse dimentichi della scena in cui immaginava d'indossare l'Unico Anello, mostrando a Frodo il suo lato oscuro. Ma "La grande onda" è un episodio trascinato da dialoghi e conversazioni, anche per merito delle due attrici, la Clark e Cynthia Addai-Robinson, che un po' fanno perdonare la scena ridicola i cui Galadriel sbatte in cella non una, non due, ma ben quattro guardie armate sotto gli occhi di un pavido Pharazôn, e un po' no.
Il motivo è semplice: la narrativa, a Númenór, si è incartata in un intrigo... politico, per così dire, che a questo punto dovrebbe aver confuso chiunque conosca poco il Legendarium di Tolkien. Tra decisioni, esili e ripensamenti, alla fine l'Albero Bianco convince la regina reggente e tutti i suoi sudditi, che fino a cinque minuti prima avrebbero preso Galadriel a calci nel sedere, che è cosa buona e giusta andare nelle Terre del Sud a combattere il male. E Halbrand? Lo scopriremo la settimana prossima.
La Terra di Mezzo
Dall'altra parte del mare, la serie questa settimana sacrifica i Pelipiedi per ripuntare i riflettori su Elrod e Durin, stabilire un contatto tematico con la storia a Númenór - i padri assenti - e mostrarci un po' di cultura nanica tra Disa che canta alle pietre, le usanze di Khazad-dûm e la scoperta del Mithril nelle miniere, che è stato un momento di fanservice un po' sfacciato, ma efficace. Il rapporto tra Elrond e Durin funziona, e anche bene, grazie soprattutto all'intromissione di Disa: i tre interpreti se la cavano egregiamente e svettano nella nostra classifica dei personaggi che preferiamo nella serie. Questo ramo della narrativa, soprattutto, è servito a spostare Elrond e Durin verso sud, segno che le varie storie cominciano pian piano a intrecciarsi.
Infine abbiamo Arondir, che incontra finalmente Adar, un personaggio interpretato da Joseph Mawle si sta abituando ai ruoli cinerei: era Benjen Stark ne Il Trono di Spade. Gli showrunner stanno chiaramente giocando con l'identità di Adar - e con quella dello Straniero che sta coi Pelipiedi, a dirla tutta - che potrebbe o non potrebbe essere Maglor, uno dei figli di Fëanor. E che in ogni caso lascia andare Arondir giusto in tempo per salvare Theo dagli Orchi in una spettacolare, ma forse eccessivamente prolungata, scena d'azione al rallentatore che ricorda a più riprese le scelte registiche di Peter Jackson nella sua prima trilogia.
Ed è proprio questo che, alla fin della fiera, ci ha convinto meno nell'episodio 04 de Gli Anelli del Potere: la regia. Avevamo cominciato a inquadrare il problema la settimana scorsa e "La grande onda" lo ha sostanzialmente confermato. I primi due episodi della serie sono stati magistrali, ma dietro la cinepresa c'era pur sempre J.A. Bayona, un regista che nel curriculum può vantare film del calibro di The Impossible e Jurassic World: Il regno distrutto, che è un film mediocre sotto ogni aspetto tranne la regia solida e creativa. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Agli ultimi due episodi è mancata proprio la creatività. Wayne Che Yip ha girato alcuni episodi di Doctor Who e La Ruota del Tempo, ma la sua impostazione da serie TV, rigida e parsimoniosa, svilisce la solennità e l'ambizione di alcune riprese. La maggior parte dei dialoghi si tiene negli stessi e ristretti scenari, la fotografia è molto meno audace, la fuga di Arondir e Theo si conclude senza gravi conseguenze nonostante il montaggio musicale - la canzone di Disa, peraltro cantata proprio dall'attrice Sophia Nomvete - sembrasse preludere a un esito più tragico. Il regista britannico ci accompagnerà per altre due settimane, poi si prenderà una pausa e tornerà al timone per il season finale: riuscirà a stupirci?
Conclusioni
Gli Anelli del Potere 1x04 non è un brutto episodio e ci sono alcune trovate visive, come la scena del Palantir, che ci hanno colpito molto positivamente; tuttavia manca di quell'ambizione e solennità che faceva sembrare la premiere diretta da J.A. Bayona una pellicola cinematografica. Diciamo che questa settimana ci siamo trovati, forse per la prima volta, di fronte a una produzione televisiva per davvero, nonostante tutti gli effetti speciali e la computer grafica sullo schermo. Forse ci aspettavamo di più, in questo senso, ma non possiamo negare che le prossime settimane vorremmo ritrovare la magnificenza dei primi due episodi, anche perché siamo al giro di boa.
PRO
- La sottotrama di Elrond e Durin
- Le storie cominciano a congiungersi
CONTRO
- La regia più banale e televisiva rispetto ai primi episodi
- Scene d'azione non proprio convincenti