Le Terre di Mezzo
L' impostazione del gioco, come più volte detto, ricalca fedelmente quella di Final Fantasy, il decimo capitolo per l’esattezza, ovviamente in maniera più semplificata in modo da renderla accessibile anche a chi non vive di solo “pane&Gdr”, cosa che, a mio parere, limita per certi versi questo titolo EA, come avremo modo di approfondire più avanti nel corso dell’articolo. Sullo schermo, infatti, come consuetudine, vedremo solo un personaggio a rappresentare il party durante le fasi esplorative, anche se in questo caso potremo scegliere noi liberamente quale dei sei eroi guidare. Gli altri saranno visibili agli utenti solo durante le battaglie che costelleranno gran parte dell’avventura. Purtroppo c’è da dire che tali fasi esplorative non saranno all’insegna di quella libertà assoluta che ci si aspetterebbe da un prodotto simile. L'evolversi dell'avventura procede infatti abbastanza linearmente, con dei momenti di gioco intervallati da filmati in CG che, se da un lato sono utilissimi a calarci maggiormente nel contesto in cui ci troviamo, mostrandoci le vicende quotidiane del nostro gruppo di personaggi, magari seduti attorno ad un fuoco intenti a discutere del da farsi, dall'altro, presentandosi in maniera continua ed un tantino impersonale nella descrizione dei nostri sei eroi, finiscono per essere un tantino fastidiosi. Essi si limitano, di fatto, a fornire qualche indicazione sulle missioni da affrontare o alla descrizione di ciò che accade in quel mentre nella Terra di Mezzo, ma non ad approfondire la personalità degli elementi del party. Nel mondo della Terza Era non ci sono, purtroppo, molte possibilità di interazione. Ed in questo consiste probabilmente il vero limite di LTE: l’assoluta mancanza di una benché minima profondità esplorativa, l’assenza di città da visitare, di cittadini con cui interagire, per tirare il fiato dopo una dura battaglia, per scoprire una eventuale sub-quest, per raccogliere indizi o oggetti segreti, o per il semplice gusto di visitare una città, novelli turisti virtuali e conoscerne i suoi abitanti calandoci così totalmente nella simulazione a cui stiamo partecipando. Cosa che, di fatto, contribuisce in buona parte, al pari del livello di difficoltà generale non eccelso e del facile upgrade dei personaggi, ad una longevità ridotta. Le stesse sub-quest, spesso fiore all’occhiello di certe produzioni a tema, sono piuttosto semplici da portare a termine ed essendo praticamente correlate al percorso che in quel momento si stà facendo, non c’è una possibilità concreta ti scegliere liberamente se completarla subito o in un secondo momento. Si devono obbligatoriamente, tranne in un paio di occasioni, portare a termine subito.
Che la battaglia abbia inizio
Il punto di forza de La Terza Era, al di là delle ambientazioni fascinose, è da ricercarsi nei combattimenti. Come nel sempre citato FFX, essi saranno casuali, anche se a differenza del titolo Square-Enix, qui saremo in grado di capire quando stiamo per essere attaccati da un apposito indicatore che evidenzia le probabilità di un incontro col nemico man mano che ci avviciniamo ad un obiettivo, sia esso uno scrigno da aprire o un luogo particolarmente importante per il proseguo dell’avventura. Una volta trasportati in un'apposita schermata di battaglia, sempre sul modello della maggior parte dei J-Rpg, salta subito all’occhio una delle novità più interessanti di questo titolo: l' introduzione di una modalità cooperativa, che vi permetterà di vivere lo scontro al fianco di un vostro amico. Basterà semplicemente premere il Tasto Triangolo durante il gioco e selezionare Co-Op per accedere a questa modalità a due. Durante i combattimenti, il secondo Player entrerà in gioco, e pur non avendo accesso alla gestione dell'inventario, potrà comunque dare il suo importante contributo alla causa. In questa fase il controllo si alternerà fra i due compagni di avventura, i quali guideranno a turno un determinato gruppetto di personaggi (tranne quelli speciali, come Gandalf, occasionalmente unitisi al gruppo, che verranno sempre controllati dal giocatore numero uno). La cosa si rivela divertente specie nei momenti in cui si affrontano dei Boss particolarmente ostici e dove è quindi richiesta una certa curata strategia. E’ interessante evidenziare il fatto che ciò non inficerà assolutamente alcun cambiamento nei salvataggi in singolo, per cui sarà sempre possibile riprendere dal punto in cui si è salvata la partita con o senza il compagno di turno.
Ora è il mio turno
Lo scontro avviene, come da tradizione, seguendo i canoni classici dei combattimenti a turni. I tre personaggi del party schierati in battaglia possono essere sostituiti dagli altri tre rimasti nelle “retrovie” semplicemente richiamandoli da un menu’ in altro a destra sullo schermo (Final Fantasy X docet) ed attaccare il nemico solo quando l’apposita barra Azione sarà piena. I tipi di attacchi eseguibili sono molteplici e spettacolari, ed abbracciano in larga parte tutto un campionario già visto e sperimentato in altri titoli fantasy/Rpg. Si va dai semplici colpi inferti con le armi a quelli speciali in grado di infliggere pesanti danni all’avversario, dalle magie fino a particolari ed entusiasmanti evocazioni in molti casi ripresi pari pari dalla Trilogia di Jackson (nonché ovviamente dal libro omonimo), come quella dei Cavalli d’Acqua vista al cinema ne La Compagnia dell’Anello. In alcuni combattimenti è interessantissima l’introduzione di una doppia fase di scontro, che conferisce una maggiore qualità al livello si strategia della battaglia in corso. Un esempio? Potrebbe capitarvi di essere assaliti frontalmente da un'orda di orchetti di Moria mentre alcuni di loro ben posizionati in un punto lontano della schermata di battaglia vi bersaglieranno di frecce. In quel caso diventa fondamentale approntare una tattica vincente atta a eliminare con delle magie i nemici più distanti, magari con Idrial, mentre gli altri elementi del party le suonano di santa ragione a quelli più vicini. Naturalmente al termine di ogni sessione di combattimento vi verranno assegnati un certo numero di punti esperienza rapportati al numero di nemici sconfitti, alle tecniche adottate per farlo, etc, atti a far salire di livello i vari elementi che costituiscono il vostro party. Interessante in tal senso è la possibilità che viene data al videogamer di personalizzare quanto più possibile l’evoluzione dei personaggi scegliendo di proprio quale abilità acquisire e a quale rinunciare sulla falsa riga della Sferografia di FFX. A modificare le abilità di Berethor e compagni, inoltre, ci penseranno anche i vari oggetti reperiti durante il cammino, solitamente all’interno di scrigni posti ai bordi dei sentieri. La peculiarità di tali oggetti è che oltre a consentire al personaggio che li possiede nuovi attributi “tecnici” contribuiranno anche a modificarne l’aspetto estetico, visto che, ad esempio, armature, elmi, e quant’altro di indossabile saranno visibili fisicamente sul nostro alter-ego virtuale. Il gioco prevede anche una piacevole modalità denominata Malvagia, che permette al giocatore di impersonare alcuni dei cattivi della saga di Tolkjen. Peccato che essa si limiti solo ad una rivisitazione di alcune battaglie, al termine di ogni capitolo “normale”, rivissute dal punto di vista dei nemici.
Una grafica da Oscar
Un altro dei punti di forza de La Terza Era è senza ombra di dubbio il comparto grafico. Il livello di dettaglio di alcune locazioni rasenta quasi la perfezione visiva grazie al sapiente lavoro dei grafici Redwood Shores che sono riusciti nel difficile intento di ricreare perfettamente ogni singolo aspetto, ambiente e locazione vista nell’omonimo film, e non solo, visto che sono presenti scenari inediti, replicando in maniera ottimale perfino le strutture più complesse. Peccato per alcune texture che talvolta non sono all’altezza dell’intero comparto estetico. Ma per il resto nulla da eccepire. La stessa cura tecnica è stata riservata alla creazione dei modelli poligonali dei personaggi. I vari Elegost, Berethor e Hadhod sono molto ben caratterizzati visivamente, e la loro vistosa somiglianza con i vari Aragorn, Boromir o Ghimli non fa altro che farceli apprezzare ancora di più. Purtroppo tutto questo ben di Dio si paga relativamente in termini di frame rate, specie nei combattimenti più importanti, ricchi di personaggi sullo schermo e di effetti di luce vari (meravigliosi). Ma anche qui, nulla di particolarmente fastidioso. Un po’ deludenti invece, almeno in un simile contesto, appaiono le animazioni dei vari Pg. Intendiamoci, in giro abbiamo visto di peggio, ma in una produzione grafica così curata come questa della EA ci si aspettava qualcosa di più in questo senso. A rendere infine quanto di più coinvolgente possibile il tutto ci pensa poi il comparto audio, con una colonna sonora degna delle pellicole di Peter Jackson (e non poteva essere altrimenti visto che è stata utilizzata la stessa concepita da Hans Zimmer) ed un doppiaggio che può vantare le voci originali dei doppiatori italiani che hanno dato vita vocalmente ai personaggi della Trilogia sul grande schermo. Nella media invece gli effetti generali, probabilmente campionati direttamente sul set cinematografico, con tutta una serie di grugniti, lamenti e rumori di fondo fedelissimi alla “realtà” del film, ma talvolta con un lieve scadimento qualitativo frutto di una certa ripetitività dei suoni.
Conclusioni
Nonostante alcune limitazioni evidenti nel gameplay, Il signore degli anelli- La Terza Era è da considerarsi certamente tra i migliori giochi fin qui realizzati ispirati al mondo di Tolkien. Il passaggio, pur nei suoi limiti evidenti, da un concept Action/Adventure ad uno più ragionato, meno frenetico tipico del Gioco di ruolo, costituisce senz’altro un ottimo passo avanti compiuto da EA con questa licenza, nel tentativo di offrire al videogamer una esperienza di gioco più profonda e completa rispetto ad un mero “shot’em up” tridimensionale. La speranza, in un futuro prossimo, è che i programmatori riescano a compiere il definitvo salto di qualità, creando cioè un Rpg completo, vero, sul modello degli altri illustri concorrenti del settore, con città da esplorare, sub-quest da portare a termine e una maggiore longevità, una maggiore libertà di movimento ed un grado di apprendimento dei Pg più bilanciato, in modo tale da rendere più appagante per l’utente finale l’esperienza videoludica vissuta nella Terra di mezzo.
- Pro:
- Sistema di battaglie a turni di buona fattura.
- Ambientazioni cariche di effetto.
- Audio e grafica di ottimo livello.
- Contro:
- Poca libertà di azione.
- Impossibilità di gestire le sub-quest.
- Assenza di città da esplorare.
- Relativamente facile e poco longevo.
Diciamocela tutta: era ora. Era ora che qualcuno si accorgesse che l’universo fantasy concepito con tanta maestria dal leggendario, ormai, scrittore J.R.R Tolkien meritasse una produzione ben più profonda e curata di un semplice picchiaduro per magnificarne anche in ambito videoludico la grandezza. Abbandonato il tipo di gioco impostato sull'azione e sugli eventi strettamente collegati al film di Peter Jackson (nel senso che non ci si limita al semplice "ripetere" le stesse azioni viste nelle pellicole come avvenuto in passato), LTE strizza l’occhio al più ragionato, “completo” stile del Gioco di Ruolo, probabilmente il più indicato per rappresentare e far rivivere videoludicamente nella sua completezza il mondo creato da J.R.R Tolkien. Come detto nel cappello introduttivo questo Il Signore degli Anelli – La Terza Era è un gioco di ruolo tradizionale, molto simile alle produzioni giapponesi più che a quelle nostrane. Per la prima volta, almeno a memoria di redattore, una ambientazione, un universo fantasy occidentale viene associato ad un concept, ad un gameplay di stampo nipponico, al punto tale che "La Terza Era" può, appunto, quasi essere considerato un J-Rpg a tutti gli effetti, data la sua palese somiglianza (per non dire di più) al Gioco di ruolo orientale per eccellenza, cioè sua Maestà Final Fantasy. L'idea di combinare i due stili, inutile negarlo, rende l’ultima fatica dei Redwood Shores molto appetibile, senz’altro più delle produzioni recenti che hanno visto protagonisti Frodo e compagni in avventure in terza persona quasi esclusivamente basate sui combattimenti e sull’azione, indubbiamente di grande impatto visivo di primo acchitto, ma scialbo e carente in termini ludici e di innovazione.
La storia vede protagonisti un gruppo di inediti personaggi della Terra di Mezzo, ma assolutamente identici visivamente ai più noti elementi che compongono la Compagnia dell’Anello.
All’inizio della nostra avventura, infatti, controlleremo Berethor, Capitano della Guardia della Cittadella di Gondor, in viaggio verso Gran Burrone con l'incarico di raggiungere e scortare Boromir (del quale sembra il clone sbarbato). Ma una volta giunto in prossimità del luogo, il nostro amico si imbatte in quei fetentoni dei Nazgul, dalle cui grinfie viene salvato dall’intervento della bella Idrial, guerriera Elfa al servizio di Galadriel. Da questo momento in poi ha inizio l’avventura vera e propria che vi farà ripercorrere, attraverso tutta una serie di vicende che vi porteranno sulle tracce della Compagnia dell'Anello, l’intera saga da un nuovo punto di vista, quello del vostro party. Già, perché, come detto, questo LTE è un GDR e come ogni buon titolo del genere che si rispetti anche in questo prodotto EA potrete formare un vostro gruppo di compagni di sventura, in tutto sei elementi., ognuno dei quali dotato di caratteristiche fisiche e “tecniche” diverse fra loro. Detto già di Berethor e Idrial, è il turno di Elegost, un ramingo del nord, Hadhod di Moria, il nano “gemello” di Ghimli, Morwain di Rohan e Eaoden, un Cavaliere del Mark, scorta della Guardia Reale di Rohan. Come si evince da questa descrizione, stranamente nel gruppo mancano gli hobbit e i maghi, ma in questo ultimo caso potete stare tranquilli poiché le magie saranno comunque attuabili dagli altri elementi del gruppo.