In questo caldo inizio di luglio vogliamo proporvi la recensione di Minute of Islands, uno dei più suggestivi titoli indipendenti dello scorso giugno.
Sviluppato da Studio Fizbin, Minute of Islands fu premiato come menzione d'onore nella categoria Excellence in Visual Arts 2020 allo scorso Indipendent Games Festival. Quello che ci siamo trovati ad affrontare è dunque un gioco molto ispirato che racchiude in sé numerosi aspetti interessanti. Spicca ad esempio una componente narrativa solida che vuole portare il giocatore a riflettere su numerosi aspetti, attraverso la metafora del mondo.
Narrativa e interpretazione
Partiamo dall'incipit narrativo: vestirete i panni di Mo, una giovane ma esperta riparatrice (meccanico se preferite) che ha il compito di mantenere in funzione e riparare delle gigantesche macchine appartenenti ad una civiltà antica che abitava l'arcipelago in cui è ambientato il gioco. Una minaccia oscura si cela nelle profondità del mare e dovremo scoprire la verità, su quanto accaduto in quelle isole, sul passato di Mo e sul peso che grava sulle spalle della giovane. Tra un mistero, un pizzico di salsa horror e una forte componente emozionale, il gioco sfila via veloce, con un ritmo tutto suo che ammalia le menti più riflessive e prova a conquistare anche chi è spesso dubbioso davanti alle opere più narrative. La scelta è infatti quella di un gioco dalle due facce: da una parte la narrazione e dall'altra lo stile artistico.
Per quanto riguarda il primo punto, la storia che ruota attorno alle capacità e ai compiti di Mo di ripristinare i giganti e di proteggere l'arcipelago dalla nube tossica, offre sì diversi spunti palesi attraverso una narrazione diretta ma cerca anche di raccontare numerose storie tramite una narrazione indiretta e silenziosa che solo lo sguardo sull'ambientazione può notare.
Dall'altra parte invece, uno stile artistico che spinge i punti più estremi del contorno delineato dai tratti cartooneschi del gioco verso lidi differenti tra i quali l'horror. Badate bene, non si tratta di spaventi, non è la claustrofobica ansia di una casa infestata, bensì il trovarsi davanti a un dipinto crudo e senza fronzoli, situazioni non edulcorate poggiate sulla presa di coscienza del giocatore che quel posto nasconde misfatti e colpe più grandi di quanto si possa pensare.
Entrambi questi aspetti sono poi sostenuti dalla forte caratterizzazione dei pochi personaggi davvero importanti. Mo, è poi al centro di un approfondimento psicologico particolare basato su intermezzi suggestivi che portano il giocatore a interpretare ciò che si vede. Il sottile filo che tiene le redini dell'opera è questa costante voglia di far riflettere il giocatore su situazioni o temi che non sono universalmente interpretabili in un modo delineato. Sarà dunque l'utente a scegliere le sfumature del titolo, tratti emozionali che difficilmente ci siamo trovati ad affrontare in un gioco negli ultimi tempi.
Gameplay accessorio
Il gameplay in questo senso è solo un orpello, un'aggiunta ludica a una avventura narrativa che si rifà ai canoni di genere utilizzando qua e là piccoli puzzle, momenti interattivi con quick time event e sezioni di esplorazione dell'ambientazione. Il gameplay è dunque davvero un appendice dell'opera che si prende il suo tempo. Un tempo che nella narrazione diretta corre contro l'impellente fine che attende Mo e l'arcipelago se i giganti non torneranno a funzionare, ma che nella narrazione indiretta supportata da inquadrature e momenti di gameplay dilata questo tempo lasciando al giocatore il piacere di scoprire e interpretare.
Cinque ore circa ci sono volute per completare l'avventura di Studio Fizbin, tra missioni e collezionabili (vi suggeriamo di non lasciarli indietro in quanto molto importanti per comprendere alcuni elementi di trama). Anche a livello musicale il gioco cerca di supportare la narrazione nella maniera migliore possibile. Il silenzio dell'Arcipelago viene rotto da alcune sonorità incalzanti che ricordano al giocatore la natura avventurosa del breve viaggio intrapreso.
Proprio questa linearità citata in precedenza in qualche modo ci ha lasciato un retrogusto amaro. Il gioco è infatti completamente basato sul viaggio e sulla narrazione ma non sfrutta determinati momenti o possibili appigli per provare a deviare il giocatore da una scelta ben definita. La forza dell'interpretazione di certe scelte, segnali o momenti, viene meno in altri in cui la mano fantasma dello sviluppatore si sente preponderante. Un gameplay magari più vario di situazioni e dei bivi decisionali avrebbero acuito alcuni aspetti lodevoli dell'opera, andando a mascherare una linearità di base fin troppo eccessiva.
Conclusioni
Minute of Islands è un'opera affascinante che conduce il giocatore in un tragitto di riflessione su tematiche molto delicate. Il viaggio di Mo potrebbe essere quello di tutti noi e per questo forse il comparto emozionale è ciò che più colpisce. Altrettanto di valore il lato artistico che spinge da tutt'altra direzione l'opera, riuscendo a creare un connubio surreale tra due elementi completamente opposti. L'unica nota dolente è la linearità di certi frangenti e la durata del titolo che forse avrebbe potuto dare maggiore spinta alle emozioni provate.
PRO
- Un viaggio emozionale ed emozionante
- Artisticamente d'impatto
CONTRO
- Estremamente lineare
- Dura cinque ore circa