In Sound Mind. Sano di mente. Un titolo che è anche un suggerimento, e un invito, a cosa ci attende nell'horror psicologico sviluppato da We Create Stuff. Horror, ma anche thriller, come scopriremo cassetta dopo cassetta, paziente dopo paziente, ricostruendo una storia che ha un po' il sapore delle cospirazioni e al contempo si crea margine per un potenziale seguito. Un'idea che, non lo neghiamo, ci stuzzica perché il gioco in questione è composto da varie anime, nel complesso amalgamate tra loro quanto basta per offrire un'avventura piacevole e solo in rare parti tirata per le lunghe.
Nei panni nello psicologo Desmond Wales dovremo cercare la verità nel posto più affascinante e pericoloso di tutti: la mente umana. Per farlo ci servirà soprattutto il nostro ingegno, perché la componente fondamentale del gioco è la risoluzione passo passo di enigmi affinché si possa arrivare in fondo a ciascuna cassetta, oltre che al quadro generale delle vicende, tuttavia non mancano sequenze d'azione che ammorbidiscono l'esperienza horror - rendendola meno spaventosa di quanto potrebbe lasciar pensare.
In Sound Mind è senza dubbio un horror particolare, che non fa davvero paura e spesso annulla il senso di tensione con gli scontri a fuoco, ricordandoci in questo senso Get Even, anch'esso dalla forte impronta psicologica. Ciononostante non manca di elementi e situazioni che possono quantomeno lasciarci con i nervi a fior di pelle, proprio perché non sappiamo quando si ripresenteranno e, nel momento in cui lo fanno, colgono nel segno andando a far scoppiare la nostra bolla di presunta tranquillità.
Scopriamo nella recensione di In Sound Mind come gira il gioco, provato su PS5.
Storia di uno psicologo e dei suoi sfortunati pazienti
In Sound Mind ci mette nei panni dello psicologo Desmond Wales, che si risveglia all'improvviso nel locale spazzatura del proprio condominio senza la minima idea di cosa stia succedendo o come sia finito lì. A rendere ancora più inquietante la situazione è il fatto che l'edificio appare totalmente disabitato: più esploriamo e più diventa chiaro che siamo i soli lì dentro ma, al tempo stesso, non lo siamo poi davvero. Una misteriosa figura, di cui ogni tanto cogliamo la presenza nei corridoi, ci perseguita da stalker professionista, a volte sabotandoci e più spesso sfruttando uno dei numerosi telefoni sparsi in giro per prendersi gioco di noi oppure minacciarci. Non abbiamo idea di chi sia, eppure sappiamo con certezza che ci incolpa della tragica sorte di alcuni nostri pazienti: in effetti sono stati in cura da Desmond, salvo poi andare incontro al loro destino, ed è riascoltando le sessioni con loro che cercheremo di far luce sia sul trauma che li ha portati all'estremo, sia sul nostro coinvolgimento nelle vicende.
Se fosse semplicemente questo, però, In Sound Mind non avrebbe troppa ragione di essere un horror: invece rivivere le sessioni di ciascun paziente ci porta in una realtà parallela dove saremo costantemente tormentati dalle loro ombre (intese come il concetto junghiano dell'insieme di quelle tendenze, caratteristiche, desideri, atteggiamenti che non sono accettati dall'Io). Ombre che hanno assunto tratti distorti e cercheranno in ogni modo di eliminarci, tormentati al punto da non sentire alcuna ragione. Eppure, più esaminiamo i casi più ci rendiamo conto che qualcosa non torna, che a dispetto di evidenti disagi psicologici i nostri pazienti non erano ridotti al punto tale da fare quello che hanno fatto; qui è dove In Sound Mind assume connotati più thriller, gettandoci in un'indagine che prende forma cassetta dopo cassetta, raccogliendo indizi fino ad avere il quadro generale della questione - il filo rosso che lega assieme casi apparentemente slegati. A questi due tratti si aggiunge anche la componente action, sia contro i nemici comuni sia contro i boss, che ci vedrà utilizzare le più svariate armi: dalla classica pistola fino a delle pillole e persino un dispositivo per alterare le frequenze.
Come queste cose riescano ad avere tutte senso nel gameplay, lo si scopre progredendo con l'avventura. Il gioco di We Create Stuff non teme di sovrapporre più generi e a tratti questo si fa sentire un po' troppo, sebbene complessivamente riesca nell'intento di tessere un trama con il giusto potenziale per spingerci fino alla conclusione e uno sviluppo ludico che ne segue di pari passo l'evoluzione narrativa.
Un gameplay diviso tra horror, thriller e azione
Il nostro compito principale è venire a capo delle ragioni per cui i nostri pazienti sono andati incontro al loro destino, quale che sia, e nel mentre dare un senso alla situazione inspiegabile nella quale ci troviamo. Accedere alle singole sessioni richiede diversi passaggi: anzitutto, individuare l'appartamento dove vivevano le persone in questione, recuperare l'audiocassetta (fa strano scriverlo ma il gioco è ambientato nel 1997) e portarla nel nostro studio per entrare fisicamente all'interno della sessione recuperata. La progressione, in questo senso, è tale per cui non possiamo scegliere l'ordine dei pazienti da esaminare poiché ciascun livello ci fornirà uno specifico oggetto per passare all'appartamento successivo. In Sound Mind segue dunque un percorso specifico, lasciandoci un minimo grado di libertà quando si tratta di esplorare il condominio alla ricerca di oggetti e potenziamenti di sorta; anche in questo caso, però, diverse aree si sbloccheranno solo se saremo in possesso dell'equipaggiamento giusto, spingendo a un discreto backtracking se si vogliono raccogliere tutti gli oggetti del caso - nello specifico, si tratta per lo più di pillole che potenziano le statistiche di Desmond se accumulate in quantità.
Al di là dell'esplorazione, In Sound Mind è uno di quei giochi horror che non lascia il protagonista in balìa della sua sfortunata situazione ma, anzi, ci fornisce diversi mezzi per contrastare le continue minacce. Dalle più comuni creature d'ombra, che emettono curiosi rumori metallici e hanno una luce al posto del volto che ne indica i vari stati (ignaro, sospettoso, aggressivo), alle Ombre con la o maiuscola, quelle che rappresentano i nostri pazienti e sono di fatto i boss di ciascun livello.
Dobbiamo ammettere che, passata la prima e in parte anche la seconda cassetta, il gioco prende una deriva action un po' troppo marcata, andando a eliminare il senso di tensione e a tratti paura che soprattutto l'incontro con il primo paziente aveva accumulato. Per costruzione dello scenario in generale, il primo livello è sicuramente il migliore mentre i successivi, sebbene ingegnosi sotto certi aspetti, cedono gradualmente a un'azione preponderante, frustrante persino. Gli sviluppatori hanno per certo voluto movimentare le risoluzioni degli enigmi, che compongono la maggior parte dell'esperienza, così da non far scadere il tutto in una lunga sezione di camminata intervallata solo dagli incontri con i boss. La sensazione però è che si siano fatti troppo prendere la mano e, complice il fatto che i nemici sono di un solo tipo con leggerissime variazioni sul tema, in alcuni momenti si trasforma in un piccolo sparatutto annullando la tensione.
Dal punto di vista degli enigmi nulla da dire, sono ben congegnati e vari quanto basta per non scadere nella ridondanza. Abbiamo soprattutto apprezzato l'introduzione di oggetti chiave in ciascun livello, che ne rappresentano l'elemento principale per risolverlo e si rivelano successivamente utili anche nel resto del gioco. Prendiamo l'esempio del frammento di specchio, recuperato nel corso della prima sessione: non solo ci permette di tenere d'occhio il boss, riflettendone la sagoma anche attraverso pareti e oggetti solidi in generale, ma evidenzia anche tutti gli altri oggetti e si rivela spesso essenziale per trovare soluzioni agli enigmi nel corso di tutta l'avventura. Stessa cosa si può dire per i successivi, che non vi sveleremo.
Dopo aver assolto il proprio compito del livello di riferimento, si rivelano preziosi per proseguire e anche nel backtracking, permettendoci di accedere a più aree del condominio - composto da tre piani in totale, compreso il seminterrato. Sono idee ingegnose che trasmettono bene il senso di progressione nel gioco. Se si fosse posta meno enfasi sulle fasi di sparatoria, andando invece a ripiegare di più su questi oggetti speciali anche per affrontare i nemici, In Sound Mind ne avrebbe beneficiato.
Una volta completato un livello, è possibile tornarvi per recuperare eventuali oggetti lasciati indietro ma, ed è una scelta che non abbiamo apprezzato, bisogna rifarselo tutto da capo. Verremo privati dell'oggetto chiave proprio di quella sessione (ad esempio, il frammento di specchio) e dovremo passare ancora una volta lungo lo stesso calvario della prima, boss compreso, solo meglio equipaggiati. Se da un lato ha abbastanza senso, poiché stiamo riavvolgendo la cassetta per riviverla di nuovo, dall'altro diventa inutilmente pesante rigiocarsi la sessione soltanto perché ci siamo dimenticati un paio di pillole. Soprattutto perché alle singole Ombre abbiamo dato pace, è poco sensato (pur nel mondo distorto di gioco dove ben poche cose hanno senso) che siano di nuovo in circolazione. Rigiocarne un paio è, se non altro, servito a farci rendere conto che non tutte le statistiche migliorabili di Desmond sono così necessarie: vite e resistenza sono quelle più utili, mentre la furtività risulta abbastanza trascurabile considerato che con i nemici comuni si va sempre faccia a faccia e con i boss spesso premia più scappare che non tentare di aggirarli senza farsi notare.
Comparto artistico e tecnico
Artisticamente, In Sound Mind propone dei buoni scenari che sono valorizzati soprattutto dal level design e dai passaggi spesso ingegnosi per accedere alle diverse aree. La grafica è discreta, niente di più, mentre il sonoro è molto valido sia dal punto di vista delle tracce musicali sia dei singoli suoni ambientali, che provano a costruire la tensione laddove le fasi d'azione tendono a smontarla. A livello tecnico abbiamo notato qualche incertezza, con occasionali momenti di stuttering, bug minori e uno abbastanza sentito (che è andato a nostro vantaggio ma sempre bug è) e soprattutto frequenti crash nel secondo e terzo livello. Considerato che il gioco si affida all'autosalvataggio, rifarsi più volte la stessa area non è esattamente l'ideale.
In Sound Mind è sicuramente un'esperienza che spicca per l'ingegnosità di alcune situazioni, e per l'importanza costante che dà a ogni singolo oggetto senza farlo finire nel dimenticatoio, mentre sotto il profilo tecnico e artistico non spicca in modo particolare. Del DualSense, infine, non c'è traccia: le sue funzioni non sono sfruttate.
Conclusioni
In Sound Mind è un gioco complessivamente interessante, che mette in scena una storia intrigante quanto basta per spingerci alla fine e le accompagna un gameplay in costante progressione, che fa di alcuni guizzi i suoi punti di forza. Non è però chiaro che cosa voglia essere, nella sua mescolanza di horror, thriller e soprattutto action, quest'ultimo troppo marcato in alcuni punti, e nonostante i suoi evidenti momenti di ingegno, superato il primo livello non riesce mai a mettere davvero tensione. La trama ci è piaciuta, lascia una questione in particolare in sospeso ed è probabile possa esserci un seguito di cui siamo genuinamente curiosi. Le boss fight sono ben articolate e ruotano soprattutto attorno al singolo oggetto chiave, sebbene il loro costante stalking sia a tratti frustrante, ma l'orrore si fa sempre meno presente fino a sbilanciarsi troppo verso il lato sparatutto, pur mantenendo gli enigmi su un ottimo livello. Non aiutano le imperfezioni tecniche e una grafica non troppo brillante.
PRO
- Trama interessante con risvolti inaspettati
- Gli enigmi si intrecciano bene al level design
- Boss fight ben congegnate nella rispettiva unicità
CONTRO
- Gradualmente si spinge troppo verso la componente action
- Tornare a esplorare un livello concluso significa rifarlo da capo
- Qualche incertezza tecnica di troppo, soprattutto a causa dei crash