Devi essere davvero indispettito se per sviluppare il tuo sparatutto in prima persona sei andato a recuperare un motore grafico degli anni '90 e hai deciso di fare carta straccia di trent'anni di evoluzione del genere per andare alla ricerca di quel gameplay là, quello che ti ha fatto innamorare e ti ha portato a sperimentare il rocket jump per raggiungere il balcone dei vicini. Sei vecchio, c'è poco da fare, bevi tisane sempre più spesso e ti capita di fare esercizi per combattere i dolori articolari, che di tanto in tanto vengono a tenerti compagnia mentre giochi. Non ci puoi fare nulla, perché proprio non ti piace come si sono evoluti gli FPS nel corso degli anni, tra campagne single player soporifere o completamente assenti, e ore di gioco che fruttano moneta da spendere in cappellini di Babbo Natale da indossare sui server. Sei vecchio, te ne rendi conto, ma sai anche che vuoi continuare a divertirti con i videogiochi e quella roba là proprio non la sopporti.
Pensando a uno studio di sviluppo di boomer shooter, ossia degli sparatutto moderni che usano tecnologie del passato per offrire un gameplay assolutamente inattuale, ci immaginiamo uffici pieni di (poca) gente un po' attempata, che sviluppa bibite alla mano, fa battute che non passerebbero mai su Netflix e di tanto in tanto rutta generando ilarità tra tutti i colleghi. In realtà non sappiamo se dare un'accezione positiva o negativa a questo quadro, ma ciò che ci è chiaro che l'insoddisfazione a volte può portare a grandi risultati, estremamente focalizzati, come vedremo nella recensione di Ion Fury: Aftershock, l'attesissima espansione di Ion Fury, gioco sviluppato usando il motore grafico di Duke Nukem 3D, il Build.
Gameplay
Partiamo dal presupposto che Ion Fury: Aftershock avrebbe potuto essere tranquillamente un seguito, più che un pacco aggiuntivo, e non si sarebbe offeso nessuno. Anzi, paradossalmente ciò che ha in meno rispetto al gioco base può essere considerato tra i suoi punti di forza, perché ogni sottrazione è nata da una riflessione su ciò che funzionava e ciò che non funzionava nell'originale. Ad esempio Aftershock ha meno livelli di Ion Fury, ma considerando che molti giocatori si lamentarono per l'eccessiva lunghezza della sua campagna, la scelta fatta dagli sviluppatori non è necessariamente un male. Anche perché le quindici mappe da cui è composto, per un totale di cinque zone da attraversare, sono davvero ben fatte.
La protagonista è sempre Shelly "Bombshell" Harrison che, durante i festeggiamenti per la sua vittoria contro Heskel, si ritrova il bar in cui vorrebbe ubriacarsi pieno di nemici che vogliono farle la pelle. Il tempo di rendersi conto che Heskel è ancora vivo e la nostra si ritrova armata e pronta a finire il lavoro. Pare che non le piaccia lasciare affari in sospeso. Inoltre il suo revolver Loverboy ha voglia di cantare.
Arrivati alla fine del primo livello di Ion Fury: Aftershock siamo rimasti stupiti dal non aver trovato ben sei segreti. Il gioco ce lo dice prima di uscire, così da permetterci di tornare indietro per continuare a esplorare, ma nondimeno credevamo di essere stati molto più accurati nelle ricerche fatte dentro il labirintico bar e zone collegate, dove ogni anfratto ospitava un pezzo di corazza, delle munizioni, delle nuove armi o qualche gag piovuta direttamente dagli anni '90. Eppure ci mancava ancora moltissimo da scoprire, nonostante il sangue versato... più dei nemici che il nostro. La difficoltà di Ion Fury: Aftershock è tarata sicuramente verso l'alto, il che non stupisce considerando che stiamo parlando di livelli pensati per chi ha già finito l'originale. Nondimeno Voidpoint ha evitato il più possibile di rimpinzarli di nemici messi tanto per far numero, costruendo invece delle architetture che magnificano le sparatorie e lavorando di fino nel posizionamento. Si muore spesso, ma sempre con la sensazione di aver fatto almeno un piccolo passo in avanti o di aver capito che fare per evitare di morire ancora... almeno nello stesso punto.
Il mondo intorno a noi è fragile, nel senso che come nei migliori livelli di Duke Nukem 3D ci sono edifici che crollano, oggetti che esplodono e pareti che vengono abbattute. La dimestichezza degli sviluppatori con il motore Build ha permesso loro di incentrare alcune mappe proprio sulla distruzione degli elementi dello scenario, così da intrecciare il più possibile il percorso del giocatore, senza però mai rendergli ostico capire dove andare. Un'esplosione qua, una palla d'acciaio di là e la strada è aperta. Si avanza, si uccidono i nemici, si passa del tempo a esaminare le aree delle mappe palmo a palmo alla ricerca di segreti e poi si avanza. Ion Fury: Aftershock funziona così dal primo all'ultimo livello, a parte nei tre in cui si corre in moto, che sono molto più diretti nel loro essere stati concepiti per rompere il ritmo dei livelli sparatutto, in modo da evitare l'oppressione creata in alcuni dal gioco base.
Vecchia scuola
In termini tecnici e di sparatorie, ci troviamo ovviamente di fronte alla stessa esperienza. Va detto che il Build non è mai stato usato così bene e il livello di dettaglio in alcune zone è superiore a quello che ci si potrebbe aspettare. Chiarito il punto, è giusto anche dire che per gli appassionati di boomer shooter la grafica conta relativamente (sennò si sarebbero dedicati a un genere più appagante da questo punto di vista). Ossia, in realtà ha importanza lì dove lo sviluppatore riesce a dimostrare di poter spremere fino all'osso il vecchio strumento usato per sviluppare il suo gioco. In questo il lavoro di Voidpoint è indubbiamente eccellente, sia per varietà delle zone, sia per la composizione delle stesse.
Come accennato, anche le sparatorie confermano l'ottimo lavoro fatto con l'originale. Quindi l'azione rimane ad alta velocità, le armi soddisfacenti da usare e molto varie, tra mitragliatrici con i proiettili incendiari, lancia granate, sfollagente elettrizzati e, naturalmente la Loverboy. I nemici sono sempre gli stessi, ma con qualche aggiunta che arricchisce gli scontri, senza però rivoluzionarli.
La vera novità sono le già citate sequenze in moto, velocissime e brutali, con echi nemmeno troppo velati di Road Rash, che si sposano perfettamente con lo scenario e con la protagonista, aggiungendo un tocco in più al gameplay e stupendo per come sfruttano il Build. Da segnalare, infine, il nuovo livello di difficoltà, che consente di alzare alle stelle il livello di sfida, e la modalità Arrange, che consente di rigiocare i livelli di Ion Fury con il posizionamento dei nemici rivisto. Si tratta di aggiunte gradite, che arricchiscono un pacchetto già di suo ottimo. Per il resto rimangono alcune indecisioni nell'intelligenza artificiale dei nemici, che continuano a prodursi in azioni assurde, a volte al limite del comico, quando non finiscono incastrati nello scenario.
In fin dei conti Ion Fury: Aftershock è semplicemente l'espansione ideale, ossia una di quelle capaci sia di ampliare la formula del gioco base, sia di riproporre agli appassionati ciò che gli era piaciuto dello stesso in forma ancora più smagliante. Davvero, è difficile pensare a un qualsiasi motivo per cui chi ha amato Ion Fury non debba prenderla in considerazione, visto che offre molti nuovi livelli di qualità ottima, sparatorie senza sosta e tanti extra di valore. Che fate ancora qui?
Conclusioni
PRO
- Level design eccellente
- I livelli in moto spezzano bene il ritmo
- Usa il build alla perfezione
CONTRO
- L'IA non ha certo fatto passi da gigante
- Ti fa sentire effettivamente vecchio