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Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione

Dopo quasi un anno dall’uscita nei negozi americani ecco sbarcare anche in Italia “Law & Order: Giustizia è fatta”, un’interessante avventura grafica basata sulla famosa serie TV omonima.

RECENSIONE di David Falzarano   —   30/09/2005
Law & Order: Giustizia è Fatta
Law & Order: Giustizia è Fatta
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La giustizia è uguale per tutti?

Purtroppo nella vita reale la risposta è no, ma in questo gioco il nostro compito è fare del nostro meglio perché un omicida abbia quel che si merita: un giusto processo che lo faccia finire dietro le sbarre. Tutto comincia quando una giovane tennista ritrova il cadavere della sua collega Elena Kusarova nello spogliatoio del campo di allenamento ai Flushing Meadows di New York. Ogni particolare fa subito pensare ad un omicidio, ed è a questo punto che entrano in scena i detective Lennie Briscoe ed Ed Green, del 27° distretto di polizia, che dovranno svolgere meticolose indagini per poter consegnare nelle mani degli avvocati il colpevole del presunto omicidio. Come tradizione della serie TV, anche il gioco si divide in due parti nette e ben delineate: la parte investigativa dove i detective devono raccogliere le prove necessarie ad inchiodare l’autore del delitto e la parte processuale, dove il giocatore dovrà aiutare il procuratore distrettuale Serena Southerlyn ad ottenere la giusta condanna per l’assassino. [C]

Come potete vedere Briscoe è somigliante... ma non troppo!
Come potete vedere Briscoe è somigliante... ma non troppo!
John McEnroe regala un grande cameo interpretando... Patrick McEnroe!
John McEnroe regala un grande cameo interpretando... Patrick McEnroe!

[/C] [C]

Claire Thomas, giovane tennista arrogante e boriosa. Mi ricorda qualcuno!
Claire Thomas, giovane tennista arrogante e boriosa. Mi ricorda qualcuno!
Strano, non mi risulta che questo modello abbia la videochiamata...
Strano, non mi risulta che questo modello abbia la videochiamata...

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Dove si trovava la mattina dell’omicidio?

Quello che prima di ogni altra cosa colpisce di “Law & Order: giustizia è fatta” è la capacita di far immedesimare il giocatore nell’universo poliziesco newyorchese fin da subito, a partire dall’introduzione in full motion video che ricrea la sigla della serie TV con tanto di inconfondibile tema musicale (per non parlare delle famose ciniche freddure che Briscoe si concede appena ne ha l’occasione, talvolta addirittura guardando verso la telecamera, come a cercare la nostra complicità). Inizialmente nei panni dei due detective Lennie Briscoe ed Ed Green, il giocatore inizia la sua partita sul luogo del delitto, dove ha la prima opportunità di prendere mano con le meccaniche di gioco, in realtà per nulla complesse. L’interfaccia, che segue praticamente tutti i canoni delle avventure punta e clicca, si distingue sin dalle prime battute di gioco per intuitività e comodità, così come succede per l’inventario, dal quale potrete accedere a quattro categorie di elementi: testimoni, prove, analisi di prove e documenti. In qualsiasi momento grazie ad un comodo menu a scomparsa si può accedere alla mappa della città, al telefono cellulare (con alcuni personaggi si hanno contatti esclusivamente telefonici), log dettagliato dei fatti accaduti e menu principale del gioco per caricare, salvare o uscire. Le meccaniche di gioco alla lunga possono risultare un po’ ripetitive, ma non diventano mai davvero noiose e riescono a far sentire l’utente un vero poliziotto di New York. Oltre esplorare gli ambienti per raccogliere prove preziose, è vitale interrogare testimoni e sospetti, ponendo loro le giuste domande.

Oltre esplorare gli ambienti per raccogliere prove preziose, è vitale interrogare testimoni e sospetti, ponendo loro le giuste domande.

Dove si trovava la mattina dell’omicidio?

Scegliere le domande sbagliate non porta mai definitivamente a punti morti, ma percorrendo la giusta strada si possono collezionare interessanti informazioni aggiuntive. In qualsiasi momento ci si può dirigere in ufficio e compilare degli appositi moduli per ottenere diversi risultati: far analizzare in laboratorio le prove raccolte, far trovare informazioni più dettagliate sulle prove raccolte dal centro ricerche, far stilare un profilo psicologico dei sospetti da un dottore, far sorvegliare i sospetti per controllare i loro movimenti, chiedere mandati di perquisizione o di arresto (a patto di avere le prove necessarie, altrimenti il giudice non firmerà i documenti). Gli enigmi, di difficoltà media e piuttosto vari, non hanno una frequenza ossessiva e sono sempre ben inseriti nel contesto e nella trama. Per venire incontro ad esigenze di gameplay e non far sorbire al giocatore dei momenti morti, vengono adottati particolari espedienti non propriamente realistici: ad esempio il risultato di un qualsiasi test di laboratorio, profilo psicologico o sorveglianza viene reso disponibile pochi secondi dopo l’inoltro della richiesta. Una velocità di fronte alla quale anche Flash si sentirebbe in imbarazzo. Nella seconda parte del gioco, seppur persistano alcuni elementi investigativi, l’attenzione si focalizza sul processo, che va affrontato nei panni dell’accusa. Per inchiodare il colpevole è vitale scegliere accuratamente le prove da presentare e fare le domande giuste, poiché l’avvocato della difesa Morton sembra attrezzato a dovere per smontare ogni invettiva.

Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione
Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione
Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione
Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione

Grafica e sonoro

Analizzando “Giustizia è fatta” dal punto di vista tecnico, soprattutto grafico, è doveroso ricordare che stiamo parlando di un gioco uscito originariamente un anno fa, per il quale quindi dobbiamo tornare un po’ indietro nel tempo con i termini di paragone. La precisazione in realtà viene fatta per puro dovere di cronaca, perché il titolo dei Legacy Interactive pur non brillando particolarmente sotto nessun punto di vista non sfigura nemmeno al cospetto di produzioni più recenti. L’atmosfera così familiare agli amanti del piccolo schermo è trasposta in maniera semplicemente perfetta, e gli unici veri difetti si possono trovare nei pur discreti modelli 3D dei personaggi: oltre a non essere sempre completamente somiglianti ai veri attori, essi talvolta scoprono il fianco per qualche animazione un po’ approssimativa e una sincronizzazione labiale con il doppiaggio talvolta “fantasiosa”. L’unica risoluzione utilizzabile è 800x600. Anche il comparto sonoro fa vedere buone cose ma non è esente da pecche. Il doppiaggio, affidato in grandissima parte ai veri attori della serie TV, è superlativo, ma viste le circostanze non c’è nulla di cui essere sorpresi (mi saprete dire quanto è odiosa la principessina del tennis Claire Thomas). Grande anche la leggenda del tennis John McEnroe, che ritroviamo in forma poligonale ad interpretare l’allenatore della vittima, Patrick McEnroe. I più esperti di tennis fra voi sapranno che Patrick è il suo vero secondo nome. Le musiche, prelevate direttamente dal piccolo schermo, inconfondibile sigla iniziale compresa, regalano la giusta atmosfera pur risultando un po’ ripetitive in alcune sporadiche circostanze. Il vero difetto dell’aspetto sonoro di Law & Order è la bassa qualità di campionatura dei dialoghi, che soprattutto in alcuni specifici casi si fa notare per l’effetto “gracchiante”, cosa che potrebbe infastidire i giocatori dal padiglione auricolare più esigente. [C]

Uno dei personaggi più odiosi del gioco. Che abbia qualche scheletro nell'armadio?
Uno dei personaggi più odiosi del gioco. Che abbia qualche scheletro nell'armadio?
Anche un apparentemente inutile pappagallo potrebbe rivelare preziose informazioni
Anche un apparentemente inutile pappagallo potrebbe rivelare preziose informazioni

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Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione
Law & Order: Giustizia è Fatta - Recensione

La serie TV

Dick Wolf
Dick Wolf

La serie TV poliziesca “Law & Order” è stata creata nel 1990 da Dick Wolf, è ambientata a New York ed ha la particolarità di trattare ogni delitto da due diversi punti di vista: quello degli investigatori del 27° distretto di polizia, che raccolgono prove e scovano i colpevoli, e quello degli avvocati e dei procuratori che poi devono cercare di ottenere la condanna per gli imputati. Tranne rarissime eccezioni ogni puntata è un piccolo capitolo a se, poiché non esiste continuità narrativa fra un episodio e l’altro, e da una serie all’altra il cast degli attori viene spesso cambiato per garantire dinamicità allo show. Nonostante in Italia non sia diventata famosa ai livelli di CSI, E.R. o altri telefilm del genere (anche per un’ingiustificata scarsa fiducia da parte degli emittenti nostrani), negli Stati Uniti Law & Order riscuote fin da subito un grande successo sia dal punto di vista della critica sia da quello degli ascolti, tanto che nel 1999 il produttore Dick Wolf decide di creare una serie parallela spin-off chiamata “Law & Order: Special Victim Unit”, incentrata sulla risoluzione di crimini a sfondo sessuale. Anche il successo di questa derivazione dalla serie originale non tarda ad arrivare, e nel 2001 viene creato il secondo spin-off chiamato “Law & Order: Criminal Intent”, con protagonista l’ottimo Vincent D’Onofrio (il soldato Palla di Lardo di Full Metal Jacket), dove si pone l’accento sull’aspetto psicologico dei criminali. Risale invece a quest’anno la creazione di un ulteriore capitolo della serie, “Law & Order: Trial by Jury”, nel quale l’attenzione viene focalizzata sui legami politico-giudiziari della società americana. Nonostante la concorrenza di agguerriti rivali come CSI ed i suoi stessi spin-off, la saga principale di Law & Order è arrivata alla sedicesima stagione, seconda solo agli inossidabili Simpsons di Matt Groening come longevità di una serie TV.

Un’avventura grafica più che discreta, che riesce a far immedesimare il giocatore e farlo sentire parte del sistema poliziesco e giuridico di New York. Diviso in due tronconi, Law & Order non perde quasi mai di mordente grazie alla giusta atmosfera, ad un azzeccato susseguirsi degli eventi e ad enigmi sufficientemente difficili ma non ossessivi. Un vero e proprio must-have per gli amanti della serie TV, e un prodotto da tenere in considerazione anche per tutti gli amanti delle avventure grafiche in genere, che potrebbero trovare una gradita sorpresa in un prodotto poco reclamizzato come questo. N.B. Il gioco meritava senza ombra di dubbio un adattamento italiano migliore. Uno striminzito “manuale” html di due pagine non basta: questo titolo era degno almeno della localizzazione dei sottotitoli. Inoltre nella versione originale del gioco veniva regalato in bundle il primo capitolo della serie, “Dead on the money”, di cui in Italia non c’è traccia. Un vero peccato.

Pro

  • Piuttosto coinvolgente, fa immedesimare il giocatore nel ruolo
  • Sufficientemente longevo
  • Atmosfera e carisma della serie TV
Contro
  • Completamente in inglese, sottotitoli compresi
  • Con un po' di cura in più i modelli 3D sarebbero stati parecchio migliori
  • Nella versione italiana è assente il primo gioco della serie in bundle

Come tutti ben sappiamo, il genere della avventure grafiche punta e clicca non è più sulla cresta dell’onda come poteva essere due o tre lustri fa, ma nonostante ciò diversi esponenti del genere provano ogni anno a guadagnarsi l’attenzione dei videogiocatori, con risultati piuttosto alterni. Lo scorso ottobre Vivendi Universal Games ha rilasciato in territorio statunitense il terzo gioco che possa vantare il franchise della serie TV poliziesca “Law & Order”, chiamato “Justice is served”. Dopo circa undici mesi di esilio nel limbo, Microids Italia fa approdare questo titolo anche nel Bel Paese. Alla buon’ora!