Mortal Kombat: la svolta
Cosa può far pensare un filmato di introduzione dove nei primi tre minuti muore, in modo nemmeno troppo dignitoso, il protagonista di una saga che, pur non avendo mai raggiunto i livelli di quelle più blasonate, si porta avanti quasi dieci anni di storia sulle spalle e ben quattro episodi e un numero spropositato di spin-off ? Decisamente un cambio di percorso, o meglio una svolta. Liu-Kang ci saluta, ma i suoi compagni di lunghe battaglie si uniranno ancora una volta per contrastare l'alleanza mortale tra Shang Tsung e Quan-chi, sempre intenzionati ad allargare l'estensione del loro Outworld. Ventitrè personaggi selezionabili, a vecchie glorie sempreverdi come Scorpion, Sub-Zero, Johnny Cage, Sonia si aggiungono nuove entrate come Mavado, Kenshi, Frost e altri di cui non vi sveliamo l'identità per lasciarvi il piacere della scoperta. Ma la svolta sopracitata non si riduce allo story-board, quanto più all'intera realizzazione. Davvero ci troviamo di fronte a un gioco targato Midway? Strano a dirsi, la risposta è SI'!
Iniziando a giocare si può constatare come gli sviluppatori abbiano davvero realizzato qualcosa di encomiabile. I personaggi, non solo i loro modelli in 3D, gli stages, le animazioni, il background su cui si sviluppa la vicenda, gli extra presenti rendono davvero l'idea del duro lavoro che sta dietro alla creazione di un videogioco. Ma andiamo con ordine. Ad una realizzazione dei personaggi sia concettualmente che su carta (visibile tramite i numerosissimi extra) ne viene affiancata una in 3D davvero notevole: pur non sugli stessi livelli di Virtua Fighter 4, i modelli presentano texture dettagliate con effetti di assoluto rilievo in un picchiaduro, come il bump-mapping. Tuttavia a piccoli capolavori come Scorpion e Mavado se ne aggiungono altri decisamente sotto tono, ed è forse questa una delle pecche più evidenti di MK:DA: una realizzazione altalenante che spazia dalla semi-perfezione all'imperfezione più ingenua. Stesso discorso vale per i fondali, alcuni veramente evocativi e conditi da splendidi effetti come riflessi sui ghiacci o acqua, piloni o colonne frantumabili; altri invece risultano paurosamente piatti e spogli, privi di dettaglio o di aspetti degni di nota. Sulle animazioni, veramente impeccabili, si può invece muovere critica sul riciclaggio di alcune mosse tra personaggi diversi, inspiegabile a mio avviso notando la varietà di stili di combattimento inclusi. Comprensibili le somiglianze, ma le ugualianze proprio no.
Quale versione scegliere?
PlayStation 2, Xbox o GameCube? Mortal Kombat: Deadly Alliance si comporta più che bene su tutte e tre le console next generation e può essere tranquillamente preso ad esempio come un progetto cross platform perfettamente riuscito. Le differenze tra le tre versioni sono nulle sotto il profilo ludico, sempre ottimo il sistema di controllo e invariati gli extra, e minime sotto quello tecnico. Il dettaglio poligonale e la fluidità di gioco, il frame rate spacca il sessantesimo di secondo, sono identiche su tutte e tre le piattaforme, mentre un leggero vantaggio va alle versioni GameCube e Xbox per quel che riguarda la pulizia d'immagine, la qualità delle texture e gli effetti grafici. Grazie al supporto al Dolby Digital, la pulizia dell'audio posizionale è migliore sulla console di casa Microsoft.
Verdetto
Se desiderate un comparto tecnico lievemente migliore orientatevi verso le versioni per Xbox o GameCube. Per il resto le tre edizioni sono tutte sullo stesso piano.
Stili mortali
La più grande innovazione di questo capitolo risiede proprio nel gameplay. Ogni personaggio possiede tre stili di combattimento diversi, due a mani nude ed uno con armi. Gli stili sono alternabili tra loro in qualsiasi momento tramite la pressione del tasto L1, e spaziano dai più comuni Karate, Aikido, Jeet Kune Do, Tai Chi fino a perdersi in stili semi sconosciuti ma davvero affascinanti come Hapkido, Pi-Gua, Crab, Drunken Fist, per un totale di oltre 50 differenti tecniche di combattimento. Questo non solo aggiunge molta varietà agli scontri, ma anche una sana dose di strategia, al punto che cambiare stile implica un diverso approccio ai propri attacchi e a quelli dell'avversario. Per spiegarvi meglio prendiamo in esame il personaggio di Scorpion. Come stile primario possiede l'Hapkido, che permette di compiere successioni di attacchi veloci con pugni che si concludono con calci ben assestati, cercando spesso di mandare l'avversario in aria per poter così compiere juggle mortali. Possiamo poi selezionare il Pi-Gua, stile lento, con pochi colpi collegati tra loro, che tuttavia servono per confondere l'avversario essendo velocissimi e improvvisi, nonchè, cosa veramente importante, incredibilmente dannosi. Con un po' di maestria e imparando in quale situazione sia meglio l'uno o l'altro stile, il giocatore può fare di questo ninja giallo una vera e propria macchina da guerra, grazie anche alle letali tecniche legate all'uso della sua spada ninja.
Da notare è anche il fatto di poter utilizzare combo string che passano da uno stile all'altro automaticamente raggiungendo un numero di colpi in successione elevatissimo (anche 18 e passa): imparare queste tecniche non è facile, ma la loro completa padronanza dà soddisfazione immensa al giocatore. L'uso delle armi si discosta notevolmente dal capitolo precedente e si avvicina di più alla meccanica di Soul Calibur. Il loro utilizzo porta con sè vantaggi e svantaggi: si farà più male e spesso si aumenterà la portata dei propri attacchi, ma di contro si subirà più danno. Quattro sono i tasti per sferrare attacchi: due per i pugni e due per i calcio; a questi si aggiungono la parata tramite R2, il cambio di stile già accennato con L1 e infine con il tasto R1 usufruiremo di mosse supplementari. Queste possono variare da personaggio a personaggio, ma per lo più sono: Taunt, Counter, Power-up, schivata e Impaler, cattivissima mossa che conficca la propria arma nel corpo dell'avversario per tutto il round, con conseguente perdita di sangue ed energia continua nel malcapitato. Da notare lo spostamento sugli assi alla pressione della croce direzionale su e giù come nel picchiaduro Namco; per saltare e accovacciarsi bisognerà premere nelle diagonali. Non mancano le mosse Trademark della serie, come l'arpione di Scorpion, la palla congelante di Sub-Zero, il cappello lama di Kung Lao, che fanno da ciliegina sulla torta ad un gameplay veramente godibile. Concludono il tutto le ormai famose Fatality, di una cattiveria inaudita, ma in certi frangenti poco ispirate: molte possono essere identificate come remake di quelle già viste nei precedenti episodi, altre invece sono del tutto nuove. Friendship, Animality sono ancora assenti, e le mosse finali sono state ridotte ad una sola per personaggio. La loro realizzazione tecnica è altisonante ancora una volta, non tanto per ispirazione, quanto più per gli effetti e le animazioni utilizzate, e la loro funzione scenografica è sempre molto alta.
Secrets from the krypt
Le modalità di gioco sono le canoniche Arcade e Versus, a cui si aggiunge la gradevole Konquest, una sorta di tutorial guidato per apprendere le basi della meccanica di gioco per ogni personaggio. Non solo, progredendo si otterranno un numero variabile di Koins di diversa fattura (Gold, Ruby, Platinum ecc...), grazie ai quali si potranno aprire le tombe nella Krypt per sbloccare così i numerosissimi extra presenti. Tali extra comprendono personaggi sbloccabili, nuovi costumi, artworks originali, un numero intero di un albo a fumetti di MK, filmati esilaranti, foto e nuove modalità di gioco. Tutti elementi che aumentano notevolmente la longevità del titolo.
Commento
MK:DA si rivela una piacevolissima sorpresa. Giocabilità immensa, divertimento allo stato puro, condito da una realizzazione tecnica di tutto rispetto e decisamente sopra la media in più di un'occasione: ottima grafica, textures ed effetti particellari, animazioni fluide e realistiche grazie all'uso del motion-capture e di attori professionisti. Decisamente una ventata di aria fresca nel panorama picchiaduro a 128bit, che pur venendo sconfitto in vari comparti dai capisaldi del genere (graficamente da Tekken 4 o Dead Or Alive 3, per profondità di gameplay da Virtua Fighter 4), farà felici i giocatori grazie alla particolare impostazione, alla peculiare giocabilità e varietà. A condire il tutto il tutto una massiccia dose di extra e la sana e casalinga violenza che ha da sempre caratterizzato questa saga. Caldamente consigliato ad ogni amante del genere, in riconoscimento anche agli sforzi insiti dai programmatori per realizzare questo prodotto, che vi ricordo... è targato Midway.
- Pro:
- E' Mortal Kombat
- Ottima giocabilità, profondo e tecnico quanto basta.
- Vagonate di Extra.
- Contro:
- E' sempre Mortal Kombat.
- Sporadiche imprecisioni a livello grafico.
- Alcuni aspetti potevano essere curati maggiormente.
Ad ogni uscita di un nuovo capitolo della saga di picchiaduro di casa Midway credo che la maggior parte del pubblico sia pervasa da una doppia sensazione complementare. Da una parte esaltazione ed entusiasmo, che nasconde il volere intrinseco di poter sfogare la propria rabbia facendo "veramente" del male al proprio avversario virtuale, sottoponendolo a supplizi e morti inflitte nei modi più disparati. D'altro canto è forte la delusione da cui si viene pervasi quando si pensa ai capitoli precedenti, a cosa potrebbero essere stati tecnicamente, a come dovrebbero essere stati concettualmente... almeno fino ad ora.