Nel caotico marasma che è stata finora la Saga del Multiverso, la serie TV incentrata su Loki, dio dell'inganno asgardiano e fratello del biondo Thor, è stata un punto fermo che ha messo d'accordo più o meno tutti quanti. Trainata dalla bravura di Tom Hiddleston e Owen Wilson, Loki è tornata su Disney+ per una seconda stagione a lungo attesa che, almeno inizialmente, non ci aveva convinto troppo. Il problema di Loki era soprattutto uno: uscire a due anni di distanza dalla prima stagione, che aveva introdotto le potenzialità di questa nuova saga nel Marvel Cinematic Universe, in un momento di stanca e confusione che proprio quelle potenzialità sembra aver sprecato.
Così, dopo una premiere molto buona, siamo rimasti infreddoliti da un paio di episodi abbastanza sottotono. Abbiamo avuto la netta impressione che la storia girasse in tondo e prendesse tempo, nonostante la brevità di una stagione composta solo da sei episodi, e stavamo quasi per rassegnarci a un buco nell'acqua quando ci siamo resi conto che la serie creata da Michael Waldron stava andando in una direzione molto specifica. Nella nostra recensione della seconda stagione di Loki cercheremo di spiegarvi, senza anticiparvi troppo sul finale, sebbene sia inevitabile ai fini della nostra analisi, perché dovreste guardare assolutamente questo show. Attenzione alle prossime righe, insomma.
Una stagione confusa?
Loki 2 arriva al finale dopo una stagione passata a sparare una supercazzola più grande della precedente. Ci rendiamo conto che si tratta di un linguaggio davvero poco aulico - anche se sempre di cinefumetti si parla, abbiate pazienza - ma davvero non ci sarebbe modo migliore per definire la strampalata fantascienza con cui è stata portata avanti la storia, incarnata in quel meraviglioso Ke Huy Quan che interpreta Ouroboros, uno dei nuovi acquisti di questa stagione, ingegnere della Time Variance Authority che in questa tranche di episodi ha un ruolo decisamente importante e, per buona misura, omaggia con una stupenda gag persino il mitico Ritorno al Futuro di Zemeckis.
Diciamo che i discorsi su telai temporali, varianti, gente che rimane e gente che se ne va, a un certo punto lasciano pure un po' il tempo che trovano. Nonostante qualche inseguimento e qualche lotta, Loki 2 è una stagione fortemente introspettiva che trova la sua quadra nei dialoghi e nelle interazioni tra i vari personaggi, specialmente tra i protagonisti che il fratello di Thor arriva a considerare amici, Moebius soprattutto.
La sceneggiatura - vergata in larga parte da Eric Martin, che aveva già scritto un paio di ottimi episodi nella prima stagione - segue principalmente due fili conduttori: la trasformazione della TVA alla luce delle scioccanti rivelazioni emerse alla fine della prima stagione, che si risolve negli episodi centrali di quest'anno, e la corsa contro il tempo - è proprio il caso di dirlo! - per salvare il Multiverso dalla distruzione innescata da Sylvie quando ha assassinato Colui che rimane.
Un conflitto che contrappone Loki e i suoi alle intenzioni di Ravona Renslayer e l'inquietante intelligenza artificiale Miss Minutes, decise a reclutare Victor Timeley, un inventore del 1800 che in realtà è una variante di Colui che rimane e, quindi, di Kang e di tutte le sue controparti che minacciano di fare a pezzi il Multiverso. Timely è ancora una volta Majors, qui alla sua terza interpretazione dello stesso personaggio; dopo Colui che rimane e Kang il Conquistatore in Ant-Man & the Wasp: Quantumania, Majors offre un'altra performance eccezionale che sottolinea soltanto la grave perdita che sarebbe per il Marvel Cinematic Universe dovesse Disney licenziarlo a causa dei suoi problemi con la legge.
È proprio nella sottotrama di Timely che Loki 2 si perde un po' per strada. È un intreccio abbastanza confuso che mischia le carte e incrocia troppi personaggi e troppe intenzioni, finendo solo col sacrificare la Renslayer di Gugu Mbatha-Raw che, tutto sommato, ha un ruolo abbastanza minore nel corso della stagione, pur essendo una figura antagonistica. In realtà, uno dei pregi di Loki 2 sta proprio nel fatto di non avere un vero e proprio "boss finale" né di incentrare il conflitto sull'azione o sul combattimento: è una prospettiva abbastanza originale per uno show Marvel Studios che ripaga lo spettatore con una scrittura sopraffina che lavora sui personaggi e, soprattutto, sull'evoluzione di Loki.
Il figliastro di Odino, giunto sulla Terra colmo di gloriosi propositi in Marvel's The Avengers, è probabilmente il personaggio meglio caratterizzato del Marvel Cinematic Universe dopo Tony Stark. Tom Hiddleston a questo punto ha percorso due cammini dell'eroe, prima interpretando il Loki antagonista che diventa un alleato di Thor nel corso di vari film per andare incontro alla sua fine in Avengers: Infinity War; poi sempre lo stesso Loki che, partendo da Avengers: Endgame, si redime comunque nel corso della propria serie TV, diventando tutto il contrario di ciò che avrebbe voluto essere quando è cominciata questa storia.
Ricominciare da Loki
Non è un caso se il primo episodio della prima stagione di Loki si intitolava Gloriosi propositi e l'ultimo episodio della seconda stagione si intitola sempre Gloriosi propositi. È una chiusura del cerchio - l'uroboro, pensate un po'! - praticamente perfetta che si esprime anche nel loop temporale in cui è intrappolata la TVA. È un copione premeditato che riporta in scena il flemmatico Colui che rimane proprio nel finale, per un altro gigantesco confronto tra Hiddleston e Majors. Per assurdo, nel finale di stagione non c'è neppure una vera scena d'azione, ma solo dialoghi e monologhi. Si tratta di un finale fortemente introspettivo, tutto incentrato sul personaggio di Loki che, poco alla volta, realizza finalmente il suo vero destino in una scena di una potenza visiva e musicale semplicemente strabiliante.
Il finale di stagione (o di serie?!) di Loki 2 è una gemma rara in un Marvel Cinematic Universe che negli ultimi anni, fatta eccezione per Guardiani della Galassia Vol. 3, è andato sempre più alla deriva, proponendo contenuti anche di valore che, però, hanno perso significato all'interno di un grande disegno che in piena Fase 5 ancora non si capisce.
Loki 2 è uno show lavorato con passione da una risma di attori in grande spolvero e con una rara alchimia. Non solo Wilson e Hiddleston, che nel finale hanno degli scambi stupendi di battute ed espressioni cariche di emotività, ma anche Sophia Di Martino, Wunmi Mosaku e Rafael Casal spiccano in un cast contenuto, ma selezionato con cura, che dà il meglio di sé all'interno di un set che gioca tutto sulla fotografia e la materialità. La serie TV non è avara di effetti speciali - che peraltro ci sono apparsi più curati e creativi del solito - ma se la gioca soprattutto sull'estetica retrò che fa a pugni con la fantascienza assurda proposta a ogni episodio sotto forma di dialoghi improbabili, congegni sgraziati e sibillini rimandi alla Saga del Multiverso.
Ci sentiamo peraltro di levare il cappello a Natalie Holt, che torna a comporre una colonna sonora se possibile migliore della precedente, specialmente nelle sequenze finali della stagione. L'epilogo, infatti, è quanto di più catartico potrebbe offrirci una storia del genere, una chiosa agrodolce che non sembrerebbe lasciare spazio a una terza stagione e che potrebbe benissimo restare tale. Sappiamo che la TVA tornerà in Deadpool 3 in qualche misura, e che Owen Wilson, contrariamente a quanto annunciato inizialmente, non sarà della partita, perciò a questo punto il destino di Moebius, Sylvie e Ouroboros resta circoscritto al piccolo schermo.
Per quanto riguarda Loki, invece, la suggestiva ma ambigua scena finale sembrerebbe lasciare almeno uno spiraglio aperto a un ritorno sul grande o piccolo schermo, sebbene l'attore abbia dichiarato che il suo percorso come Loki, durato quattordici anni, sia giunto al termine. Tom Hiddleston è un attore amatissimo e il suo Loki è probabilmente l'antieroe più apprezzato del Marvel Cinematic Universe: sarebbe folle, da parte di Disney, rinunciare a una presenza scenica così forte e remunerativa, specialmente ora che il personaggio cinematografico si è avvicinato alla sua controparte a fumetti nella memorabile collana Agent of Asgard. D'altra parte, siamo i primi ad ammettere che sarebbe emozionante se i due fratelli, Thor e Loki, si riunissero dopo tutto questo tempo e dopo essere diventati personaggi molto diversi rispetto agli albori del Marvel Cinematic Universe.
Ma forse Loki non ha più bisogno di questi bagagli narrativi. La serie TV è riuscita a svilupparsi nell'arco di dodici episodi senza rifarsi troppo né ai film né ai fumetti: a quest'ultimi, per esempio, si è ispirata soltanto marginalmente, prendendo spunto da poche storie e personaggi praticamente sconosciuti che qualche volta hanno pure avuto ruoli microscopici in albi d'annata. Il solo fatto che Loki sia riuscita a reggersi sulle sue gambe fino alla fine, e soprattutto alla fine, è già una medaglia al merito più che scintillante: peccato solo per quegli episodi centrali così confusi che potrebbero scoraggiare gli spettatori meno pazienti. Il nostro consiglio è di arrivare alla fine perché merita assolutamente.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.5
La seconda stagione di Loki ci ha conquistato, il che non era poi così scontato dopo che aveva bruscamente rallentato nella parte centrale, salvo riprendere quasi subito lo slancio nelle due settimane conclusive e arrivare a un finale clamoroso. La serie creata da Michael Waldron si riconferma uno show imperdibile per gli appassionati di cinecomic, in grado di parlare a tutti gli spettatori e a più livelli, sacrificando l'azione e la spettacolarità per un lavoro di fino sui personaggi e sul protagonista, che l'interpretazione di Hiddleston, la regia e le musiche consacrano in una delle scene più sbalorditive di tutto il Marvel Cinematic Universe.
PRO
- Il lavoro sul personaggio di Loki è stato assolutamente incredibile
- Regia, fotografia e musiche quasi sempre sopra le righe
CONTRO
- Alcuni personaggi sono stati poco sviluppati
- Gli episodi centrali della stagione sono più deboli