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Mega Man X Legacy Collection 1 e 2, la recensione

Gli otto Mega Man X riuniti in un'unica compilation multipiattaforma: abbiamo giocato la versione Switch, ecco la nostra recensione

RECENSIONE di Christian Colli   —   27/07/2018
Mega Man X Legacy Collection
Mega Man X Legacy Collection
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Crediamo che esistano pochi franchise iconici come Mega Man X. La serie Capcom, iniziata nel 1993 su Super NES, rappresenta una duplice evoluzione. Da una parte, la saga del Blue Bomber faceva il salto di qualità tecnologico con tutto quello che comportava anche sul fronte del level design, molto più complesso e stratificato rispetto a quello dei Mega Man che lo avevano preceduto. Dall'altra parte, Mega Man X guadagnava una storia e un lore molto più profondo e intricato che si andò sviluppando di episodio in episodio con l'aggiunta di nuovi personaggi e rivelazioni: non raggiungeva certo i livelli di un RPG, sia chiaro, ma giocava con le aspettative dei fan e con quel poco che sapevano sul destino di Mega Man, Protoman e così via. Giocare i Mega Man X, in ordine cronologico, non è solo come fare un tuffo nel passato, perché è anche uno studio su come i videogiochi si sono trasformati in unico passaggio generazionale, e non soltanto a livello grafico, ma anche strutturale. La Mega Man X Legacy Collection uscita in questi giorni permette finalmente a chiunque si sia perso questi titoli storici di colmare la lacuna e scoprire come mai alcuni di essi restano ancora oggi, dopo tutti questi anni, tra i videogiochi più amati di sempre.

Legacy Collection 1

Se è vero che non tutti i Mega Man X sono riusciti col buco, quasi nulla si può dire alla Legacy Collection 1 che include i primi quattro episodi: Mega Man X 3 è forse il più debole del quartetto, ma più che altro perché, nonostante le novità che introduceva - come la possibilità di controllare Zero, seppur molto limitata - come ultimo titolo per SNES era un po' troppo "more of the same". Mega Man X e Mega Man X 2, invece, sono semplicemente inattaccabili, e forse perché erano meno carichi in termini di gameplay e vivevano ancora in un momento di relativa semplicità in cui il design degli stage e dei boss era l'assoluto protagonista. Questa compilation esce inoltre in un periodo in cui va forte il gusto per il retrogaming e la pixelart, perciò è ancora più facile apprezzare il livello di dettaglio che gli artisti di Capcom erano riusciti a infondere in ogni stage e in ogni sprite, garantendo una varietà di nemici e situazioni ancora oggi incredibile. Ed erano i primi anni '90, anni in cui il Mode-7 era uno degli artifici grafici più sofisticati in circolazione.

Megaman 3

Dubitiamo fortemente che non abbiate mai giocato neppure un Mega Man nella vostra vita, ma se così fosse allora vale la pena specificare che Mega Man X si svolge in un futuro imprecisato in cui i Reploid, androidi dotati di libero arbitrio, vivono spalla a spalla con gli esseri umani. Quando alcuni di essi impazziscono o si volgono al male, diventano Maverick e a quel punto entrano in gioco i cacciatori di taglie come Mega Man X, Zero o Sigma: quest'ultimo, contaminato a sua volta da un virus, a un certo punto dichiara guerra all'umanità e diventa la principale nemesi della serie. Il filo conduttore che lega i vari Mega Man X è in realtà molto più complesso di così e affonda le radici nella mitologia della serie e negli esperimenti di Light e Wily, gli scienziati che avevano costruito Mega Man e i Robot Master nella serie originale. Il primo titolo della serie X a dare maggior risalto alla componente narrativa è Mega Man X 4, il gioco che chiude la Legacy Collection 1 e che fece il suo esordio su PlayStation e Saturn nel 1997. Molti fan lo considerano il miglior esponente del franchise per via delle numerose sequenze di intermezzo a cartoni animati, della trama elaborata e, soprattutto, per la possibilità di controllare una versione di Zero completamente diversa da X sia nelle meccaniche, sia nello sviluppo della storia.

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Legacy Collection 2

Capcom ha ben pensato di dividere in due pacchetti questa Legacy Collection ed è possibile scegliere quale acquistare digitalmente a un prezzo individuale piuttosto contenuto. La seconda compilation include, naturalmente, gli altri quattro giochi usciti tra il 2000 e il 2004 con risultati altalenanti. Mega Man X 5, nelle idee originali del producer storico Keiji Inafune, avrebbe dovuto concludere la storia con un finale strappalacrime. Sul fronte del gameplay, introduceva non poche novità come la possibilità di abbassarsi e di aggrapparsi a dei supporti, ma anche una serie di meccaniche simil RPG che avrebbero dovuto rinverdire la formula: secondo molti fan, invece, finirono soltanto con l'appesantirla e i finali multipli, basati sulla progressione del giocatore e su alcune scelte compiute tra uno stage e l'altro, hanno incasinato non poco la mitologia della serie. Mega Man X 6, infatti, si svolge poco dopo la conclusione del quinto episodio, e rimette in discussione alcuni colpi di scena con conseguenze ambigue. Sono entrambi ottimi platform, caratterizzati da una grafica 2D ancora più pulita e definita, ma si sente facilmente scricchiolare la struttura e il budget ristretto.

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La situazione di Mega Man X 7 e Mega Man X 8 è invece molto più complicata. I due titoli che chiudono la Legacy Collection 2 uscirono entrambi per PlayStation 2 tra il 2003 e il 2004. Capcom aveva cercato disperatamente di rinnovare la formula della serie ma Mega Man X 7 l'aveva più che altro stravolta: impiegando un motore 3D e l'effetto cel shading, lo sviluppatore nipponico aveva deciso di alternare alle sequenze a scorrimento orizzontale una serie di stage completamente tridimensionali in cui Mega Man, Zero o il nuovo comprimario Axl sono ripresi da una telecamera alle spalle. L'idea potrebbe non sembrare malvagia, ma il ritmo e il sistema di controllo - vanto della serie fin dal primissimo episodio per SNES - non riuscivano assolutamente a replicare i fasti dei precedenti episodi. Per questo motivo, Mega Man X 8 tornava a proporre una struttura a due dimensioni e mezzo, impiegando i poligoni solo per modernizzare l'aspetto del gioco. In questo senso, l'ultimo Mega Man X a uscire in assoluto è anche uno dei migliori della compilation grazie al ritmo serrato dell'azione, a una serie di novità interessanti - come la possibilità di controllare due personaggi per volta - e a un level design molto più curato rispetto agli altri titoli della Legacy Collection 2.

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Non è una semplice compilation

Pur dividendo la Legacy Collection in due volumi distinti, Capcom ha inserito in entrambi gli stessi contenuti aggiuntivi, così che i giocatori possano usufruirne a prescindere dalla compilation che hanno deciso di acquistare. Le principali novità, in termini di contenuti giocabili veri e propri, sono sicuramente due. La modalità Principiante permette di affrontare ogni singolo Mega Man X con una serie di agevolazioni significative che rendono le esperienze molto più semplici: i titoli Capcom sono decisamente difficili e possono diventare frustranti, perciò la possibilità di infliggere più danni, subirne meno e non morire istantaneamente a contatto con determinate superfici come quelle spinate, potrebbero fare comodo a chi vuole godersi i giochi senza troppe paranoie. La modalità Sfida, invece, si propone completamente all'altro capo dello spettro, garantendo soprattutto ai veterani della serie una specie di "boss rush" niente male: i giocatori, infatti, devono combattere non uno ma due boss contemporaneamente, accoppiate tematiche che riempiono lo schermo di attacchi e ostacoli da schivare con precisione millimetrica. Imparare a memoria i pattern e le armi giuste da utilizzare in ogni stage, insomma, è fondamentale.

Mega Man X Legacy Double

A completare l'offerta ci pensano una serie di goodies di secondo piano. Il più interessante è senza dubbio l'OAV "The day of Sigma" originariamente proposto nel remake Mega Man Maverick Hunter X per PSP: dura una mezz'oretta e racconta la trasformazione di Sigma in Maverick. Gli altri contenuti sono quelli classici che si trovano in bene o male tutte le compilation: una raccolta di illustrazioni, un juke-box per riascoltare ogni singolo brano, i vari trailer storici, persino un catalogo di action figure e altri oggetti da collezione. Se contenutisticamente ci si può ritenere abbastanza soddisfatti, bisogna ammettere che Capcom ha fatto un lavoro più discreto anche sul fronte della conversione, al netto di qualche scivolone. Ovviamente è possibile personalizzare l'esperienza scegliendo tra due filtri che ammorbidiscono la grafica pixellosa o sovrappongono un effetto che simula la resa sugli schermi catodici, ed è anche possibile riconfigurare i tasti, scegliere tra diverse lingue - cosa che, sfortunatamente, non ripristina l'audio giapponese originale nelle introduzioni a cartoni animati, quindi potete scordarvi di risentire Makenai Ai Ga Kitto Aru e via dicendo - e salvare la partita invece di memorizzare le password nel caso dei Mega Man X più arcaici.

Large

Va da sé che i primi Mega Man X in due dimensioni sono quelli a soffrire di più sui pannelli più larghi, ragion per cui ci siamo trovati molto più a nostro agio in modalità portatile con la versione Switch: sul piccolo schermo, infatti, i Mega Man X fanno ancora un figurone, anche se abbiamo notato alcuni ingiustificabili rallentamenti nelle sequenze più concitate, rallentamenti che si verificavano anche nelle versioni originali a causa dello sforzo cui era sottoposto l'hardware del SNES ma che, sinceramente, avremmo preferito non rivedere nel 2018 anche a costo di tradire la fedeltà della conversione. Le ragioni di queste problematiche sono ancora ignote: è impossibile che Switch non riesca a gestire meglio i titoli bidimensionali degli anni '90, quindi il problema potrebbe essere legato al modo in cui la console li sta emulando. Mega Man X 7 e Mega Man X 8 hanno invece subito una forma di rimasterizzazione superficiale e vantano un sensibile anti-aliasing e un frame rate generalmente stabile, il che aiuta a digerire meglio le discutibili scelte in termini di character design e animazioni. Avendo testato soltanto la versione Switch, inoltre, possiamo confermare l'esistenza di un sensibile e fastidioso input lag: in modalità portatile è meno accentuato e si riesce a giocare senza troppi problemi, mentre quando la console è nel Dock diventa decisamente fastidioso e frustrante.

Conclusioni

Versione testata Nintendo Switch
Multiplayer.it
7.0
Lettori (1)
10
Il tuo voto

Se dovessimo consigliare una delle due compilation a qualcuno che ha veramente fame di Mega Man X, non potremmo fare a meno di suggerire l'acquisto della Legacy Collection 1: i quattro titoli compresi nel prezzo sono semplicemente iconici. I titoli della Legacy Collection 2 sono passabili, specialmente Mega Man X 8, ma in generale la decisione di dividere in due la compilation è stata decisamente saggia, perciò alzate di mezzo punto la valutazione per la Legacy Collection 1 e togliete mezzo punto alla Legacy Collection 2. Al di là dell'offerta e della qualità dei titoli in esame, la compilation soffre purtroppo di una serie di problematiche tecniche che speriamo Capcom decida di risolvere il più presto possibile con un aggiornamento: nel caso in cui decidiate di optare per la versione Switch, vi consigliamo anche di giocare soprattutto in modalità portatile.

PRO

  • La Legacy Collection 1 è imprescindibile se non avete mai giocato Mega Man X
  • La modalità Sfida è davvero notevole

CONTRO

  • I titoli nella Legacy Collection 2 sono sensibilmente inferiori ai precedenti
  • Vari problemi tecnici in termini di input lag e rallentamenti