Nessuno può negare il valore della serie conosciuta finora come Yakuza quando si parla di turismo virtuale, fedeltà visiva, atmosfere e attenzione ai dettagli per un'ambientazione, quella giapponese, che rimane decisamente affascinante agli occhi degli utenti occidentali. Il franchise ha goduto di un sostanziale rilancio e il Ryu Ga Gotoku Studio ha pensato fosse giunto il momento di farci assaporare qualcosa di nuovo... o di vecchio?
A nove anni di distanza dalla pubblicazione originale, eccoci dunque alle prese con Like a Dragon: Ishin!, il remake di quello che si pone come lo spin-off più celebre del gioco di SEGA. Il termine "vecchio" assume insomma diversi connotati, in questo caso: da un lato perché ci troviamo di fronte a un titolo del 2014, che si porta inevitabilmente dietro i limiti di una formula che solo di recente è stata un po' rivisitata; dall'altro perché la storia è ambientata fra il 1866 e il 1867, alla fine del periodo Edo.
Vale la pena imbarcarsi per questo viaggio nel Giappone feudale? Ve lo riveliamo nella recensione di Like a Dragon: Ishin!.
Storia: le anime del rinnovamento
È un'epoca di rinnovamento ("Ishin", appunto) quella che fa da sfondo alle drammatiche vicende del protagonista di Like a Dragon: Ishin!, Ryoma Sakamoto: la versione romanzata di una figura realmente esistita, abile e coraggioso samurai determinato a rovesciare lo shogunato Bakumatsu e che in questa avventura ha le fattezze di Kazuma Kiryu, così come diversi volti noti della serie SEGA "interpretano" altrettanti personaggi che si uniscono al racconto.
Quella che si presenta davanti ai nostri occhi sembra in effetti una sorta di suggestiva rappresentazione teatrale, in cui non mancano momenti tragici, violenza, tradimenti e mistero. Tornato a Tosa dopo un duro addestramento nell'arte della spada, Ryoma si scontra infatti con l'ingiustizia che regna sovrana nella sua città natale e decide di dare inizio a una rivoluzione insieme al suo fratellastro Takechi Hanpeita, capo del Partito Lealista, e al suo patrigno e mentore Yoshida Toyo.
Quest'ultimo viene però assassinato da un guerriero mascherato appena prima di rivelare i suoi piani per riportare pace e giustizia a Tosa e Ryoma, che non può esimersi dall'abbracciarlo in punto di morte e che era già ricercato dalle autorità per aver difeso una donna e la sua bambina da una coppia di soldati, viene ingiustamente accusato dell'omicidio. Messo alle strette fugge a Kyo, l'attuale Kyoto, nel tentativo di trovare il sicario e scagionarsi. Un anno dopo, assunta l'identità fittizia di Hajime Saito, il protagonista di Like a Dragon: Ishin! scopre che il peculiare stile di combattimento utilizzato dall'assassino, denominato Tennen-Rishin, è legato ai vertici della brigata militare Shinsegumi, nota in città per la sua spietatezza. Decide quindi di entrare a farne parte per potersi avvicinare al suo obiettivo senza destare troppi sospetti, ma deve fare i conti con la crudeltà delle truppe e con gli intrecci anche politici di una trama a cui non mancheranno le sorprese.
Come da tradizione, la storia rappresenta un elemento fondamentale dell'esperienza proposta dalla serie SEGA, e il remake di Ishin! non fa eccezione, pur inciampando in qualche soluzione narrativa meno indovinata. Gli autori in forze al Ryu Ga Gotoku Studio sanno certamente come caratterizzare al meglio i personaggi, e sebbene in questo caso il cast sia fin troppo numeroso, con alcune figure inevitabilmente ridimensionate rispetto ai loro ruoli nei vari capitoli di Yakuza, il risultato finale rimane validissimo.
Merito anche e soprattutto del taglio cinematografico e dei ritmi perfetti di una direzione che nella gestione delle inquadrature risulta ancora molto meccanica (del resto questo spin-off è pur sempre figlio di uno sviluppo che partiva dalle basi di Yakuza 5), ma che si prende tutto il tempo necessario per rappresentare al meglio tanto Ryoma quanto i suoi molteplici comprimari, che si tratti di alleati o avversari, imprimendo loro la forza e il carattere dei doppiatori del franchise. E sì, ci sono i sottotitoli in italiano.
Struttura: le attività del Giappone feudale
Conclusa una fase preliminare che si svolge a Tosa, l'azione di Like a Dragon: Ishin! si sposta nella sua ambientazione principale, quella di Kyo, che si presenta di fronte ai nostri occhi con una struttura ampia e suggestiva sebbene a tratti labirintica, divisa in distretti caratterizzati ognuno da attività commerciali differenti presso cui potremo ristorarci, acquistare consumabili, materie prime e finanche armi per potenziare in maniera significativa il nostro equipaggiamento.
La formula è quella dello Yakuza classico, che si potrebbe ridurre in un "vai da A a B e goditi la prossima sequenza di intermezzo", ma che in realtà offre tantissima sostanza e intrattenimento; a maggior ragione se la nostra intenzione è quella di esplorare a fondo tutto ciò che l'esperienza può darci e portare così la durata della campagna dalle circa ventitré ore di un approccio rapido alle cinquanta o addirittura cento richieste laddove si voglia completare tutto al 100%.
Chiaramente sul fronte della qualità, del dettaglio e delle interazioni lo scenario di Ishin! paga dazio e non può competere con le più recenti versioni di Kamurocho, Sotenbori e Isezaki Ijincho, anche perché basta passeggiare fra le strade e i negozi dell'antica Kyoto per rendersi conto di come l'impianto grafico appartenga a una generazione ampiamente superata, e in tale discorso rientrano anche i caricamenti (quasi istantanei su PS5, comunque) che accompagnano l'ingresso in determinate aree o edifici.
Detto questo, non c'è dubbio che i numeri del gioco siano eloquenti e si sia provato a confezionare modalità alternative in grado di catturare la nostra attenzione, su tutte la sezione Another Life in cui Ryoma si prende cura della sua casa di campagna, che condivide con la giovane orfana Haruka, producendo ortaggi sempre più abbondanti e raffinati, lavorando il pescato e preparando pietanze tramite appositi minigiochi allo scopo di incassare il denaro necessario al riscatto della villa. Certo, il divertimento dei gestionali alla Cabaret Club è lontano.
Gameplay: questione di stile
Se in termini narrativi e strutturali Like a Dragon: Ishin! vanta un impianto ancora oggi piacevole e attraente, specie per i fan della serie, sul piano del gameplay ci sono alcuni importanti distinguo che è necessario fare. Come detto più volte, ci troviamo di fronte al remake di un episodio uscito nel 2014, ma già ai tempi la formula action di Yakuza sentiva un po' il peso degli anni e di un'ostinata mancanza di innovazioni.
Dunque sì, le meccaniche di gioco appaiono per forza di cose antiquate e purtroppo da questo punto di vista non aiutano granché i quattro differenti stili di combattimento a disposizione di Ryoma, se consideriamo che uno è francamente bruttino e poco pratico da utilizzare (Scontro a fuoco, in cui si usa solo la pistola) e un altro risulta fortemente sbilanciato e inefficace da metà campagna in poi (Lotta libera, quindi a mani nude come negli episodi classici), pur provvedendo ai necessari potenziamenti.
Restano lo stile basato sulla katana, Gioco di spade, bello da vedere e funzionale nel momento in cui ci si procura un equipaggiamento di fascia medio-alta, sebbene piuttosto legnoso e vincolato nei movimenti da un'impostazione per forza di cose tradizionale; e lo spettacolare Danza folle, in cui il personaggio alterna spada e pistola producendosi in combinazioni non solo dal grande impatto visivo ma anche devastanti in presenza dei necessari upgrade.
La principale novità rispetto all'originale Ishin! sta nella possibilità di utilizzare le Trooper Card, ovverosia carte speciali che funzionano in maniera del tutto simile a quanto raccontato nella recensione di Dynasty Warriors 9: Empires, non solo all'interno dei dungeon ma anche nella mappa principale, il che aggiunge un pizzico di spessore all'esperienza pur portandosi dietro un'interpretazione fumettosa ed esagerata dei combattimenti che avremmo preferito restasse confinata alle vecchie spedizioni.
Grafica: remake o remaster?
Like a Dragon: Ishin! si pone tecnicamente come un remake dello spin-off uscito nel 2014, nel senso che gli sviluppatori hanno sostituito diversi asset grafici, in particolare le texture, e modificato sostanzialmente il sistema di illuminazione per donare ai personaggi e alle ambientazioni una maggiore profondità. Non ci si è dunque limitati ad aumentare risoluzione e frame rate come accaduto per le riedizioni di Yakuza 3, 4 e 5, ma neppure è stato fatto un lavoro radicale alla Kiwami.
Il fatto che il comparto visivo tenga botta ancora oggi è ovviamente dovuto allo straordinario lavoro realizzato ai tempi per un progetto che, è il caso di ricordarlo, è stato sviluppato in cross-gen per PS3 e PS4. Detto questo, osservando le geometrie, le animazioni, le interazioni con lo scenario e le transizioni viene inevitabilmente fuori la natura datata di questa produzione, che si manifesta in particolar modo in movimento, con i 4K a 60 fps che non bastano a mascherarla.
Qualche parola infine per il sonoro, che può contare anche in questo caso sulle grandi atmosfere dettate dai dialoghi in giapponese, estremamente sentiti e convinti, e da un design che in generale contribuisce parecchio alla creazione di un ambiente suggestivo, carico di fascino, ulteriormente valorizzato da una selezione di gran belle musiche, a partire da quella della sequenza introduttiva.
Conclusioni
Like a Dragon: Ishin! non mancherà di innescare le solite discussioni su cosa sia un remake e cosa sia una remaster, collocandosi esattamente a metà strada fra queste due tipologie di prodotto e consegnandoci dunque un'esperienza che visivamente e strutturalmente appare molto più vicina all'originale del 2014 che non alle più recenti espressioni della serie di SEGA. La storia, i personaggi e i contenuti costituiscono anche stavolta il cardine di un gioco che non mancherà di appassionare i fan, pur costringendoli a un viaggio nel passato che non si limita all'ambientazione.
PRO
- Storia appassionante, bei personaggi, grande atmosfera
- La formula classica di Yakuza, con i suoi tanti contenuti
- In alcuni frangenti il sistema di combattimento dà soddisfazione
CONTRO
- Visivamente e strutturalmente sente il peso dei suoi anni
- Stili talvolta sbilanciati, progressione lenta per i potenziamenti
- Mancano attività collaterali davvero convincenti