Konami si è improvvisamente ricordata di possedere uno sconfinato catalogo di proprietà intellettuali di grande valore e ha manifestato l'intenzione di sfruttarlo: una buona notizia, fintanto che si parla dei progetti riguardanti Silent Hill e il remake di Metal Gear Solid 3, ma certe logiche commerciali sono evidentemente dure a morire.
Lo dimostra appunto Metal Gear Solid: Master Collection Vol.1: da una parte c'è la volontà di preservare giochi di indubbio valore, quelli appunto che compongono la saga diretta da Hideo Kojima, confinati da anni su piattaforme incompatibili con quelle attuali; dall'altra l'inevitabile tentazione di farlo con il minimo sforzo possibile e traendone il massimo guadagno.
Come convivono queste due anime all'interno della raccolta? Ve lo raccontiamo nella recensione di Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1.
I contenuti della Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1
Partiamo dai contenuti di questo Volume 1, che copre quattro differenti generazioni di sistemi da gioco: dai classici a 8 bit Metal Gear, Snake's Revenge e Metal Gear 2: Solid Snake all'era PlayStation con Metal Gear Solid, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty e Metal Gear Solid 3: Snake Eater. Ogni titolo è accompagnato da uno Screenplay Book e da un Master Book (quest'ultimo talvolta ripetuto), ci sono due graphic novel da scaricare ed è infine inclusa la colonna sonora digitale completa degli episodi presenti nel pacchetto.
A conti fatti il lavoro di raccolta appare completo, essendo presenti versioni alternative ed espansioni di alcuni giochi, eventualmente scaricabili a parte, nonché diverse localizzazioni. Sì, incluso lo storico (per quanto spesso inascoltabile) doppiaggio in italiano del primo capitolo approdato su PlayStation. Tutta questa documentazione in digitale è molto interessante e dettagliata, ma consultarla su di uno schermo lascia un po' il tempo che trova, e lo stesso discorso vale per la colonna sonora.
Metal Gear Solid
Al netto delle tre esperienze a 8 bit appartenenti all'epoca MSX / NES, ormai puro retrogaming, l'originale Metal Gear Solid si pone come il titolo più rappresentativo di questa Master Collection, nel senso che evidenzia tanto il potenziale quanto i chiarissimi limiti del lavoro svolto da Konami. Il gioco appare infatti così com'era nel 1998, a una risoluzione improponibile su di uno schermo 4K e con due ampie cornici laterali legate alla mancanza dei 16:9.
Dal menu principale è possibile selezionare la versione con cui ci si vuole cimentare, originale o Integral, nonché accedere alle espansioni Special Missions / VR Missions, che includono una serie di sfide extra rispetto alla campagna. Quest'ultima vede Solid Snake infiltrarsi nell'isola di Shadow Moses, in Alaska, per impedire a FOXHOUND di utilizzare il potente Metal Gear Rex e lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti.
Per chi ha provato l'esperienza di Metal Gear Solid ai tempi dell'uscita su PlayStation, vestire nuovamente i panni di Snake si rivela senz'altro un'esperienza curiosa ed emozionante, al punto che la mancanza di ottimizzazioni e migliorie passa quasi in secondo piano, e per assurdo tutti quei pixel giganteschi e quei modelli spigolosi finiscono per assumere un valore nostalgico. Del resto sul fronte della direzione il gioco ha ancora molto da dire, e quel doppiaggio in italiano così traballante resta comunque un pezzo di storia.
Allo stesso tempo, il gameplay stealth immaginato da Kojima per questo primo episodio tridimensionale sente inevitabilmente il peso degli anni, risultando ruvido e legnoso soprattutto durante i combattimenti, nonché viziato da quei limiti legati alla gestione della visuale che costituiscono in pratica un marchio di fabbrica per la serie, un meccanismo fondamentale e irrinunciabile.
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty
La situazione di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty dal punto di vista tecnico è ben diversa, visto che quella inclusa nella Master Collection non è che la versione HD realizzata da Bluepoint Games nel 2011 per la Metal Gear Solid HD Collection, remaster che alla prova dei fatti Konami non si è fatta scrupoli a "saccheggiare" allo scopo di mettere insieme l'attuale pacchetto.
Il gioco si muove dunque a 1080p e 60 frame al secondo, risultando sostanzialmente più presentabile rispetto al primo capitolo, da cui si differenzia anche per la presenza di svariati miglioramenti al gameplay: la possibilità di mirare e sparare con la visuale in prima persona, ad esempio, o i meccanismi di copertura a cui ricorrere durante i pur rari scontri a fuoco.
In generale tutte le meccaniche dell'originale Metal Gear Solid trovano in questo seguito un'evoluzione, si moltiplicano gli oggetti dell'inventario e le possibilità di interazione con lo scenario, che include nascondigli da sfruttare quando i nemici sono in allarme e quel sistema di porte e scorciatoie di cui, decine di anni dopo, il sottogenere dei soulslike si è appropriato.
Persino il doppio protagonista giocabile è un'idea che successivamente sarebbe stata ripresa in più occasioni, qui con l'alternanza fra Solid Snake e Raiden che ha consentito a Kojima di introdurre una figura inedita da controllare per la maggior parte della campagna, terreno fertile per il lavoro di caratterizzazione che tanto piace all'autore giapponese.
Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Anche nel caso di Metal Gear Solid 3: Snake Eater ci troviamo di fronte alla remaster del 2011 firmata Bluepoint Games, caratterizzata da una discreta resa su PS5 grazie ai 1080p a 60 fps, sebbene lo stile grafico e l'effettistica tipici di tante produzioni giapponesi dell'epoca risultino invecchiati male.
Narrativamente questo episodio è il prequel da cui ha origine la saga che si sviluppa poi con Peace Walker e Metal Gear Solid V: The Phantom Pain; non a caso è ambientato negli anni '60, durante la Guerra Fredda, e ci mette al comando di Naked Snake durante una delicata missione di salvataggio che si trasforma ben presto in qualcosa di decisamente più complicato.
Come avvenuto per Sons of Liberty, il gameplay tradizionale della serie compie dei passi in avanti, vengono introdotti alcuni elementi survival e il sistema di combattimento si apre a tante nuove possibilità, specie restando nell'ambito dell'azione stealth, con Snake che può farsi scudo dei nemici, interrogarli per carpire informazioni importanti e sfruttare elementi dello scenario a proprio vantaggio.
Tanto in termini di meccaniche quanto in termini di direzione, narrazione e resa visiva, Snake Eater si pone inevitabilmente come il contenuto più attuale della Master Collection e, pur restando piuttosto spigoloso in diversi frangenti, è ancora in grado di trasmettere grandi emozioni durante le sue sequenze più significative e importanti, come quel famoso confronto finale.
Conclusioni
È difficile scindere le due anime di Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1, perché è lampante come quella messa insieme da Konami sia una mera operazione commerciale, ma al contempo rappresenti l'unico modo per recuperare una serie di classici dal valore innegabile. Se siete grandi appassionati delle opere di Hideo Kojima e volete recuperarle, dovreste chiedervi se non valga la pena aspettare un lavoro di adattamento più curato come quelli visti in altri lidi, anche decisamente meno importanti.
PRO
- La prima trilogia di Metal Gear Solid ha ancora il suo perché
- Sul piano dei contenuti la raccolta appare piuttosto completa
- Interessanti gli extra digitali inclusi nel pacchetto
CONTRO
- Conversioni assolutamente pigre, specie quella di Metal Gear Solid
- Lato gameplay sente inevitabilmente il peso degli anni