Il primo McPixel uscì nell'ormai lontano 2012. Piacque molto per il suo gameplay folle, le molte citazioni di cui erano pieni i livelli, la grafica in pixel art e per una simpatia innata del personaggio, che riusciva a trasformare le tragedie in burle, nella sua spasmodica ricerca di diventare un eroe, passando da una situazione all'altra senza alcuna soluzione di continuità. Riuscirà a farcela nel 2022? Per scoprirlo, non vi resta che leggere la recensione di McPixel 2, l'attesissimo seguito che si è fatto attendere più dieci anni... Che dite?
È la recensione di McPixel 3? Che fine ha fatto il secondo capitolo? Per scoprirlo non resta che giocare.
Meccaniche di gioco
McPixel 3 è in apparenza un'avventura punta e clicca in cui ci si limita a interagire con degli hot spot, stando poi a vedere cosa accade. È formato da diversi capitoli, ognuno dei quali diviso in più livelli, per un totale di un centinaio complessivi, tutti con un loro filo conduttore, a volte molto labile, altre volte più forte. L'obiettivo di ogni livello è riuscire a salvare la situazione, che ciò significhi fermare un treno che sta per cadere da un ponte distrutto o vincere una partita a scacchi in modo truffaldino poco importa. Come già detto, McPixel vuole diventare un eroe e farà di tutto per riuscirci.
Anche Steve vuole diventare un eroe. Chi è Steve? Un personaggio che spunta qua e là e che sblocca dei livelli speciali. Tra i suoi poteri spiccano la capacità di creare dei ragni limone giganti usando un pentagramma e di pescare militari usando un mitra come esca. Ma lasciamo perdere Steve e torniamo su McPixel. Il nostro vaga per la città sbloccando i livelli con le monete guadagnate durante le sue avventure. La città è rigorosamente in 2D e si sviluppa lungo una linea orizzontale, ma è piena di gente da prendere a calci, di macchinari meravigliosi nascosti in parchi o in hotel, di musicisti da prendere a calci e di coppiette da prendere a calci. In fondo diventare un eroe non è facile come sembra e qualche scarpa bisogna pur consumarla.
Lo scenario tipico offerto dai livelli di McPixel è: sta succedendo qualcosa, spesso di drammatico, che sia un aereo in fiamme che sta per schiantarsi su di un'isoletta tropicale o la vescica di McPixel che sta scoppiando costringendolo a urinare sulla macchina di un vecchietto rancoroso, e da lì bisogna interagire con degli oggetti per vedere l'effetto che fa... letteralmente. È una specie di WarioWare delle avventure grafiche, ma ancora più folle perché decisamente più spietato nel suo riuscire a far succedere di tutto ai personaggi. Ogni livello può essere finito con più tentativi o anche al primo tentativo. Poco importa. Le interazioni mancanti possono essere viste successivamente (completarle al 100% non è essenziale per arrivare al finale del gioco); l'importante è salvare la situazione in ogni livello di ogni capitolo e accumulare monete per sbloccare i capitoli successivi.
Cos'è McPixel 3?
McPixel 3 è prendere a calci sui testicoli le persone per il gusto di farlo. È afferrare una coppa e tirarsi giù i pantaloni in mondovisione. È disinnescare bombe o mangiare bombe o disinnescarle mangiandole. È combattere contro dei criminali, contro dei draghi o contro dei depositi di denaro stile Zio Paperone con il logo di Devolver Digital piazzato sopra. È mettersi a giocare a carte in un bar mentre si rischia l'apocalisse, o trovare Steve dentro la borsa di un paracadute. È viaggiare nello spazio mandando bacini ai capi alieni per distrarli. È diventare un microorganismo e scappare dal brodo primordiale a suon di peti per far nascere il genere umano. È celebrare un monolite a forma di Game Boy che insegna come scappare da un cinghiale gigante. È picchiare un candidato alla presidenza degli Stati Uniti che somiglia a Donald Trump per vincere le elezioni. È fare sesso con il CEO di una compagnia mentre il palazzo in cui ci si trova sta per saltare in aria.
Insomma, giocare a McPixel 3 è come alzare il sipario sul concetto di interazione e sulla sua natura completamente illusoria, come del resto avveniva anche con il suo predecessore. Nel suo caleidoscopico susseguirsi di scenette assurde, prodotte dalle scelte apparenti del giocatore, cui in realtà viene negato ogni aggancio logico, visto che non potrà mai dire cosa accadrà dando un calcio a una porta, interagendo con un ragno o afferrando una pala, riesce comunque a produrre una trama ludica, per quanto surreale e senza collegamenti narrativi apparenti. È un gioco che racconta, pur senza pretendere di raccontare niente. È pura commedia dell'assurdo, un gioco che avrebbero potuto scrivere i Monthy Python se avessero saputo programmare, in cui la pixel art assume una funzione essenzialmente caricaturale. L'importante, comunque, è che McPixel 3 risponde in modo brillante alla domanda che ci siamo posti a inizio articolo: che fine ha fatto McPixel 2? Be', avete presente quando...
Conclusioni
McPixel 3 è il terzo episodio di una trilogia composta da due episodi. Costa poco, tiene incollati allo schermo per le cinque ore che ci vogliono per finirlo (di più se si vogliono sbloccare tutti gli obiettivi e vedere tutte le interazioni) e fa urinare dentro a tantissimi cestini. Non mancano esposizioni dei genitali, nonché trasformazioni in vermi e super eroi. Insomma, è un'esperienza da fare in cui c'è poco di cui pentirsi. Ha i suoi limiti intrinseci, ma riesce a essere perfettamente ciò che vuole e che era anche il suo predecessore. Cosa pretendere di più?
PRO
- Un profluvio di scenette spassose
- Tecnicamente sublime (McPixel ci ha pagati per scriverlo)
- Non ci si riesce a staccare fino alla fine
- Steve
CONTRO
- Ha dei limiti
- Steve